IL SONDAGGIO NOMISMA
Cna: senza proroga dei BONUS minori 3,5 milioni di famiglie rinunceranno a riqualificare
Bocciata la Legge di Bilancio attuale perché non salvaguarda le politiche di riqualificazione del parco immobiliare. Serve un rinnovo almeno triennale, in caso di stop agli incentivi al 50 e 65% si soffrirebbero un minor valore aggiunto per l’economia pari a 119,7 miliardi di euro, un deficit occupazionale di 2 milioni di lavoratori nuovi e minori benefici ambientali
IN SINTESI
Un rinnovo quantomeno triennale. No, non stiamo parlando di calciomercato ma di ciò che la Cna – la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa – chiede al Governo Meloni per dare nuova linfa ai bonus edilizi nella stagione dell’immediato post-110% e della fase cruciale delle riqualificazioni energetiche in linea con la direttiva europea Case green.
La riqualificazione degli edifici dovrà necessariamente continuare a ricoprire un ruolo fondamentale nelle politiche nazionali, per una molteplicità di ragioni: per il contributo che apporta rispetto ai target climatici, per l’apporto fondamentale del comparto casa al Pil e all’occupazione nazionali e, non da ultimo, poiché la riqualificazione e messa in sicurezza del parco immobiliare sono fondamentali per la tutela di un territorio tanto fragile quanto strategico come quello italiano, ha spiegato ieri la Confederazione in una conferenza stampa a Roma. Per l’occasione, è stato presentato un sondaggio svolto con Nomisma su 800 famiglie. Per la Cna, serve andare oltre l’era del superbonus in tutti i sensi. Per farlo nei termini di avvio di una nuova fase, però, serve riconoscere una volta per tutte l’insieme dei benefici degli strumenti di supporto alla riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici. E, insieme, recuperare la valutazione (positiva) sul ruolo strategico giocato dai bonus minori, che per anni hanno sostenuto il percorso di riqualificazione senza pesare sulle casse dello Stato.
Cosa non va nella Legge di Bilancio
Nonostante il tentativo di limitare parzialmente le prospettive di una riduzione complessiva dei bonus al 36%, le previsioni inserite in Legge di Bilancio ad oggi appaiono assolutamente inadeguate rispetto alle esigenze di salvaguardare le politiche di riqualificazione del parco immobiliare, sostiene la Confederazione. Che non digerisce la riduzione dell’aliquota al 36% per il 2025 e al 30% per gli anni 2026-2027, così come la destinazione delle aliquote del 50% per il 2025 e del 36% per i successivi due anni solo per gli interventi sulle prime case. Tali percentuali, ricorda infatti la Cna, saranno nei fatti in molti casi ridimensionate, poiché sono soggette a tetti massimi alle detrazioni per fasce di reddito e composizione del nucleo familiare previsti dalla medesima Legge di Bilancio, determinando ulteriori ridimensionamenti “di fatto” alle percentuali di incentivazione rispetto ai valori sopra richiamati.
Le famiglie italiane sempre più sensibili alle riqualificazioni
Insomma, queste riduzioni non gioveranno al settore della casa, secondo la Confederazione. E lo dimostra anche il sentiment testato con Nomisma, secondo cui si evidenzia una accresciuta sensibilità delle famiglie verso gli interventi di efficientamento energetico e di riqualificazione degli immobili; una domanda potenziale cresciuta nel tempo proprio grazie al ruolo giocato dai bonus e dimostrata dall’elevato numero di famiglie orientate a realizzare interventi nei prossimi tre anni. Ecco perché la richiesta va nella direzione di un prolungamento. Tale domanda potenziale, secondo Cna e Nomisma, verrebbe fortemente ridotta a seguito di un drastico ridimensionato nelle politiche di agevolazione alla riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici: si perderebbero, in un triennio, 3,5 milioni di famiglie che non sarebbero più disposte a effettuare investimenti, con un minor valore aggiunto per l’economia pari a 119,7 miliardi di euro, un potenziale occupazionale perso di 2 milioni di occupati, e minori benefici ambientali, rinunciando a un risparmio energetico complessivo di 16 mila Gwh/anno (il 4,5% sul 16% della Case Green).
Limitandoci al 2025, in base a quanto prevede la Legge di Bilancio, per Cna si soffrirebbe una contrazione sensibile del mercato pari a circa il 50% in meno rispetto al periodo 2012-2019, quando a trainare erano i bonus minori. Dunque, la spesa per gli interventi edilizi tornerebbe ai livelli di tredici anni fa a 14 miliardi. Il surplus perso sarebbe quindi superiore ai 17 miliardi di euro, ovvero 300mila occupati mancati e 33 milioni di minusvalore ambientale. Detto i Gw, mancati risparmi per 2.300 Gw/h e 409 milioni di risparmi persi in bolletta.
Serve un prolungamento dei bonus minori
La soluzione della Cna, dunque, è quella di dare nuova linfa ai bonus minori (50 e 65% per ristrutturazioni ed efficientamento) nel 2025 e nei due anni successivi. Un rinnovo almeno di tre anni, appunto, per continuare ad attrarre cittadini (famiglie) e imprese, senza tradire l’Europa (direttiva green). Oltre ai due bonus sopra menzionati, per la Confederazione anche il sismabonus dovrebbe mantenere le percentuali ad oggi vigenti. E poi, occorrerebbe garantire misure adeguate anche per le abitazioni secondarie, per non penalizzare specifiche aree turistiche e storiche. Più in generale, la Cna bussa alla porta del governo – rimarcando che finora questo grido è rimasto inascoltato – per chiedere un riordino organico del sistema delle detrazioni fiscali che dia nuova stabilità al mercato. Per Enzo Ponzio, Cna Costruzioni, l’Italia deve passare dal perenne stato di emergenza a un complesso di prevenzioni e regole certe.

