DOPO BRANDIZZO
Cgil in campo sulle manutenzioni ferroviarie: “più sicurezza, efficienza e qualificazione delle aziende lungo tutta la filiera”
Dopo la strage di Brandizzo la Cgil con le categorie Filt, Fillea e Fiom ha avviato un percorso approdato alla stesura di una piattaforma per agire su tutta la filiera degli appalti della manutenzione ferroviaria dove, secondo Landini, si sta verificando una regressione in termini di sicurezza e condizioni di lavoro. Nel mirino della Cgil finisce il nuovo veicolo societario, il modello Rab, per l’alta velocità.
Sanguina sempre la ferita provocata dalla strage di Brandizzo quando, nella notte del 30 agosto del 2023, un treno travolse cinque operai mentre svolgevano lavori di manutenzione sulla linea ferroviaria. Un ricordo vivo che continua a bruciare ed è da Brandizzo che è partito un lungo percorso che ha portato la Cgil, con le federazioni di categoria direttamente coinvolte Filt, Fillea e Fiom, a prendere di petto la questione delle manutenzione ferroviaria con l’obiettivo di promuovere azioni e rivendicazioni comuni lungo tutto la filiera nell’ottica di maggiore sicurezza, di maggiore efficienza nei processi di manutenzione, favorendo una maggiore ed ulteriore qualificazione delle aziende coinvolte. Questo cammino è approdato e si è concretizzato in una piattaforma, presentata ieri nell’ambito della campagna “I diritti non si appaltano”, che costituire la base di azione delle categorie dei trasporti, edili e metalmeccanici sui luoghi di lavoro.
Ma, va detto subito, dietro questa iniziativa c’è anche e soprattutto una preoccupazione di fondo, che è chiaramente emersa dagli interventi della giornata di ieri. A farsene portavoce è stato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Siamo preoccupati perché noi pensiamo che il settore della mobilità in generale sia un settore strategico, che il sistema infrastrutturale sia un settore strategico per far crescere il Paese. Ma noi non stiamo vedendo un piano industriale degno di questo nome”, ha detto Landini. Ma a preoccupare è anche l’operazione societaria messa in campo, con il cosiddetto ‘modello Rab’, per far affluire risorse per gli investimenti per l’alta velocità. “Non si capisce il ruolo dei fondi: se entrano per fare cosa, in quale modo e in quale situazione”, sono le domande poste da Landini. “Come riferisce Mediobanca, una delle cose avvenute in Italia negli ultimi 10 anni è che la maggioranza dei profitti delle aziende, che sono aumentati tantissimo, non è stata reinvestita ma i profitti sono stati redistribuiti agli azionisti e le imprese pubbliche ancor di più: hanno redistribuito e non investito mentre noi siamo in presenza della necessità di investimenti molto seri”. Non solo. “Denunciamo che il sistema degli appalti in particolare delle manutenzioni ferroviarie, come è noto, sta avendo una regressione molto pesante sotto il profilo delle condizioni di lavoro, degli infortuni, delle morti sul lavoro, e, nella logica dell’appalto e subappalto, stanno peggiorando le condizioni di vita e di lavoro delle persone. E’ evidente che questo è un punto che noi poniamo e che vogliamo mettere anche al centro dello sciopero del 12 dicembre: un nuova politica industriale a partire dalle politche industriali che lo Stato e le imprese pubbliche devono svolgere in questo Paese”.
Anche il segretario generale della Filt, la categoria dei trasporti, Stefano Malorgio, ha attaccato il modello Rab. “Si sta andando avanti con la cosiddetta Rab per rispondere alla carenza di risorse. Noi siamo di fronte a un Paese che avrebbe bisogno di investire 100 mld nelle infrastrutture ferroviarie e ad oggi la scelta di investimento è di provare a fare entrare nelle linee alta velocità e alta capacità e di affrontarle attraverso un ingresso di fondi (non si sa di quale natura). Non si sa che impatto potrebbero avere sull’assetto societario di Rfi. Un punto dirimente è il fatto che il Paese ha bisogno di risorse e chiede ai fondi di investimento di intervenire sul sistema infrastrutturale. Non ci convince – ha detto ancora Malorgio – il confine che esiste oggi tra le esigenze del paese di investire in infrastrutture e le esigenze del governo di fare cassa. Non ci convince il mancato utilizzo dei tanti fondi europei a cui si potrebbe ricorrere per fare fronte alla carenza di investimenti infrastrutturali. Non ci convince l’aumento dei pedaggi sulle linee ferroviarie che determinano un impatto sia sul sistema di trasporto delle merci sia sul sistema di trasporto dei viaggiatori e che infine si scaricano sulle persone che usano il treno. Non ci convincono le ipotesi che stanno girando di eventuali spacchettamenti societari dentro Rfi”.
Come è stato illustrato nel corso dell’iniziativa, presieduta da Alessandro Genovesi, responsabile della contrattazione inclusiva e appalti della Cgil, “la piattaforma nasce dall’esigenza di sperimentare forme di contrattazione inclusiva e di sito, mettendo insieme lavoratrici e lavoratori che appartengono a contratti diversi e operano in condizioni di lavoro differenti, sia nelle aziende madri sia negli appalti”. “Lavoratrici e lavoratori che – come è stato spiegato – svolgono un ruolo fondamentale lungo tutta la linea ferroviaria per la manutenzione degli impianti e per la mobilità del Paese, e che devono poter contare su condizioni di salute e sicurezza garantite, oltre che su orari di lavoro sostenibili e dignitosi. Un percorso che intende inoltre favorire la qualificazione delle aziende del settore”. Il lavoro sinergico tra le categorie dei trasporti, degli edili e dei metalmeccanici ha portato alla creazione della piattaforma, articolata, come si legge nel documento, su quattro ambiti comuni di rivendicazione: organizzazione del lavoro, orari e diritti di informazione, con la proposta del badge elettronico di cantiere per tutti i lavoratori degli appalti; Qualificazione dei fornitori e controllo della filiera, prevedendo, tra le altre cose, negli accordi quadro l’applicazione esclusiva dei contratti collettivi nazionali di riferimento per gli appalti di manutenzione; Salute e sicurezza, con l’introduzione di momenti e moduli comuni di formazione per i lavoratori di RFI e delle imprese in appalto e arrivando a introdurre la figura del rappresentate dei lavoratori per la sicurezza di sito produttivo (Rlssp); Politiche occupazionali e priorità nelle reinternalizzazioni, per valorizzare le professionalità interne e garantire continuità nelle assunzioni.
L’iniziativa, svoltasi presso la sede nazionale della Cgil, ha visto gli interventi di Stefano Malorgio, segretario generale della Filt Cgil; Paola Senesi e Samuele Lodi, rispettivamente segretaria e segretario nazionali di Fillea Cgil e Fiom Cgil e Francesca Re David, segretaria confederale Cgil e a tirare le conclusioni è stato Landini.