GREEN CITIES

di Edoardo Zanchini
Ecologista

Edoardo Zanchini è direttore dell’ufficio clima del Comune di Roma. È stato vicepresidente nazionale di Legambiente dal 2011 al 2022. Architetto, PhD in pianificazione urbanistica, ha insegnato nelle Università di Roma, Ferrara e Pescara (dove è stato ricercatore). È stato nei board dei network ambientalisti Transport and Environment, Renewables Grid Initiative, Worldwide carbon price, e di diversi comitati scientifici. Autore di saggi in materia di energia, clima, sostenibilità urbana.

La recente lettera della Soprintendenza di Roma con le valutazioni e prescrizioni di modifica delle Norme Tecniche di piano regolatore, approvate lo scorso dicembre dall’Assemblea Capitolina, merita attenzione non solo perché si tratta della Capitale ma per come l’ufficio territoriale del Ministero dei Beni Culturali ha deciso di segnare il proprio campo di poteri su un ambito ampissimo di decisioni che riguardano il governo del territorio.

Entro fine anno dovrebbe finalmente essere chiaro il quadro per uno dei segreti meglio mantenuti del PNRR. Stiamo parlando dell’investimento numero 17 di RepowerEU per l’efficientamento degli edifici di edilizia residenziale pubblica. La cifra è notevole, si tratta di quasi 1,4 miliardi di euro per interventi che nella scheda concordata con la Commissione Europea vengono definiti “di supporto alla riqualificazione di alloggi abitati da persone vulnerabili e a basso reddito e per ridurre la povertà energetica”.

Il punto debole della transizione verso un sistema energetico a emissioni zero è sicuramente il lavoro. Ossia il rischio che in alcuni settori strategici come l’automotive, la produzione elettrica, la siderurgia o la chimica chiudano imprese e interi distretti perché di quella componentistica non c’è più bisogno o perché le tecnologie che lì vengono prodotte saranno presto vietate dalle normative europee o schiacciate dalla concorrenza internazionale.

Ora che la cosiddetta Direttiva “Case Green” è stata approvata possiamo guardare alle prospettive della riqualificazione energetica senza i paraocchi della contrapposizione politica.

Finora le aree urbane non hanno svolto alcun ruolo nell’agenda europea del clima perché gli Stati hanno da sempre preteso di svolgere nella definizione delle politiche e nella gestione delle risorse.

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