Nella produzione di pompe di calore Italia leader con la Francia, ma serve una politica industriale
Se questo è vero per molti ambiti – e meriterebbe una riflessione sulle politiche più adatte per evitare la desertificazione industriale – ne esiste uno dove tutte le analisi dicono che l’Italia è messa benissimo grazie al proprio sistema di imprese e con potenzialità praticamente senza limiti di sviluppo. Di due scenari possiamo infatti essere certi nei prossimi anni. Il primo riguarda la domanda di sistemi di raffrescamento degli edifici. Per il continuo aumento del caldo – l’osservatorio europeo Copernicus ha appena confermato che l’estate 2024 è stata quella con le maggiori temperature mai registrate, superando il 2023 – che arriva a toccare in tanti quartieri picchi che mettono in pericolo la vita delle persone, per l’effetto isola di calore urbana. Il secondo riguarda invece il passaggio da sistemi di riscaldamento degli edifici che utilizzano fonti fossili – quali metano, gasolio e gpl – verso sistemi a emissioni zero. Non è una novità, da anni è in corso in tutto il mondo una progressiva elettrificazione dei sistemi di riscaldamento ma non vi sono dubbi che le politiche europee, e in particolare la Direttiva Case Green, produrranno un’accelerazione in questa direzione.
A queste due domande di cambiamento che riguardano gli edifici è in grado di rispondere la tecnologia delle pompe di calore. Anche qui non stiamo parlando di novità clamorose, ma di una tecnologia che negli ultimi anni ha vissuto una rapida diffusione con lo sviluppo di tipologie diverse e sempre più efficienti (ad aria, acqua, geotermiche, ecc.), con costi in riduzione e impianti di dimensioni sempre più grandi per rispondere a fabbisogni industriali ma anche di grandi complessi edilizi, come ospedali e condomini. La novità è che in tutte le proiezioni internazionali si evidenziano grandi prospettive di sviluppo in tutto il mondo. Negli scorsi giorni la EHPA (l’associazione europea delle pompe di calore) ha pubblicato una mappa dell’Europa con la localizzazione dei siti di produzione di questi impianti e della componentistica. L’Italia insieme alla Francia è il Paese con il maggior numero di siti, con una concentrazione in Pianura Padana ma anche impianti distribuiti al centro e sud.
La Francia ha presentato ad aprile un Piano per far crescere il settore, con incentivi per la creazione di nuovi impianti produttivi e l’obiettivo di arrivare a produrre un milione di pompe di calore all’anno. Analoghi piani sono stati approvati in Germania e nel Regno Unito con l’obiettivo di far capire al sistema industriale in che direzione si vuole andare nei prossimi anni per accompagnare la decarbonizzazione di un settore strategico come quello edilizio dove gli investimenti saranno rilevantissimi nei prossimi anni. Inoltre, con questi strumenti si vuole far capire per tempo al sistema industriale in quale direzione andranno le regole e gli incentivi, a partire da quando potrebbero cambiare per accompagnare la realizzazione degli obiettivi al 2030 e aiutare così a programmare investimenti in ricerca, in nuovi siti produttivi e modelli. Guardare al futuro di queste tecnologie è importante anche per le possibilità che oggi si aprono di integrarle con sistemi geotermici a bassa entalpia e impianti fotovoltaici, con sistemi di accumulo elettrici e termici per il riscaldamento e per l’acqua calda sanitari. È vero, Ferroli, Ariston o Teon possono fare da soli, tanto i mercati sono internazionali e nel frattempo continuare in parallelo con lo sviluppo di sistemi a gas ma anche di sistemi a emissioni zero. Ma è possibile che un Paese con un sistema di imprese così forte e diffuso sia l’unico senza una politica industriale e quindi senza alcun indirizzo su quale ruolo dovranno svolgere per la decarbonizzazione del settore edilizio?

Ecologista
Edoardo Zanchini è direttore dell’ufficio clima del Comune di Roma. È stato vicepresidente nazionale di Legambiente dal 2011 al 2022. Architetto, PhD in pianificazione urbanistica, ha insegnato nelle Università di Roma, Ferrara e Pescara (dove è stato ricercatore). È stato nei board dei network ambientalisti Transport and Environment, Renewables Grid Initiative, Worldwide carbon price, e di diversi comitati scientifici. Autore di saggi in materia di energia, clima, sostenibilità urbana.