Lignano 180°: il progetto urbano partecipato dei paesaggi del rischio
Questo articolato programma di lavori è stato presentato nell’anno zero del Festival Lignano 180° presentando uno scenario davvero straordinario e per certi versi esemplare per l’Italia. Sono stato con loro per capire meglio questa realtà e ho trovato una compagine amministrativa consapevole delle cose da fare ed entusiasta nel provare a dare delle risposte.
Se la nostra responsabilità storica è quella di affrontare le difficoltà indotte dal blocco dell’espansione urbana, dal cambiamento climatico e dall’innovazione digitale, allora dobbiamo sviluppare azioni integrate che affrontino simultaneamente queste tre problematiche. Dobbiamo quindi governare con consapevolezza e intelligenza le azioni della Rigenerazione e della Rinaturazione urbana collegando ad esse l’applicazione delle nuove tecnologie abilitanti ormai disponibili per servire le comunità urbane.
Questo è quello che Lignano Sabbiadoro sta tentando di fare sul proprio territorio con una lungimiranza che supera il mandato amministrativo. C’è infatti in Friuli questa città di fondazione turistica, piccola d’inverno e gigantesca d’estate, che si interroga sul proprio DNA e su quello che vuole diventare. Lo fa attraverso una serie di strategie integrate e di progettualità intrecciate. La grandi domande di come far vivere la città tutto l’anno rendendola accessibile e attrattiva sono sullo sfondo di ogni ragionamento e diventano lo stimolo per sviluppare una serie di Masterplan urbani che affrontano ambiti omogenei e grandi temi a partire da quello per La città dello Sport (Studio Geza) che immagina di proporre Lignano come luogo ideale per un programma continuo di attività, di eventi e di spettacoli per tutto il Nord est italiano.
Su questo sfondo si intrecciano e dialogano i vari piani in corso di redazione, a partire da quello dei rischi che si integra con quello del verde che, a sua volta, viene servito da quello della mobilità e del traffico in una logica di concorrenza e concomitanza che viene alla fine ricompresa dal Piano Urbanistico. I livelli della Pianificazione sono uno sopra l’altro come le maglie di una trama che arricchisce il tessuto complessivo. Su questa rete di relazioni un vero e proprio “Masterplan della città” individua e prefigura gli interventi da attuare secondo una logica integrata e coordinata offrendo alla Pubblica Amministrazione e alla popolazione gli scenari che possono essere concretizzati.
Questi vari tagli settoriali e le varie scale (territoriale, urbana, architettonica) convergono sui progetti; le competenze lavorano insieme immaginando gli interventi di rigenerazione urbana come azioni di rinaturazione degli spazi pubblici che risolvono le problematiche idrauliche in accordo con la Protezione Civile. Il paesaggio urbano di Lignano interpreta i problemi dell’innalzamento delle acque come condizione di lavoro per sollevare il livello del Porto Casoni trasformando il parcheggio attuale in una centro servizi dalla copertura del quale si traguarda la laguna sullo sfondo delle Alpi. Lignano disegna e inizia a realizzare quelli che oggi identifichiamo come i Paesaggi del Rischio nell’idea che sia necessario affrontare i problemi idraulici e climatici non solo dal punto della sicurezza (anche a costo di realizzare compromissioni e opere incongrue), ma all’opposto come stimolo per disegnare nuovi luoghi per le comunità e nuove geografie significanti. Lo fa raccogliendo i bisogni, gli indirizzi e i desideri della gente con percorsi che trasformano la partecipazione (spesso dappertutto ridotta retoricamente a strumento di comunicazione) in una vera e propria attività di co-progettazione, nello spirito della Dichiarazione di Dresda, in cui uno psicologo di comunità (Stefano Carbone) e una coppia di architetti (Archpiùdue) individuano la comunità come committente e provano a dare risposte.
Agli interventi più rappresentativi ed identitari come il recupero e la valorizzazione del Faro rosso e della Terrazza a Mare con i progetti di ElasticoFarm e di Officina di Architettura con Carrillho da Graça si collegano quindi una serie di interventi collegati gli uni agli altri capaci di riportare le persone nelle piazze, nei parchi pubblici e nella pineta e di rinsaldare i rapporti tra entroterra e mare e tra laguna e adriatico. Questo disegno organico di una città che mette in valore (rilanciando su una nuova prospettiva strategica) la propria condizione paesaggistica e la propria vocazione turistica è al tempo stesso la risposta insediativa ai problemi indotti dai cambiamenti climatici e luogo aperto in cui condividere gli scenari futuri con interlocutori del territorio e popolazione.
Una piccola grande realtà che insegna come passione civile e visione producono nuovi luoghi e sicurezza, valore insediativo e qualità urbana, consapevolezza e coinvolgimento.
Fonti:
https://www.udinetoday.it/attualita/lignano-terrazza-a-mare-2026.html
https://www.udinetoday.it/cronaca/ridisegnato-porto-casoni-lignano-sabbiadoro.html

Architetto, Professore, Progettista
Dario Costi, architetto Phd è professore ordinario in progettazione architettonica e urbana presso l’Università di Parma. Direttore della Serie The City Project per Springer Berlin e di altre collane editoriali, scrive per la Scuola Nazionale di Amministrazione le Linee guida per la Rigenerazione Urbana in Italia, è consulente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il Piano Casa Italia e Direttore del Laboratorio Smart City 4.0 Sustainable LAB promosso dalla Regione Emilia Romagna. Si occupa dell’integrazione possibile tra progetto urbano, rinaturazione delle città e innovazione tecnologica attraverso l’architettura sia in ambito di ricerca applicata che sul piano professionale grazie allo Studio MC2AA con cui lavora prevalentemente sui temi della rigenerazione, dell’edificio e dello spazio pubblico, del social housing, della transizione degli insediamenti industriali verso il modello degli Smart Eco-District. d.costi@mc2aa.it