LA CITTA' DELLE RELAZIONI

Enigma della Rigenerazione e potenza dei vuoti

Condividi:

Nell’etimologia greca l’enigma è mistero, un discorso oscuro, una ricerca di soluzioni non immediatamente praticabili, un componimento onirico fatto di immagini e allusioni. Nuove categorie di giudizio vanno allora definite e nuovi campi di interpretazione dovranno essere sviluppati di fronte a questo nuovo mondo da esplorare. L’architettura non dovrà quindi solo dare risposte tecniche adeguate alle esigenze delle città contemporanee; dovrà anche aggiornare il proprio linguaggio sperimentando nuovi modi di dare forma allo spazio.

Tutto infatti è cambiato e la sfida che dobbiamo cogliere è assolutamente inedita.

Oggi le dinamiche urbane che conoscevamo si sono fermate. Le città ripensano sé stesse interrogandosi su come riorganizzarsi e su come ripartire. La logica di progressivo ampliamento per ondate di nuovi quartieri che si sono susseguiti uno dopo l’altro è andata avanti, in un crescendo sempre più esasperato di intenzioni sempre meno praticabili, fino alla crisi della seconda decade di questo Secolo che ha portato alla fisiologica cancellazione di grande parte delle previsioni elaborate dalla pianificazione precedente.

Quello che oggi troviamo è così un terreno frammentato e un paesaggio provvisorio, frettolosamente costruito ed evidentemente incompiuto. È il frutto di quella corsa un po’ folle spinta in avanti da un’accelerazione crescente che ha perso di colpo l’energia e si è di colpo arrestata.

Un punto di vista speciale legge quello che rimane di questa scellerata fuga in avanti delle città.

Con uno sguardo tutto meno che disciplinare Papa Francesco coglie la natura di questi contesti, leggendo un sistema insediativo fatto di separazioni più che di connessioni – Le case e i quartieri si costruiscono più per isolare e proteggere che per collegare e integrare – ma segnala al contempo un’alternativa possibile che potrà essere perseguita nel tempo con pazienza e con uno sguardo in profondità sulla società che si vuole perseguire: Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!

Come sciogliere quindi l’enigma? Come ordinare la rigenerazione urbana attraverso il progetto di architettura?

Oggi la nostra responsabilità – al tempo stesso insediativa e quindi civile e compositiva e quindi poetica – deve essere orientata ad un impegno di elaborazione teorica e progettuale di sperimentazione, immersa nelle sfide che il momento storico ci offre: il climate change, il blocco del consumo di suolo e il dominio della tecnica collegato alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale.

Rinaturazione, Rigenerazione urbana e utilizzo consapevole dell’Innovazione tecnologica al servizio delle persone sono quindi le prime risposte che dobbiamo dare in maniera coordinata ed efficace.

Con la responsabilità di governare queste tre azioni in parallelo, il tema che abbiamo davanti è allora innanzitutto quello dei vuoti urbani.

Dobbiamo cambiare le consuetudini per ribaltare il centro della nostra attenzione dai pieni costruiti agli spazi liberi. Questo rovesciamento di senso ci serve per portare finalmente lo sguardo sugli unici ambiti praticabili e attivare una nuova strategia di relazioni sociali attraverso l’insediamento. Piazze, strade, corsi d’acqua, grandi e piccole aree disponibili, ritagli di spazio residuale a fianco delle infrastrutture. Le forme dei vuoti assumono in questa nuova lettura progettuale una loro identità frattale e sempre differente, una vitalità propria e un proprio carattere, ancora sconosciuto. Guardarli in controluce ci consente di evidenziare per la prima volta come un insieme eterogeneo e fragile. In questo nuovo assetto di senso, per la prima volta riunito nelle sue articolazioni, arrivano a rappresentare una nuova morfologia fatta di variazioni e potenzialità. Sono forme nate senza una intenzione di autorappresentazione che possono combinarsi e aprire una nuova stagione di sperimentazione architettonica. Sono elementi liberi che si riconnettono in una nuova rete di relazioni urbane. Sono spazi con caratteri inediti da riconnettere ed interpretare.

Il sistema delle connessioni lente che attraversano le città e i territori è allora come il filo di una collana che inanella uno dopo l’altro tanti diamanti ancora grezzi e tanti ciondoli diversi. Intravedo in questa azione che raccoglie e mette in sequenza quanto trovato un’inaspettata e stimolante categoria di valore. Intravedo una nuova inedita forma di bellezza in questa composizione di differenze almeno in parte casuali che compone con tanti piccoli pezzi il gioiello urbano contemporaneo, la città d’oro del sistema disomogeneo degli spazi pubblici per la società civile.

Abbiamo verificato che questa potenzialità è realmente praticabile grazie alla semplice messa a sistema di quanto è già pronto attraverso interventi di microchirurgia urbana. Dappertutto l’espansione urbana ha lasciato ampi spazi mal progettati e ambiti residuali mai disegnati. Ha distribuito doti di verde pubblico sparse e isolate, ha spesso sovradimensionato la viabilità e le infrastrutture ampliandone l’estensione e l’impatto. Tutti questi spazi, nella loro composizione eterogenea, vanno registrati in una unica strategia di relazione che li trasformi in una rete di mobilità lenta capace di legare nuovi spazi pubblici e privati e di riportare la natura in città.

Nei nostri progetti per le città italiane abbiamo visto ad esempio che l’anello delle circonvallazioni che ha sostituito in tanti contesti le cinta murata è un elemento di separazione decisivo tra centro e periferia che si è ampliato nel tempo, spesso fuori dalle norme del codice della strada e senza alcun disegno urbano. Riordinarlo per ricavare un parco lineare sul bordo dei nuclei storici e attraversarlo con percorsi protetti con i sistemi dei parchi esterni diviene allora una direzione privilegiata di lavoro. Le cosiddette infrastrutture verdi urbane costituiscono poi il naturale complemento per questa strategia che interpreta la mobilità come socialità e promette di stimolare il recupero delle antiche abitudini di fruizione della città oggi perlopiù perdute.

Sarà dunque necessario trovare un sistema di luoghi verdi attraverso cui spostarsi liberamente, muoversi, ritrovarsi, riconoscersi. Questa nuova rete di relazioni dovrà essere ampia, sicura, piacevole e sociale.

Dobbiamo quindi pensare alla rigenerazione come occasione per impostare e perseguire nel tempo una città verde, accessibile e accogliente. Solo pensando agli effetti comportamentali che l’insediamento induce potremo assumere la responsabilità di disegnare una città pensata per recuperare quella dimensione comunitaria che oggi sembra aver perso completamente consistenza nella società liquida di cui parla Bauman.

Un progetto urbano strategico di rinaturazione, rigenerazione e di applicazione dell’innovazione tecnologica sarà allora da sviluppare a partire dai vari vuoti urbani diffusi nel territorio urbanizzato. Con una visione d’insieme e la possibilità di interventi mirati sarà possibile coordinare una serie di azioni sovrapposte: ricollegare il sistema ambientale in un’azione diffusa di desigillazione dei suoli, orientare gli scenari di rigenerazione urbana verso le aree dismesse e gli ambiti compromessi e, al contempo, iniziare a posare quelle infrastrutture digitali che saranno necessarie per attivare il prima possibile le smart grid e i sistemi intelligenti al servizio della comunità. Sarà necessario lavorare in maniera simultanea su questi tre livelli di intervento avendo la cura di trasformare i vuoti urbani in una rete di percorsi verdi e di luoghi per le nostre comunità, stimolando una mobilità lenta, ecologica e sociale dentro le città e tra le città i loro territori.

Dobbiamo quindi avere chiaro il percorso da intraprendere. Due cose da fare. Il progetto del sistema dei vuoti attraverso questa complessità di soluzioni da combinare e portare a sintesi formale e la realizzazione di alcuni episodi costruiti capaci di rafforzare e presidiare questa nuova rete di relazioni fino a diventarne simbolo e riferimento affettivo per la popolazione sono l’obiettivo che dobbiamo porci nella strategia di ricucitura tra centro e periferie.

L’architettura (ovviamente dei pieni ma anche, se non soprattutto, dei vuoti) ancora una volta, come peraltro sempre è stato nella storia delle città, potrà sciogliere l’enigma della Rigenerazione urbana solo attraverso uno spazio di interpretazione ancora tutto da guadagnare, che dobbiamo sperimentare e che oggi possiamo iniziare a praticare.

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

Questo saggio è un estratto da D.Costi, Enigma della Rigenerazione urbana pubblicato nella rivista Palimpsesto Vol. 1 Núm. 27 (2024), Cátedra Blanca de Barcelona de la UPC

Papa Francesco, Sfide delle culture urbane n. 75 e Avere cura della fragilità n.210 all’interno dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 2013

  1. Costi e G. Leoni (a cura di) Smart City? A critical position. Springer Berlin 2023

 

  1. Olivetti, Città dell’uomo, La speranza di un mondo nuovo è legata al destino di un’idea, prima edizione 1960, ripubblicato per Edizioni di Comunità, Ivrea 2015
  2. Costi, F. Magri, C. Mambriani (a cura di), Parma città d’oro, Progetto Urbano Strategico e Atlante Civile dell’Architettura, Lettera Ventidue, Siracusa 2022
  3. Bauman, Voglia di comunità, Laterza, Bari 2007
Dario Costi
di Dario Costi

Architetto, Professore, Progettista

Dario Costi, architetto Phd è professore ordinario in progettazione architettonica e urbana presso l’Università di Parma. Direttore della Serie The City Project per Springer Berlin e di altre collane editoriali, scrive per la Scuola Nazionale di Amministrazione le Linee guida per la Rigenerazione Urbana in Italia, è consulente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il Piano Casa Italia e Direttore del Laboratorio Smart City 4.0 Sustainable LAB promosso dalla Regione Emilia Romagna. Si occupa dell’integrazione possibile tra progetto urbano, rinaturazione delle città e innovazione tecnologica attraverso l’architettura sia in ambito di ricerca applicata che sul piano professionale grazie allo Studio MC2AA con cui lavora prevalentemente sui temi della rigenerazione, dell’edificio e dello spazio pubblico, del social housing, della transizione degli insediamenti industriali verso il modello degli Smart Eco-District. d.costi@mc2aa.it

Argomenti

Argomenti

Accedi