IL TESTO DEL DDL
Rinnovabili, STRETTA dell’Abruzzo sulle aree idonee
Presentato il ddl che mappa le zone dove potranno essere installati gli impianti eolici e fotovoltaici. Rispettate le anticipazioni sul testo: inidonee tutte le aree agricole, incluse quelle irrigue. Ok solo a cave, miniere, aree industriali e di proprietà di Ferrovie dello Stato. Secondo il Pniec, l’Abruzzo dovrà installare poco più di 2 Gw aggiuntivi rispetto alla potenza del 2020 e in ballo ci sono circa tre miliardi di investimenti
IN SINTESI
Non importa tanto cos’è la destra, cos’è la sinistra, per citare Giorgio Gaber. Né che si tratti di enti a statuto speciale o meno. Alle Regioni non piacciono le aree idonee. E così, dopo il tanto discusso disegno di legge approvato dalla Sardegna, è arrivato anche quello dell’Abruzzo. Nel primo caso, come noto, parliamo di una giunta di sinistra, guidata dalla pentastellata Alessandra Todde, mentre nel secondo di un governo di destra a guida Fratelli d’Italia con Marco Marsilio. Anche nel caso abruzzese, infatti, possiamo parlare di una legge molto conservativa, restrittiva, sulla mappa dei siti che potranno ospitare impianti eolici e fotovoltaici.
Tutto ha origine dal decreto ministeriale varato questa estate dal dicastero dell’Ambiente, con scadenza a fine 2024 (180 giorni). Dopo mesi di rallentamento, eccetto la stessa Sardegna, meno della metà delle Regioni hanno cominciato a muoversi salvo poi rimanere di nuovo bloccate dalla recente (di venti giorni fa) bocciatura espressa dal Consiglio di Stato. Qui, come si ricorderà, era stata sospesa la norma disciplinata dall’articolo 7, comma 2 lettera c), in base alla quale le Regioni possono salvare o non salvare le aree idonee del Dlgs 199/2021 (articolo 20). Ciò che ha spinto i giudici di appello a bloccare il Dm del 21 giugno scorso è la non possibilità delle Regioni di definire le aree idonee in senso più restrittivo rispetto a quanto stabilito in via transitoria dal Dlgs di tre anni fa.
Aree idonee e non idonee in Abruzzo
L’Abruzzo, però, ha scelto di accelerare comunque l’iter in attesa dei futuri sviluppi (la sentenza del Tar Lazio ci sarà solo il 5 febbraio). Il ddl è stato presentato ieri in conferenza stampa dal presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, il vicepresidente, Emanuele Imprudente, il consigliere delegato, Nicola Campitelli, e il direttore generale, Antonio Sorgi. Proprio quest’ultimo ha spiegato che il ddl tutela vigneti, uliveti, tartufai e tutti gli impianti finanziati da risorse europee. Sono escluse, invece, le aree servite da servizi irrigui e poi vengono chiarite anche le distanze da autostrade. “Un disegno di legge”, si è ribadito in conferenza stampa, “che è stato condiviso con tutti gli attori interessati”.
Guardando, allora, a quanto dispone il ddl che Diario Diac ha visionato, le aree indicate come idonee sono:
- i siti ove sono già installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione,
eventualmente abbinati a sistemi di accumulo, che non comportino una variazione dell’area occupata superiore al 20 per cento; - le aree dei siti oggetto di bonifica individuate ai sensi del Titolo V, Parte quarta, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
- cave e miniere;
- siti del gruppo Ferrovie dello Stato e di Enac;
- impianti biometano in aree agricole non distanti più di 500 metri da aree industriali;
- le coperture di fabbricati rurali, di edifici a uso produttivo e di edifici residenziali, ad eccezione delle coperture dei beni sottoposti a tutela ambientale;
- le aree adiacenti ai punti di connessione alla rete di trasmissione nazionale (RTN) entro una distanza non superiore a trecento metri
Quelle non idonee, invece, sono:
- aree agricole irrigue comprese nei perimetri di contribuzione irrigua rilevabili dai piani di classifica dei Consorzi di Bonifica;
- aree agricole con investimenti oggetto di contribuzione regionale, nazionale e unionale e sottoposti a vincolo di destinazione dalla normativa di riferimento prima che siano decorsi i
termini previsti dagli impegni sottesi dai finanziamenti; - le aree agricole con colture permanenti quali: vigneti ad esclusione di quelli destinati all’autoconsumo, frutteti, tartufaie e oliveti (questi ultimi con densità superiore a 100 piante
per ettaro e superficie superiore a cinquemila metri quadrati)
Quanto alle procedure autorizzative, in attesa dell’entrata in vigore del Testo unico, per impianti di potenza fino a 1 Mw si applica la dichiarazione di inizio lavori asseverata per tutte le opere da realizzare su aree nella disponibilità del proponente; per impianti di potenza superiore a 1 Mw e fino a 12 Mw si applica la procedura abilitativa semplificata; per impianti di potenza superiore a 12 Mw: si applica la procedura di autorizzazione unica. Per l’edilizia libera, invece, valgono le disposizioni del Dlgs del 2021.
Chi accontenta questo ddl
Insomma, anche l’Abruzzo ha varato la sua stretta. Il successivo passaggio sarà l’approvazione in consiglio dopo il normale iter. Il testo non andrà oggi in aula, ha chiarito il consigliere Campitelli: sarà presentato in commissione giovedì e poi sono previste le audizioni. “Come Abruzzo c’è un obiettivo importante, la percentuale di energia da fonti rinnovabili è già superiore alla media nazionale. C’è l’esigenza di fare ciò che l’Europa chiede cioè di incrementare i numeri ma, al contempo, tutelare l’ambiente. Si è stati restrittivi sulla fascia di rispetto delle autostrade, ma anche nelle zone dove ci sono colture di pregio”. Proprio sull’accumulo di tante richieste progettuali, inoltre, già a settembre si erano fatte sentire diverse amministrazioni locali paventando l’ipotesi di una richiesta di moratoria simil-Sardegna.
Pochi giorni fa, a protestare sul disegno di legge così affrettato era stato il Forum H2o: “La proposta di legge sulle aree non idonee per eolico e fotovoltaico è un vero e proprio bluff. Davanti a 3 miliardi di euro di investimenti e decine miliardi di ricavi per i proponenti dei quasi 3.000 Mw [sono 2.092] di potenza da installare entro il 2030, giusto per fare capire gli interessi che gravitano intorno a questo provvedimento, sì sta cercando di andare a una legge blitz approvata senza dibattito e fondata su una narrazione contraria alla realtà. Basta leggere la proposta di legge, uscita all’ultimo secondo il 3 dicembre dalla Giunta regionale per essere approvata a tambur battente martedì prossimo [come detto però slitterà] dal Consiglio Regionale, per rendersi conto che per i prossimi decenni il territorio abruzzese non avrà una pianificazione decente per lo sviluppo ordinato di eolico, fotovoltaico e altre fonti rinnovabili”.
Per l’associazione di Comuni Autonomie locali Abruzzo (Ali Abruzzo), che si era espressa di recente con un documento indicativo, sulle aree idonee la Regione deve “privilegiare le zone classificate come destinate agli insediamenti produttivi, agricole e per i servizi, e con le dovute misure di salvaguardia che tengano in dovuta considerazione il contesto. Prevedere forme di compensazione per le comunità locali”. Stando a quanto indicato dall’Ali il ddl sembra rispettare le indicazioni fornite: valorizzazione del settore agricolo e del paesaggio rurale, tutela della biodiversità. Vedremo, però, in fase di audizioni quali correttivi verranno proposti al testo.
Intanto, Coldiretti Abruzzo aveva già anticipato i tempi esultando a fine ottobre dopo i primi rumors sull’indirizzo della bozza di legge definendo la proposta abruzzese “in linea con il decreto ministeriale del 21 giugno 2024 (…) crediamo fortemente che debbano essere utilizzate nel rispetto della vocazione del territorio. Suolo e paesaggio sono beni comuni e per l’agricoltura rappresentano elementi centrali su cui si basa la qualità del made in Italy agroalimentare e le strategie di competitività, anche in termini di comunicazione, non solo per la componente produttiva ma anche per quella legata alla fruizione del territorio (es. agriturismo, strade dell’olio, strade del vino) e per tali ragioni va impedito il loro uso indiscriminato”. Detto fatto.