Il rapporto

Ance: le imprese di costruzioni sono più solide e robuste, le banche ne tengano conto

Lo studio effettuato su un campione di 90mila aziende suddivise in otto classi di dimensione di fatturato su un universo di 400mila. Le imprese  risultano più patrimonializzate e con utili in crescita, con una forte crescita del fatturato rispetto al 2013: è il quadro che emerge dal Rapporto presentato dal vicepresidente dell’associazione dei costruttori edili, Piero Petrucco. Le aziende associate all’Ance hanno intrapreso questo percorso di consolidamento e crescita con un passo più sostenuto rispetto alle altre imprese del settore. C’è una correlazione diretta anche fra storicità delle aziende e la loro solidità strutturale. Il 54% delle imprese , inoltre, è investment grade. Numeri che il mondo bancario dovrebbe prendere nella giusta considerazione.

26 Nov 2024 di Maria Cristina Carlini

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Ance: le imprese di costruzioni sono più solide e robuste, le banche ne tengano conto

Piero Petrucco, vicepresidente Ance e presidente Fiec

Crescita di fatturato e redditività, rafforzamento patrimoniale, aumento delle immobilizzazioni e riduzione delle esposizione a breve a vantaggio di debiti di medio lungo periodo:  sono questi alcuni degli indicatori che attestano il cammino di consolidamento delle imprese  del sistema Ance e che costituiscono condizioni positive per mantenere un adeguato livello di sviluppo nei prossimi anni. A certificarlo è il rapporto dal titolo “Il percorso delle imprese di costruzioni verso la sostenibilità economica e finanziaria”, un analisi sui bilanci 2022 che il vicepresidente dell’Ance, Piero Petrucco, ha presentato in occasione del convegno dei Giovani Ance il 15 novembre scorso. Un’occasione per mandare, alla luce dei risultati di questa analisi, un chiaro messaggio al sistema bancario perché tenga nella giusta considerazione i bilanci di queste imprese.

Su un totale di 400 mila imprese, lo studio ha estratto un campione strutturato di 90 mila aziende che sono state suddivise in 8 classi di fatturato: le microimprese con sotto il mezzo  milione di fatturati;  le piccole imprese tra 0,5 e 2 milioni; le medie imprese tra 2 e 5 milioni; le medio grandi imprese tra 5 e 20 milioni;  le grandi imprese trs 20 e 60 milioni;  i grandi player tra 60 e 120 milioni e i grandissimi player oltre i 120 milioni.

Le imprese Ance sopra 5 milioni di fatturato sono il 28% nel 2022 dal 15% del 2013

Uno dei dati che immediatamente risalta è che  le imprese associate dell’Ance sono di maggiore dimensione rispetto alle altre imprese del settore: il 21% registra un fatturato tra 5 e 20 milioni rispetto al 4% delle altre e se nel sistema Ance solo il 15% fattura sotto il mezzo milione, la percentuale si attesta al 43% nel resto delle imprese. “Questo è un dato di scostamento molto significativo”, ha commentato Petrucco. L’unico dato in comune è il 18% delle imprese con un fatturato tra 1 e 2 milioni di euro.  La dinamica di crescita tra il 2013 e il 2022 mostra anche il salto compiuto dalle imprese dell’Ance con un fatturato tra 5 e 20 milioni: dal 13% del 2013 si è passati, infatti, al 21% del 2022.  Altro dato che attesta il processo di cambiamento in atto della dimensione delle aziende, è l’incremento della quota complessiva delle aziende sopra i 5 milioni di fatturato passata dal 15% del 2013 al 17% del 2017 al 28% del 2022. Al 21% delle medio grandi imprese si aggiunge il 5% delle imprese con un fatturato fino a 60 milioni, l’1% con fatturato tra 60 e 120 milioni e un altro 1% oltre i 120 milioni. Percentuali decisamente più basse si registrano per le altre imprese del settore le cui imprese con un fatturato sopra i 5 milioni sono passati dal 2,5% del 2013 al 5,3% del 2022.

C’è poi un elemento che ha una sua connessione con il processo di consolidamento ed è costituito dalla “storicità” delle aziende. Le imprese “storiche” nate prima del 2000, costituiscono il 18,1% del totale. Le associate Ance sono il 45% del totale, le altre solo il 16,3%. Come ha rilevato il vicepresidente dell’Ance, c’è una correlazione, anche abbastanza logica, tra longevità e robustezza delle aziende, dal momento che nel corso degli anni queste sono state in grado di resistere a cicli negativi. Quanto poi alla loro distribuzione geografica, le imprese storiche sono maggiormente collocate nell’area Nord del Paese mentre nel Mezzogiorno sono, invece, associate imprese di più recente costituzione dal 2000 in poi. In 10 anni, poi, si è avuto un raddoppio della dimensione dell’impresa media passando da 4,6 a 7,5 milioni.

Aspetto cruciale è l’evoluzione della struttura patrimoniale delle imprese Ance dal 1999 al 2022: quello che spicca è che il patrimonio netto e il debito a medio lungo costituiscono quasi il doppio delle immobilizzazioni. Nel 1999, con immobilizzazioni al 19% il patrimonio netto e debito a medio lungo termine erano, rispettivamente, il 10,2 e 5,8%, nel 2022 questi valori si attestano a 21,8%, 26,5% e 17,7%. I crediti più cassa e ratei passano dal 24% al 49,3%. I debiti a breve passano da 45 a 35%. I risultati mostrano che si è raggiunto un soddisfacente equilibrio tra impieghi in circolante e fonti disponibili per il suo finanziamento. Nel 2022, le altre imprese del settore registrano immobilizzazioni per il 16% e un patrrimonio netto e debito medio lungo del 24,7% e del 14,8% e risultano esposte con debiti a breve.

Aumentati redditività e utili

Passando dalla situazione patrimoniale al conto economico, posto 100 il valore di un’impresa associata, il 69,9% è assorbito dai costi diretti, il 18% circa dal costo del personale, il 3,3% dagli ammortamenti e accantonamenti e dagli altri ricavi. La redditività registrs una crescita con l’ebit che nel 2022 è pari all’8,9% rispetto al 5% del 1999. Nel confronto, emerge un peso minore dei costi diretti (costi di produzione, materie prime, spese generalio) sostenuti per realizzare la produzione, pari al 75% del valore della produzione, e un più alto costo del personale, 4 punti percentuali maggiore nel 2022. Quanto poi alla redditività netta nel 2017-2022, l’utile netto è aumentato in maniera molto sostenuta rispetto all’ebit dal 2020. Aumentano le impre in utile erano l’82,1% nel 2017 e salgono all’89,8% nel 2022. In questo arco temporale, rimangono sostanzialmente stabili le imprese agli estremi: quelle sotto mezzo milione di fatturato che realizzano utili per il 64,6% nel 2017 e per il 64,3% nel 2022 e quelle sopra i 120 milioni che registrano utili per il 70,4% nel 2017 e 72,4% nel 2022. Sono le tre fasce di imprese con fatturato da 2 a 60 milioni di euro che toccano punte record. Nel 2022 hanno chiuso in utile il 94,5% (2-5 milioni), il 97,7% (5-20 milioni), il 97,6% (20-60 milioni).

Il 54% delle imprese è investment grade

Rispetto al 1999, conclude il rapporto la struttura economico-finanziaria delle imprese Ance è completamente cambiata, diventando più solida e questo nonostante la crisi abbia determinato un sostanziale riposizionamento del mercato. I punti di forza che emergono dallo studio sono, quindi, la redditività crescente dal 2017 al 2022, l’aumento della patrimonializzazione e delle immobilizzazioni, la copertura delle immobilizzazioni con patromonio, la riduzione delle esposizioni a breve termine a vantaggio di debiti a medio lungo, debito sostenibile nonostante il maggior perso degli interessi, l’equilibrio nelle scadenze tra crediti e debiti, la diminuzione del peso degli acconti. Altro elemento saliente è il rating delle imprese associate che vede il 54% investment grade (con un rating tra AAA e BBB). A presentare un conclamato rischio credito è il 19%. A fronte di questi numeri, il punto, ha evidenziato Petrucco, è “far capire e percepire in  modo diverso il sistema delle imprese di costruzione da parte del sistema bancario e finanziario”: “il nostro sistema delle imprese negli ultimi anni si è rafforzato in modo molto significativo ed è qualcosa che dobbiamo spendere nei confronti delle banche che non sempre danno una lettura adeguata dei nostri bilanci”.

 

 

 

 

 

 

 

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