COME SNELLIRE IL PERMITTING
Rinnovabili, un FILTRO per arrivare alla Via. Scontro sull’in house allargato ai privati, fermo il DL Ambiente
L’obiettivo primario è quello di garantire l’identificazione della qualificazione minima dei progetti di impianti rinnovabili per non favorire un’accumulazione di istante per la Commissione che valuta l’impatto ambientale dei parchi. Nella prima bozza, di dieci giorni fa, erano stati considerati prioritari i progetti di idrogeno verde e quelli di ripotenziamento e modifica di impianti eolici e fotovoltaici. La bozza finale difficilmente arriverà domani in CdM
 
				
             
		
	Il decreto legge Ambiente (che interviene sul Tu del 2006) difficilmente sbarcherà in Consiglio dei Ministri domani. Il testo circolato una decina di giorni fa è ormai una bozza superata. E lo stallo attuale potrebbe spiegarsi in due modi. Da un lato, la ricerca di criteri di filtro efficaci che vadano a snellire l’accumulo di istanze annue dalle spalle della Commissione Via. Dall’altro, lo scontro con i privati e la difficile percorribilità in ambito Ue sull’in house.
Proprio su quest’ultima questione, secondo quanto raccolto da Diario Diac, la norma prevista nel testo consentirebbe di fare affidamento in house con il 20% di partecipazione privata. Non è chiaro, però, come avverrebbe la selezione di questi soggetti. Si tratterebbe di una mossa che andrebbe in totale controtendenza con quanto previsto sinora. Cioè con un controllo pubblico tanto secondo norme nazionali (D.Lgs. 201/2022, cui fa riferimento anche il nuovo codice degli appalti 36/2023) che obblighi comunitari (la Direttiva appalti del 2014).
Dall’altro lato, si diceva in apertura, c’è la questione delle istanze di valutazione di impatto ambientale. Proprio sul fronte europeo, due raccomandazioni datate maggio scorso (la 1343 e la 1344) ricordano per esempio che “gli Stati membri dovrebbero garantire che la pianificazione, la costruzione e l’esercizio dei progetti di energia rinnovabile e dei progetti infrastrutturali correlati possano beneficiare della più favorevole tra le procedure nazionali di pianificazione e rilascio delle autorizzazioni” e “dovrebbero garantire che tutti i progetti di sviluppo della rete godano dello status di massima importanza possibile a livello nazionale, se detto status è previsto dal diritto nazionale, con tutti i vantaggi che ne derivano nei procedimenti amministrativi o giudiziari”. Il tutto, favorendo il massimo coordinamento interno tra le autorità ad ogni livello e favorire “i punti di contatto unici per il rilascio delle autorizzazioni per i progetti di energia rinnovabile e per i progetti di interesse comune e di interesse reciproco”. Inoltre, le procedure devono puntare alla massima semplificazione e digitalizzazione entro il 21 novembre 2025 (come da direttiva Ue 2018/2001).
Lo snellimento dei carichi è il problema principale del lavoro della Commissione Via Pnrr-Pniec in Italia. Attualmente, le istanze annue ammontano a circa 700. L’organico presieduto da Massimiliano Atelli mancava ancora di tredici commissari, come registrato quest’estate nel bilancio di metà mandato. In questi giorni è in via di completamento. Ma anche una volta raggiunta la piena operatività, il tema dell’accumulo delle pratiche resta. La ricetta è semplice ma resta ancora sul tavolo e non viene “messa a terra”: occorre un criterio che permetta di selezionare in partenza le proposte progettuali per ridurne i numeri e agevolare le istruttorie. Poi si potrà pensare a migliorare tutti gli altri parametri.
Insomma, il testo del decreto Ambiente è ancora in lavorazione. Negli altri punti presenti nella bozza di dieci giorni fa si introducevano percorsi prioritari per certi progetti, riservandovi i 3/5 delle trattazioni: gli impianti per la produzione idrogeno verde, gli interventi di modifica parziale, repowering o integrale ricostruzione di impianti fotovoltaici ed eolici, le installazioni solari a terra e agrivoltaiche da almeno 50 Mw di potenza e quelle eoliche a terra da almeno 70 Mw. Inoltre, la bozza prevedeva un ruolo di supporto del Gse.
 
				