CIRIELLI E SCANNAPIECO
Piano Mattei: quote fisse per l’Africa ma ancora ZERO proiezioni di spesa
“Ci sono risorse aggiuntive messe in campo per l’Africa” con “progetti bilaterali e multibilaterali”, ha garantito il viceministro degli Esteri. Ma “a causa del debito pubblico di più non possiamo fare”. Cdp: oltre 1 mld nel 2024 ma per le infrastrutture ne servirebbero 100 all’anno. Intanto, è arrivato l’ok dalla IVa commissione allo schema di Dpcm portato all’esame del Parlamento, adesso entrano in gioco le imprese. Firmato il nuovo accordo Italia-Etiopia da 25 milioni di euro
IN SINTESI
Il governo continua a premere sul tasto del Piano Mattei. Dopo la trasmissione al Parlamento dello schema di Dpcm della strategia Italia-Africa inaugurata a inizio anno con il summit di Roma, ieri il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli è intervenuto in audizione alla commissione III della Camera dei Deputati. Ne è emerso un quadro più chiaro sugli impegni economici alla cooperazione generale e le risorse specifiche per l’Africa, apprezzato anche dalle opposizioni, cui seguiranno ulteriori relazioni specifiche. Restano le preoccupazioni e le falle del piano, soprattutto sui livelli di spesa effettiva e sui singoli progetti che coinvolgono i Paesi africani, nonché sulla governance.
Più fondi per l’Africa ma pesa il debito pubblico
“L’Italia ha messo l’Africa al centro della sua agenda”, ha esordito Cirielli. “Il vero cambio di passo è stato dettato dall’aumento dei soldi impegnati nella cooperazione, passati da 515 milioni di euro impegnati del 2022 ai 720 milioni del 2023, con un aumento degli impegni del 50 per cento [su un totale di circa un miliardo]. Nel 2024 siamo arrivati a 1 miliardo e 100 milioni di euro”. Quanto all’Africa, “siamo passati dai 191 milioni di euro impegnati nel 2022 ai 471 milioni del 2023”, cioè dal 37% al 65%. “E’ vero – ha specificato – che rispetto alla crescita del Pil non siamo riusciti a fare quello che volevamo ma siamo schiacciati da un debito pubblico che non ci consente di aumentare ulteriormente”.
Sin qui la cooperazione generale. Ma “tutti gli strumenti finanziari del Piano Mattei hanno assegnato quote fisse all’Africa e hanno approvato un significativo aumento: siamo ad esempio passati dai 345 milioni di euro stanziati da Cassa depositi e prestiti nel 2022 ai 570 milioni del 2023, e dai 34 milioni impegnati nel Fondo rotativo nel 200 ai 225 milioni del 2023”. Si tratta non di “risorse aggiuntive al sistema di cooperazione, ma risorse aggiuntive messe in campo per l’Africa”, ha chiarito Cirielli, sottolineando il forte impegno ai progetti bilaterali o multibilaterali, anche esterni al Decreto. Congo-Brazzaville, Libia ed Eritrea, Etiopia protagonisti. “Sui progetti bilaterali, si è passati dai 154 milioni del 2022 ai 201 milioni del 2023: +25%; nel sistema bilaterale siamo passati da 180 a 185 milioni”, ha aggiunto ancora in audizione. “Infine per il multibilaterale siamo passati da 48 a 198 milioni”, questo per quanto riguarda l’intera cooperazione.
Sul Piano Mattei è stato poi confermato, per ora, il termine quadriennale ma, come ha detto Cirielli, mancano le proiezioni di spesa delle risorse. “Oggi abbiamo un sistema di spesa molto rigido, non funziona e dovrebbe essere molto più flessibile. La spesa è oggi paurosamente bassa rispetto agli impegni. Se vi dico i numeri della spesa nel 2022 piangiamo”. I Paesi prioritari, intanto, crescono da 11 a 23 mentre i 9 coinvolti sui progetti pilota del Dpcm sono quelli più avanti nelle trattative degli accordi, ha aggiunto il viceministro. Senza però entrare nel merito dei singoli progetti né sui criteri specifici che hanno sancito la prima lista inserita nel Piano. I punti interrogativi restano, poi, sulla governance complessiva.
Prosegue l’iter dello schema di Dpcm del Piano Mattei
Intanto, lo schema di Dpcm ha ricevuto il sì dalla commissione IV del Senato (Politiche dell’Unione europea). Ad annunciarlo, sempre ieri, il presidente della commissione Giulio Terzi (Fdi). Si tratta di “una importante conferma dell’immenso lavoro svolto dal Governo Meloni negli ultimi mesi, in particolare dopo il lancio del Vertice Italia-Africa di gennaio”. Secondo il senatore, “il successo del Piano risiede nella visione internazionale di cooperazione tra i Paesi, nel reciproco beneficio tra l’Africa e l’Italia ma anche tra l’Africa e l’Europa. L’intero sistema Italia è coinvolto, dalla diplomazia alle imprese, dalla partecipazione pubblica al mondo culturale e della ricerca. Il Piano Mattei è un’iniziativa italiana di respiro globale: rientra tra le 15 iniziative strategiche individuate da Bruxelles nonché in altri programmi europei ed è parte di iniziative internazionali come la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), come ribadito nelle conclusioni del Vertice G7”.
Quanto al parere della quarta commissione, “ha ritenuto che il Piano Mattei costituisca un vero cambio di approccio nei confronti del continente africano, per una collaborazione tra pari e una condivisione dei benefici. Entriamo ora nella fase più operativa del Piano, il coinvolgimento del mondo imprenditoriale, finanziario e delle Pmi italiane è fondamentale per avviare con i Paesi africani scambi di know-how e modelli d’impresa. Proprio le Pmi, grazie alla loro capacità di adattamento e innovazione, svolgeranno un ruolo cruciale in loco nella formazione dei giovani e nel loro percorso di qualificazione e specializzazione”.
Per le infrastrutture africane oltre 100mld all’anno
Nel primo pomeriggio di ieri, invece, è stato audito anche l’ad di Cassa depositi e prestiti – da poco riconfermato – Dario Scannapieco. Il quale ha chiarito che per il Piano Mattei “l’utilizzo del risparmio postale è già previsto dal 2014, quindi è una delle fonti di finanziamento di Cassa. E’ quello che si adatta meglio, avendo un costo contenuto, per poi utilizzare queste risorse per fare prestiti: i prestiti, quando si finanziano operazioni in Africa, devono essere altamente concessionali, cioè ridurre il costo del debito, quindi mi sembra il miglior strumento da cui si possa partire per effettuare gli interventi”. E poi ha aggiunto: “Al momento quelle che stiamo facendo sono più operazioni di finanziamento”.
L’impegno di Cdp per l’Africa sta già crescendo, ha spiegato l’ad. Già dal 2021 ma nel 2024 “per la prima volta supereremo il miliardo di finanziamenti in Africa”, arrivando al 70% dei volumi complessivamente impegnati e per 2025 e 2026 “c’è una pipeline, un portafoglio di progetti potenzialmente finanziabili e ad oggi siamo a circa 2,3 miliardi di progetti su cui cassa potrebbe essere potenzialmente coinvolta nel finanziamento”. Non sono operazioni esenti da rischi: “Parliamo di un ambiente estremamente rischioso, il rischio uno lo prende se è convinto di generare un alto impatto: in linea con quello che facciamo in Italia quando finanziamo un progetto facciamo sempre una valutazione ex ante dell’impatto generato”, come in termini di tonnellate di CO2 risparmiate o di posti di lavoro creati. “Le banche promozionali come Cassa non devono raccontarsi solamente in termini di utile e di tasso di ritorno sul capitale ma di che cosa hanno prodotto concretamente sul territorio. E’ un tratto dissentivo delle banche promozionali. Peraltro, anche in linea con gli obiettivi del governo: stiamo sempre di più cercando di lavorare in modo bilaterale con le controparti”. Il lavoro di Cdp va a braccetto con la Banca Mondiale e non solo, “con chi ha più esperienza di noi” in attesa “di avere una maggiore forza per poter operare in modo più autonomo”.
C’è poi il ruolo degli investimenti privati “che porta avanti Cdp insieme ad altri istituzione finanziarie europee e mondiali”, senza i quali “non si colma il gap africano per una crescita sostenibile rispetto agli altri continenti. Solo per il sistema infrastrutturale africano servono oltre 100 miliardi di dollari l’anno”. Insomma, l’impegno di Cdp era già ingente per il continente africano ma sta aumentando. I settori di intervento spaziano dall’energia alle infrastrutture, passando anche per la sicurezza alimentare e l’occupazione (attraverso il sostegno allo sviluppo delle pmi). Cassa favorisce anche la partecipazione di altri investitori, ha ricordato Scannapieco. Mentre il Fondo Clima “ha paletti rigidi” per interventi molto mirati che possono risultate velleitari per lo sviluppo in Africa e rappresenta “solo una parte della strategia per lo sviluppo”. Attualmente, ha concluso l’ad, “siamo in fase avanzata di negoziazione per 500 milioni di risorse europee” in combinazione con fondi privati.
Intanto, lunedì scorso proprio Cdp aveva firmato un accordo da 400 milioni con l’African Development Bank per la crescita del settore privato africano: dalla sicurezza alimentare allo sviluppo delle Pmi e le infrastrutture sostenibili in Africa, sempre all’interno della cornice del Piano Mattei. Le risorse – ha comunicato il gruppo – saranno mobilitate nell’ambito di una nuova piattaforma, creata dalle due istituzioni, che punta a coinvolgere ulteriori investitori al fine di mobilitare fino a 750 milioni di euro: la Growth and Resilience platform for Africa (GRAf). Le risorse investite possono arrivare a 200 milioni di euro per ciascuna istituzione, poi la GRaF punterà a mobilitare ulteriori 350 milioni di euro, per arrivare a un totale di 750 milioni, permettendo ai futuri investitori che aderiranno di acquisire nuove conoscenze sul settore privato africano e condividere opportunità di investimento in fondi che operano sul Continente.
Nuovo accordo Italia Etiopia
A proposito di accordi con i singoli Paesi, invece, ieri l’ambasciatore d’Italia in Etiopia, Agostino Palese, ha firmato con il ministro delle Finanze etiope Ahmed Shide l’accordo per il ‘Programma di sostegno alla Repubblica federale Democratica di Etiopia per lo sviluppo ambientale e green economy’. L’accordo, ha riferito l’ambasciata, “costituisce uno dei tasselli fondamentali per l’implementazione del Piano Mattei in Etiopia con un impegno di 25 milioni di euro per sostenere la creazione di impiego, la crescita economica e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile del paese”. Impegno che però sarà da tradurre in spesa, come in tutto il resto. Un compito a dir poco arduo, stando a quanto riferito ieri da Cirielli.