LA VALUTAZIONE SUL PNIEC

Deldossi (Ance): bene la visione decennale, ma subito indicazioni chiare alle imprese

“Ci sono linee di indirizzo positive, ma aspettiamo di essere convocati dal governo per confrontarci su come attuarle. Servono KPI per misurare giorno dopo giorno gli obiettivi”

19 luglio

19 Lug 2024 di Giorgio Santilli

Condividi:
Deldossi (Ance): bene la visione decennale, ma subito indicazioni chiare alle imprese

“Trovo positivo che il Pniec abbia confermato una direzione, una rotta che già ci era stata indicata dall’Europa con la direttiva EPBD. Ora però bisogna rapidamente trovare la strada da percorre ilre per raggiungere gli obiettivi fissati e come Ance auspichiamo che governo prenda in mano la questione al più presto, perché i dati recenti di Enea ci dicono che nel 2024 abbiamo molto ridotto gli interventi di efficientamento energetico. C’era da aspettarselo perché questa è una fase di transizione dopo la chiusura dell’epoca dei bonus, ma non possiamo attendere aprile 2026, i due anni di tempo che ci dà la direttiva EPBD per definire una strategia di attuazione. Le imprese hanno bisogno di indirizzi chiari e poi di 2-3 anni di tempo per capire un mercato che sarà importante, per investire, strutturarsi, organizzarsi a dare le risposte con la rapidità che vengono richiesta”. Massimo Angelo Deldossi, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) con delega per Tecnologia e Innovazione, accetta di rispondere alle domande di Diario Diac per spiegare cosa i costruttori pensano del Piano nazionale integrato energia e clima che il governo ha inviato a Bruxelles il 30 giugno.

Si poteva temere che il governo, viste le guerre al Superbonus, abbandonasse o allentasse gli obiettivi di efficientamento energetico nel civile. Non sembra essere così. Lei che valutazione ne dà?

Noi chiediamo di avere una visione strategica almeno decennale sia degli incentivi che degli obiettivi per permettere alle aziende di investire e lavorare in condizioni ottimali, capire se c’è bisogno di creare specializzazioni, se occorre investire in nuove tecnologie. Riscontriamo, con soddisfazione, che questa visione decennale nel Pniec c’è. Gli obiettivi, i grafici che vediamo sempre con proiezioni a dieci anni, le azioni che proseguono nel tempo con una certa intensità ci dicono che questo aspetto c’è ed è un primo dato importante.

Altri aspetti positivi?

Sì. Il secondo aspetto importante è che il Pniec scrive che occorre lavorare sull’edificio da tutti i punti di vista, al fine di ottimizzare sia i tempi che i costi degli interventi. In sostanza, si conferma che per raggiungere gli obiettivi energetici occorre lavorare su una riqualificazione di tipo profondo che per definizione agisce su tutti e tre gli aspetti dell’efficientamento energetico: riduzione dei consumi, aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e infine digitalizzazione, sicurezza ed efficientamento della struttura dell’edificio. Qui c’è spazio per i cappotti e gli altri interventi sull’involucro. Il richiamo alla riqualificazione profonda comporta poi un altro aspetto importante.

Quale?

Vedere l’operazione efficientamento in una visione integrale significa abbandonare la logica degli interventi puntuali, una volta sugli impianti, una volta con un investimento limitato. Questa logica presenta una grave criticità: se sei in classe G fai un primo intervento per migliorare di due classi, magari cambi la caldaia, devi andare all’assemblea condominiale una prima volta, magari chiedere un’autorizzazione, per arrivare alla classe D o E. Poi farai un altro intervento parziale per prendere altre due classi e dovrai tornare in assemblea e chiedere altri permessi. E poi ancora un altro con l’obiettivo, che riguarda tutti, di essere in classe A entro il 2035.  Invece la visione integrale della riqualificazione profonda, che il Pniec sembra raccomandare, è che intervieni una sola volta, vai direttamente in classe A e sei a posto per venti anni.  Questo consente un enorme risparmio di risorse, di energie e di tempi, evitando di moltiplicare per due o per tre quello che puoi fare in una volta sola. Aggiungiamo che, con la fine o la forte restrizione degli incentivi e della possibilità di cedere il credito, in molti condomini crescerà l’esigenza di avere un prestito e le banche ormai danno il prestito per questo genere di intervento solo se il tuo immobile alla fine sarà nella migliore categoria. Solo in questo modo il tuo immobile eviterà di svalutarsi e le banche avranno una garanzia effettiva sul loro prestito.

Avete riscontri della perdita di valore degli edifici non efficienti sul piano energetico?

Il nostro centro studi ha evidenziato che sullo stesso immobile si registra una differenza di valore immobiliare a metro quadro, dalla classe F alla classe A, del 35%. Il mercato riconosce questa differenza di valore in quanto l’unità immobiliare in classe A continua nel tempo a migliorare la sua performance energetica, resiste alla svalutazione e addirittura cresce di valore perché la domanda è ormai orientata in quella direzione. L’appartamento in classe F o G peggiorerà sempre più la propria performance energetica, avrà costi energetici via via crescenti, avrà difficoltà ad avere un mutuo per l’acquisto, non potrà resistere alla svalutazione economica, non avrà più domanda di acquisto se non a prezzi drasticamente ridotti. D’altra parte è intuitivo: se compro un appartamento in classe F o G so già che dovrò portarlo alla classe A entro il 2035 per un obbligo di legge e dovrò investirci tanti soldi che sconterò inevitabilmente dal prezzo di acquisto dell’immobile. Questo vale per tutta Italia ma in alcune aree questo fenomeno presenta un’intensità maggiore.

In quali aree?

Soprattutto nelle grandi città, rispetto ai comuni della provincia, la perdita del valore degli immobili in classe energetica bassa è più accentuato.

Che cosa manca o non funziona, invece, nel Pniec?

Guardiamo agli obiettivi che si dà il Pniec e scopriamo che sono previsti risparmi di energia finale dal 2021 al 2030 per 73 MTeP. Nel Pniec 2019 avevamo garantito per lo stesso periodo risparmi energetici per 51 MTeP. Questo significa un ulteriore risparmio di 20 MTeP rispetto alle misure già in corso, ma non siamo al 2021, siamo al 2025. Un obiettivo enorme e, a parte i trasporti, dove l’elettrificazione va avanti, vedremo fino a dove e con quali risultati, il secondo settore cui si chiede il risparmio maggiore è quello degli immobili e delle costruzioni. Ci aspetteremmo di essere convocati domani per studiare la strategia necessaria a raggiungere questi obiettivi, ma per ora non è successo. Da qui passa lo snodo fondamentale perché da qui noi capiremo se il Pniec è una linea di indirizzo che saremo tutti chiamati a seguire per raggiungere l’obiettivo comune o se è il classico documento di inquadramento che abbiamo mandato in Europa e poi vediamo cosa succede.

Questo è il vero punto del Pniec. Nessuno ha ancora capito se è una scartoffia mandata un po’ burocraticamente a Bruxelles da un ministro per adempiere a un obbligo formale oppure se dietro c’è un’anima che impone al governo nel suo insieme di mettere in campo politiche serie o, meglio, un insieme coerente di politiche. C’è un modo, aldilà di generiche promesse, per capire se sia l’uno o l’altro?

Molto dipenderà dai KPI (Key Performance Indicator) che saranno fissati. Se ci limitiamo a dire che dovremo ridurre 20 MTeP di energia consumata all’anno entro il 2030 e dividiamo questo obiettivo per gli anni che abbiamo davanti, questo non servirà perché potremo valutare se abbiamo centrato l’obiettivo annuo di riduzione dei consumi solo l’anno dopo, quando l’obiettivo sarà stato centrato o fallito. Invece dobbiamo dire esattamente cosa devo fare per ottenere quell’obiettivo energetico. Devo fare mille ristrutturazioni profonde all’anno? Bene, in corso d’anno posso misurare se sto rispettando l’obiettivo o meno. Diamoci dei KPI che non siano solo l’energia risparmiata. Il 2030 è domattina e non abbiamo il tempo di correggere la rotta a posteriori, dobbiamo darci KPI più precisi di controllo dei risultati della nostra azione.

Nel Pniec si parla genericamente di un mix di vecchie politiche riformate e di nuove politiche per centrare gli obiettivi. Fumosamente.

Qualche segnale positivo su alcune linee di indirizzo c’è. Per esempio, è interessante che per la prima volta si parli di efficientamento del settore non residenziale, che ha margini enormi di miglioramento dell’efficienza energetica, e finora non ha fatto quasi nulla. Si pensi a uno stabilimento industriale o a un grande supermercato che in questo periodo dell’anno deve produrre aria fredda in quantità enormi. Così come è utile che nelle premesse il Pniec dica che gli edifici pubblici saranno obbligati a usare gli Energy Performance Contract, strumenti contrattuali che non diventano spese di investimento, ma sono spese di manutenzione e spostano in capo al privato il rischio del raggiungimento del risultato energetico. Una linea di indirizzo positiva anche qui, ma è tutto da verificare come si potrà applicare, è da verificare se queste premesse positive si tradurranno in uno strumento concreto e funzionante.

E gli incentivi?

È il passaggio vero che dobbiamo riuscire a fare, siamo ancora al buio. Oggi abbiamo tantissime politiche di incentivazione che spesso vanno pure in contrasto fra di loro. Andrebbero razionalizzate e  andrebbero definite le priorità. Se non tutti potranno accedere alle detrazioni fiscali, dobbiamo ragionare a chi è giusto che siano date e come. Vogliamo rivitalizzare i certificati bianchi e consentirne l’acquisto a chi non raggiunge gli obiettivi? Abbiamo ricostruito una tabella mettendo in fila tutti gli obiettivi del Pniec e vicino gli strumenti per raggiungerli. Molte di quelle caselle sono ancora vuote.

Argomenti

Argomenti

Accedi