L’ASSEMBLEA ANNUALE ANCI
Manfredi: “Il Governo dia un segnale concreto sulle risorse. Urgente un Piano Casa”

Gaetano Manfredi, Anci
IN SINTESI
“Lavoriamo costantemente con il freno a mano tirato, combattiamo ogni anno contro la precarietà dei nostri bilanci”. E’ qui che “avvertiamo la pressione maggiore” ed è qui che occorre “un sostegno concreto dal Governo”. Davanti da una platea gremita da cinquemila sindaci con la fascia tricolore, al Bologna Fiere, e alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente dell’Anci e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, torna a incalzare l’esecutivo, dopo i ripetuti allarmi lanciati nelle scorse settimane sull’impatto che la manovra rischia di avere sui servizi essenziali per i cittadini. Un allarme che ieri è risuonato ancora più forte dal palco della 42ma assemblea annuale associazione dei Comuni italiani che si è aperta ieri all’insegna del claim “Insieme per il bene comune”. E torna la domanda: “Come possiamo garantire i servizi essenziali e la crescita, se, da un lato abbiamo difficoltà di reperire risorse, dall’altro sempre più compiti e più bisogni a cui dare risposte? E aggiungo, ci sono troppe regole per i nostri bilanci, rigide e farraginose”. Casa, welfare, sanità: è su questo che dal Governo devono arrivare “sforzi significativi”.
È, dunque, su questa legge di bilancio “molto conservativa” che si concentra uno dei messaggi centrali della relazione di Manfredi. Tanto più a fronte dell’impegno assicurato dalla premier Giorgia Meloni in un messaggio, letto in apertura dei lavori, nel quale ha assicurato che “l’Anci troverà sempre l’attenzione del Governo” e che questa manovra “per la prima volta dopo molti anni non prevede nuovi tagli per il comparto degli enti locali e anzi incrementa il fondo per i minori affidati da 100 a 250 milioni di euro”. Ma il presidente dell’Anci non vede prospettive rosee per il 2026. “La spesa corrente è il motore del nostro quotidiano. Dobbiamo gestire l’impatto delle precedenti leggi di bilancio: circa 2 miliardi in meno di capacità operativa fino al 2029. Se ben 740 milioni di euro sono il taglio, ci sono 1 miliardo e 350 milioni di accantonamenti previsti per finanziare investimenti e per ridurre il disavanzo. La prospettiva del 2026 quindi non è rosea. Ci troviamo di fronte ad una contrazione di 460 milioni di euro per la parte corrente”, rimarca.
“Siamo oggi in piena sessione di bilancio. Il testo del disegno di legge ha certamente recepito alcune proposte rilevanti dell’ANCI – e di questo voglio ringraziare in particolare il Ministro Giorgetti – a partire da una nuova regola per il calcolo del fondo crediti di dubbia esigibilità. Questo consentirà, per chi ha un miglioramento della riscossione a partire dal 2025, di liberare risorse di parte corrente già nel corso del 2026” . E, dice ancora Manfredi, “siamo consapevoli che il nostro Paese si muove dentro regole e vincoli di bilancio che mettono sotto stretto controllo la spesa, sia corrente che in conto capitale. Noi però, a differenza di altri, abbiamo con grande sacrificio negli anni dato molto, troppo rispetto al nostro peso sul complesso della PA, oggi al 7,5%. Lo dicono i dati: la spesa corrente dei Comuni in rapporto al PIL è diminuita al 2,7%, il livello più basso da molti anni, nonostante i compiti e gli obblighi crescenti. Il debito dei Comuni è pari ad appena l’1% del debito pubblico complessivo”.
Tutto questo “ci dà la forza di chiedere al Governo e al Parlamento, in queste ore, che serve sostenere di più i servizi ai cittadini, almeno per le voci di spesa molto critiche, come la spesa per i minori italiani e a quella per l’assistenza scolastica agli studenti con disabilità. Chiediamo risorse, sì, ma per poter continuare a lavorare al meglio, come abbiamo dimostrato di saper fare”.
“Sul Pnrr i Comuni i più bravi, ora pronti alla sfida dei fondi di coesione”
“A chi mette in dubbio la nostra capacità amministrativa, rispondiamo con i fatti. Siamo la struttura più efficiente e più rapida del Paese. Perché i sindaci non fanno annunci, ma fatti. Ed è il compito più difficile, portare a termine opere che restino.Lo stanno dimostrando nella grande sfida del Pnrr”, dice Manfredi che torna , ancora una volta, a rivendicare i risultati raggiunti con il Piano. “I Comuni sono stati i più bravi nell’attuazione del Piano.Sulla base degli ultimi dati, il 50% dei progetti è concluso, il 14% è in fase di collaudo e il 33% è in corso di esecuzione. Entro la fine del Pnrr daremo ai nostri cittadini: più di 1.000 progetti di rigenerazione urbana completati per una superficie di almeno 1 milione di metri quadrati; oltre 200 interventi per strutture sportive, per una superficie complessiva di oltre 200.000 metri quadrati; più di 3 mila nuovi autobus a zero emissioni; 1300 interventi di valorizzazione dei siti culturali; 4 milioni e mezzo di alberi piantati. E sono solo alcuni esempi. Non semplici numeri, ma traguardi misurabili. Sono impegni che migliorano la qualità della vita delle persone”.
Preoccupa molto il post Pnrr ma ora c’è una nuova sfida che i Comuni si dicono pronti ad affrontare. “Chiediamo un ruolo centrale anche nella gestione dei futuri fondi per la coesione. I dati che abbiamo appreso in queste settimane – di una spesa ferma al 8% in Italia – ci convincono che vanno riformate le regole. E che si possono fare le cose in altro modo e in altri tempi. Non possiamo accettare che ci siano risorse ferme e non spese, quando le esigenze dei cittadini sono enormi. Riteniamo – mi rivolgo al vicepresidente della Commissione europea Fitto, che ringrazio per l’attenzione che ci ha sempre assicurato – che la proposta di revisione del quadro finanziario pluriennale, per la parte che intende rafforzare il ruolo dei Comuni, sulla base del modello del Pnrr, sia importante. I sindaci continueranno a sostenerla, e speriamo arrivi a buon fine”.
“Casa grande emergenza, serve un Piano nazionale: è un investimento per la coesione”
Manfredi punta i riflettori sulle grandi emergenze che i Comuni si trovano ad affrontare, che sono anche le grandi emergenze del Paese, come la questione abitativa. È urgente “un Piano Casa nazionale pluriennale capace di mobilitare risorse e visioni. Lo stiamo chiedendo al Governo” e “ora lo chiede anche la Commissione europea. Abbiamo avanzato delle proposte concrete, spesso con progetti disponibili. Il Governo presti attenzione, ci convochi”, incalza Manfredi.. “L’emergenza non riguarda solo le fasce più fragili. Oggi, la crisi del mercato immobiliare, tra affitti insostenibili e la difficoltà di accedere ai mutui — ha colpito duramente anche il ceto medio, giovani professionisti, studenti, giovani coppie, chi deve cambiare Comune per opportunità di lavoro. E questo crea un effetto domino devastante”. E ancora: “Il Piano Casa non è una spesa, è un investimento strategico per la coesione e il futuro produttivo del Paese. Ogni euro speso per garantire un tetto sicuro alle famiglie fragili, al ceto medio, ai giovani, restituisce ai cittadini la fiducia di poter programmare un futuro”. Non si può più stare fermi di fronte a “numeri drammatici” : “abbiamo un paradosso strutturale con circa 9,6 milioni di abitazioni non occupate, ma quasi 4 milioni di italiani sono in condizioni di povertà abitativa. Il patrimonio immobiliare comunale non utilizzabile -perché richiede manutenzione – è pari a 122 mila unità. E le famiglie in graduatoria, in attesa di una casa, sono circa 187mila. Basterebbe quindi un serio investimento politico percominciare a far quadrare i conti! Bisogna riqualificare l’edilizia residenziale pubblica, il cui degrado contribuisce all’allargamento dei divari sociali e diminuisce la disponibilità di case popolari. Bisogna colmare il vuoto di risposte alla cosiddetta “classe grigia”, quella fascia di popolazione che ha un reddito troppo alto per accedere all’Edilizia Residenziale Pubblica,e troppo basso per affrontare il libero mercato. Il Piano deve intervenire in modo mirato, recuperando l’esistente, riqualificando l’edilizia popolare e stimolando le opportunità di social housing e partenariato pubblico-privato, per creare un’offerta abitativa dedicata al ceto medio.
“Rigenerare è intervenire per il bene comune”
Un importante passaggio della relazione, Manfredi, lo dedica a un’altra priorità strettamente connessa al tema della casa: quella della rigenerazione urbana che, appunto, poggia “poggia su un pilastro non negoziabile: il diritto all’abitare”. Manfredi è netto : “Per noi, rigenerare un territorio non significa solo ristrutturare edifici o riqualificare piazze; significa intervenire per il Bene Comune nel suo senso più profondo. La vera rigenerazione significa ricucire gli strappi del tessuto sociale, riportare equità nei luoghi dove i divari sono ampi, ridare ossigeno a quartieri o a Comuni troppo a lungo dimenticati.
Mattarella: il confronto Comuni-Governo prosegua con spirito costruttivo, avanti con politiche abitative
Dopo la relazione di Manfredi, a prendere la parola è stato il Capo dello Stato, accolto da una standing ovation. Mattia ha espresso l’auspicio che “il confronto con il Governo -assicurato, poc’anzi, dalla Presidente del Consiglio – sulle risorse a disposizione dei Comuni, sui fondi da destinare a interventi prioritari, sul peso che tuttora esercitano nei bilanci i tagli degli anni precedenti alla spesa corrente, prosegua con spirito costruttivo e di corresponsabilità”. Inclusione, integrazione, uguaglianza tra i cittadini: sono questi i valori nel dna dei Comuni e devono essere gli obiettivi delle azioni in campo. “Il disegno dei nostri borghi, delle nostre città, deve essere necessariamente rielaborato per corrispondere al principio irrinunciabile di far valere concretamente l’uguaglianza dei cittadini in tutte le stagioni della loro vita”, sottolinea Mattarella. E “le politiche per la casa, nella duplice segnalazione di un’emergenza per le tensioni abitative che si manifestano e, insieme, di un bisogno fondamentale cui corrispondere per sostenere l’avvio di serie iniziative di sostegno alla natalità, richiedono – sollecita – uno sforzo di programmazione, che interpella, insieme, Comuni, Regioni e Stato”.
“Si tratta di politiche basilari – evidenzia Mattarella- per incoraggiare le nuove famiglie, per favorire i giovani studenti, per includere i lavoratori che giungono, in caso diverso marginalizzati e sospinti nel degrado. E’ una stagione che l’Italia visse all’epoca delle migrazioni interne, a cavallo degli anni ‘60. Integrare chi lavora è un moltiplicatore di sicurezza e di qualità della vita urbana. Le città cambiano, i territori cambiano. Mutamenti tecnologici sono intervenuti, consentendo il dialogo da realtà remote. Nuove modalità di produzione vedono modificarsi radicalmente la nozione di centro e di periferia. Le periferie ora sono altro. Tanto altro, da mettere in discussione la stessa idea di centro, a vantaggio del concetto di rete. Accorciare le distanze e includere è tema che, nelle sue declinazioni territoriali e nelle sue articolazioni, si impone oggi come priorità”.