SICUREZZA SUL LAVORO

Brancaccio (Ance): “Passi avanti con il Dl. Ma in cantiere tutti con stesso livello di formazione specifica”

Si sono svolte in Senato le audizioni di imprese e sindacati sul nuovo Dl sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. La presidente di Ance sottolinea il passo avanti che si è fatto ma evidenzia anche delle criticità. In particolare, Brancaccio richiama la necessità della formazione specifica per chiunque lavori in un cantiere. Ora importante è il confronto tra le parti sociali per ottimizzare l’applicazione delle misure e risolvere le problematiche burocratiche e informative sollevate.

12 Nov 2025 di Maria Cristina Carlini

Condividi:
Brancaccio (Ance): “Passi avanti con il Dl. Ma in cantiere tutti con stesso livello di formazione specifica”

Federica Brancaccio, presidente Ance

Il nuovo decreto legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro compie un passo avanti nella giusta direzione ma rimangono aspetti problematici che vanno affrontati per garantire l’efficacia delle nuove disposizioni. A sottolinearlo è stata la presidente di Ance, Federica Brancaccio, nel corso di un’audizione al Senato, dove il provvedimento varato dal Governo è stato incardinato e dove la Commissione Affari Sociali ha ascoltato ieri i rappresentanti delle imprese e dei sindacati. In generale, Ance ha accolto positivamente il decreto riconoscendo gli sforzi per migliorare la sicurezza e la formazione nel settore edile. Tuttavia, l’associazione dei costruttori sollecita la necessità di un confronto continuo con le parti sociali per ottimizzare l’applicazione delle misure e risolvere le problematiche burocratiche e informative sollevate.

L’Ance ha accolto con favore le misure di potenziamento della sicurezza introdotte dal decreto, con particolare riferimento agli incentivi per la formazione preventiva dei lavoratori. La formazione in cantiere è, infatti, considerata essenziale per ridurre i rischi, non solo per chi svolge lavori edili, ma anche per i professionisti di altri settori che operano nei cantieri. In questo contesto, Ance ha ribadito l’importanza di garantire che tutti i lavoratori ricevano lo stesso livello di formazione, indipendentemente dalla loro specializzazione. “Fare sicurezza in edilizia è sicuramente più difficile che in altri settori industriali. L’impegno dell’Ance ha portato al varo di scelte contrattuali volte al rafforzamento della sicurezza sul lavoro e all’implementazione della formazione, condivise con il sindacato e inserite nell’ambito della contrattazione collettiva di settore, anche attraverso lo strumento della bilateralità”, è stata la premessa di Brancaccio secondo la quale il decreto valorizza il ruolo delle organizzazioni paritetiche, espressione delle parti sociali più rappresentative del settore, che avranno un ruolo attivo nella sorveglianza sanitaria e nella promozione della sicurezza nelle imprese.  Sul badge di cantiere “abbiamo già esperienze come settore. Pensiamo possa essere uno strumento molto utile soprattutto quando non appesantisce ulteriormente, ma semplifica aiutando anche nella congruità della manodopera. Quindi pensiamo che, se ben utilizzato, sia uno strumento di semplificazione, trasparenza e legalità”, ha sottolineato Brancaccio. Ma c’è una criticità che ha tenuto a evidenziare: “la sicurezza in edilizia è qualcosa di molto complesso, perché il cantiere è una fabbrica in movimento: cambia ogni giorno. Torniamo, quindi, su una questione che portiamo avanti da anni, ma che – ha rimarcato – ancora una volta non è stata inserita in un decreto sulla sicurezza. Si tratta del tema della formazione specifica per qualsiasi operatore che entri in cantiere”. Per Brancaccio,  “è fondamentale per questo decreto legge, che noi accogliamo positivamente, che i decreti attuativi siano frutto di un confronto con le parti sociali”.

C’è il rischio, inoltre, di un carico di burocrazia che potrebbe risultare oneroso per le imprese del settore. Il decreto prevede infatti che le aziende che vogliono accedere ai benefici contributivi debbano pubblicare preventivamente la disponibilità delle posizioni lavorative sul Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), un adempimento che, secondo Ance, appunto, potrebbe aggravare ulteriormente la burocrazia, senza contribuire in modo concreto alla sicurezza nei cantieri. Altro punto critico riguarda la mancata distinzione dei dati sugli infortuni in base ai contratti collettivi applicati dalle imprese. Ance ha chiesto che l’Inail fornisca dati più dettagliati e suddivisi per CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro), per permettere un’analisi più mirata delle cause degli incidenti e migliorare così le politiche di prevenzione.

“Ci sono cose che a nostro modo di vedere mancano nel decreto. In particolare, il tema della tecnologia. Oggi la tecnologia è fondamentale ed è secondo la tecnica che il datore di lavoro deve scegliere e adottare tutti gli strumenti a sua disposizione. Oggi abbiamo l’Intelligenza artificiale e tutte le tecnologie necessarie per anticipare l’infortunio: non usarle sarebbe rinunciare a un fattore fondamentale. Non utilizzare l’IA sarebbe come rinunciare a fare sicurezza”, ha detto Fabio Pontrandolfi in rappresentanza di Confindustria, in audizione.  Sempre sul fronte delle imprese, “servono regole chiare e applicabili” per la sicurezza sul lavoro: è la sollecitazione arrivata da Mauro Lusetti, vicepresidente di Confcommercio, secondo cui “ridurre le morti sul lavoro non significa introdurre solo nuove norme, ma agire in modo coordinato su tutti i fattori che generano insicurezza: dai contratti pirata agli appalti al massimo ribasso, fino all’evasione contributiva che indebolisce tutele e formazione”. Perché “le misure producano risultati concreti, è però indispensabile che vengano attuate nel rispetto di tre principi fondamentali: proporzionalità, per evitare oneri eccessivi soprattutto per le micro e piccole imprese; semplificazione, per rendere le regole realmente applicabili; e incentivazione, per premiare chi investe in sicurezza e formazione”.

Sul fronte sindacale, sul decreto si sono appuntate le critiche della Cgil.  “Il decreto legge con misure urgenti per la tutela e la sicurezza sui luoghi di lavoro, varato il 28 ottobre dal Consiglio dei ministri, non incide in alcun modo sul modello di impresa che produce infortuni e soprattutto gravi perdite di vite umane in modo continuo come effetto della precarietà dilagante dei rapporti di lavoro, dei subappalti a cascata, del mancato rispetto dei Ccnl, della compressione dei costi e dei diritti. Ciò mentre attraverso una norma della legge annuale per le Pmi il Governo deresponsabilizza le imprese committenti sulle condizioni di lavoro nella filiera del tessile, un settore chiave per l’economia italiana”, ha detto Sebastiano Calleri, responsabile nazionale salute e sicurezza della Cgil. “Si può osservare quindi che rimangono irrisolti molti dei nodi cruciali delle problematiche della sicurezza sul lavoro in Italia, a cominciare dalla qualificazione delle imprese, ai meccanismi che impediscono la responsabilità solidale nella filiera produttiva in relazione agli appalti”, ha aggiunto Calleri.  Sul badge di cantiere la Cisl chiede che “attraverso il badge si riesca a risalire non solo ai dati identificativi del lavoratore e del datore di lavoro, ma anche al contratto di lavoro, all’orario di lavoro previsto e al percorso formativo”.  Per la Uil, “è un decreto che ha cose importanti, ma ce ne sono altre che potrebbero far parte di questo decreto o di decreti successivi. Tra questi segnaliamo in particolare la questione del divieto di sub appalti a cascata, l’eliminazione delle gare a massimo ribasso, l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro con l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro e il riconoscimento del patrocinio legale gratuito per le famiglie che hanno una vittima sul lavoro”, ha detto Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil. “Chiediamo che alle famiglie delle vittime sul lavoro sia riconosciuto lo stesso trattamento previsto per coloro che perdono un congiunto per mano della mafia”.

 

I

 

Argomenti

Argomenti

Accedi