Messina, il Forte Castellaccio diventa hub culturale
IN SINTESI
Un nuovo tassello si aggiunge alla strategia di rigenerazione urbana dell’Agenzia del Demanio per la città di Messina. Dopo decenni di abbandono e degrado, il Forte Castellaccio, uno dei complessi fortificati più antichi e simbolici della città dello Stretto, sarà, infatti, recuperato, restaurato e riconvertito in un hub culturale e sociale grazie a un finanziamento di oltre 55 milioni di euro provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), nell’ambito dei Piani Urbani Integrati.
Il progetto, promosso dalla Città Metropolitana di Messina in collaborazione con l’Agenzia del Demanio e la Regione Siciliana, rappresenta uno degli interventi più significativi del Piano Città degli immobili pubblici, il programma di valorizzazione e riuso del patrimonio statale e militare dismesso. L’obiettivo è restituire alla collettività spazi di valore storico e architettonico trasformandoli in motori di sviluppo culturale, sociale ed economico.
«Il ritorno del Forte Castellaccio alla città rappresenta un traguardo fondamentale nel nostro percorso di rigenerazione urbana» – ha dichiarato il sindaco Federico Basile – Grazie al Pnrr e alla collaborazione con l’Agenzia del Demanio, questo luogo simbolico diventerà un laboratorio di cultura e identità, capace di unire memoria storica e innovazione. Messina investe sul proprio futuro e sulla qualità della vita dei suoi cittadini».
La concessione e il piano di intervento
Il Forte Castellaccio, situato su una collina a circa 150 metri sul livello del mare e con una superficie complessiva di 26 mila metri quadrati, è stato concesso gratuitamente per 15 anni dall’Agenzia del direttore Alessandra dal Verme alla Città Metropolitana.
L’accordo prevede un articolato piano di riqualificazione architettonica, paesaggistica e funzionale, che includerà il restauro della struttura originaria, la demolizione di edifici incongrui realizzati nel secondo dopoguerra e la creazione di spazi espositivi, museali, artistici e didattici.
In particolare, il complesso sarà trasformato in un centro multifunzionale capace di ospitare mostre, eventi culturali, attività educative e laboratori creativi, diventando così un punto di riferimento per la cittadinanza e per il turismo culturale. Il progetto è stato concepito per garantire la sostenibilità economica della struttura, con un modello gestionale che prevede il coinvolgimento di enti culturali, associazioni, università e operatori privati.
Un luogo simbolo della memoria urbana
Le origini del Forte Castellaccio risalgono al 1263, quando fu edificato per volontà della Corona aragonese. La struttura venne poi ricostruita nel 1547 sotto il viceré Giovanni De Vega, su progetto dell’architetto bergamasco Antonio Ferramolino, che gli conferì l’attuale forma quadrata con quattro bastioni angolari, secondo i canoni della fortificazione rinascimentale.
Nei secoli, il forte subì numerosi rimaneggiamenti, in particolare dopo il devastante terremoto del 1908 che ne compromise gravemente la stabilità. Durante la Seconda guerra mondiale, ulteriori interventi snaturarono la sua originaria architettura militare. Nel dopoguerra, l’area venne parzialmente occupata dalla comunità educativa “La Città del Ragazzo”, un progetto di pubblica utilità che tuttavia comportò la costruzione di edifici estranei al contesto storico, tra cui una palazzina in falso stile gotico.
Negli anni successivi, nonostante diversi tentativi di recupero, il sito è stato progressivamente abbandonato, vandalizzato e depredato, fino a diventare un simbolo del degrado urbano. La sua riqualificazione rappresenta quindi anche una riconciliazione con la memoria storica della città visto che darà vita alla nuova “città del ragazzo”, uno spazio dedicato a musei, mostre temporanee, eventi artistici e attività educative, destinato a diventare punto di riferimento per la comunità e motore di inclusione sociale.
Una rete di 21 immobili pubblici da rigenerare
Il Forte Castellaccio è solo una parte di un più ampio programma del Demanio che coinvolge 21 immobili trasferiti al Comune di Messina a partire dal gennaio scorso, grazie a un’intesa tra l’Agenzia, la Regione Sicilia e la Città Metropolitana. Recuperi, questi, di spazi pubblici storici che confermano la nuova strategia del Demanio, orientata non solo alla dismissione, ma anche alla valorizzazione attiva degli asset immobiliari attraverso partnership istituzionali e strumenti di finanza pubblica-privata.
Tra questi figurano la Caserma Masotto, l’Ex Caserma Nervesa, i Forte Ogliastri, Gonzaga, Cavalli, Petrazza, Spuria, Serra La Croce e altre strutture militari storiche. Tutti gli interventi si collocano nel quadro del Piano Città.
Nel frattempo, proseguono anche i lavori del Progetto Pilota Pinqua (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare), che prevede la trasformazione dell’ex caserma Nervesa, area di 11.830 mq situata a Bisconte, in un nuovo quartiere con 50 alloggi a canone calmierato e servizi di prossimità.
«Messina sta costruendo un nuovo modello di città – ha evidenziato Basile – fondato su innovazione, inclusione e sostenibilità. Il recupero del patrimonio pubblico diventa così una leva economica e sociale, capace di generare occupazione, attrarre investimenti e migliorare la vivibilità dei quartieri».
Un volano per il territorio e l’economia locale
La riqualificazione del Forte Castellaccio non ha solo un valore simbolico e culturale: rappresenta anche un investimento strategico per l’economia locale. La realizzazione dell’opera coinvolgerà imprese edili, restauratori, professionisti del settore culturale e creativo, con ricadute positive in termini occupazionali.
Inoltre, la creazione di un nuovo polo attrattivo potrà rafforzare il turismo culturale e congressuale, integrandosi con il sistema museale cittadino e con le altre iniziative previste dal Pnrr Sicilia.
Il direttore generale della Città Metropolitana, Giuseppe Campagna, ha sottolineato come «il progetto del Forte Castellaccio sia tra i più rilevanti nell’ambito della valorizzazione del patrimonio pubblico. Restituire alla collettività spazi di tale valore e trasformarli in centri di aggregazione e innovazione sociale significa investire concretamente nelle nuove generazioni e nel capitale umano della città».