LA GIORNATA
Banche, Meloni: “In Manovra 5mld su 44 di profitti, siano soddisfatte”
- Oice: nel 2025 previsto +12% di fatturato all’estero
- Pnrr, Orsini: “mi aspetto una rimodulazione, fondi rimasti siano per crescita e competitività
- Unioncamere: surplus Sud 1,5 più veloce del Nord ma pro capite quasi la metà
IN SINTESI
Nel dibattito arroventato e nello scontro tra Fi e Lega sulle misure sulle banche in manovra, scende in campo la premier Giorgia Meloni per difendere e blindare l’intervento che servirà, dice, a sostenere le fasce più deboli della popolazione. “Se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole. Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro”, ha affermato Meloni nel nuovo libro di Bruno Vespa Finimondo in uscita giovedì 30 ottobre per Mondadori-Rai Libri, di cui una nota fornisce uno stralcio in anteprima. Rivolgendosi a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, la premier continua: “Non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perché daremmo un segnale sbagliato. Vogliamo un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare. Ho spiegato – continua Meloni – che per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie a questa politica, ha avuto dei grandi benefici”.
Energia: Meloni, parleremo con gestori idroelettrico e rivedremo le tariffe
‘Una volta che l’Europa avra’ definito un esatto quadro normativo, al momento di rinnovare le concessioni sulle centrali dell’energia idroelettrica, dovremmo parlare molto chiaramente con i gestori e rivedere anche le tariffe. In questo, io sono d’accordo con Calenda’. Lo ha detto Giorgia Meloni nel nuovo libro di Bruno Vespa ‘Finimondo’ in uscita giovedi’. L’energia idroelettrica, prosegue la premier, “e’ quella per definizione piu’ verde. Potrebbe darci molto di piu’, per esempio con interventi seri e strutturali, cominciando dal dragaggio delle dighe’.
Oice: nel 2025 previsto +12% di fatturato all’estero
Continuano a crescere l’ingegneria e l’architettura italiane all’estero: previsto +12% di fatturato nel 2025 sul 2024. Emerge dal Rapporto estero 2025 dell’Oice (Associazione delle organizzazioni di ingegneria, di architettura e di consulenza tecnico-economica) sulle attività delle società italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnica all’estero, presentato ieri a Villa Madama a Roma. Il settore dell’ingegneria e della progettazione sta vivendo una profonda trasformazione guidata da numerosi elementi che ne influenzano lo sviluppo. In primis, il cambiamento climatico, che sta spingendo le aziende ad orientarsi verso soluzioni resilienti, come impianti per il riutilizzo delle acque, materiali a basso impatto ambientale e infrastrutture capaci di rispondere a eventi climatici estremi. In tale contesto, l’attenzione si concentra sull’innovazione come driver per la sostenibilità ambientale e il benessere delle persone, dato l’impegno nella transizione energetica globale e nel raggiungimento degli obiettivi di zero emissioni entro il 2050. In secondo luogo, un’altra delle tendenze più significative è il ritorno all’energia nucleare, con numerosi Paesi impegnati nella progettazione e costruzione di nuovi impianti o nella riattivazione di quelli esistenti, come parte di strategie di sovranità energetica e sicurezza geopolitica. Parallelamente, cresce l’interesse per soluzioni progettuali che favoriscano l’inclusione sociale, il coinvolgimento delle comunità locali e il rispetto delle tradizioni culturali, valorizzando il cosiddetto ‘approccio community-centric’, così da rafforzare le economie regionali e trasferire competenze tecniche in contesti fragili o in via di sviluppo. Infine, la digitalizzazione sta proseguendo nel processo di forte sviluppo: tecnologie come il Building information modeling (Bim), la realtà aumentata e i sistemi di monitoraggio avanzato stanno rivoluzionando i sistemi di progettazione, controllo e gestione delle opere. In particolare, l’intelligenza artificiale sta emergendo come la tecnologia che avrà l’impatto più forte sul settore: le aziende la stanno esplorando per l’ottimizzazione della progettazione, il procurement e la pianificazione, aprendo nuove frontiere tecniche ed operative.
Sullo sfondo, la complessità geopolitica globale – dai conflitti armati alle fluttuazioni nelle politiche internazionali – sta ridefinendo le priorità governative e gli investimenti, spingendo molte aziende a diversificare i mercati e adottare strategie più flessibili per gestire l’incertezza. Le prime 225 aziende mondiali (i campioni dell’ingegneria e dell’architettura globali incluse le italiane) crescono in Medio Oriente del 30%, negli Stati Uniti dell’11% e in Africa del 9%. La regione del Medio Oriente ha registrato la crescita più significativa rispetto all’anno precedente, avendo quasi raddoppiato i ricavi del settore in soli 3 anni, confrontati con il 2021. Nelle classifiche Enr 2025 sulle Top225 International design firms, ossia le prime 225 società per fatturato all’estero, l’Italia è in ritardo in termini di fatturato estero tra le società europee (limite dimensionale) ma vi contribuisce con il maggior numero di società (12) tra i principali 6 Paesi dell’Unione (record). Per numero di società operanti all’estero escludendo raggruppamenti regionali come ‘Altri Europa’, l’Italia è terza mondiale dopo Usa e Cina e testimonia la grande propensione all’estero del settore, costituito in particolare da pmi. Il fatturato estero 2024 (+8% rispetto al 2023) delle società di ingegneria e architettura italiane pesa per quasi il 30% del fatturato complessivo prodotto (quasi 5 miliardi di euro). La proiezione complessiva del 2025 vede il fatturato estero in crescita di circa il 12% rispetto a quello prodotto nel 2024 fuori dai confini nazionali. Guardando agli ultimi undici anni, la quota internazionale fa registrare un +152% nonostante le flessioni del periodo del Covid (dato 2021). La crescita dell’ultimo triennio (2022-2025) è più forte di quella del periodo 2014-2020. Per più del 50% del campione il fatturato estero è aumentato in modo importante dal 2023 al 2024. L’82% delle aziende con più di 251 dipendenti è attivo sul mercato estero (l’83% tra 251 e 500 e l’80% più di 500), mentre solo il 19% delle aziende con meno di 25 dipendenti è attivo sui mercati internazionali (il 16% tra 11 e 25 e il 24% meno di 10). Le aziende con 26-50 e 51-100 dipendenti rappresentano il 40% delle aziende attive all’estero. Gli altri cluster importanti sono quello delle aziende con 11-25 dipendenti, con 101-250 dipendenti e con meno di 10 dipendenti (che rappresentano rispettivamente il 17%, il 15% e il 13% delle aziende attive all’estero), mentre gli altri presentano percentuali pari o inferiori al 10%. Sebbene la dimensione sia un fattore che influenza l’internazionalizzazione, le aziende del campione con meno di 100 dipendenti rappresentano il 70% del totale di quelle attive all’estero. Questa considerazione è rilevante per valutare i servizi utili a sostenere e potenziare le attività di internazionalizzazione delle aziende di ingegneria italiane. Guardando alla produzione estera per settore, guidano le infrastrutture, inclusi i trasporti con il 34,8%, segue l’energia con le sue varie articolazioni (31%), poi pianificazione e costruzioni con il 10,7% e altre infrastrutture (11,5%) tra i principali settori. Il valore della produzione estera per cliente deriva principalmente da clienti del settore pubblico (45%) sia diretto che tramite concessionario e imprese pubbliche. Segue quello privato al 43,9%. Seguono le Ifis che contano nel 2024 il 6%. La percentuale di donne impiegate nelle società di ingegneria e architettura è del 35% nel 2024 e nel 2025 arriverà al 36% con importanti margini di crescita (era il 31% nel 2023). In crescita anche la quota degli under 35 che è 35 % nella previsione 2025 rispetto al 31% del 2023. Le società italiane di ingegneria, architettura e consulenza realizzano la maggior parte del loro fatturato estero 2024 in Europa (Ue e Europa non Ue) con il 23%, seguita da Medio- Oriente (19,5%) e dall’Africa sub-sahariana con il 15,6%. Poi Nord America (14,9%). Per quanto riguarda i dati aggiudicazioni gare settore servizi di consulenza delle principali Ifis nel 2024, è da segnalare la crescita sulla Banca Interamericana di Sviluppo. L’Italia è salita dal tredicesimo al sesto posto tra i non-borrower countries in termini di valore dei contratti, dopo Svizzera, Usa, Canada, Germania e Spagna. Perde posizioni con Banca Mondiale e Banca Africana. Guadagna due posizioni con la Banca Asiatica. Per Ebrd l’Italia consolida la sua posizione ed è seconda nel ranking dietro Uk per la quale vanno fatte considerazioni legate al corporate procurement (l’Italia era terza nel 2023 e ancora seconda nel 2022) essendosi aggiudicata il 14,4% del totale assegnato pari a 140 milioni di servizi. Tra le priorità geografiche per il 2025-2027 (analisi settembre 2025): crescita importante Ue (25%) e soprattutto Paesi europei non Ue e Balcani (22%), Africa Sub-sahariana (18%), tengono il Medio Oriente, con particolare riguardo all’Arabia Saudita, e l’Africa. Le aree di interesse sono particolarmente in linea con la maggiore esposizione e impegno del Governo (Balcani ed Europa, Africa, Medio Oriente e riferimento al Saudi) L’84% del campione ha ritenuto che il sistema istituzionale italiano per l’estero abbia facilitato l’attività di internazionalizzazione con particolare riguardo a Farnesina e Agenzia Ice. ”Il nostro Paese ha continuato ad investire all’estero. La prospettiva di crescita all’estero è importante, lo dicono i numeri. Abbiamo fatto un grande lavoro politico stiamo spingendo sui Balcani e lavorando sull’Ucraina”, ha detto Giorgio Lupoi, presidente OICE, intervenendo alla presentazione del Rapporto OICE 2025 sulle attività all’estero delle società italiane di ingegneria, architettura e consulenza. ”Stiamo facendo tanto e dobbiamo raggiungere i livelli del dopoguerra – sottolinea – e ringraziamo chi a livello istituzionale e imprenditoriale, continua credere in noi”.
Pnrr, Orsini: “Mi aspetto una rimodulazione, fondi rimasti siano per crescita e competitività
“Mi aspetto che ci sia una rimodulazione del Pnrr e spero che i fondi che rimangono possano essere messi per la crescita e la competitivita’. E’ ovvio che su quei fondi noi facciamo affidamento”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuale Orsini, intervenendo all’assemblea pubblica di Federchimica, la Federazione nazionale dell’industria chimica.
Unioncamere: il valore aggiunto del Sud una volta e mezzo più veloce del Nord ma il pro capite è quasi la metà del Nord Ovest
Il valore aggiunto del Sud lo scorso anno ha corso ad una velocità una volta e mezza superiore a quella del Nord, +2,89% contro l’1,77% del Settentrione e il 2,14 % della media italiana rispetto al 2023. È quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale a valori correnti del 2024 che tiene conto dell’ultima revisione di contabilità nazionale effettuata dall’Istat e diffusa nello scorso mese di settembre. In particolare, nel complesso del Paese aumenti a due cifre si registrano nell’agricoltura (+10,25%), che comunque genera appena il 2,23% della ricchezza prodotta, mentre sul fronte opposto cali più consistenti si rilevano nella manifattura (-4,10%) che realizza il 19,04% del valore aggiunto. A livello regionale a muoversi con un passo più spedito sono, in particolare, la Sardegna (+3,74%), la Puglia (+3,13%) e la Calabria (+3,12%). Ma, su base provinciale, è Viterbo a prendere maggiormente la rincorsa (+4,85%), seguita da Imperia (+4,29%) e Foggia (+4,22%). Tuttavia, se guardiamo alla ricchezza prodotta pro-capite è il Nord con 40.158 euro a smarcarsi nettamente dal resto d’Italia e, in particolare, dal Meridione (22.353 euro). A trainare è, soprattutto, Milano che con un valore aggiunto di 65.721 euro a testa conferma la sua leadership sfiorando il raddoppio della media nazionale di 33.348 euro. Un traguardo quest’ultimo raggiunto attualmente in Europa solo da 19 “province” dell’Unione europea (delle quali ben 11 tedesche) sulle 1.165[2] nelle quali è suddiviso il territorio dell’Ue. “I dati del valore aggiunto dipingono un quadro in chiaroscuro. Il Sud conferma segni positivi di dinamicità ribaltando lo stereotipo di un’area strutturalmente in ritardo rispetto al resto del Paese. Ma il gap con il Nord resta ampio e la ricchezza prodotta per abitante nel Mezzogiorno rimane decisamente inferiore. Lo ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto “preoccupa, inoltre, la flessione della manifattura, segno di una difficoltà che i dazi e le tensioni sull’export potrebbero accentuare con un impatto rilevante sul Pil. Anche per questo è quanto mai urgente una vera politica industriale capace di valorizzare le specificità territoriali e di rimuovere gli ostacoli alla competitività, a partire dal costo dell’energia ancora notevolmente più alto rispetto ai concorrenti europei”.
Il 2024 segna il boom dell’agricoltura che registra un aumento della ricchezza prodotta del 10,25% (anche per effetto delle spinte inflattive che hanno colpito questo comparto più di altri) e tocca quota 40 miliardi di euro, il valore più alto da quando sono disponibili le serie storiche. Aumenti record si registrano in Abruzzo (+31,17%) che conquista con L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo le prime quattro posizioni della relativa classifica provinciale. Mentre in controtendenza appare la Sicilia, unica regione italiana a registrare un segno meno ( -5,54%), collocando tutte le sue province in fondo alla graduatoria chiusa da Palermo (-6,89%). Segnali di sofferenza, invece, emergono dalla manifattura. Nel 2024, l’intero comparto industriale -estrattivo, manifatturiero e utilities- registra una flessione del 4,1% rispetto al 2023, interrompendo un percorso virtuoso di continua crescita iniziato dal 2015 (al netto della battuta di arresto del 2020 dovuto allo scoppio della pandemia). A fare eccezione sono solo otto province che chiudono lo scorso anno con un segno più, guidate da Reggio di Calabria (+3,08%), Viterbo (+1,64%) e Rieti (+1,60%). Un dato che desta preoccupazione, visto che proprio l’industria in senso stretto è stata negli anni un importante motore di sviluppo. Tra il 2000 e il 2024, infatti, nelle 16 province in cui è aumentata l’incidenza di questo comparto sull’economia locale si registra anche un incremento medio anno maggiore del valore aggiunto (+2,5%), con punte a Bolzano del +3,3%. Mentre nelle 91 province che, nello stesso arco temporale, hanno visto diminuire il peso dello stesso comparto l’aumento appare più contenuto (+2,2% annuo). Tra il 2023 e il 2024, il valore aggiunto del Nord si muove a passo rallentato. A fare più fatica sono l’Emilia-Romagna +0,95%, Veneto +1,20% e Friuli-Venezia Giulia +1,35%. Le difficoltà di allungare il passo del Settentrione si riscontrano anche a livello provinciale. Ad eccezione di Imperia, seconda in classifica per crescita con un incremento del 4,29%, bisogna scorrere sino alla 15esima posizione, occupata da Verbano-Cusio-Ossola (+3,24%), per trovare un’altra realtà del Nord.
Ponte sullo Stretto, Salvini: “Fiducioso sull’ok della Corte dei Conti”
‘Mercoledi’ abbiamo l’appuntamento con la Corte dei conti per l’ok definitivo alla piu’ grande opera pubblica in lavorazione in Occidente’ e ‘sono fiducioso’ sul via libera. Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Piu’ in generale, ‘mi rifiuto di pensare che qualcuno possa prendere in considerazione di fermare un piano che porta il nostro Paese a livello dei grandi player mondiali’. Per questo, ‘conto che mercoledi’ venga presa’, ‘liberamente’ da parte della Corte dei conti una decisione positiva. ‘Il mio obiettivo – quindi – e’ partire a novembre con i cantieri’. Intanto, riferisce Webuild, continua a crescere l’interesse attorno al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. A 72 ore dall’annuncio dell’apertura delle selezioni, a quanto si apprende sono già oltre 7.500 le candidature ricevute da Webuild per le prime assunzioni legate alla realizzazione dell’opera. Un segnale concreto dell’attenzione che il progetto sta generando a livello nazionale. La raccolta delle candidature riguarda profili tecnici, operai e personale di staff destinati a Eurolink, il consorzio guidato da Webuild incaricato della costruzione del ponte.
Olimpiadi Milano-Cortina, Mit: Trenord potenzia il servizio con 120 corse in più al giorno
In vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026, Trenord annuncia un significativo potenziamento del servizio. L’azienda ferroviaria lombarda, che servirà i luoghi delle gare in Valtellina e a Milano, incluso il Villaggio Olimpico, durante la manifestazione effettuerà 120 corse in più ogni giorno, per un’offerta complessiva di 2500 corse. In particolare, il collegamento fra Milano e la Valtellina sarà attivo dalle 4.20 del mattino alle 3 di notte con una corsa ogni 30 minuti; un servizio che sarà messo a disposizione di tecnici e spettatori, per una mobilità integrata, sostenibile e sicura.
Trenord, che è Regional Transport Sponsor di Milano Cortina 2026, ha vestito dei colori olimpici sei dei nuovi treni della flotta: due convogli in servizio sul collegamento aeroportuale fra Milano e Malpensa, due treni ad alta capacità Caravaggio e due treni monopiano Donizetti, destinati alle linee della Valtellina.
In parallelo, 208 nuovi treni e tutte le biglietterie sono stati personalizzati con i loghi Trenord e Milano Cortina 2026, a testimoniare il lavoro congiunto dei 5.000 dipendenti dell’azienda e la sinergia con le istituzioni nazionali e regionali. Un esempio concreto di come il servizio ferroviario diventi protagonista dell’Olimpiade diffusa, collegando persone, territori e obiettivi comuni.
Terna, dal Mase via all’iter autorizzativo del Sardinian Link
Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha avviato formalmente il procedimento autorizzativo del Sardinian Link, il progetto di Terna che prevede la ricostruzione e l’ammodernamento dell’infrastruttura elettrica della Sardegna lungo un tracciato che attraversa l’isola, potenziando la capacità di trasporto tra i nodi di Codrongianos (Sassari) e Selargius (Cagliari). L’opera, per la quale Terna investirà circa 300 milioni di euro, renderà la rete elettrica regionale più efficiente, sicura e resiliente, assicurando maggiore continuità e qualità del servizio. La soluzione progettuale del Sardinian Link, sviluppata in funzione della complessità dell’intervento, è stata concepita per armonizzarsi con il territorio, migliorando l’affidabilità della linea esistente – ormai soggetta a frequenti interventi di manutenzione – e rafforzando la stabilità del sistema elettrico sardo, oggi caratterizzato da collegamenti limitati con la rete peninsulare e da un parco termoelettrico concentrato in poche aree. Elemento distintivo dell’opera sarà l’impiego dei sostegni “5 Fasi”, una tecnologia brevettata da Terna che rappresenta un’evoluzione nella progettazione delle infrastrutture elettriche. I nuovi sostegni, più leggeri e meglio integrati con l’ambiente, permettono di trasportare più energia riducendo al contempo i campi elettrici e magnetici, contribuendo a un modello di rete sempre più sostenibile. Questa innovazione costituisce uno dei tasselli del percorso tecnologico e di pianificazione che l’azienda sta portando avanti con la rete Hypergrid. Il Sardinian Link è stato pianificato in coerenza con gli scenari energetici al 2030, che prevedono un aumento della produzione da fonti rinnovabili. L’opera consentirà una gestione più efficiente dei flussi di energia, riducendo il rischio di sovrapproduzione e garantendo un sistema elettrico più stabile, sicuro e resiliente. In questo contesto, l’evoluzione tecnologica della rete rappresenta un elemento chiave per sostenere la transizione energetica dell’isola. Il progetto prevede l’ammodernamento della direttrice a 220 kV tra le stazioni di Codrongianos, Oristano, Sulcis, Villasor e Selargius, con la ricostruzione della rete mediante sostegni innovativi a basso impatto elettromagnetico e visivo. Con una lunghezza complessiva di circa 250 km, l’infrastruttura garantirà una potenza di scambio di 1.000 MW tra il nord e il sud della Sardegna e integrerà anche l’energia prodotta dagli impianti eolici offshore. Il Sardinian Link e le future opere realizzate con i sostegni “5 Fasi” definiranno uno standard tecnologico per la rete elettrica di trasmissione nazionale e rappresenteranno un passo concreto verso un sistema sempre più efficiente, digitale e sostenibile.
Eni, Descalzi incontra Erdogan. Firmato accordo in Egitto con la Bioenergy Association for Sustainable Development
L’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha incontrato il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan oggi ad Ankara. All’incontro ha partecipato anche il ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali Alparslan Bayraktar. L’incontro è stato l’occasione per confrontarsi sulle attuali dinamiche dei mercati energetici globali e individuare potenziali iniziative di collaborazione con l’obiettivo di diversificare le fonti di approvvigionamento da differenti vettori e geografie. Intanto, ieri, Eni e la Bioenergy Association for Sustainable Development, affiliata al Ministero dell’Ambiente della Repubblica Araba d’Egitto, hanno firmato oggi al Cairo un accordo di cooperazione per la preparazione di uno studio di fattibilità finalizzato alla realizzazione di unità di produzione di biogas basate sul trattamento di rifiuti animali e agricoli. La cerimonia di firma si è svolta alla presenza di Karim Badawi, Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie, e di Manal Awad, Ministro dello Sviluppo Locale e Ministro dell’Ambiente ad interim.
Lo studio congiunto valuterà la fattibilità della costruzione di un impianto di biodigestione in grado di trattare rifiuti agricoli e animali, in particolare provenienti da allevamento. Con il biogas prodotto si potranno generare elettricità e calore rinnovabili, producendo al contempo fertilizzanti organici di maggior valore per l’agricoltura, contribuendo all’economia circolare. L’iniziativa consentirebbe di ridurre le emissioni di gas serra derivanti da rifiuti e scarti agricoli, generando al contempo crediti di carbonio di alta qualità. L’accordo è in linea con l’obiettivo del Ministero dell’Ambiente di promuovere la diffusione della tecnologia del biogas nei governatorati egiziani e di sviluppare soluzioni energetiche innovative e sostenibili che contribuiscano alla riduzione delle emissioni e allo sviluppo sostenibile. Si inserisce inoltre nella strategia a lungo termine di Eni per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 attraverso un approccio che include lo sviluppo di soluzioni integrate per ridurre le emissioni e migliorare l’efficienza delle risorse.
Enilive: il biocarburante HVO diesel per il trasporto marittimo è disponibile nei porti di Genova e Ravenna
Enilive, società dedicata ai prodotti e ai servizi per la mobilità, annuncia che il biocarburante HVO diesel per la marina, al 100% da materie prime rinnovabili, è disponibile con consegne dirette dal deposito alle navi tramite bettolina nei porti di Genova e Ravenna, dove sono attivi accordi per la fornitura a primari operatori dello shipping. Entro la fine dell’anno, Enilive prevede di rendere disponibile la vendita dell’HVO per la marina nella stessa modalità anche nel porto di Venezia. L’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil, olio vegetale idrogenato) è prodotto nelle bioraffinerie Enilive di Venezia e Gela prevalentemente da materie prime di scarto, come oli esausti da cucina, grassi animali e residui dell’industria agroalimentare. Il biocarburante HVO diesel può contribuire da subito alla decarbonizzazione del trasporto marittimo perché può essere impiegato in purezza nelle navi validate per il suo utilizzo, consentendo una riduzione delle emissioni climalteranti calcolate lungo la filiera dal 60% al 90% rispetto ai combustibili fossili tradizionali secondo i criteri stabili dalla Direttiva europea sulle Energie Rinnovabili, a seconda delle materie prime utilizzate, contribuendo così al raggiungimento degli obblighi previsti dal regolamento FuelEU Maritime e riducendo i costi imposti dall’Emission Trading System. Con una capacità attuale di bioraffinazione di 1,65 milioni di tonnellate/anno, Enilive è tra i principali produttori europei di HVO. Oltre alle bioraffinerie di Venezia e di Gela, i suoi asset industriali comprendono una bioraffineria in Louisiana (Stati Uniti d’America, joint venture partecipata al 50%), cui si aggiungeranno altre tre bioraffinerie attualmente in costruzione in Malesia, in Corea del Sud e in Italia, a Livorno. Entro il 2030 Enilive ha l’obiettivo di superare i 5 milioni di tonnellate di capacità di lavorazione per la produzione di biocarburanti.
Poste festeggia 10 anni di borsa, capitalizzazione da 8 a oltre 26 miliardi e 7 miliardi di dividendi
Poste Italiane festeggia i dieci anni dalla sua quotazione in Borsa, avvenuta il 27 ottobre 2015, al termine della più grande offerta pubblica iniziale d’Europa. Un decennio straordinario, sottolinea il gruppo, durante il quale l’azienda ha compiuto un percorso di profonda trasformazione e diversificazione del business, finalizzato a creare valore per gli azionisti e a consolidare il ruolo di Poste Italiane come azienda di sistema. L’anniversario è stato celebrato ieri a Milano nella sede di Borsa Italiana. Dal debutto sul mercato con una capitalizzazione di 8 miliardi di euro, Poste Italiane in questi anni ha più che triplicato il proprio valore, portando la capitalizzazione a oltre 26 miliardi, al termine di un percorso nel quale ha distribuito oltre 7 miliardi di euro di dividendi, garantendo ai suoi azionisti una remunerazione costante e crescente, frutto di una visione strategica di lungo periodo basata su innovazione, diversificazione del business e solidità patrimoniale. La crescita di Poste Italiane è stata sostenuta da una trasformazione digitale senza precedenti, che ha permesso all’azienda di affermarsi come la più grande piattaforma di pagamenti in Italia, con oltre 3 miliardi di transazioni annue, e come il primo emittente di carte di pagamento con oltre 30 milioni di carte in circolazione. Poste Italiane ha, inoltre, consolidato la leadership assicurativa, con masse gestite per 165 miliardi di euro e ha rafforzato il ruolo di porto sicuro del risparmio, con oltre 450 miliardi di attività garantite dallo Stato. Il Gruppo guidato da Silvia Maria Rovere e da Matteo Del Fante ha conquistato il primato nella logistica, con oltre 300 milioni di pacchi consegnati ogni anno e ha, infine, ampliato il perimetro delle attività in settori strategici come energia e telecomunicazioni, rafforzandone il ruolo di protagonista della vita economica e sociale italiana. A dieci anni dalla quotazione, con una storia che intreccia tradizione e modernità, radici locali e visione globale, Poste Italiane ha dunque saputo coniugare gli obiettivi di crescita finanziaria con la sua missione al servizio della crescita economica, della coesione sociale e della trasformazione digitale del Paese.
“In questo decennio abbiamo scritto una pagina indelebile della storia economica nazionale e stiamo dimostrando che un’azienda con radici profonde può essere anche un motore di innovazione, crescita e sostenibilità per il Paese – ha dichiarato la presidente Rovere –. La quotazione in Borsa ha segnato l’inizio di un percorso di trasparenza e di dialogo costante con il mercato, nel pieno rispetto della nostra missione di servizio pubblico. Oggi Poste Italiane è una realtà solida, moderna e proiettata verso il futuro, capace di creare valore economico e sociale, confermando il proprio ruolo di infrastruttura strategica per l’Italia”. Per l’ad Del Fante, “il decimo anniversario della nostra quotazione sigilla il percorso che ha trasformato Poste Italiane nella prima Platform Company del Paese. Abbiamo concentrato la nostra azione sull’innovazione e sulla realizzazione di strategie sostenibili di business che si sono dimostrate vincenti, mantenendo in ogni caso la nostra identità di azienda a forte vocazione sociale radicata sul territorio. Gli effetti – ha aggiunto– si sono visti sul valore del titolo. Ogni 100 euro investiti 10 anni fa dagli azionisti che ci hanno dato fiducia, sono oggi diventati 540 tra dividendi e crescita del titolo; a conclusione di un decennio contrassegnato da una crescita media annua del 15% del risultato operativo, del 14% del dividendo e, nello stesso tempo, da una gestione del bilancio prudente e responsabile. In questa occasione speciale, desidero ringraziare i nostri 120.000 dipendenti; il loro impegno e la loro professionalità continuano ad essere il pilastro sul quale poggia il successo della nostra dividend history”. “È un onore poter celebrare questo anniversario nella sede di Borsa Italiana alla presenza del Sottosegretario all’Economia, Federico Freni – ha dichiarato il direttore generale Giuseppe Lasco -. Quello di oggi è un traguardo che premia la dedizione e la competenza delle persone di Poste che ringrazio personalmente. Il nostro successo e la nostra solidità nascono dall’unione della tradizione con l’innovazione, in un modello che affianca la vicinanza e l’attenzione ai territori alla capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini e delle imprese. Guardiamo ai prossimi anni con la stessa determinazione consapevoli che la nostra forza è nella fiducia costante che milioni di italiani ripongono ogni giorno in noi”.
Maire, Nextchem firma un accordo di cooperazione su iniziative di transizione energetica in Uzbekistan
Durante la visita ufficiale del Presidente dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, in occasione dell’Economic Day tenutosi a Bruxelles, Nextchem e Uzkimyosanoat JSC hanno firmato un accordo di collaborazione per lo sviluppo di un potenziale progetto di cattura dell’anidride carbonica in Uzbekistan. Uzkimyosanoat è una società per azioni statale a capo di un gruppo chimico che promuove l’innovazione e la crescita industriale attraverso lo sviluppo di impianti chimici avanzati tramite la collaborazione tra imprese. In particolare, le parti istituiranno un gruppo di lavoro congiunto per condurre uno studio di fattibilità per un’iniziativa di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica utilizzando la tecnologia NX DecarbTM di Nextchem, in linea con la recente regolamentazione sulla decarbonizzazione approvata dal governo uzbeko. L’accordo potrebbe portare ad una successiva fase di esecuzione del progetto attraverso altre società del gruppo MAIRE che svilupperanno l’ingegneria, l’approvvigionamento e la costruzione (EPC), nonché supporteranno le attività funzionali a ottenere il finanziamento del progetto. Fabio Fritelli, amministratore delegato di Nextchem, ha dichiarato: “Questa partnership conferma il nostro impegno per sviluppare l’industria energetica del Paese, sfruttando il solido portafoglio di tecnologie sostenibili di Nextchem. Siamo entusiasti di supportare Uzkimyosanoat nel suo percorso di decarbonizzazione, ed espandere ulteriormente la nostra presenza industriale e tecnologica in un’area strategica come l’Asia Centrale”.
Arma dei Carabinieri e Snam firmano un protocollo di collaborazione in security aziendale e protezione delle infrastrutture
L’Arma dei Carabinieri, nella persona del Comandante Generale, Salvatore Luongo, e Snam, rappresentata dall’amministratore delegato Agostino Scornajenchi, hanno sottoscritto ieri un protocollo d’intesa volto a rafforzare la reciproca collaborazione in materia di security aziendale, protezione delle infrastrutture, tutela del personale, salvaguardia dell’ambiente e del territorio. Nel quadro delle finalità previste dall’accordo e delle rispettive competenze, si prevedono collaborazioni per la realizzazione di attività formative, informative ed addestrative, volte a: assicurare la protezione del patrimonio aziendale e la tutela del personale, anche in Paesi esteri, ove insistono siti strategici; cooperare in materia di salvaguardia dell’ambiente e del territorio, anche attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, avendo particolare riguardo al tema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti; approfondire le tematiche inerenti agli scenari globali nel mondo dell’energia, della sicurezza energetica e la protezione delle infrastrutture critiche. Per la realizzazione di tali obiettivi l’Arma dei Carabinieri potrà organizzare, anche avvalendosi della 2^ Brigata Mobile e dei Reparti Speciali, attività formative ed esercitazioni congiunte con il personale di Snam. Quest’ultima si impegna a sostenere logisticamente le attività in favore dei propri dipendenti, nonché ad individuare tecnici ed esperti che possano intervenire nelle attività di formazione rivolte agli Ufficiali ed ai Marescialli delle scuole dell’Arma dei Carabinieri.
Federchimica: “Servono investimenti, non possiamo più aspettare”
“In questo contesto di instabilità, come rilevato da una recente indagine effettuata presso le nostre associate, solo il 30% delle imprese ha pianificato investimenti significativi in Italia nei prossimi anni”. A sottolineerlo è stato il presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, nel corso dell’assemblea dell’associazione. “È – aggiunge – il nostro ennesimo appello: non possiamo più aspettare! La competitività non si recupera con annunci, ma con stabilità, semplicità e rapidità di esecuzione. Abbiamo quindi molto apprezzato la determinazione con la quale il presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni si è espresso nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo. Consiglio che proprio giovedì scorso ha richiamato l’attenzione sulle industrie ad alta intensità energetica, la riduzione dei prezzi dell’energia, la neutralità tecnologica, le condizioni abilitanti per la transizione, la semplificazione e una revisione del regolamento Reach mirata a sostenere la competitività del settore chimico”.
Cni: laureati in ingegneria, cala il numero dei magistrali
Segnali contrastanti arrivano dal mondo dei laureati in ingegneria. Sulla base dei dati relativi al 2024, rispetto all’anno precedente, risulta in aumento il numero di laureati di primo livello, mentre cala quello dei laureati magistrali. Di conseguenza, si assiste alla flessione della quota di laureati magistrali in ingegneria rispetto al totale delle lauree: nel 2024 siamo sotto la soglia del 15%, mentre negli scorsi anni superava abbondantemente il 16%. Ingegneria gestionale si conferma la classe di laurea magistrale con il numero più elevato di laureati (oltre 4.500, pari al 17% di tutti i laureati magistrali in ingegneria), mentre prosegue inesorabile la flessione dei laureati nel settore civile che nel 2024 si riducono a meno di 5mila (4.802 contro i 5.077 del 2023). In ulteriore aumento anche il numero di donne laureate in Ingegneria che nel 2024 raggiunge il picco massimo mai raggiunto: 16.301 tra laureate di primo e secondo livello, pari al 31% del totale. Questi gli elementi più rilevanti che emergono dall’elaborazione dei dati dell’ufficio statistico del MUR effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
“Come ho avuto modo di ricordare anche in occasione del nostro recente 69° Congresso, fatto salvo il fatto che la figura dell’ingegnere è da sempre considerata una delle professioni chiave per lo sviluppo del Paese e rappresenta la principale scelta di studio dei giovani, negli ultimi anni assistiamo al grande successo dei corsi considerati più innovativi – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI -. Questo nuovo modo di essere Ingegnere, se da un lato accresce il livello di penetrazione degli ingegneri in ambiti precedentemente impensabili, dall’altro ne attenua la riconoscibilità, visto che molti operano come dipendenti in aziende, dove le attività sono regolamentate dai contratti di lavoro e da norme interne aziendali. D’altra parte osserviamo con preoccupazione il calo dei laureati magistrali, considerando il fatto che tra gli aspetti tradizionalmente più apprezzati degli ingegneri italiani a livello internazionale c’è sempre stata la completezza della loro formazione scientifica. Per questi motivi, il CNI continuerà a lavorare su due principali direttive. La prima è l’introduzione del tirocinio formativo durante il percorso accademico, con una prova pratica valutativa delle competenze professionali acquisite, finalizzata all’ottenimento dell’abilitazione da parte del tirocinante. In secondo luogo, l’obbligatorietà di iscrizione all’Albo per tutti coloro che in qualsiasi forma esercitano la professione di Ingegnere, dal momento che essa sola costituisce garanzia di competenza e di rispetto del codice deontologico, di aggiornamento continuo e responsabilità professionale, di corretto esercizio della concorrenza”.
“A mio avviso – sostiene Giuseppe Margiotta, Consigliere Segretario del CNI, delegato al Centro Studi – le analisi del nostro Centro Studi confermano una tendenza che possiamo riscontrare ormai da tempo. L’ingegneria ha esteso il raggio d’azione in tutti i campi del vivere quotidiano: dall’ingegneria tradizionale a quella industriale, dall’ingegneria informatica e dell’informazione alla ingegneria gestionale, dall’ingegneria ambientale e del territorio a tutti gli ambiti più innovativi. Oltre tutto, si interfaccia in maniera crescente con altre professioni, dando luogo a nuove specializzazioni come l’ingegneria economica el’ingegneria forense. Questa nuova realtà pone un serio problema di rappresentanza, dal momento che l’Albo attuale non fotografa in maniera completa e precisa l’articolazione dell’ingegneria italiana. E’ necessario che il nostro sistema ordinistico riesca ad intercettare queste nuove figure di ingegnere per far sì che condividano un sistema che garantisca formazione e competenze, sempre nell’interesse della collettività. In attesa che si possa realizzare l’obbligatorietà dell’iscrizione all’Albo per tutti gli ingegneri, il CNI è impegnato in numerose iniziative atte a divulgare l’attività e la funzione dell’Ordine, rivolte soprattutto alla platea dei giovani neo-laureati”. “Il quadro tracciato dal nostro rapporto – dice Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI – conferma un cambiamento profondo nella formazione ingegneristica: crescono i laureati triennali e la presenza femminile, ma si riducono i laureati magistrali e, soprattutto, il numero di quanti scelgono di proseguire con l’iscrizione all’Albo. È un segnale che deve far riflettere. Così la professione rischia di perdere contatto con una parte delle nuove generazioni. Occorre rafforzare il legame tra università, ordini professionali e mondo del lavoro, garantendo anche per il futuro alla figura dell’ingegnere un ruolo centrale nei processi di innovazione e di sviluppo sostenibile del Paese”.
Entrando più nello specifico, il rapporto del Centro Studi del CNI rileva come la contrazione dei laureati magistrali coinvolga l’intero gruppo ingegneristico, non solo quello più specifico attinente alla ex facoltà di ingegneria. Allargando l’osservazione anche ai laureati magistrali delle classi che forniscono comunque un titolo valido per conseguire l’abilitazione professionale l’universo dei potenziali ingegneri (31.032 laureati) fa registrare nel 2024 una leggera flessione. Al contrario i laureati di primo livello nello stesso anno risultano essere aumentati di 2mila unità (38.229). Il cambiamento in atto nel sistema formativo ingegneristico non riguarda solo gli indirizzi di studio delle nuove generazioni, ma anche la modalità di frequenza. Se è vero che anche nel 2024 i due Politecnici di Milano e Torino si confermano le principali strutture formative per gli ingegneri con quasi il 30% dei laureati in ingegneria, esplode il numero di laureati in ingegneria, soprattutto quelli di primo livello, delle università telematiche. Tra le prime dieci università in Italia per numero di laureati in ingegneria, tre sono telematiche (E-campus di Novedrate, Mercatorum di Roma e Pegaso di Napoli): il 15% dei laureati di primo livello e il 7,8% di quelli magistrali è stato formato in questi atenei. Il crescente successo degli atenei telematici sta rivoluzionando anche i flussi migratori degli studenti, offrendo la possibilità a tutti i residenti nelle aree senza atenei di poter accedere agli studi universitari restando nel proprio luogo d’origine senza la necessità di trasferirsi. I più restii al trasferimento si rivelano i giovani delle regioni del Nord- Ovest, probabilmente favoriti anche dalla presenza dei due grandi politecnici: la quota di diplomati che ha conseguito la laurea nella stessa regione o in una della stessa area territoriale supera abbondantemente il 91%. Diversa la situazione nel mezzogiorno: in tal caso la quota di laureati “stanziali” scende al 53,3%. Un ultimo elemento riguarda gli studenti provenienti dall’estero. Il Politecnico di Torino rivela un alto livello di attrattività avendo formato oltre un terzo dei giovani che, con titolo di scuola superiore conseguito all’estero, si sono laureati in ingegneria in Italia. Seguono l’Università La Sapienza di Roma (11,9%) e il Politecnico di Milano (9,5%), mentre solo lo 0,8% ha conseguito la laurea presso un ateneo telematico.
Un action plan per il taxi del futuro, Legacoop al Comune: “Subito un tavolo”
Un action plan per il taxi del futuro: oggi la Capitale ha l’opportunità di allinearsi alle amministrazioni di grandi metropoli come Londra, adottando un piano strategico che coinvolga le associazioni di categoria e favorisca transizione ecologica e digitale nonché integrazione dei taxi nel sistema urbano della mobilità. Alle porte ci sono robotaxi e taxi volanti: intanto, però, a Roma sono introvabili le colonnine per chi ha già investito nell’elettrico e molte strade del centro sono off limits persino per i taxi che accompagnano i disabili. I 14,4 milioni di euro derivanti dal bando licenze indetto dal Comune di Roma rappresentano un’occasione irripetibile. Per questo, dopo aver promosso un’operazione tra Banca Etica, Cooperfidi e UNI. CO, che ha reso possibile destinare 6.132.000 euro a 86 tassisti perché acquistassero la licenza, Legacoop Lazio si proietta ora con slancio verso un nuovo obiettivo. E chiede al Comune di istituire un tavolo tecnico congiunto che discuta la proposta dal titolo: “Roma taxi 2030 – Un action plan per il taxi del futuro”, che sarà presentata durante l’evento “La cooperazione che muove le persone” a Roma. Tra le priorità individuate: colonnine di ricarica elettrica e incentivi per veicoli elettrici e ibridi per arrivare all’80% di flotta green entro il 2030 per un taxi silenzioso, pulito, efficiente che sia un segno di civiltà e futuro nelle strade di Roma. Per migliorare la viabilità, nuove corsie preferenziali in aree strategiche (via Colombo, Lungotevere, Viale Angelico); riqualificazione delle corsie esistenti con piani di controllo basati su telecamere, collegamenti per i taxi con metro, stazioni e hub intermodali perché il taxi sia un anello di congiunzione e non un’alternativa, ma anche una rivisitazione delle aree pedonali per trasporto disabili e nuovi voucher per le fasce economicamente svantaggiate. E poi posteggi attrezzati e digitali con sistemi di videosorveglianza affinché per ogni nuova licenza ci siano nuovi spazi per il servizio; colonnine informative digitali e luminose aggiornate in tempo reale con informazioni su eventi, chiusure stradali e disponibilità del servizio taxi, nonché promozione della App “ChiamaTaxi” e integrazione con le principali piattaforme. “Vogliamo che questa app pubblica venga potenziata, integrandola con le centrali radiotaxi e le piattaforme digitali già esistenti. Che si possa introdurre un traduttore simultaneo a bordo, per abbattere le barriere linguistiche e rendere Roma più accogliente verso il mondo – recita il documento consegnato all’assessore alla Mobilità di Roma Capitale-. E chiediamo che si promuovano convenzioni tecnologiche in linea con il piano Roma Smart City”. Occorrono poi posteggi temporanei “ad hoc” in occasione di grandi eventi, con piani di viabilità permanenti dedicati e bisogna procedere alla revisione funzionale del nodo di Termini, per migliorare accessibilità, sicurezza e flussi di traffico.
Non basta: si chiedono tolleranza zero per l’abusivismo e piena applicazione delle norme vigenti; sondaggi annuali sulla qualità del servizio e “mystery client” come strumento indipendente di verifica, facendo riferimento a indicatori misurabili (pagamenti elettronici, correttezza dei percorsi, qualità del parco auto, conoscenza della lingua inglese). In ultimo, formazione digitale e continua sulla lingua inglese, accoglienza turistica e patrimonio culturale. Roma deve poter dire: “Il taxi è il primo biglietto da visita della città”. “Per realizzare questa visione servono coraggio, pianificazione, collaborazione” dichiara Massimo Mancinelli, referente coordinamento taxi Legacoop Lazio. “Siamo pronti a dialogare con l’Amministrazione per costruire insieme un percorso condiviso” ha aggiunto Mauro Iengo, presidente Legacoop Lazio. “Le cooperative di tassisti vogliono innovare, mettersi in rete, collaborare con le Istituzioni, dimostrare che la cooperazione muove, unisce e rafforza le persone” ha concluso Daniele Conti, responsabile settore Trasporti Legacoop Produzione e Servizi.