DECRETO CASA/1

Maggioranza UNITA su tolleranze, destinazione d’uso e conformità

Anche Fdi-Fi e Noi moderati vogliono ampliare le maglie dei pilastri della norma di Salvini. Un esempio, la proposta del deputato On. Mauro Rotelli: semplificazione anche nei casi di silenzio rifiuto non formalizzato o chiusi in negativo prima del decreto. Paletti da Pd, M5s e Avs. Braga, cambio d’uso: “si considera senza opere se non comporta l’esecuzione di opere edilizie ovvero se le opere da eseguire sono riconducibili agli interventi di cui all’articolo 6”.

 

 

02 Lug 2024 di M.Gia.

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Resta la polarizzazione, in attesa di nuove segnalazioni e selezioni. Il blocco degli emendamenti segnalati sul decreto legge casa, a cui lavora il ministero delle Infrastrutture e trasporti di Matteo Salvini da un anno, rimane parecchio corposo (oltre 450 proposte sul Tu dell’edilizia) e segnala la forte volontà dei partiti di maggioranza di allargare le maglie in tutti i pilastri.

Tolleranze costruttive per l’agibilità dell’immobile

E’ il Carroccio, ovviamente, a guidare la spinta. Partendo da alcuni esempi sulle tolleranze costruttive, la Lega propone che siano ” tolleranze costruttive le parziali difformità realizzate nel passatodurante i lavori per l’esecuzione di un titolo abilitativo, cui sia seguita, previo sopralluogo o ispezione da parte di funzionari incaricati, l’agibilità nelle forme previste dalla legge nonché le parziali difformità, rispetto al titolo abilitativo legittimamente rilasciato, che l’amministrazione comunale abbia espressamente accertato nell’ambito di un procedimento edilizio e che non abbia contestato o che non abbia considerato rilevanti ai fini dell’agibilità dell’immobile”.

Da aggiungere, per i moderati, all’elenco delle tolleranze così intese anche: “il minore dimensionamento o la roto- traslazione di modesta entità dell’edificio, la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali, le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, le irregolarità esecutive di parti comuni dell’edificio, nonché di muri esterni ed interni e la difforme ubicazione delle aperture interne, la difforme esecuzione di opere rientranti nella nozione di manutenzione ordinaria, inclusa la diversa collocazione di impianti e opere interne eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali di rappresentazione progettuale delle opere, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica ed edilizia e non pregiudichino l’agibilità dell’immobile”.

Da Italia Viva, invece, si segnala il rispetto dei vincoli paesaggistici.

Maglie larghe Fdi-Lega sulle destinazioni d’uso

Se per il Pd, “senza opere” significa che “non comporta l’esecuzione di opere edilizie ovvero se le opere da eseguire sono riconducibili agli interventi di cui all’articolo 6” (edilizia libera), per la maggioranza – qui un emendamento di Fdi – “il mutamento della destinazione d’uso della singola unità immobiliare con o senza opere all’interno della stessa categoria funzionale è sempre consentito, nel rispetto delle normative di settore”.

I vincoli sono, ad esempio sempre in una proposta di Pietrella-Caramanna ma anche di Lupi-Colucci, “la segnalazione certificata di inizio attività”. Oppure, il rispetto dei rapporti Rai, aeroilluminanti, del Dm 1975. Secondo una proposta di Rampelli, Fdi, “è sempre consentito il mutamento di destinazione d’uso anche per interi immobili sempre che la nuova destinazione sia prevista dalle norme tecniche di attuazione (NTA) dello strumento Urbanistico Generale come destinazioni d’uso compatibile. Se il mutamento della destinazione d’uso avviene da una categoria all’altra è soggetto a permesso di costruire e alla applicazione degli oneri concessori nelle forme dovute e al rispetto degli standard previsti dal Decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444; nella ipotesi di impossibilità di reperimento delle superfici di standard da cedere al Comune , si potrà procedere alla loro monetizzazione”.

Per il Pd, il criterio di valutazione è la funzionalità al “miglioramento economico, sociale e ambientale del territorio”.

Quando la conformità è da accertare su assenso dei comuni

Un emendamento a firma leghista (Furgiuele, Zinzi, Benvenuto e altri), propone invece che “nei casi in cui il vincolo paesaggistico sia stato apposto in data successiva alla realizzazione delle opere oggetto della sanatoria, l’accertamento di conformità è subordinato all’acquisizione dell’assenso delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo, espresso con le modalità previste per il rilascio quinto periodo; dell’autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004, che deve essere allegato alla richiesta di titolo in sanatoria. In tale caso, non si applica la sanzione”.

Sempre per la Lega, l’autorizzazione in sanatoria “costituisce atto presupposto per l’accertamento di conformità” e “tale titolo è finalizzato alla verifica della conformità delle strutture al momento della realizzazione delle opere oggetto di sanatoria, ferma restante la conformità del progetto strutturale del fabbricato alle disposizioni vigenti al momento della realizzazione dello stesso”.

Per Forza Italia, Fdi e Noi Moderati, le condizioni di conformità urbanistica devono essere riferite alla “verifica di adeguatezza delle dotazioni territoriali e degli standard urbanistici”; “il rispetto, limitatamente agli interventi di nuova costruzione, della distanza minima tra fabbricati”. Niente doppia conformità, ovviamente. Da un emendamento Tosi-Cortelazzo-Battistoni (Fi): “Lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa o da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o l’intera unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali, o da quello stabilito dai titoli edilizi in sanatoria, rilasciati anche a seguito di istanza di condono edilizio, o dalle tolleranze costruttive ed esecutive di cui all’articolo 34-bis, o dalla regolarizzazione delle difformità che consegue al pagamento delle sanzioni pecuniarie previste ai sensi del presente Testo unico”.

Diritti dei terzi da salvaguardare

Quanto ai diritti dei terzi, alcune proposte dei partiti di maggioranza convergono sulla loro salvaguardia. Tanto per gli interventi in ristrutturazione edilizia che di pianificazione attuativa.

Le associazioni dei consumatori: ok al Dl

L’ok al salva-casa, intanto, arriva anche dalle associazioni che tutelano i consumatori. Infatti, i rappresentanti di Adusbef, Assoutenti, Casa del consumatore, Codici e Confconsumatori sono stati sentiti ieri dall’ottava Commissione della Camera dei deputati (Lavori pubblici e Ambiente) e hanno espresso “un generale apprezzamento alle finalità del Decreto legge 69/2024 Salva casa, prendendo atto che con tale normativa il Governo intende, fortunatamente, intervenire sulle discrasie della normativa stratificatasi sulla doppia conformità in caso di vendita dell’immobile. Quella normativa che ha costretto molte famiglie italiane, in passato, a pratiche di sanatoria edilizia pur non avendo mai compiuto alcun abuso e talvolta anche perso la conclusione della vendita”.

Si va quindi nella giusta direzione per le associazioni dei consumatori, spiegava la nota di ieri. Le associazioni hanno chiesto “l’ampliamento del decreto in sede di conversione – dichiarano – per sburocratizzare e alleggerire la pressione su quelle abitazioni che riportano lievi e magari datate difformità edilizie, ponendo al centro della legislazione il concetto di affidamento del cittadino in buona fede. Confidiamo pertanto che il Governo e il Parlamento valutino con attenzione le importanti proposte per lo snellimento delle pratiche edilizie e la libera circolazione di immobili afflitti soltanto da piccolissime difformità magari tollerate all’epoca della loro costruzione”. Per Marco Festelli, presidente nazionale di Confconsumatori, “è un buon inizio verso l’eliminazione di una serie illogica di adempimenti burocratici legati alla vendita delle prime case”.

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