Un’iniezione di capitali privati per la rigenerazione urbana. E’ la strada che indica il viceministro delle Infrasturtture e Trasporti, Edoardo Rixi “Il Pnrr è stata una start up. In Italia è servito per ritornare a parlare di opere pubbliche, di infrastrutturazione, e anche rigenerazione. Ma c’è un tema che si deve affrontare a livello europeo: ormai i bilanci degli stati non sono in grado di far fronte a ricostruzioni organiche dei paesi dove bisogna, per forza, coinvolgere anche i capitali privati, con regole certe. Non si può pensare di andare a ricostruire, nel caso delle rigenerazioni urbane, intere aree delle città esclusivamente con fondi pubblici”, ha detto ieri nel suo intervento alla seconda giornata della Conferenza ‘Città nel Futuro 2030-2050’. Una situazione di cui bisogna prendere atto, quella della coperta corta dei bilanci pubblici, per puntare su “un nuovo approccio” sul fronte della rigenerazione urbana, dell’housing sociale, degli studentati. “Serve un mix di capitali pubblici e privati”, ha detto Rixi. “La gestione del denaro pubblico in Italia è particolarmente complessa. A volte si fa difficoltà a percorrere sentieri innovativi. Il nostro paese deve tornare a investire sulle future generazioni attraverso opere pubbliche e rigenerazioni urbane”, ha proseguito Rixi sottolineando la necessità di attrarre e i fondi immobiliari “per accedere sul mercato italiano non solo sulla realizzazione di alloggi di alta qualità ma anche sugli studentati su tutti quei servizi che sono necessari in un mondo che è sempre più un mondo in movimento”.
C’è un altro aspetto sul quale Rixi ha posto l’accento parlando di rigenerazione urbana. “Bisogna iniziare a pensare che anche il tema della rigenerazione urbana debba andare insieme al riutilizzo dei materiali e quindi serve un cambiamento nell’approccio anche da parte delle certificazioni da parte del Ministero dell’Ambiente perché abbiamo bisogno di ricostruire intere aree delle città italiane costruite nell’immediato dopoguerra”.
Rigenerazioni delle città e collegamenti tra le città e nelle città: il tema delle connessioni infrastrutturali in questo quadro è un tassello fondamentale e i due processi sono tra loro legati. “Ovviamente una visione come questa presuppone una ricostruzione, una rigenerazione non solo dei centri urbani ma anche delle grandi opere pubbliche del Paese. Il completamento delle grandi dorsali ferroviarie vuol dire investimenti di molte centinaia di miliardi di euro”. “È evidente che oggi dobbiamo garantire le risorse. Quindi, ad esempio, il gruppo FS ha investimenti per circa 300 miliardi previsti nei prossimi dieci anni. Ci siamo dati obiettivi per chiudere le reti europee entro il 2030 due e su questo vogliamo collegare le principali città italiane con l’alta velocità, ma soprattutto potenziare il sistema di trasporto pubblico di massa, quindi le reti metropolitane, dove sono previsti 19 miliardi di investimento”. (Vedi la video intervista integrale a Diario DIAC https://www.youtube.com/shorts/yMdlW0IJoyA)