BIM SUMMIT
Costruzioni, digitale sfida per tutta la filiera. Verso l’AI agentica
Massimo Deldossi (vicepresidente Ance) ha spiegato che le tecnologie “stanno dando molto al settore. Adesso sta alle imprese come inserirle nei processi”. Anche per il settore immobiliare, ha detto a Diac l’avvocato Oriana (presidente e ad Aspesi), i nuovi strumenti innovativi possono aiutare a recuperare i margini. L’importanza del fattore etico legato ai dati.
Le tecnologie ci sono e sono accessibili, la consapevolezza è piena. Adesso è il momento di implementare il digitale in tutte le fasi della filiera delle costruzioni. E’ questo il messaggio fondamentale emerso dal Bim summit organizzato ieri a Milano da Harpaceas e che ha riunito tutti gli stakeholder del settore edilizio ma anche enti e istituzioni. Intelligenza artificiale, digital twin, cybersecurity e digital ethics, tracciabilità dei materiali, sensoristica intelligente e blockchain: gli strumenti innovativi sono già tanti e non ci si limita più a parlare genericamente di Bim. Anzi, c’è chi guarda già alla prossima frontiera, quella dell’Ia agentica: cioè, quella forma avanzata di intelligenza artificiale incentrata sul processo decisionale e sull’azione autonomi. Ma l’aspetto umano e quindi anche etico resta e resterà centrale per governare questi maxi processi ormai inevitabili e, comunque, già in corso. Solo così, inoltre, sarà possibile migliorare la tendenza sulla sicurezza cyber che ha visto l’Italia subire il 10% degli attacchi globali (Rapporto Clusit 2025).
“La digitalizzazione nel cantiere è ancora da sperimentare”, ha spiegato il coordinatore della commissione Bim presso il ministero delle infrastrutture, Pietro Baratono. Rivendicando l’idea inserita nel codice appalti di seguire l’opera in tutto il suo ciclo vita fino alla dismissione. “Ferrovie e aeroporti sono già un esempio da seguire. Ma è vero che serve, come in Francia e altri Paesi europei, una piattaforma nazionale”. Resta, però, il problema dello scarto tra grandi e piccole-piccolissime stazioni appaltanti. “La commissione sta lavorando a linee guida per tutti, i quesiti pubblicati vanno ridiscussi per la fase transitoria”, ha concluso Baratono. Cui ha fatto eco l’ad Harpaceas Luca Ferrari per il quale “la soluzione sono le centrali di committenza oppure i protocolli d’intesa ad hoc per affidarsi ad altri soggetti”.
Massimo Angelo Deldossi, vicepresidente Ance, ha spiegato a Diac che “il mondo del digitale sta portando molto al settore delle costruzioni. Adesso sta alle imprese inserirlo, e come, nei processi perché vanno introdotti i servizi nel nostro operato. Altrimenti altre aziende riusciranno più velocemente ad acquisire le capacità e inserirsi nel mercato”. D’altronde, ha aggiunto, “il digitale ha sempre creato un punto di rottura in qualunque settore e pure stavolta sarà così. Occorrerà gestire questa svolta anche adesso”.
Simile visione, ma dalla prospettiva del mondo immobiliare, è arrivata dall’avvocato Federico Filippo Oriana, presidente e ad di Aspesi: “Il comparto delle operazioni immobiliari private guarda alla digitalizzazione del settore delle costruzioni come ad un processo che deve affrontare una forte esplosione dei costi realizzativi, arrivati a livelli insostenibili. Ecco perché per una rigenerazione urbana completa, pubblica ma anche privata, i margini possono essere recuperati con le tecnologie digitali. Lo sforzo di utilizzarle, però, deve arrivare da tutti i protagonisti della filiera. Quello industriale è il comparto più pronto, adesso le imprese e noi dobbiamo fare di più. La consapevolezza sul tema c’è”, ha raccontato a questo giornale ieri.
Visione critica ma allo stesso tempo concreta e ottimistica è arrivata da Daniele Ricciardi (Assorup), che ha ricordato come “nel 2025 abbiamo registrato una spesa pari a oltre 20 miliardi in appalti attraverso procedure ordinarie, appalti grandi dove c’è bisogno di Bim. Sono coinvolte 1500 stazioni appaltanti e 1400 imprese ma il mercato è molto più ampio, con i Rup e gli architetti, tutti i professionisti”. Ecco perché “va fatta un’operazione culturale grande. L’amara conclusione è che servono le risorse per tradurre il tutto in realtà. Nel 2024 lo Stato ha speso in appalti 271 miliardi e investito 1,8 milioni nella formazione dei Rup. Questo significa che sta investendo soltanto lo 0,0006% nelle imprese. Allora queste adottino un Responsabile unico per gestire le gare e le esecuzioni”.
In ogni caso, ha spiegato a Diac il responsabile Bim di Harpaceas Alessio Bertella, “la digitalizzazione è uno dei tanti elementi abilitanti del settore. Oggi c’è un faro su quanto l’Ia può essere di supporto e come. E’ un fattore di rottura, parte delle nostre vite. Nelle costruzioni, dove le innovazioni hanno bisogno di tempo, il momento è di fermento, interesse e applicazioni ancora perfettibili. Serve una spinta. Poi, il digital twin è un altro topic e finalmente adesso si vedono frutti concreti. C’è una diverso livello di consapevolezza, adesso non c’è solo il Bim”.
Tanti gli esempi portati in dote alla kermesse biennale che, quindi, tornerà nel 2027. Come quelli delle autorità portuali di La Spezia-Carrara (Mar Ligure orientale) e della Sardegna. E’ stato poi affrontato il tema dell’impatto positivo sulla sicurezza dei lavoratori. E quello della sostenibilità degli edifici, con il presidente e dg di Icmq Lorenzo Orsenigo che ha anticipato il raggiungimento di mille Epd a fine anno. “Vanno integrate nei processi digitali per trasformare la sostenibilità in dati concreti”, ha detto. Più in generale, tanti relatori hanno pronosticato scenari prossimi per il digitale nel settore edile, per esempio con la diffusione dei gemelli digitali e un miglioramento della selezione dei dati grazie all’intelligenza artificiale riducendo il tasso di errori. E d’ora in poi anche le scuse per integrare il digitale nelle imprese dovranno diminuire fino a zero.