DDL CONCORRENZA
Antitrust: no a proroghe delle concessioni idroelettriche, ora le gare. “Nei Ppp consentire le proposte alternative”
Roberto Rustichelli, ascoltato in commissione Industria del Senato, ha spiegato che le procedure di assegnazione devono rispettare “parametri competitivi, equi e trasparenti”. Ci sono due ragioni per cui la gara è lo strumento più idoneo: da un lato, gli impianti idroelettrici non sono facilmente replicabili e rappresentano dunque una risorsa scarsa. Dall’altro, la cessazione del regime delle proroghe rappresenta un impegno assunto dall’Italia con l’Ue nel Next Generation Eu, recepito con il Pnrr.
Non si può scappare dalle gare. L’Antitrust lo ha ribadito forte e chiaro ieri in audizione al Senato sul ddl concorrenza: quella delle concessioni idroelettriche è una “questione nevralgica per l’economia del Paese”. Sulla quale è sempre più urgente avviare procedure di assegnazione che rispettino “parametri competitivi, equi e trasparenti”. Lo dice la legge 118 del 2022, lo dice il Pnrr nel quale l’Italia si è impegnata con l’Unione europea a riguardo nell’ambito del Next Generation Eu. Non ci sono altre vie d’interpretazione nella relazione depositata ieri e commentata dal presidente Roberto Rustichelli, audito in commissione industria a Palazzo Madama. Il quale ha spiegato che oltre al vincolo Pnrr, le gare sono l’unica via possibile perché gli impianti idroelettrici per le loro caratteristiche rappresentano “una risorsa scarsa, rispetto alla quale l’assegnazione di concessioni mediante gara appare lo strumento giuridicamente più coerente con i principi di concorrenza accolti a livello europeo e nazionale”.
Sulla questione, come detto annosa, l’Antitrust era intervenuto di recente già con una segnalazione inviata al governo in data 17 dicembre 2024. Ieri, Rustichelli ha ricordato che quelle indicazioni “non hanno ricevuto attenzione nell’ambito del Ddl, nell’auspicio che possano essere recuperate all’interno del provvedimento” tra cui proprio quelle relative alle concessioni idroelettriche. Nella segnalazione, infatti, l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato aveva già sottolineato un altro aspetto relativo al project financing, ribadito anche nella relazione depositata ieri. In caso di adozione di tali procedure, si legge, è opportuno “garantire la parità di condizioni ai potenziali concorrenti fin dalla fase di presentazione del progetto di finanza, anche consentendo loro di redigere un progetto alternativo da sottoporre all’amministrazione”. A dicembre, l’Agcm aveva proposto anche sanzioni per i gestori uscenti che omettano informazioni o forniscano dati fuorvianti.
E poi, Rustichelli ha sottolineato ieri “l’urgenza” di abbattere il sovraccosto energetico per le imprese italiane “che supera il 35% del prezzo medio europeo e che arriva anche a toccare punte dell’80% nel confronto con i maggiori Paesi europei: dai bilanci dei produttori specializzati nell’idroelettrico emerge che il margine operativo lordo raggiunge anche valori nell’ordine del 50-80% dei ricavi”. Per l’Authority, “una gestione efficiente delle concessioni idroelettriche può rappresentare non solo una leva significativa per la transizione ecologica del Paese, ma anche una preziosa opportunità per lo sviluppo competitivo del settore industriale. Le centrali idroelettriche producono, infatti, il 15% dell’energia complessiva generata e rappresentano la più importante tra le fonti rinnovabili”.
Insomma, “la mera proroga dei vigenti rapporti concessori determinerebbe un significativo vulnus all’efficienza produttiva del settore, rischiando di scoraggiare gli investimenti e di perpetuare per gli attuali concessionari rendite di posizione che non appaiono più in alcun modo giustificate”. Eppure, dal governo e dai grandi player si continua a sperare in un regalo da Bruxelles.