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Bolzano e La Spezia: gli stadi di provincia MODELLI di rigenerazione grazie ai privati. Tommasi (Sindaco Verona): “Ma il dossier vada al Mit”. Sala vende San Siro a Inter e Milan

16 Set 2025 di Mauro Giansante

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Bolzano e La Spezia: gli stadi di provincia MODELLI di rigenerazione grazie ai privati. Tommasi (Sindaco Verona): “Ma il dossier vada al Mit”. Sala vende San Siro a Inter e Milan

Il nuovo San Siro è pronto a diventare di proprietà di Inter e Milan. Ieri, il Sindaco Giuseppe Sala ha annunciato per oggi lo sbarco della delibera in giunta, poi entro fine mese “ci sarà una delibera propositiva sul progetto, poi noi sulla cessione di beni così importanti passiamo dal Consiglio comunale, ci saranno prima delle commissioni e delle discussioni e poi bisognerà uscire con un sì o no. Io voglio avere la coscienza a posto, porterò in consiglio la delibera e supporterò l’approvazione, voterò a favore, poi deciderà il consiglio comunale”. L’obiettivo è mettere a disposizione il nuovo Giuseppe Meazza “per il 2031, perché la Uefa ci sta dicendo che non considereranno Milano per gli europei di calcio del 2032 se rimarrà San Siro”. Sempre più uno spauracchio, oltre che un target, quello legato agli Europei di calcio maschile del 2032 che l’Italia dovrà co-ospitare insieme alla Turchia. Oltre, infatti, a mancare ancora la nomina del commissario straordinario incaricato (da capire con quali poteri concreti), sembra stia prendendo sempre più piede l’idea tra gli addetti ai lavori che consegnare almeno cinque impianti ristrutturati e rigenerati a stretto giro sia e sarà un’impresa pressoché impossibile.

 

Stadi, impianti VECCHI di 56-74 anni: dal 2007 solo l’1% degli investimenti, l’8% sono privati, solo il 22% green. 31 progetti in corso, 4 per Euro 2032

 

Ieri, intanto, si è svolto un interessante dibattito sugli impianti nelle città di provincia al Maxxi di Roma, in occasione della mostra sulla storia delle case del calcio. “Perché Wembley in Inghilterra può essere abbattuto e San Siro no?” si è (ed ha) chiesto non tanto retoricamente Matteo Marani, giornalista sportivo e attuale presidente della Lega Pro (la Serie C di calcio maschile) e del Museo di Converciano (casa della Nazionale italiana). Secondo Marani quello che vizia il processo italiano sugli stadi è una “resistenza di retroguardia”. In un Paese, ha ricordato rispondendo allo spunto iniziale di Fabrizio Gabrielli, giornalista e scrittore, dove l’età media degli impianti di C è di 66,7 anni; dove sono ancora enormi le difficoltà delle amministrazioni e dove vige ancora pochissima collaborazione nella governance. “Ma perché l’accordo può essere trovato o solo dai club o solo dal Comune?”. Insomma, secondo Marani, nonostante la legge sugli stadi (di cui il nuovo stadio di Arezzo, si veda in basso, è stato uno dei primi progetti a beneficiarne) “è buona” non è però sufficiente. “Serve sinergia pubblico-privato, servono impianti sostenibili” e, ha concluso, per vivere sette giori su sette non si può ignorare la rilevanza dell’elemento commerciale. Anche secondo Marani, comunque, “Euro 32 è in forte discussione”, ad oggi, per la condizione dei nostri stadi.

E’ intervenuto anche Damiano Tommasi, storico centrocampista della Roma di inizio millennio e attuale primo cittadino di Verona. Ricordando che il Marcantonio Bentegodi è tra i candidati a ospitare gli Europei. Ma “servono risorse e sostenibilità. Solo quest’anno abbiamo speso tre milioni per sistemare le luci”, ha spiegato. Augurando di portare la casa dell’Hellas e del fu Chievo a essere pronta per il 2026 per rientrare in lista. “Ma gli stadi devono essere gestiti dal Mit, non dal ministero dello Sport, perché sono infrastrutture”, ha inzigato. Infrastrutture che necessitano di enormi ammodernamenti: “Le risorse ci sono, penso a Milano, a Parma. Ma sarà comunque difficile far vedere la luce ai nuovi stadi”.

 

Il nuovo stadio di Arezzo rigenera un’ex periferia di provincia. Fayer: “Dal 2030 vivrà tutti i giorni, tutto l’anno. Il dialogo con l’amministrazione un vantaggio prezioso”

 

Carlo Antonio Fayer, architetto e fautore del nuovo stadio di Arezzo, e Nicola Binda della Gazzetta dello Sport hanno invece fatto un quadro più da vicino degli stadi nelle province italiane. Centododici, “non più pronti alla rigenerazione ma alla cosiddetta demolizione e costruzione”, ha ammesso Fayer. Raccontando come tra gli elementi per dare nuova vita ai vecchi impianti c’è “il modello inglese da imitare per le parti esterne, inserendo lo stadio dentro la città”. Per esempio, sfruttando l’area dei grandi parcheggi antistanti, lasciati vuoti perché troppo vicini agli ingressi. “La legge sugli stadi permette di fare tanto”, ha ammesso collegandosi a quanto fatto ad Arezzo. Ma più in generale, “gli stadi di provincia devono diventare motore di rigenerazione urbana attirando capitali per riqualificare intere aree, patrimonializzando così anche i club”.

Nella gold list di Nicola Binda, esperto di serie cadette del calcio italiano, ci sono i casi di Bolzano e La Spezia (in foto). Dove la rigenerazione è avvenuta con i fondi, ingenti, delle due proprietà. Consentendo così il restyling dei vari settori e realizzando nuovi spazi interni che fanno vivere questi stadi prima e dopo i novanta minuti, tutti i giorni. Segno che quando gli ingredienti giusti vengono usati insieme la ricetta ha successo.

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