PROGETTO CORALE / 10

A Gyumri (Armenia) la reinvenzione comunitaria innescata da Tragedia e Storia e alimentata da parchi dell’amicizia, ferrovie, architettura, contrasti vecchio-nuovo

La Rigenerazione può interessare, come abbiamo visto, grandi città, ma anche centri minori, porzioni di territorio o sistemi di insediamenti, e può essere incentrata su grandi trasformazioni fisiche o su iniziative più a carattere sociologico o culturale. Oggi ci sposteremo a est, a 3.500 km dall’Italia, per esplorare quanto sta accadendo a Gyumri, Armenia, e indagare come la Rigenerazione possa abbinarsi al ripensamento dell’identità di un luogo e trasformare una enorme tragedia in una occasione unica di reinvenzione comunitaria.

30 Lug 2025 di Maria Cristina Fregni

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Vista di Piazza Vardanants in Gyumri

Gyumri, capoluogo della regione armena di Shirak e seconda città più grande del Paese, storicamente era nota per la sua cultura variegata e vivace e il suo patrimonio architettonico molto caratteristico. Nel 1837, i russi, dominatori dell’epoca, la ribattezzarono Alexandropol, rendendola un importante avamposto nella Transcaucasia zarista e un centro strategico durante le guerre turco-russe. Nel periodo zarista fiorirono i commerci, l’arte e l’artigianato e si riqualificarono interi quartieri, caratterizzati da eleganti palazzi Liberty in tufo nero con importanti portoni in legno, ricche balconate e cancelli in ferro battuto, che fanno di Gyumri la più russa delle città armene. In questo periodo erano centinaia gli artigiani attivi in città: gioiellieri, fabbri, sarti, ricamatori, artigiani della scarpa, dei tappeti, del rame, orologiai, stagnai, carratori,  la cui ottima reputazione si spingeva anche fuori dai confini dell’Impero russo.

Nel 1924, dopo la morte di Lenin, la città fu sovietizzata e chiamata Leninakan. Durante il periodo dell’Unione Sovietica, la città venne forzatamente riconvertita a centro industriale, portandola a raggiungere una popolazione di circa 225.000 persone.

Il 7 dicembre 1988, un terremoto di magnitudo 6.3 colpì l’Armenia settentrionale, con Gyumri tra le zone più colpite. Il terremoto, durato meno di un minuto, causò circa 25.000 morti, migliaia di senzatetto e una distruzione diffusa, che colpì gran parte del tessuto urbano della città. Gli edifici residenziali, le scuole e le infrastrutture di Gyumri furono gravemente danneggiati, mentre il crollo dei monumenti storici della città, tra cui chiese ed edifici pubblici, minò le sicurezze della comunità locale riguardo la propria identità, già fortemente debilitata dalle trasformazioni derivanti dal sistema sovietico.

Subito dopo il terremoto, l’attenzione principale si rivolse ovviamente alla sicurezza dei sopravvissuti. Per ospitare la popolazione sfollata, furono costruiti rifugi temporanei, localmente noti come “domik”. Tuttavia, quella che doveva essere una soluzione a breve termine divenne per molti una realtà a lungo termine, stravolgendo ulteriormente gli stili di vita e il paesaggio urbano quotidiano della popolazione locale. Allo stesso tempo, i primi sforzi di ricostruzione furono frammentati e la portata del disastro, unita alla transizione dell’Armenia verso l’indipendenza dopo il crollo dell’Unione Sovietica, resero la ricostruzione lenta, difficile e disomogenea.

Le cose iniziarono a cambiare negli anni 2000, quando il governo armeno, con il supporto di partner internazionali come l’Unione Europea e l’USAID, iniziò a sviluppare e attuare strategie di sviluppo urbano coordinate, che si basavano sulla visione della ricostruzione non solo e non tanto come atto del ripristino fisico degli spazi, bensì come occasione per una riscoperta e un rinnovamento dell’identità locale, scrollandosi di dosso gli anni e le caratteristiche del periodo sovietico e ricostruendo, insieme ai tessuti urbani, quelli sociali, economici e culturali.

Tali strategie si basarono essenzialmente su una lettura dei valori persistenti del contesto urbano locale, da reinterpretare come chiave immaginifica di prefigurazione di un futuro nuovo. Un primo elemento chiave di questo processo di rilettura fu lo sfruttamento della posizione della città come snodo ferroviario e autostradale interstatale, in quanto collegamento tra l’Armenia ad altri paesi come la Georgia.

Un secondo elemento fu il carattere storico-testimoniale di molti edifici della città, che era stato motivo di orgoglio per i suoi residenti, che raccontava visivamente le stratificazioni culturali delle numerose dominazioni che la città aveva vissuto e che, dopo il terremoto, rappresentava un appiglio contro la cancellazione completa del passato urbano di Gyumri.

Un terzo elemento fu invece il sapere artigianale che, fino al periodo sovietico, aveva reso famosa la città ben oltre la dimensione locale, testimoniando una vivacità sociale e un dinamismo di grande portata.

Questi tre elementi vennero analizzati, attualizzati e intrecciati nel Gyumri Revival Program, un ambizioso programma pubblico di politiche, progetti e iniziative, finalizzato a riattivare la città nella sua sfera sociale, culturale ed economica, fortemente intrecciato a finanziamenti pubblici e privati internazionali e che, a più di 30 anni dal terremoto, è ancora in corso e in continuo adattamento alla evoluzione della comunità locale.

Coerentemente con i tre elementi-guida individuato dal Programma, lo sviluppo delle infrastrutture è stato un asset fondamentale di questi decenni. Sono stati effettuati investimenti significativi per migliorare le reti di trasporto della città, tra cui la modernizzazione della ferrovia che collega Gyumri alla capitale armena, Yerevan, e oltre. Questi progetti miravano a migliorare la mobilità sia per residenti, sia per possibili visitatori, sostenendo dunque l’impegno della città ad aprirsi al turismo e a valorizzare la propria identità culturale.

In relazione agli elementi architettonici di valore testimoniale, siti come la Fortezza Nera, una struttura militare imperiale russa del XIX secolo, e diverse chiese cittadine, come la Chiesa di Yot Verk e la Cattedrale del Santissimo Salvatore, sono stati oggetto di un’ampia ricostruzione. Il complesso storico e architettonico “Kumayri“, invece, un grande insediamento urbano che occupa un’area di circa 1.000 ettari e comprende oltre 1.600 monumenti architettonici risalenti al XIX e all’inizio del XX secolo, che aveva ottenuto formalmente lo status di Monumento già nel 1980 e, dopo il terremoto, versava in condizioni critiche, è stato oggetto di un vasto intervento di recupero abbinato all’inserimento di nuove costruzioni; il “Programma di rinascita di Kumayri” è stato avviato dal Governo e sostenuto da donatori internazionali e privati e, all’interno di esso,  sono state ricostruite due strade principali, Rustaveli e Shirazi, e sette piccole vie di collegamento, sono sorte oltre 10 attività ricettive e il flusso turistico si è moltiplicato.

Recuperando, infine, quella identità di città del sapere artigianale, Gyumri ha deciso di puntare sulla innovazione della figura dell’artigiano, con svariate iniziative di formazione e sostegno imprenditoriale abbinate al recupero di immobili dismessi o all’inserimento di edifici nuovi nel contesto del tessuto storio distrutto dal terremoto.

E’ nato così il TUMO Center for Creative Technologies, un centro di apprendimento di temi come lo sviluppo web, la programmazione e la produzione cinematografica, che sta generando opportunità di occupazione e crescita economica, offrendo speranza alle giovani generazioni della città. Il centro, che offre corsi gratuiti di media digitali, ha avviato l’iniziativa nella città armena di Yerevan nel 2011, espandendosi a Gyumri nel 2015. Inizialmente ospitato nel Gyumri Technological Center, il centro si è trasferito nell’adiacente Gyumri Theatre, ristrutturato da Bernard Khoury Architects nel 2020. Il progetto reintegra il teatro del 1850, giustapponendo le sue facciate storiche con nuovi interventi che riflettono il carattere dinamico del centro. Il TUMO Center for Creative Technologies prevede di continuare a espandere la sua presenza a Gyumri, poiché ha recentemente annunciato un nuovo concorso di architettura per rivitalizzare l’antica Piazza del Mercato nel centro città e convertirla in una scuola di cucina.

Sempre in campo culturale, nel 2022 la Fondazione Ballet 2021, con sede in Armenia, ha iniziato a collaborare con NEUF Architectes (Canada) e Storaket (Armenia) per progettare un intervento per il vecchio Centro Culturale Sevyan (1926), situato di fronte alla stazione ferroviaria principale di Gyumri. Con il nuovo nome di Kharatian Experiential Center for the Performing Arts, questa ristrutturazione mira a rafforzare ulteriormente l’impegno della città per la cultura e le arti. Attualmente, in fase di finanziamento, il centro ospiterà una nuova sala per spettacoli in grado di ospitare 500 persone, all’interno di un volume ovoidale inserito tra le rovine dell’edificio esistente. La proposta progettuale ha ricevuto la medaglia d’Oro agli International Design Awards 2022 nella categoria ristrutturazioni.

Per tenere insieme, poi, senso di accoglienza e ospitalità verso i visitatori e incremento della qualità della vita per i residenti, l’amministrazione ha infine puntato su un grande intervento di spazio pubblico: il Friendship Park, ideato e realizzato dalla Fondazione per il turismo e l’urbanistica come primo modello-pilota di partenariato pubblico-privato e di sviluppo socio-economico di Gyumri.

Friendship Park in Gyumri

Collocato nel sito di un parco degli anni ’60, in uno dei quartieri centrali della città, caduto in rovina con il sisma, divenne oggetto di recupero nel 2018, quando l’amministrazione locale discusse insieme alla popolazione di potenziali progetti di riqualificazione che, a loro avviso, avrebbero unito tutti i cittadini e contribuito ai cambiamenti sociali ed economici di cui la città aveva bisogno. Il concetto del parco venne quindi sviluppato insieme alla popolazione locale, basato sull’idea di dare equilibrio alla ricostruzione dell’attuale Gyumri, collegando i periodi “prima” e “dopo” il terremoto, creando un nuovo polo di attività sociali in tutta la città. L’idea del progetto si basa sull’interazione di contrasti: generazioni giovani e anziane, ricordi tragici ed emozioni gioiose, tradizioni consolidate e abitudini moderne. Il parco, ricostruito e riqualificato, diventerà un nuovo spazio pubblico per i residenti e i visitatori di Gyumri, un simbolo di amicizia e rinascita, ed esprimerà gratitudine ai paesi che hanno sostenuto Gyumri dopo il terremoto, proiettando la città in una dimensione internazionale.

Il Friendship Park dovrà inoltre diventare un motore fondamentale dei cambiamenti urbani e sociali della città. La sua funzionalità e il suo programma di eventi saranno integrati nel paesaggio urbano, storico e culturale, rifletterà i valori contemporanei dei residenti, sosterrà le attività ricreative tradizionali, diventerà la casa della gente del posto e presenterà la città di Gyumri ai turisti sotto una nuova luce. Includerà un programma di eventi durante tutto l’anno e sarà utilizzato come base per un programma educativo e formativo che consentirà ai suoi studenti di acquisire nuove professioni e competenze.

Pertanto, il progetto diventerà uno dei motori di Rigenerazione in città, finalizzato ad attivare  la diversificazione dell’economia, la riduzione della migrazione giovanile e il miglioramento della qualità e della sicurezza dell’ambiente urbano, caratterizzandosi come un’iniziativa che libererà il potenziale creativo di culture, tradizioni e modi di pensare reciprocamente arricchenti.

La lezione che Gyumri e la sua storia tragica ci lasciano è questa: il potere della rigenerazione urbana strategica, che coniuga passato e presente, innova senza cancellare, coordina e intreccia sguardi e obiettivi, con pazienza, resilienza e spirito di collaborazione.

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