LA QUESTIONE NON ELUDIBILE

La centralità del dato nella gestione dell’impresa di costruzioni

L’importante documento di Assonime, rivolto prevalentemente alle imprese della manifattura e del servizio, pone con forza, anche per il settore dell’ambiente costruito e, segnatamente, per le imprese di costruzioni e per il loro indotto manifatturiero, la questione della centralità del dato nella gestione dei processi aziendali, attorno a cui operare, almeno in parte, una riconfigurazione.

Altrettanto rilevanti e pertinenti sono le annotazioni che riguardano l’uso dei dati, anche personali, relativi all’Internet of Things, sempre più diffusa nel comparto, pure sotto il profilo del Digital Twin.

Il punto cruciale, tuttavia, risiede nell’accettazione del dato come bene economico, transabile e riutilizzabile.

19 Lug 2025 di Angelo Ciribini

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Nel momento, infatti, in cui presso il MIT inizia a operare la commissione di monitoraggio sulla Gestione Informativa Digitale, prevista dal Codice dei Contratti Pubblici e, in prima istanza, rivolta alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti, occorre riflettere sugli esiti più ampi della digitalizzazione sul versante dell’offerta imprenditoriale, attiva in tutte le sue declinazioni.

Del resto, anche con riferimento alla gestione dei contratti pubblici, se per il versante della domanda pubblica il tema è oggi prevalentemente avvertito quale imposizione e corrispondente adempimento formale, per le imprese di costruzioni, appaltatrici e sub appaltatrici, destinatarie di queste richieste, l’accresciuta consapevolezza del valore del dato, anche in termini di monetizzazione, oltre che per l’incremento di produttività e per l’accrescimento del merito creditizio, conduce l’argomento ben oltre il mero rapporto contrattuale.

Detto altrimenti, se i dati assumono valore economico intrinseco, di là del rispetto dei patti contrattuali, l’impresa appaltatrice, analogamente a quanto potrà fare quella manifatturiera, sarà ben attenta a transare i dati, pubblici e privati, propri o altrui.

Le raccomandazioni suggerite dal rapporto di Assonime, indirizzate, in primo luogo, ai dati industriali, sono, comunque, in linea con le considerazioni avanzate recentemente dal Politecnico di Milano e dall’Università degli Studi di Brescia congiuntamente ad ANCE.

Il rapporto in oggetto, da leggere, però, nell’ottica della scalabilità, prevede, anzitutto, che i vertici aziendali si dotino di risorse umane e di strutture interne in grado di governare la trasformazione organizzativa guidata dalla centralità del dato.

È evidente, dunque, che nella proprietà e nel top management dell’impresa di costruzioni queste competenze dovranno essere introdotte e rafforzate.

Secondariamente, l’obiettivo, in forma centralizzata o distribuita, di assicurare una unica piattaforma aziendale per garantire la continuità e la coerenza dei flussi informativi tra le unità organizzative e con la propria catena di fornitura dovrebbe divenire una impellenza, inevitabile per conseguire risultati attendibili. Ciò, tuttavia, comporta la convergenza e l’unitarietà tra le eterogenee culture aziendali.

In terzo luogo, anche l’impresa di costruzioni dovrà considerare attentamente il quadro regolamentare comunitario e nazionale sui dati per ottimizzare i propri processi basati sui dati e sul patrimonio informativo.

È opportuno, inoltre, che, a partire dalla datafication, l’impresa di costruzioni generi, raccolga e capitalizzi i data set in suo possesso o a propria disposizione secondo precise strategie.

Il che implica che l’impresa di costruzioni inizi ad occuparsi dei temi legati alla semantica, a partire dalla definizione di proprie ontologie.

Ciò prelude alla rimodellazione dei processi aziendali (Business Process Modelling) in maniera incrementale, con attenzione rivolta alla notarizzazione e alla cibersicurezza, oltre che ai consumi energetici generati da una piattaforma tecnologica e da una infrastruttura architetturale integrante.

La diffusione delle soluzioni di Intelligenza Artificiale, forte oggetto dell’interesse da parte delle imprese di costruzioni, richiede attualmente una maggiore consapevolezza al fine di non ingenerare esiti indesiderati nella condivisione dei dati.

Il ricorso a queste soluzioni renderanno maggiori i fabbisogni di risorse umane competenti per la supervisione umana dei risultati ottenuti.

La qual cosa comporta che, anche dal punto di vista giuridico, di conformità, l’impresa di costruzioni debba avere cura della qualità dei dati e della loro valorizzazione patrimoniale.

Non meno significativa è la possibile mutualizzazione dei dati che, per una catena di fornitura complessa, quale quella presieduta dall’impresa di costruzioni, innescherebbe probabilmente la creazione di nuovi business model.

Discorrere, infine, di cultura imprenditoriale collaborativa lungo una filiera come quella delle costruzioni sancirebbe l’avvio di una profonda rivisitazione identitaria.

In conclusione, per l’impresa di costruzioni dovrebbe ora diventare prioritario reclamare una presenza nazionale negli Spazi Europei dei Dati e invocare la costituzione del Portale Nazionale della Digitalizzazione nell’Ambiente Costruito.

 

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