Lo studio

Edilizia, puntare sulla congruità per avere meno lavoro nero e più occupazione: dal 2019 al 2023 gli operai edili sono CRESCIUTI del 33%. La Fillea Cgil: servono misure che facilitano la regolarità nel mercato

16 Lug 2025 di Maria Cristina Carlini

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Edilizia, puntare sulla congruità per avere meno lavoro nero e più occupazione: dal 2019 al 2023 gli operai edili sono CRESCIUTI del 33%. La Fillea Cgil: servono misure che facilitano la regolarità nel mercato

Meno lavoro nero , più occupazione, crescita delle retribuzioni: l’entrata in vigore della congruità ha aperto una scia di effetti positivi nel settore delle costruzioni. A quantificarli è stata la Fillea, la federazione dei lavoratori edili della Cgil, in uno studio nel quale ha incrociato fonti Inps, Istat e quelle della bilateralità (in particolarità l’Osservatorio statistico della Cnce) proprio per analizzare cosa è avvenuto dopo l’entrata in vigore della congruità. Partiamo dall’occupazione: tra  il 2019 e il 2023 gli operai edili crescono del 33% (da 745.483 a 990.731), una crescita che tocca punte del 37% al Sud e addirittura del 45% nelle Isole. Nel 2022, con la messa a regime della congruità della manodopera, la crescita occupazionale si accompagna a un incremento delle giornate retribuite per operaio del 4,7%, con punte del 12,9% nelle Isole e del 9,6% al Sud, un dato che si conferma nel 2023. E ancora, in termini di retribuzione i dati INPS certificano una crescita dai 14.621 euro l’anno del 2021 a 16.932 euro l’anno medi per gli operai edili del Sud.

Al contempo, c’è  un altro importante dato che emerge: i conti nazionali  Istat certificano, infatti,  una riduzione costante negli ultimi anni del lavoro irregolare in edilizia, dal 17,4% del 2019 al 13,8% del 2022 per i lavoratori dipendenti. E le rilevazioni, più recenti, dell’Osservatorio Statistico Cnce confermano il trend positivo anche per il 2024, con un aumento degli operai tracciati dalle Casse Edili nel 2024 del 4% rispetto al 2023 e una massa salari complessiva che supera il picco del 2008, con 10 miliardi di euro.

“Riteniamo – spiega  la Fillea Cgil – che una crescita dell’occupazione dichiarata sia da imputarsi ad un duplice effetto di crescita della domanda e di misure che facilitano la regolarità, con i relativi effetti a cascata per la stabilità del sistema economico, del sistema di sicurezza sociale e di entrate fiscali”. Da un lato gli incentivi per le ristrutturazioni, a partire dal Superbonus, hanno reso più conveniente per i clienti la fatturazione dei lavori; dall’altro, con la congruità della manodopera, da novembre 2021 le imprese edili devono dimostrare di impiegare manodopera sufficiente per i lavori da svolgere. Quindi questo conferma “l’importanza di interventi  – sottolinea la Fillea- che richiedono tempo e stabilità per creare una nuova normalità nel mercato e sostenere l’affermazione di una cultura del lavoro dichiarato, regolare e sicuro in un settore che può qualificarsi con politiche pubbliche che si fondino su: strumenti di monitoraggio e controllo come la congruità; investimenti nel patrimonio pubblico; incentivi strutturali e di lungo periodo; un orientamento generale che sposi una visione forte e attiva dello Stato nel sostenere la rigenerazione urbana, la lotta alla povertà energetica e il rilancio delle aree interne con servizi adeguati”.

L’allerta degli edili della Cgil è ora alta in vista della legge di bilancio. Perché, avverte, “si paventa un ulteriore riduzione dei benefici fiscali per l’efficientamento energetico, posizione che non stupisce – rimarca- per la linea di negazionismo climatico di questo governo e l’avversione per ogni accezione di sicurezza che non sia legata a paura e repressione ma declinata come sicurezza del lavoro, sociale e ambientale. Questi sono gli aspetti cruciali in un paese con tre morti sul lavoro al giorno, età pensionabile insostenibile e un territorio estremamente esposto a eventi sismici ed estremi”. Pertanto “consideriamo che sia quanto mai necessaria una nuova politica pubblica, che parta dalla casa come fattore imprescindibile di politica industriale e lotta alle disuguaglianze, – prosegue la Fillea – specie in vista della fine del PNRR e delle tante opere che stanno rimanendo sulla carta. Casa come patrimonio pubblico, con investimenti diretti e incentivi mirati”.

“Occorrono – incalza ancora la Fillea- risorse pubbliche per rigenerare i territori, garantire la sicurezza e l’efficientamento energetico del patrimonio pubblico e rilanciare una edilizia popolare moderna, diffusa e verde soprattutto nelle aree del Mezzogiorno. Al contempo, gli incentivi devono consentire l’accesso alla rigenerazione degli edifici delle fasce altrimenti escluse, a partire dai grandi condomini e dalle persone con redditi più bassi. Sono loro che possono contribuire maggiormente all’improrogabile abbattimento delle emissioni inquinanti. E’ d’altronde su questa linea che la Direttiva Case Green ci chiede di agire quando, tra le misure previste per contenere l’aumento della temperatura entro 1.5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, richiede dei piani nazionali di ristrutturazione degli edifici che efficientino pressoché l’intero patrimonio nazionale entro il 2050, tenendo in particolare conto l’edilizia residenziale pubblica e le famiglie in povertà energetica. E’ possibile e doveroso quindi coniugare obiettivi di riduzione dei danni ambientali e dei costi energetici nel medio periodo con investimenti nel breve che rilancino l’occupazione e migliorino le condizioni abitative delle famiglie.

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