La Rappresentazione, il BIM e il Digital Twin

Il vocabolo «rappresentazione» compare, da primattore, nelle definizioni ricorrenti di Building Information Modelling (BIM) – oggi pure di GeoBIM – e di Digital Twin (DT).

Il termine, ovviamente, rimanda all’atto del disegnare e del visualizzare, vale a dire alle diverse e complesse manifestazioni geometrico-dimensionali, di cui, ad esempio, una manifestazione eloquente e siginificativa è stata probabilmente offerta, per la cultura architettonica, del cosiddetto Parametricismo.

Naturalmente la tematica della rappresentazione geometrico-dimensionale possiede una elevata articolazione, oltre che una storia nobile e significativa, ampiamente trasferita nell’ambito della digitalizzazione con considerevoli livelli di complessità.

Si osservi, prosaicamente, che la redazione di un computo metrico, un documento alfa-numerico, deriva da fonti informative geometrico-dimensionali, cosicché il discrimine tra i campi in questione risulta sottile.

15 Lug 2025 di Angelo Ciribini

Condividi:

Analogamente, poter «navigare» spazialmente la rappresentazione di un cespite comporta la possibilità di affinarne la percezione nella veste di molte discipline scientifiche.

D’altra parte, uno dei tratti distintivi della rappresentazione, sotto un certo profilo, è dato dalla nozione di schizzo, che costituisce una delle modalità privilegiate di morfogenesi di una idea progettuale, per cui, almeno in parte, la cultura digitale nutre alcune diffidenze, a causa della sua potenziale ambiguità e destrutturazione, nei termini comprensibili dagli algoritmi, quantunque i modelli linguistici forse oggi prediligano per paradosso dati non strutturati, eventualmente per strutturarli successivamente.

La Rappresentazione è, comunque, nell’universo digitale, primaria e fondamentale tanto nelle attività di rilievo di un contesto esistente (a partire dalle discipline del Restauro e della Conservazione), benché sempre più evolutasi nelle forme, per così dire, della Geomatica e della Topografia, restituendo, anche in questa occasione, una impressione di maggiore oggettività.

Nell’ambito della Modellazione Informativa si rappresentano, poi, gli stati di avanzamento dei lavori in cantiere, l’esito finale dei lavori e gli aggiornamenti relativi alla gestione e alla manutenzione delle opere.

Eppure, a proposito del BIM, ci si lamenta che una buona parte dei modelli informativi realizzati siano esclusivamente tridimensionali, alludendo a una sorta di povertà contenutistica inerente agli aspetti alfa-numerici, oltreché a una scarsa loro sistematizzazione, a iniziare dalla classificazione e dalla codificazione, di quelli, in effetti, geometrico-dimensionali.

È evidente, quindi, che sottostante a una certa criticità vi sia una riflessione tacita su due elementi celati dalle affermazioni di primo acchito.

Il primo elemento è relativo alla possibilità di rappresentare i dati e le loro relazioni: il che indurrebbe a porre in dubbio molti confini disciplinari, ma anche tante attribuzioni professionali, come già dovrebbe accadere per il Restauro o per la Conservazione.

Il secondo elemento è legato al fatto che la parola «rappresentazione» sia affine, nell’ottica della digitalizzazione, al vocabolo «simulazione» (e a quello «sincronizzazione») che indica la capacità di governare i processi concernenti l’ambiente costruito e di predirne, dunque, controllarne e modificarne gli esiti.

Ecco che, allorché l’oggetto fisico, il cespite immobiliare e infrastrutturale, rappresentato sia geometricamente sia alfanumericamente, sia dotato di sensoristica che ne possa rivelare le prestazioni e che sia in grado di agire su di esso, la sintesi tra la nozione di rappresentazione e quella di simulazione si realizza, ma lo fa per il tramite di modelli interpretativi causali dei fenomeni oppure per mezzo dell’identificazione di determinate strutture di dati riferiti agli eventi passati.

Per questi motivi, l’uso e spesso l’abuso degli acronimi BIM e DT, ridotti a ingenue visualizzazioni di entità statiche, oscura letteralmente la considerazione per cui il fine ultimo di queste metodologie e di queste soluzioni risieda nella volontà di programmare il ciclo di vita (residuo, in molti casi) di un bene immobiliare o infrastrutturale, di intervenire sovente preventivamente per condizionarne le prestazioni e le durate.

In un certo senso, a prescindere dalle declinazioni della realtà, come aumentata, mista o virtuale, ciò di cui si parla è la volontà di rappresentare proprio la realtà (duplice: fisica e cibernetica) tempestivamente ovvero di piegarla preventivamente ai propri obiettivi.

In attesa di coniare nuove espressioni per ravvivare l’interesse dei mercati, sarebbe opportuno, tuttavia, iniziare a ragionare sul senso ultimo della diffusione di certi acronimi e di comprenderne le conseguenze a medio termine.

Si tenga presente che, «in realtà», una delle finalità per cui si vorrebbe avere una completa rappresentazione introduttiva della realtà mediante il BIM per poi gestirla dinamicamente grazie al DT, stia nella progressiva automazione dei processi decisionali e nella riduzione del capitale umano a disposizione, sia per l’inverno demografico sia per la dequalificazione degli operatori.

Se certamente la rappresentazione, da sempre, permette di veicolare un contenuto predittivo nella progettazione o di restituirne l’esistenza mediante un rilievo, il termine attualmente indica un orizzonte ulteriore, denso di incognite.

Sarebbe auspicabile, perciò, che l’uso degli acronimi fosse accompagnato da una maggiore consapevolezza del significato effettivo dei fenomeni.

Argomenti

Argomenti

Accedi