La giornata

Zelensky: un piano Marshall per l’UCRAINA, 200 accordi per 10 mld

  • Snam, Leonardo, Enav, Terna : gli accordi sottoscritti alla conferenza di Roma
  • Ue, il Parlamento respinge con 175 voti a favore e 360 contrari la mozione di censura con la Commissione
  • Manovra, Giorgetti: per la prima volta non sarà correttiva, deficit sotto il 3% del Pil entro il 2026
  • Istat: la produzione industriale torna a diminuire a maggio. Aumenta ancora l’incertezza
  • Appalti, Consulta dei servizi: con il ritiro degli emendamenti   sulla revisione prezzi  rischio fallimento per decine di aziende

10 Lug 2025

Condividi:

IN SINTESI

Un ‘piano Marshall’ per l’Ucraina,  “un piano di resilienza come quello che ha ricostruito l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale”. E’ la richiesta consegnata dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dal palco della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina che si è aperta ieri a Roma.  “Opportunità unica per lanciare insieme dei significativi passi in avanti”, ha detto il leader ucraino. E la prima giornata dei lavori, a Roma alla Nuvola di Fuksas,  ha assicurato a  Kiev l’appoggio e il sostegno dell’Europa che si concretizzano in 200 accordi per 10 miliardi di euro e in un nuovo fondo europeo per dare impulso agli  investimenti nei trasporti, energia e materie prime.  “Vorrei sottolineare che il livello delle decisioni preparate nell’ambito di questa conferenza è altissimo: circa 200 accordi. Penso che sia un risultato davvero molto importante. Anche l’ammontare degli accordi è veramente significativo: più di 10 miliardi di euro”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una conferenza stampa congiunta con la premier Giorgia Meloni in un conferenza stampa congiunta. Ad annunciare il nuovo fondo europeo per la ricostruzione è stata la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Dall’inizio dell’invasione su vasta scala, l’Europa e’ stata ed e’ tuttora il principale donatore dell’Ucraina, con quasi 165 miliardi di euro di aiuti. Solo quest’anno copriremo l’84 % del finanziamento esterno necessario. Nell’ambito di questo sostegno, posso annunciare un pagamento di 1 miliardo di euro a titolo di assistenza macrofinanziaria, nonche’ un pagamento di oltre 3 miliardi di euro dal Fondo per l’Ucraina”, ha detto in un passaggio del suo intervento.  “Le garanzie e le sovvenzioni che stiamo firmando in occasione di questa conferenza – ha ricordato von der Leyen – sono destinate a sbloccare oltre 10 miliardi di euro di investimenti per la crescita, la ripresa e la ricostruzione. E faremo in modo che l’Ucraina riceva sostegno fino al 2028 e oltre, quando entrerà in vigore il nuovo bilancio europeo. La nuova partnership con l’Ucraina svolgerà inoltre un ruolo chiave nel promuovere gli investimenti del settore privato, che saranno fondamentali per la ricostruzione. E potremo costruire su solide fondamenta. Sono particolarmente lieta di annunciare oggi il Fondo europeo per la ricostruzione dell’Ucraina, il più grande fondo azionario a livello mondiale a sostegno della ricostruzione. Darà impulso agli investimenti in energia, trasporti, materie prime essenziali e industrie a duplice uso. Stiamo letteralmente investendo nel futuro dell’Ucraina, sfruttando il denaro pubblico per attrarre investimenti privati su larga scala e contribuire alla ricostruzione del Paese. Sono particolarmente lieta che di costruirlo insieme a Italia, Germania, Francia, Polonia e alla Banca europea per gli investimenti. E confido che altri vorranno unirsi. Il popolo ucraino è pronto a guidare l’economia del proprio Paese verso il futuro. Il momento di investire è adesso”.

“Il nostro compito è aiutare l’Ucraina, e lo faremo, a scrivere questo nuovo capitolo della sua storia per amore di giustizia e come monito per il futuro. E l’Italia intende per questo giocare un ruolo da protagonista e può farlo non solo per la costanza, la chiarezza con le quali fin dall’inizio si è schierata dalla parte giusta della storia, senza mai tentennare, ma anche perché il suo solido, straordinario tessuto produttivo ha tutte le carte in regola per generare un moltiplicatore di investimenti e un moltiplicatore di opportunità”, ha  Meloni nel suo intervento di apertura. “Perché la sfida che abbiamo di fronte – ha sottolineato – richiede certamente il massimo sforzo da parte delle nazioni, dei governi, delle istituzioni multilaterali e finanziarie, ma è una partita che noi possiamo vincere solo se riusciremo a contare su una robusta mobilitazione dei capitali privati, sullo spirito imprenditoriale delle aziende, sulla loro capacità di attrarre investimenti”. Ma c’è un punto che Meloni ha voluto rimarcare: “come e’ scritto anche nella dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7, noi vogliamo lavorare con l’Ucraina anche per non consentire che della ricostruzione possano beneficiare anche quelle entita’” che hanno finanziato “la macchina da guerra russa”. Anche il  ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, come hanno riferito fonti del Mef, ha sottolineato “l’importanza di escludere dalla ricostruzione di Kiev chiunque abbia beneficiato, a vario titolo, di proventi per aver fatto affari in Russia contribuendo a finanziare di fatto l’attacco contro l’Ucraina”.

A chiudere  la prima giornata è  stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Oggi più che mai è cruciale far sì che Kyev avverta che non è sola in questo delicato passaggio” mentre sono in corso trattative di pace e “questo messaggio è il primo significato di questa conferenza”. Il Capo dello Stato ha ribadito che questa guerra “riguarda tutta la comunità internazionale” e che la difesa del diritto internazionale non è utopia anzi è tra le stesse ragioni d’essere dell’Unione europea che deve essere pronta ad accogliere l’Ucraina per sottrarla ai tentativi di dominio e sopraffazione delle potenze “più armate”. “C’è necessità nelle vicende internazionali di comportamenti che aprano alla speranza di un mondo contassegnato dalla collaborazione – ha detto oggi alla Conferenza di Roma – questo compito appartiene, agli stati, alla società civile, al mondo della cultura e dell’economia, occorre non arrendersi alla deriva che pare voler alimentare frenesia per smantellare ogni limite, anche quelli posti dopo la seconda guerra mondiale, alla ferocia dei conflitti, e far prevalere il diritto umanitario per tutelare le condizioni delle popolazioni civili”.

Nel corso della conferenza, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, si è riunito con i circa 500 rappresentanti delle aziende italiane presenti ai lavori. “La ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione dell’Ucraina – ha sottolineato la Farnesina – rappresentano obiettivi strategici per l’Italia. Le imprese italiane potranno fornire un contributo straordinario, cogliendo le opportunita’ previste dagli strumenti finanziari e assicurativi che permetteranno di contribuire alla ripresa dell’Ucraina. Rimane difatti cruciale mobilitare il sostegno internazionale, anche attirando i necessari investimenti privati”. A sostegno dell’impegno delle imprese italiane sono stati lanciati anche alcuni strumenti specifici. In particolare, Simest attivera’ un plafond di 300 milioni di euro per il credito alle esportazioni, a valere sul fondo dedicato della Farnesina, a supporto della competitivita’ delle imprese italiane coinvolte nella ripresa dell’Ucraina. Inoltre, Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Simest hanno firmato un Memorandum d’intesa con il Ministero dell’Economia ucraino per cooperare a sostegno del recupero e dello sviluppo dell’economia ucraina, individuando le esigenze ed i settori prioritari.”A questi strumenti – illustra ancora la Farnesina – si affiancano gli ulteriori fondi stanziati dalla Cooperazione italiana per iniziative in Ucraina, per un totale di 150 milioni di euro fra crediti di aiuto e fondi a dono. I principali ambiti di intervento riguarderanno il recupero del settore energetico e delle infrastrutture critiche, la salute, la riabilitazione abitativa delle persone vulnerabili, lo sviluppo rurale, lo sminamento ed altri interventi di carattere umanitario. Sono inoltre stati firmati accordi nel settore culturale, della sicurezza informatica, del settore agricolo. Inoltre, sono specificamente dedicate alla citta’ e alla regione di Odessa, sulla quale l’Italia ha assunto il patronato, due convenzioni – una sul patrimonio culturale ed una per la promozione del lavoro nel settore culturale. All’incontro con le imprese era presente anche l’architetto Massimiliano Fuksas. Sono, inoltre, intervenuti il Presidente dell’Ice, Matteo Zoppas, l’ad di Cassa Depositi e Prestiti, Dario Scannapieco, l’ad di Sace, Alessandra Ricci, l’ad di Simest, Regina Corradini D’Arienzo, e la vicepresidente di Confindustria, Barbara Cimmino.

Da segnalare, come appunto di cronaca, che la prima giornata della Conferenza non era cominciata sotto i migliori auspici sul fronte organizzativo. E’ stata un’impresa per le migliaia di partecipanti accedere al centro congressi dell’Eur per la calca che si era creata presso i desk per il ritiro degli accrediti, non essendo stata prevista una suddivisione tra delegati e stampa. Gli organizzatori hanno dovuto distribuire badge “d’emergenza” dopo che e’ stata comunicata “la fine della plastica” per stampare i pass. In media, e’ servita non meno di un’ora per assicurarsi il badge necessario ad accedere alla sede della Conferenza.

 

Snam, Leonardo, Enav, Terna: gli accordi sottoscritti alla conferenza di Roma

Dall’energia alle infrastrutture, la prima giornata della conferenza sulla ricostruzione in Ucraina ha registrato la firma di una serie di accordi. Snam e Gas Transmission System Operator of Ukraine (GTSOU) – operatore del sistema di trasporto del gas naturale in Ucraina e verso i Paesi dell’Unione Europea – hanno firmato un memorandum di cooperazione finalizzato a consolidare la sinergia tra i mercati del gas ucraino e italiano, con l’obiettivo di rafforzare sicurezza energetica, integrazione regionale e sostenibilità nel lungo periodo. Il memorandum è stato firmato a da Agostino Scornajenchi, ceo di Snam, e Vladyslav Medvediev, acting ceo di GTSOU. I principali ambiti di cooperazione si concentrano sull’analisi delle prospettive del gas naturale liquefatto (GNL) e del trasporto del gas via pipeline tra i due Paesi – compreso l’utilizzo potenziale degli impianti di stoccaggio ucraini – e sulla creazione di una piattaforma di collaborazione per la manutenzione della rete e per attività di ricerca nell’ambito del trasporto di gas decarbonizzati.

Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, e NPC Ukrenergo, il Transmission System Operator ucraino, hanno firmato  un Memorandum of Understanding per favorire lo scambio di esperienze e tecnologie avanzate nella gestione dei sistemi elettrici di trasmissione. L’accordo mira a consolidare l’integrazione dell’Ucraina nel sistema elettrico paneuropeo. L’accordo, della durata di tre anni, promuove la collaborazione tra le due società in ambiti di reciproco interesse, tra cui la sicurezza energetica, l’innovazione tecnologica e la sostenibilità. Terna e Ukrenergo condivideranno esperienze operative nella gestione del sistema elettrico, oltre a competenze tecniche e normative, organizzando programmi di formazione congiunti e promuovendo iniziative di ricerca e sviluppo. Italia e Ucraina gestiscono due dei cinque più grandi sistemi di trasmissione elettrica in Europa per estensione complessiva delle linee elettriche e capacità installata dei trasformatori. In particolare, NPC Ukrenergo è interessata all’esperienza di Terna nell’uso di tecnologie avanzate per la trasmissione e il dispacciamento dell’energia elettrica, nonché alla digitalizzazione della rete, e può offrire a sua volta un prezioso contributo in termini di gestione delle crisi e ripristino del sistema in condizioni di emergenza. Terna e NPC Ukrenergo sono membri di ENTSO-E, l’associazione fondata nel 2009 che svolge un ruolo centrale nel facilitare l’interconnessione e garantire la sicurezza delle reti di trasmissione elettrica in Europa. Il Memorandum d’Intesa prevede anche un impegno congiunto nell’ambito di ENTSO-E per contribuire alla definizione delle regole e dei piani di sviluppo futuri della rete elettrica paneuropea. Per NPC Ukrenergo, rafforzare i rapporti con i principali operatori di sistema dell’UE come Terna rappresenta un passo fondamentale per garantire la sicurezza energetica dell’Ucraina e la sua piena integrazione nello spazio energetico europeo.

Leonardo, Enav  e l’Ukrainian State Air Traffic Services Enterprise (UkSATSE) hanno firmato un Memorandum di Cooperazione per avviare un’iniziativa congiunta volta al ripristino e al potenziamento dell’infrastruttura di navigazione aerea civile dell’Ucraina, nell’ambito del Piano di Recupero della Gestione del Traffico Aereo (ATM) del Paese, denominato Ukraine Air Traffic Management (ATM) Restoration and Recovery Plan (UARRP). L’accordo rappresenta un passo significativo verso la ricostruzione delle capacità ucraine di gestione del traffico aereo, gravemente compromesse dal conflitto in corso. Nell’ambito della collaborazione, Leonardo – leader europeo nei settori dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza – fornirà supporto tecnologico e infrastrutturale al piano di recupero. Enav, il fornitore nazionale italiano dei servizi di navigazione aerea, contribuirà con il proprio know-how operativo e servizi di consulenza. UkSATSE, in qualità di fornitore dei servizi di navigazione aerea ucraini, guiderà l’implementazione quale soggetto attuatore e beneficiario finale dei sistemi ripristinati. Le tre parti si impegnano a coordinare congiuntamente la pianificazione e l’esecuzione dei principali progetti previsti dal piano UARRP e a collaborare strettamente con i partner istituzionali per l’individuazione di soluzioni di finanziamento adeguate. Nell’ambito della cooperazione, sono stati firmati due Accordi di Donazione tra Leonardo, Enav e UkSATSE per il trasferimento di cinque sistemi radar primari di rotta e delle tecnologie associate. Questi sistemi contribuiranno in modo significativo al ripristino della capacità di sorveglianza primarie dell’Ucraina, consentendo una riapertura graduale dello spazio aereo alle operazioni civili. Questa prima fornitura rappresenta una tappa concreta nell’ambito della più ampia attuazione del piano UARRP e testimonia il sostegno fattivo di Leonardo alle esigenze di ricostruzione dell’Ucraina. Il Memorandum e gli Accordi di Donazione riaffermano la volontà condivisa delle tre parti di contribuire alla realizzazione di un’infrastruttura dello spazio aereo sicura e pienamente operativa per il futuro del Paese. L’intesa potrà formare oggetto di successivi accordi vincolanti che le parti definiranno nel rispetto della normativa applicabile, ivi inclusa quella in materia di operazioni tra parti correlate.

 

Ue, il Parlamento respinge con 175 voti a favore e 360 contrari la mozione di censura con la Commissione

La plenaria del Parlamento europeo ha respinto con 175 voti a favore 360 contrari e 18 astenuti la mozione di censura con la Commissione europea presentata da 73 eurodeputati a prima firma dell’eurodeputato rumeno del gruppo dei Conservatori e riformisti, Gheorghe Piperea. Per il voto era necessario la maggioranza assoluta dei membri del Parlamento presenti in aula e per la conferma i due terzi dei votanti

Manovra, Giorgetti: per la prima volta non sarà correttiva, deficit sotto il 3% del Pil entro il 2026

“Sulla base dei dati pubblicati dall’Istat allo scorso 30 giugno non vi è motivo di ritenere necessari aggiustamenti”. “Le cifre registrate nel primo trimestre sono compatibili con un deficit su base annua per il 2025 pari al 3,3% del Pil, come previsto in sede di programmazione e con il ritorno sotto la soglia del 3 per cento entro il 2026. Per la prima volta non si parla di manovra correttiva per la prossima legge di bilancio, miracolosamente abbiamo fatto le previsioni giuste”. Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che al question time in aula al Senato ha risposto a un’interrogazione della Lega sulle iniziative per garantire il miglioramento dei parametri di deficit di bilancio e di indebitamento netto. Giorgetti ha poi riferito che “il Governo, in attesa del nuovo quadro di finanza pubblica, che sarà reso noto in autunno, conferma la sua volontà di uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo, la cosiddetta iDP, già a partire dall’anno prossimo”. A tal fine, “ha avviato la opportune interlocuzioni con la Commissione europea”, ha detto rispondendo a un’interrogazione della Lega sulle iniziative per garantire il miglioramento dei parametri di deficit di bilancio e di indebitamento netto.

Istat: la produzione industriale torna a diminuire a maggio. Aumenta ancora l’incertezza

E’ durata lo spazio di un mese la ripresa dell’industria italiana. Dopo la timida ripartenza ad aprile con il primo incremento della produzione su base annua (+0,1% secondo il dato definitivo rivisto peraltro al ribasso dopo la prima stima) dopo oltre due anni di calo ininterrotto, è arrivata la frenata di maggio. Secondo i dati diffusi dall’Istat, infatti,  l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% rispetto ad aprile quando si era registrato un aumento congiunturale dello 0,9%. Nella media del periodo marzo-maggio, invece, si registra un aumento del livello della produzione dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato cresce su base mensile solo per l’energia (+0,7%), mentre cala per i beni intermedi (-1,0%) e i beni di consumo (-1,3%). I beni strumentali risultano stabili.  Al netto degli effetti di calendario, a maggio l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 22 di maggio 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+5,3%); calano, invece, i beni strumentali (-0,2%), i beni di consumo (-1,8%) e i beni intermedi (-2,7%). I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+6,1%), l’attività estrattiva (+5,1%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-5,6%), nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-5,2%), e nella produzione di prodotti chimici (-4,0%). Ieri l’Istat ha diffuso anche la nota sull’andamento dell’economia italiana di maggio e giugno. L’incertezza associata al quadro internazionale è in ulteriore aumento, avverte l’Istat. Agli annunci sulla politica commerciale Usa, soggetti a frequenti aggiornamenti, si somma l’escalation delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Le prospettive di crescita della domanda mondiale, seppur in recupero, a maggio e a giugno sono ancora negative. L’evoluzione dell’attività economica è eterogenea: in moderata espansione in Cina e in flessione negli USA. Le prospettive economiche per l’area euro sono in peggioramento. A giugno, lo European
Sentiment Indicator (ESI) della Commissione europea è diminuito (-0,8 punti rispetto al mese precedente). La flessione dell’indice per l’area è stata principalmente determinata dalla generale riduzione della fiducia nel settore industriale; con un contributo negativo, anche se più modesto, da parte
del commercio al dettaglio. Nel settore dei servizi e tra i consumatori la fiducia è rimasta sostanzialmente stabile, mentre nelle costruzioni ha continuato a migliorare. A livello nazionale, l’ESI è diminuito in Francia (-3,4 punti), Spagna (-1,4) e Germania (-0,8), mentre è cresciuto marginalmente in Italia (+0,2
punti).

Confcommercio: il misery index sale a 10,8 punti a giugno, al top da un anno

A giugno, secondo le prime stime, il Misery index di Confcommercio sale a 10,8 punti, quattro decimi in piu’ su maggio, portandosi ai massimi dell’ultimo anno. Il dato e’ sintesi di un aumento dell’inflazione per i beni e i servizi ad alta frequenza d’acquisto (2,1%) e di una stabilizzazione della disoccupazione estesa al 7,3%. Il perdurare di dinamiche inflazionistiche moderate e la tenuta del mercato del lavoro dovrebbero favorire, anche nei mesi estivi, il permanere dell’indicatore sui livelli attuali che, seppure in peggioramento, si conferma su valori relativamente contenuti. Fondati timori permangono per la fase autunnale, qualora dovesse indebolirsi il mercato del lavoro. Lo segnala Confcommercio nella consueta valutazione del disagio sociale.

 

Dazi, Orsini: fondamentale è aprire nuovi mercati da Mercosur ad Australia

‘Siamo con lei sul Mercosur. Credo che oggi aprire nuovi mercati per poter fare in modo che le nostre imprese possano anche compensare cio’ che viene perso a fronte di alcuni paesi che comunque ci stanno ostacolando nel poter portare i nostri prodotti sara’ fondamentale’. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in apertura del settimo Forum economico franco-italiano, rivolgendosi alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. ‘Quindi il Mercosur, l’India, l’Australia e anche i paesi dell’Asean saranno per noi fondamentali. Siamo al suo fianco, abbiamo bisogno di cose concrete. La via giusta e’ quella della semplificazione. Mettiamo a terra cio’ che lei ha pensato negli Omnibus perche’ per noi e’ fondamentale per la crescita del nostro paese e dell’intera Europa’, ha ribadito Orsini. ‘Io inizio non negando, dicendo alla presidente della Commissione europea che abbiamo avuto anche una posizione abbastanza critica in passato sulle scelte della Commissione europea, ma le nostre posizioni critiche sono posizioni costruttive, perche’ noi crediamo nella nostra Europa e vogliamo mantenere, ovviamente, il primato dell’Europa verso il mondo come industria italiana ed europea’.

‘Crediamo nell’Europa dei vaccini e saremo con lei, presidente, su questo perche’ in quel momento l’Europa ha saputo dimostrare la forza e la tempestivita’ della reazione delle necessita’ del momento. Quindi noi crediamo in quell’Europa, un’Europa che e’ stata forte, pragmatica e ha saputo rispondere in tempi brevi. Pero’ che Europa ci aspettiamo? Noi abbiamo bisogno di un’Europa che sa attrarre investimenti, un’Europa che sa mantenere le proprie imprese all’interno del proprio continente, abbiamo bisogno di un’Europa che cresce, produce e consuma i prodotti che produce. L’Europa smettere di galleggiare. L’Europa deve reagire e deve essere competitiva con il resto del mondo e questo per noi e’ fondamentale’.

Appalti, Consulta dei servizi: con il ritiro degli emendamenti   sulla revisione prezzi  rischio fallimento per decine di aziende

Il ritiro degli emendamenti al Decreto Infrastrutture che puntavano a introdurre la revisione ordinaria obbligatoria dei prezzi e regole più uniformi negli appalti di servizi e forniture è una scelta che condanna al fallimento decine di aziende, con il conseguente rischio di perdita di migliaia di posti di lavoro, e minaccia la tenuta di settori cruciali per il funzionamento quotidiano del Paese. È la denuncia della Consulta dei Servizi – che riunisce 19 associazioni nazionali e 4 filiere – a seguito del ritiro, senza motivazioni, durante l’iter di conversione del decreto-legge n. 73/2025 presso le Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, di emendamenti ritenuti essenziali per garantire equità e continuità negli appalti pubblici. Il settore dei servizi fatica a sostenere contratti pubblici che non riconoscono l’impatto reale dell’inflazione e dell’aumento dei costi. La soglia del 5% per l’attivazione della revisione prezzi,
abbassata correttamente al 3% per i lavori pubblici, è stata dimostrata come inefficace. Inoltre, l’assenza di norme certe sulla revisione prezzi, per contratti pluriennali della durata di almeno 5 anni, in un comparto ad alta intensità di manodopera dove il costo del lavoro pesa in modo decisivo, ha un effetto diretto sulle politiche salariali. Senza una revisione dei contratti in essere con la PA, che tenga conto degli aumenti previsti dai rinnovi dei CCNL, si rischiano, avverte la Consulta, ricadute sul fronte occupazionale: o le imprese non saranno in grado di onorare gli appalti vinti e partecipare ai nuovi, o saranno costrette a ridurre drasticamente i costi, con effetti sulla qualità dei servizi e sulla dignità del lavoro. Parlamento e Governo devono porre la giusta attenzione alle conseguenze che deriveranno dal vigente quadro normativo, che mette a rischio la tenuta economica e sociale di servizi pubblici essenziali – dalla ristorazione scolastica e ospedaliera alla vigilanza, dai servizi ambientali al welfare – dai quali dipende, per lo svolgimento di attività quotidiane di milioni di cittadini, la funzionalità stessa del Paese. Si tratta di un settore che significa oggi 70 miliardi di euro, impiega un milione di persone ed è parte integrante della coesione sociale e del benessere dei cittadini.

“Ravvisiamo segnali allarmanti: si continua a chiedere ai servizi essenziali uno sforzo non più sostenibile, anche a costo di comprometterne la tenuta. Le ricadute sarebbero gravissime: riduzione della qualità dei servizi, perdita di posti di lavoro e chiusura di imprese qualificate. Intendiamo proseguire con determinazione le nostre azioni di confronto attraverso l’interlocuzione istituzionale e pubblica. Ci rivolgiamo a Governo e Parlamento per richiamare l’attenzione sull’evidenza che, ogni giorno che passa senza una norma strutturale per la revisione dei prezzi, si consuma un danno economico e sociale.
L’intera rappresentanza del comparto proseguirà nel portare in tutte le sedi istituzionali i rischi concreti che corre il sistema-sicurezza del Paese.
La Consulta auspica che il confronto con il Governo – a partire dall’intergruppo parlamentare dedicato al settore e l’istituzione di un tavolo interministeriale presso il MIT – consenta di provvedere a correttivi non più rinviabili e costruire un quadro strutturale equo e sostenibile, capace di riconoscere il valore strategico dei servizi pubblici.

 

Da Bei, Sace e Intesa Sanpaolo 1,5 miliardi di euro per la realizzazione dell’Adriatic Link di Terna

L’Adriatic Link, opera strategica per il sistema energetico nazionale inserita nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, è l’elettrodotto sottomarino di Terna che collegherà le Marche e l’Abruzzo. Il finanziamento a Terna è così composto: una linea da 750 milioni di euro da BEI, una linea da 500 milioni di euro da Intesa Sanpaolo e un’ulteriore linea da 250 milioni di euro da Intesa Sanpaolo con provvista indiretta BEI. Tutte le operazioni sono garantite dalla Garanzia Archimede di SACE per oltre 1 miliardo. Rafforzare lo scambio di energia nel Centro Italia e promuovere l’integrazione delle fonti rinnovabili: questi sono due dei principali obiettivi degli accordi da 1,5 miliardi di euro in totale firmati tra la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), Terna, Intesa Sanpaolo (Divisione IMI CIB), e SACE per sostenere lo sviluppo e la realizzazione dell’Adriatic Link, l’elettrodotto sottomarino di Terna che collegherà Marche e Abruzzo. La cerimonia di firma si è svolta ieri a Roma con Nadia Calviño, Presidente del Gruppo BEI, Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della BEI, Giuseppina di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna, Alessandra Ricci, Amministratore Delegato e Direttore Generale di SACE, e Riccardo Dutto, Responsabile Industry Infrastructure della Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo. Nel dettaglio, la struttura finanziaria dell’operazione è suddivisa in tre tranches, tutte garantite da SACE per oltre 1 miliardo di euro con la Garanzia Archimede: un finanziamento da 750 milioni di euro concesso dalla BEI a Terna, della durata di 22 anni; una linea di credito di 500 milioni di euro fornita da Intesa Sanpaolo a Terna della durata di 7 anni;
un ulteriore finanziamento di 250 milioni di euro da Intesa Sanpaolo, con provvista messa a disposizione da BEI e con durata di 7 anni, a supporto del progetto stesso. L’Adriatic Link, opera strategica per il sistema elettrico nazionale inserita nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, rafforzerà lo scambio di energia nella parte centrale della penisola rispondendo alle esigenze di sicurezza e flessibilità del sistema elettrico nazionale e agli obiettivi di sviluppo e integrazione di energia rinnovabile.nSi tratta di una linea ad alta tensione in corrente continua (HVDC, High Voltage Direct Current) lunga complessivamente 251 km, di cui 210 in cavo sottomarino, con una profondità massima di circa 100 metri. La linea avrà una capacità nominale di trasmissione attiva pari a 1.000 MW e collegherà le stazioni elettriche di Fano (Pesaro e Urbino) e Cepagatti (Pescara). L’intero tracciato sarà completamente interrato o posato sotto il fondale marino, minimizzando così gli effetti sul territorio. Per l’opera, autorizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a gennaio 2024, i cantieri delle opere terrestri sono partiti alla fine dello scorso anno. L’intervento avrà anche un impatto economico positivo nelle regioni di coesione, contribuendo allo sviluppo locale. La presidente del Gruppo BEI, Nadia Calviño, ha dichiarato: “Questo investimento sarà fondamentale per promuovere un mercato dell’energia più stabile e sicuro nel Paese, migliorando la rete elettrica nazionale e accelerando l’integrazione delle fonti di energia rinnovabile.” Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della BEI, ha aggiunto: “Questo accordo conferma il ruolo centrale della BEI nel catalizzare risorse pubbliche e private per promuovere l’autonomia strategica e la transizione energetica dell’Europa.”

“La transizione energetica ha impresso una notevole accelerazione agli investimenti per ammodernare e potenziare le reti di trasmissione in tutta Europa, come dimostra l’aggiornamento del Piano Industriale 2024-2028 di Terna presentato a inizio anno”, ha commentato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. “Il finanziamento firmato oggi con la Banca Europea per gli Investimenti, con cui Terna intrattiene da anni una solida relazione, e Intesa Sanpaolo, che ha assunto un ruolo rilevante nel supporto alla strategia finanziaria del Gruppo, riconosce il valore strategico delle nostre infrastrutture di rete, essenziali per favorire l’integrazione delle energie rinnovabili ed incrementare il livello di indipendenza e di sicurezza energetica nazionale. Il ruolo di SACE nell’accordo, allo stesso tempo, identifica nelle opere di Terna la creazione di valore economico e sociale per il Paese”. “Come Divisione IMI CIB crediamo da sempre nel valore della collaborazione tra pubblico e privato, elemento chiave per accelerare la realizzazione di infrastrutture sostenibili e contribuire all’ammodernamento del sistema Paese – ha affermato Mauro Micillo, Chief of IMI Corporate & Investment Banking Division di Intesa Sanpaolo. “La nostra partecipazione al progetto Adriatic Link, così strategico per la sicurezza energetica, ne è un esempio concreto. Con questa operazione confermiamo il ruolo di Intesa Sanpaolo nel supportare la transizione energetica e affiancare istituzioni pubbliche e operatori industriali in investimenti ad alto impatto per il futuro del tessuto locale e del territorio nazionale”. “La firma di questo accordo rappresenta un momento di straordinaria rilevanza per il sistema energetico italiano, evidenziando il ruolo cruciale di SACE nel sostenere l’innovazione e la transizione verso un futuro sostenibile. La Garanzia Archimede, pilastro di questa operazione, incarna il nostro impegno a creare valore per le comunità e per l’intero Paese – ha dichiarato Alessandra Ricci, Amministratore Delegato e Direttore Generale di SACE – Con l’Adriatic Link, tracciamo un percorso verso un’infrastruttura energetica più resiliente, integrata e capace di rispondere alle sfide globali. SACE continuerà a essere un partner strategico per progetti che definiscono il futuro dell’Italia.”

 

 

Piombino, firmato al Mimit l’accordo quadro per il futuro occupazionale del polo siderurgico

Intesa raggiunta al ministero delle Imprese e del Made in Italy. È stato firmato, durante il tavolo sulle prospettive occupazionali del polo siderurgico di Piombino – alla presenza delle strutture del Mimit e del ministero del Lavoro, dei rappresentanti di Metinvest Adria e delle organizzazioni sindacali – l’Accordo Quadro che sancisce le condizioni per il passaggio della forza lavoro tra JSW Steel Italy Piombino e Metinvest Adria, assicurando tutele occupazionali e continuità lavorativa ai dipendenti coinvolti. L’intesa – “fortemente auspicata dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso e dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone – rappresenta – sottolinea il Mimit – un passo fondamentale nel processo di rilancio dell’area di Piombino e testimonia l’impegno congiunto delle istituzioni nazionali e locali, delle parti sociali e delle imprese coinvolte nel garantire stabilità occupazionale e prospettive di sviluppo industriale per il territorio”.

Fs, Trenitalia: in arrivo i nuovi intercity finanziati con i fondi del Pnrr, investimenti da 525 milioni

Un investimento da 525 milioni di euro, finanziato attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per acquistare 38 nuovi treni Intercity e rinnovare
profondamente l’offerta di media e lunga percorrenza su tutto il territorio nazionale, anche sulle linee meno servite e non elettrificate. È questo l’obiettivo del piano di Trenitalia (Gruppo FS), che punta a coniugare innovazione tecnologica, accessibilità e sostenibilità al servizio di chi viaggia. Nel dettaglio, entreranno in servizio 13 nuovi convogli a trazione ibrida (elettrica, diesel e batteria) e 6 treni a batteria, entrambi prodotti da Hitachi Rail, oltre a 12 realizzati da Alstom e in grado di raggiungere i 200 chilometri orari, che si aggiungono ai 7 nuovi convogli a trazione ibrida già in esercizio. L’arrivo dei nuovi mezzi permetterà di offrire prestazioni più elevate, minori emissioni e maggiore affidabilità, anche su linee a trazione mista o non elettrificata. I primi convogli entreranno in servizio già a partire da inizio 2026, con completamento delle consegne previsto entro giugno 2026. I nuovi treni Intercity rappresentano una leva concreta per ridurre i divari infrastrutturali tra le aree del Paese, promuovendo l’equità territoriale e l’accessibilità su tutta la rete nazionale. I fondi PNRR (inclusivi dei fondi della missione REPowerEU) hanno reso possibile l’avvio di una trasformazione che interessa in particolare le aree del Centro-Sud e le linee non elettrificate, assi strategici per la coesione sociale e lo sviluppo locale. Le nuove tecnologie introdotte consentono infatti di portare servizi di qualità anche su tratte finora meno coperte da convogli moderni, garantendo maggiore comfort, affidabilità e puntualità. A bordo dei nuovi treni, i passeggeri troveranno ambienti accoglienti, funzionali e progettati all’insegna dell’accessibilità. Le carrozze offriranno prese elettriche individuali, punti di ristoro automatizzati, aree attrezzate per biciclette e bagagli, oltre a spazi dedicati alle famiglie e ai passeggeri con mobilità ridotta. Il design degli interni è stato completamente rinnovato per creare un’esperienza di viaggio più piacevole, con cromie calde e materiali selezionati per garantire comfort e durabilità. Il rinnovo della flotta Intercity si inserisce nella visione delineata dal Piano Strategico 2025–2029 del Gruppo FS, che prevede investimenti complessivi per 100 miliardi di
euro. Di questi, oltre 60 miliardi saranno destinati potenziamento della rete infrastrutturale nazionale. Il programma di rinnovo dei treni Intercity rafforza ulteriormente il ruolo di FS come motore della transizione ecologica e digitale della mobilità italiana, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sostenibilità.

Plenitude e Nuova Simplast realizzano una nuova comunità energetica con un impianto fotovoltaico da 758 kWp

Plenitude e Nuova Simplast, azienda specializzata nello stampaggio rotazionale e assemblaggio di componenti plastici, con un focus su qualità, efficienza e
ottimizzazione dei processi in ottica di sostenibilità, annunciano oggi l’inizio dei lavori di costruzione di una comunità energetica a Montà d’Alba (Cuneo).
Questa iniziativa si inserisce nella più ampia strategia di Plenitude che vede nelle comunità energetiche – in configurazione Cer (Comunità Energetiche Rinnovabili), Auc (Autoconsumo Collettivo) e Aid (Autoconsumo Individuale a Distanza) – un modello energetico innovativo e sostenibile, in grado di fornire a imprese, cittadini e comunità uno strumento concreto per produrre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili all’interno dello stesso territorio.
Il progetto, nella configurazione di Autoconsumatore Individuale a Distanza (Aid) , prevederà nello specifico la realizzazione di un impianto fotovoltaico con una capacità installata di 758 kWp per una produzione stimata di circa 860 MWh all’anno e la condivisione virtuale dell’energia prodotta con 5 punti di fornitura di Nuova Simplast. L’impianto verrà installato su un terreno industriale attualmente inutilizzato di proprietà di Nuova Simplast, adiacente alla sua sede, e condividerà l’energia rinnovabile prodotta con i siti dell’azienda presenti nelle aree limitrofe. Grazie a questo progetto, Nuova Simplast potrà inoltre accedere agli incentivi statali ventennali previsti dalla legge per le Comunità Energetiche, cui una parte verrà destinata, come da normativa, a supporto di iniziative sociali sul territorio che ospita l’impianto. Plenitude supporterà Nuova Simplast in tutte le fasi di realizzazione dell’iniziativa: dalla progettazione fino alla richiesta di accesso agli incentivi, fornendo anche la piattaforma tecnologica “Plenitude Comunità Energetiche” che permetterà di gestire e monitorare la configurazione AID. Nell’ambito delle Comunità Energetiche, la configurazione di AID porta alle aziende altri importanti vantaggi. L’AID, infatti, permette di installare gli impianti solari per la produzione di energia anche su superfici diverse dai tradizionali tetti o coperture degli edifici, superando così eventuali limiti strutturali. Inoltre, più in generale, l’energia rinnovabile prodotta e consumata localmente all’interno della Comunità Energetica aiuta ad evitare sovraccarichi sulla rete elettrica nazionale, contribuendo a ridurre i picchi di domanda e, in ultima istanza, a stabilizzare i prezzi.
Stefano Goberti, amministratore delegato di Plenitude, ha dichiarato: “Le comunità energetiche sono parte integrante della strategia di Plenitude perché rappresentano un modello innovativo e concreto per la condivisione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Con questo progetto, Plenitude conferma il proprio impegno nell’accompagnare le imprese verso la transizione energetica, offrendo soluzioni all’avanguardia e sostenibili”. Per Vincenzo Lorenzin, presidente Nuova Simplast, “qualità e sostenibilità vanno di pari passo nella nostra realtà. Nuova Simplast è sempre alla ricerca di soluzioni per ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza energetica, con un’attenzione particolare alla sede centrale di Montà, dove innovazione e rispetto per l’ambiente si integrano con il benessere delle persone”.

Accordo tra Coima e Fondazione Milano-Cortina,  aumento dei posti letto a 1700 e tempi più rapidi di riconversione del Villaggio Olimpico

Fondazione Milano Cortina 2026 e Coima – in qualita’ di promotore e gestore dei fondi immobiliari Coima Olympic Village Fund e Fondo Porta Romana – hanno raggiunto un accordo in vista della consegna del Villaggio Olimpico alla stessa Fondazione. L’intesa è funzionale ad aumentare la sostenibilità complessiva dell’opera in termini di eliminazione degli sprechi e di riduzione dei tempi di conversione del Villaggio, che rappresenterà una legacy importante per la città di Milano e per il Paese e un esempio di sostenibilità a livello mondiale. Nel dettaglio, l’accordo prevede l’aumento dei posti letto per gli atleti che soggiorneranno nel Villaggio Olimpico: Fondazione Milano Cortina 2026 avrà a disposizione circa 300 posti aggiuntivi rispetto ai 1.400 originariamente previsti, raggiungendo il target di accoglienza stabilito per la fase successiva di conversione a residenza universitaria, pari a 1.700 posti letto complessivi distribuiti su 1.200 stanze tra doppie e singole; la consegna a Milano Cortina di stanze già arredate secondo la configurazione definitiva di studentato, grazie a un unico allestimento al posto delle due diverse tipologie di arredi precedentemente previste; l’utilizzo dei 10.000 metri quadri di superficie al piano terra degli edifici che compongono il Villaggio Olimpico per l’insediamento di servizi per gli atleti, originariamente previsti in strutture temporanee. Questi servizi (palestra, coworking, ristorazione e strutture medico-sanitarie) al termine dell’Evento Olimpico saranno convertiti in servizi dedicati alla comunità del futuro quartiere di Scalo Romana, con l’obiettivo di contribuire all’attivazione sociale dell’intera area in un’ottica di piena integrazione dal punto di vista urbanistico, a beneficio di tutta la cittadinanza. Le strutture del Villaggio Olimpico sono state completate con un anticipo di 30 giorni rispetto alla consegna originariamente prevista per luglio 2025, dopo 900 giorni di cantiere, e resteranno nella disponibilità del Fondo Porta Romana per la finalizzazione dei nuovi impegni. La cerimonia di consegna alla Fondazione Milano Cortina è prevista in autunno. La trasformazione del Villaggio Olimpico in studentato sarà la conversione più rapida di una struttura Olimpica in Italia e una delle più veloci nella storia dei Giochi. Dal confronto con il tempo medio di conversione dei villaggi olimpici dal 1960 a oggi (circa 15 mesi), i soli quattro mesi previsti per la trasformazione in residenza universitaria rappresentano un’eccellenza rispetto ad altre casistiche sia italiane (Roma 1960 e Torino 2006) sia internazionali: da Seoul, che nel 1988 ha impiegato solo tre mesi per convertire gli alloggi in residenze, a Rio de Janeiro, che dal 2016 ha impiegato più di tre anni per restituire gli spazi alla città, passando per Parigi 2024 che prevede 16 mesi per il completamento delle opere. Il Villaggio Olimpico di Scalo Romana è un modello globale di sostenibilità integrata ed è stato progettato per promuovere il benessere sociale degli abitanti con spazi pubblici accessibili e un forte impegno per la creazione di unacomunità di quartiere. Gli edifici, certificati LEED Gold, sono stati progettati per garantire elevati standard ambientali: zero emissioni operative grazie all’altissima efficienza energetica e a un impianto fotovoltaico da circa 1 MW, assenza di combustibili fossili, uso di pompe di calore e produzione di energia elettrica. La costruzione ha adottato tecniche di prefabbricazione che hanno garantito tempi certi di realizzazione e un minore impatto ambientale, utilizzando il legnocome materiale sostenibile per le pareti delle facciate. La progettazione include illuminazione LED con sensori e sistemi avanzati per la raccolta e il riutilizzo dell’acqua piovana. La mobilità sostenibile è incentivata con percorsi ciclabili, parcheggi per biciclette e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Infine, il Villaggio sarà integrato al resto del quartiere attraverso l’attivazione di un programma civico e culturale con un palinsesto di eventi coordinato anche grazie all’esperienza maturata in Portanuova nella gestione di BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, progetto della Fondazione Riccardo Catella.​

L’impegno di COIMA verso una strategia di sviluppo immobiliare sostenibile è testimoniata dai punteggi tra i più alti al mondo assegnati da GRESB – il sistema di rating più autorevole a livello globale per il benchmarking e il reporting ESG nel settore immobiliare – ai fondi in gestione, e in particolare al fondo COIMA ESG City Impact Fund (“Impact”), che per il terzo anno consecutivo si è classificato tra i Global Sector Leader, un gruppo di soli 43 fondi al mondo selezionati per le migliori caratteristiche di sostenibilità. Il Fondo Impact, insieme a Covivio e Prada Holding, è tra i coinvestitori del progetto di rigenerazione urbana di Scalo Romana, finanziato da Intesa Sanpaolo, che supporta l’intera operazione attraverso un “Sustainability-linked Loan” – una particolare tipologia di finanziamento le cui le condizioni finanziarie dipendono dal raggiungimento di obiettivi di sostenibilità predeterminati – del valore di 250 milioni di euro, volto a sostenere un intevento di riqualificazione che punta ai più alti standard ESG. Il Villaggio è destinato a ospitare gli atleti olimpici nel corso dei Giochi Invernali Milano-Cortina 2026 e, successivamente, ad accogliere studenti da tutto il mondo, diventando il più grande studentato convenzionato d’Italia e contribuendo attivamente a rispondere al fabbisogno abitativo del capoluogo lombardo. L’accordo raggiunto permetterà, inoltre, di ottimizzare sensibilmente i tempi di riconsegna delle strutture a COIMA da parte di Fondazione MiCo, anticipati a marzo 2026, appena terminata la manifestazione olimpica, in modo che la struttura sia accessibile agli studenti già dall’anno accademico 2026/27. Inoltre, il Villaggio Olimpico è stato prequalificato dal Ministero dell’Università e della Ricerca come studentato idoneo rispetto ai requisiti del bando pubblico del 26 febbraio 2024, che in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è finalizzato alla creazione di 60.000 posti letto entro il 2026. La realizzazione del Villaggio, i cui lavori di costruzione sono stati completati in soli 30 mesi (gennaio 2023-giugno 2025), ha pienamente rispettato le tempistiche previste dall’Accordo di Programma, grazie alla virtuosa collaborazione con Regione Lombardia, Comune di Milano, Fondazione Milano Cortina 2026, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dello Sport, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dell’Università e della Ricerca e Gruppo FS Italiane.

Fincantieri, la controllata Vard firma un nuovo contratto cin Inkfish per una nave da ricerca

Vard, controllata norvegese del Gruppo fra le prime società al mondo nella realizzazione di navi speciali, ha firmato un nuovo contratto con l’organizzazione di ricerca statunitense InkFish per la progettazione e costruzione di una delle più avanzate navi da ricerca mai realizzate. Il valore dell’accordo supera i 200 milioni di euro. La nave da ricerca, realizzata su misura e denominata progetto RV6000, è specificamente progettata per l’esplorazione scientifica. Entrerà a far parte della flotta in espansione di Inkfish, affiancando la RV Hydra e la RV Dagon, per supportare la ricerca marina a livello globale. In stretta collaborazione con i Paesi ospitanti, i dati raccolti contribuiranno a creare repository open-source. La nave è progettata per la mappatura dei fondali marini, il supporto ai sommergibili e le operazioni con ROV. Avrà una lunghezza di 100 metri e una larghezza di 20,7 metri, una velocità massima di 15 nodi e un’autonomia operativa fino a 30 giorni. La RV6000 è dotata di un ROV con capacità operativa fino a 6000 metri di profondità, sarà in grado di supportare due sommergibili con equipaggio e sarà equipaggiata con un sistema A-Frame a poppa e un ampio hangar per la manutenzione e lo stoccaggio. A dritta, sarà installata una gru offshore dotata di sistema AHC per operazioni fino a 2500 metri di profondità. L’unità sarà dotata di un sistema di rilievo idroacustico in grado di effettuare mappature dei fondali marini ad alta risoluzione, con una risoluzione di 0,5 x 1 gradi, e di analizzare la colonna d’acqua a tutte le profondità. La configurazione tecnica prevede la generazione e la propulsione ibrida. Lo scafo è progettato per garantire prestazioni avanzate nella mappatura dei fondali e per eccellenti qualità di tenuta in mare, grazie a tecnologie antirollio di ultima generazione che riducono i movimenti e le accelerazioni, assicurando ottime prestazioni di stazionamento. La nave sarà inoltre dotata di laboratori, uffici e officine all’avanguardia, oltre che di sistemazioni e aree ricreative di alta qualità progettate per offrire il massimo comfort. Questi ambienti supporteranno fino a 70 membri di equipaggio e ricercatori e soddisferanno i rigorosi requisiti della notazione DNV COMF (Comfort Class), garantendo livelli eccezionalmente bassi di rumore e vibrazioni.

“L’accordo con InkFish conferma il ruolo di VARD e del Gruppo Fincantieri come partner tecnologici di riferimento nella progettazione e costruzione di unità navali altamente specializzate e avanzate” ha dichiarato Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato di Fincantieri. “Questa collaborazione si fonda sulla visione comune basata sul progresso scientifico e sull’innovazione tecnologica, valorizzando il nostro know-how ingegneristico per sviluppare una nave che rappresenta un nuovo punto di riferimento a supporto della ricerca globale. Il progetto riflette il nostro impegno nel guidare il progresso tecnologico del settore navale e nell’affrontare con visione e competenza le sfide di un mercato globale in continua evoluzione, trasformandole in opportunità di crescita e innovazione”.

Attraverso la propria catena del valore integrata, VARD gestirà l’intero processo di costruzione dell’unità, dalla progettazione e costruzione dello scafo fino all’allestimento, integrazione e commissioning, inclusa la fornitura da parte delle consociate del Gruppo: Seaonics, Vard Electro e Vard Interiors. Lo scafo sarà realizzato presso uno dei cantieri VARD in Romania, mentre le attività di allestimento finale, commissioning e consegna avranno luogo in uno dei cantieri del Gruppo in Norvegia. La consegna è prevista per il secondo trimestre del 2028. Inkfish è un’organizzazione filantropica globale che integra navi, ingegneria, innovazione medica e competenze operative per sviluppare nuove tecnologie e sostenere iniziative di ricerca marina.

 

Italgas: costituito un nuovo Programma EMTN quotato in Italia, importo massimo di 5 miliardi di euro

Italgas ha annunciato la costituzione di un nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes) dall’importo massimo nominale di 5 miliardi di euro.
Il programma, approvato ieri dalla Consob prevede l’emissione di uno o più prestiti obbligazionari non convertibili da eseguirsi entro il termine di un anno, da collocare esclusivamente presso investitori istituzionali. Il nuovo Programma Emnt Italgas è il primo e innovativo esempio di piano per le società in
Italia che prevede l’emissione dei titoli in forma dematerializzata, con quotazione presso il Mercato Telematico delle Obbligazioni, gestito da Borsa Italiana ed è pienamente coerente con l’impegno del gruppo Italgas nella promozione dello sviluppo del mercato obbligazionario nazionale. La costituzione del nuovo Programma EMTN è stata celebrata con una cerimonia “Ring the Bell” avvenuta ieri mattina a Palazzo Mezzanotte, in Piazza degli Affari a Milano, alla
presenza di rappresentanti di Italgas, Consob ed Euronext-Borsa Italiana.

Inarcassa: insediato il nuovo cda, Massimo Garbari eletto presidente

Si e’ insediato oggi il nuovo cda di Inarcassa, la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti. Il cda, si legge in una nota, ha eletto Presidente Massimo Garbari con i poteri e le prerogative riservate alla carica dallo statuto dell’associazione. Il cda ha inoltre eletto Vicepresidente Egidio Comodo nonche’ la Giunta Esecutiva, composta, oltre che dal Presidente e dal Vicepresidente, dai consiglieri: Paolo Caggiano, Stefano Navone e Stefano Alessandro Maria Sapienza. il cda restera’ in carica per i prossimi 5 anni.

 

Utilitalia, Luca Dal Fabbro è il nuovo presidente

Luca Dal Fabbro è il nuovo presidente di Utilitalia, la Federazione delle imprese dei servizi di acqua, ambiente ed energia. Subentra a Filippo Brandolini – presidente di Herambiente (Gruppo Hera) che ha guidato Utilitalia dal febbraio del 2023 – e ne porterà a termine il mandato fino al 2027. Presidente esecutivo di Iren, ingegnere di formazione e già vicepresidente vicario della Federazione, Dal Fabbro ha una lunga esperienza manageriale internazionale nel settore industriale, finanziario e dell’energia. Tra i vari incarichi ricoperti è stato presidente di Snam, presidente Esecutivo di Renovit, amministratore delegato di ENEL Energia e E.On Italia, consigliere di amministrazione di Terna. Ha lavorato diversi anni nel quartier generale europeo della Procter&Gamble. Inoltre, è stato vicepresidente della Fondazione Snam, vicepresidente di Assoesco e di Aiget e ha guidato il desk Far East dell’Istituto Affari Internazionali. È attualmente anche adjunct Professor all’Università LUISS. Ha pubblicato in luglio di questo anno il suo terzo libro sulla transizione energetica e digitale “Proteggere il Futuro”.

 

Convergenza telco-energia per la transizione green

Il crescente fabbisogno energetico delle infrastrutture digitali ha spinto il settore delle telecomunicazioni a ripensare il proprio posizionamento nel contesto della transizione. L’80% delle telco ritiene che l’energia sia un asset strategico in ottica ESG, mentre per il 70% rappresenta un driver competitivo e di innovazione. Più bassa la percentuale di chi la considera un’area operativa da ottimizzare (20%), mentre nessuno ha espresso un giudizio negativo. Tuttavia, persistono ancora alcune criticità: per il 60% delle aziende è limitata la disponibilità di incentivi finalizzati alle infrastrutture Telco-Energy, oltre che alti costi energetici da sostenere (50%). Il 40% incontra invece ostacoli legati alla normativa e di natura burocratica, mentre il 30% ha parlato di vincoli infrastrutturali. Un quadro che rallenta l’evoluzione verso un ecosistema più decarbonizzato e resiliente. È quanto emerge dallo studio dal titolo “La convergenza telco-energia per favorire la transizione green ed espandere i modelli in offerta” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group Business Advisory nell’ambito di Futur#Lab, progetto svolto con la partnership di Ericsson, INWIT, Open Fiber, Unidata e WindTre, presentato presso la sede I-Com nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e delle aziende. Il paper analizza le trasformazioni in atto all’intersezione tra telco ed energia, delineando uno scenario in cui gli operatori delle telecomunicazioni evolvono da semplici consumatori passivi a protagonisti attivi della transizione energetica. Le telco sono chiamate a integrare competenze energetiche nei propri asset e servizi, diventando abilitatori di una nuova infrastruttura ibrida, digitale ed energetica. Lo studio esplora il potenziale di produzione energetica diretta (es. fotovoltaico su siti e torri), l’uso evoluto dei sistemi di backup – che da semplice supporto diventano risorse attive di rete tramite batterie (BESS) e vehicle-to-grid (V2G) – e l’adozione dell’Intelligenza Artificiale per ottimizzare consumi, raffreddamento dei data center e bilanciamento dei carichi. Viene inoltre approfondito il ruolo delle telco nei mercati della flessibilità, nell’aggregazione di domanda e nella gestione di comunità energetiche. Accanto a queste opportunità, vengono evidenziate le sfide operative, culturali e regolatorie: servono investimenti, interoperabilità dei dati, nuovi modelli di governance e una visione strategica che consideri connettività ed energia come asset interdipendenti e sinergici. Inoltre, per comprendere lo stato dell’arte e le prospettive future in tema di convergenza telco-energy, Join Group e l’Istituto per la Competitività (I-Com) hanno realizzato un’indagine coinvolgendo alcune delle
principali imprese che operano in questo settore in Italia. L’energia viene sempre più riconosciuta dalle imprese come un asset strategico, spingendo molte di esse a dotarsi di adeguati strumenti per effettuarne il monitoraggio in fase di rendicontazione. Tra i più utilizzati figurano il consumo energetico complessivo in MWh (90%), le emissioni Scope 2 e 3 (80%), la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili (80%) e il Power Usage Effectiveness (70%). In questo senso, le principali tecnologie adottate per migliorare l’efficienza energetica dei data center sono l’integrazione con le rinnovabili – di cui solo il 67% ha dichiarato di avvalersene in misura pari al 100% – seguita dai sistemi di raffreddamento avanzato (75%) e dall’utilizzo dell’IA al fine di ottimizzare carichi e climatizzazione (50%). Solo il 25% ha invece dichiarato di essersi servito di sistemi di accumulo (batterie, BESS). Per quanto riguarda le infrastrutture e le reti di comunicazione, secondo il 75% delle imprese le principali motivazioni che stanno guidando la dismissione del rame sono l’efficienza energetica e l’obsolescenza da un punto di vista tecnologico, seguite dalla riduzione della manutenzione e dalla liberazione di spazi unitamente alla semplificazione infrastrutturale (50%). Rilevanti le componenti digitali che sono state utilizzate nei servizi energy. La survey sottolinea come le più utilizzate siano le soluzioni di data analytics e IA per l’ottimizzazione energetica, come pure le dashboard per il controllo dei consumi (70%). Seguono i sistemi di automazione integrati e le piattaforme IoT per il monitoraggio dei consumi, selezionate dalla maggioranza dei rispondenti, e le infrastrutture cloud/edge per il processing locale (40%). Un ulteriore aspetto è la crescente collaborazione tra mondo telco ed energy, soprattutto al fine di favorire maggiore diversificazione dei ricavi espandendosi su nuove linee di business, aumentare la visibilità ESG/sostenibilità e incrementare l’offerta commerciale. Il 28,6% degli intervistati ha dichiarato di aver già attivi e sul mercato servizi o bundle integrati che abbracciano entrambe le dimensioni, mentre per un ulteriore 28,6% è in fase di progettazione o comunque lo considera come un tema strategico al quale porre attenzione in futuro.

IA, arriva il codice europeo di buone pratiche

La Commissione europea ha ricevuto la versione definitiva del Codice di buone pratiche per l’intelligenza artificiale a scopo generale, uno strumento volontario sviluppato da 13 esperti indipendenti, con il contributo di oltre 1.000 parti interessate , tra cui fornitori di modelli, piccole e medie imprese, accademici, esperti di sicurezza dell’intelligenza artificiale, titolari di diritti e organizzazioni della società civile. Il Codice – spiega Bruxelles – è concepito per aiutare l’industria a conformarsi alle norme dell’AI Act sull’IA a scopo generale, che entreranno in vigore il 2 agosto 2025. Le norme diventeranno applicabili dall’Ufficio per l’IA della Commissione un anno dopo per i nuovi modelli e due anni dopo per i modelli esistenti. L’obiettivo è garantire che i modelli di IA a scopo generale immessi sul mercato europeo, compresi quelli più potenti, siano sicuri e trasparenti. Il Codice è composto da tre capitoli: Trasparenza e Copyright , entrambi rivolti a tutti i fornitori di modelli di intelligenza artificiale di uso generale, e Sicurezza e Protezione, rilevanti solo per un numero limitato di fornitori dei modelli più avanzati. Poiché i modelli di IA generici sono alla base di molti sistemi di IA nell’UE, la legge sull’IA aiuta i fornitori a garantire una trasparenza sufficiente. Ciò consente loro di integrare questi modelli nei loro prodotti. Il capitolo sulla trasparenza del Codice offre un modulo di documentazione del modello di facile utilizzo, che consente ai fornitori di documentare facilmente le informazioni necessarie in un unico luogo. Il capitolo del Codice dedicato al diritto d’autore offre ai fornitori soluzioni pratiche per attuare una politica conforme alla normativa UE sul diritto d’autore. Alcuni modelli di IA generici potrebbero comportare rischi sistemici, come rischi per i diritti fondamentali e la sicurezza, tra cui l’abbattimento delle barriere allo sviluppo di armi chimiche o biologiche, o rischi legati alla perdita di controllo sul modello. L’AI Act impone ai fornitori di modelli di valutare e mitigare questi rischi sistemici. Il capitolo sulla sicurezza e la protezione contiene le pratiche più avanzate per la gestione del rischio sistemico.
Una volta che il Codice sarà approvato dagli Stati membri e dalla Commissione, i fornitori di modelli di IA generici che lo sottoscriveranno volontariamente potranno dimostrare la conformità agli obblighi previsti dalla legge sull’IA aderendo al Codice stesso. In tal modo, i firmatari del Codice beneficeranno di una riduzione degli oneri amministrativi e di una maggiore certezza del diritto rispetto ai fornitori che dimostrano la conformità in altri modi.
Il Codice sarà integrato da linee guida della Commissione sull’IA a scopo generale, che saranno pubblicate prima dell’entrata in vigore degli obblighi in materia di IA a scopo generale. Le linee guida chiariranno chi rientra e chi è escluso dal campo di applicazione delle norme sull’IA a scopo generale previste dalla legge sull’IA. “La pubblicazione odierna della versione definitiva del Codice di buone pratiche per l’IA general-purpose segna un passo importante nel rendere i modelli di IA più avanzati disponibili in Europa non solo innovativi, ma anche sicuri e trasparenti. Progettato congiuntamente dagli stakeholder dell’IA, il Codice è allineato alle loro esigenze. Pertanto, invito tutti i fornitori di modelli di IA general-purpose ad aderire al Codice. Ciò garantirà loro un percorso chiaro e collaborativo verso la conformità alla legge UE sull’IA”, ha detto Henna Virkkunen, Vicepresidente esecutivo per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.

Aree idonee, la nuova legge dell’Umbria

La Giunta Regionale dell’Umbria, con la delibera 698, ha approvato il disegno di legge “Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro”, segnando un momento chiave per il futuro della Regione. Un provvedimento che mira a conciliare l’accelerazione verso l’autonomia energetica con la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale, rispondendo all’obbligo di individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER), in ottemperanza al D.Lgs. 199/2021. “Il disegno di legge che consegniamo oggi all’Assemblea legislativa è il risultato del grande percorso di partecipazione che abbiamo messo in campo con quasi cento incontri e sei plenarie su tutto il territorio della nostra regione. Sindaci, amministratori, associazioni, tecnici, imprese e singoli cittadini hanno potuto migliorare il testo con le loro proposte che sono state accolte nella versione finale.” Dichiara l’assessore Thomas De Luca, chiarendo ulteriormente che “La legge definisce un quadro di chiarezza: fare impianti nelle aree idonee sarà semplice, veloce ed a rischio zero. Presentare progetti nelle aree non idonee sarà un rischio altissimo di bocciatura, prossimo alla certezza di veder andare in fumo il proprio investimento.” La legge ha come finalità principale il raggiungimento delle zero emissioni nette e dell’autonomia energetica regionale entro il 2050, una transizione energetica basata su sostenibilità ambientale ed economica, giustizia sociale e climatica.
“Ci muoviamo in un quadro molto complicato. Dobbiamo rispettare la Costituzione e non possiamo discostarci dal quadro normativo nazionale definito dal Governo, al tempo stesso, però, dobbiamo monitorare la giurisprudenza che evolve costantemente la materia. I 60 giorni che il TAR del Lazio ha dato al Governo per la correzione del decreto attuativo sono giunti al termine. Ad ora non è arrivato alcun segnale. In questo vuoto normativo il nostro territorio continua ad essere bersaglio di centinaia di progetti eolici e fotovoltaici di grandi dimensioni in aree non idonee, totalmente fuori scala per il nostro territorio.” sottolinea l’assessore regionale all’energia e al paesaggio. “Al contrario i progetti delle Comunità Energetiche Rinnovabili e quelli delle nostre imprese sono paralizzati da una vera e propria moratoria fantasma che sta soffocando il nostro sistema economico.”
Nonostante la recente sentenza del TAR Lazio sul Decreto Ministeriale del 21 giugno 2024, la Regione ha deciso di procedere con l’approvazione del disegno di legge per evitare ulteriori ritardi e incertezze. L’auspicio è che l’iter in Assemblea Legislativa sia rapido, per giungere all’approvazione entro l’estate, rafforzando l’impegno dell’Umbria verso un futuro energetico e ambientale sostenibile al 100%.
La legge promuove un mix energetico diversificato, includendo tecnologie di accumulo come idroelettrico da pompaggio, accumulo gravitazionale ed idrogeno verde. Si privilegia la realizzazione di impianti diffusi, di piccole e medie dimensioni, prossimi alla domanda, e si riconoscono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) come pilastro del sistema, dichiarando idonea ogni area ad esse destinate, favorendo l’autoproduzione e contrastando la povertà energetica. Vengono chiaramente definite le aree idonee, che includono le superfici antropizzate e compromesse, le coperture, le aree edificate, parcheggi, aree dismesse, discariche e infrastrutture esistenti. Per queste aree, i tempi autorizzativi saranno ridotti e il parere paesaggistico sarà non vincolante, incentivando la rigenerazione delle aree già antropizzate. Grande attenzione è dedicata all’agrivoltaico, con requisiti stringenti nelle aree non idonee per garantire benefici alla biodiversità e all’identità culturale umbra, promuovendo pratiche sostenibili. La legge impone requisiti rigorosi per minimizzare gli impatti ambientali e una ripartizione territoriale equa degli impianti. Sono previste garanzie finanziarie per la dismissione degli impianti e un programma di compensazioni ambientali e territoriali a carico dei proponenti, con percentuali significative dei proventi da destinare ai comuni o alle CER.

Digitale, Italia: arriva la strategia quantistica

Dalla ricerca alle applicazioni industriali, dalla formazione alla sicurezza nazionale: arriva la Strategia italiana per le tecnologie quantistiche. Il Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale (CITD) ha adottato il Piano sul quantum per il Paese. L’approvazione segna un passo avanti fondamentale per rafforzare la posizione dell’Italia in un ambito di frontiera destinato a generare impatti su diversi piani della vita quotidiana e di settori economici, dalla salute al lavoro. La Strategia italiana è stata elaborata da un gruppo di esperti e rappresentanti istituzionali al lavoro insieme da luglio scorso. Il gruppo è stato istituito dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero della Difesa, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Agenzia nazionale per la Cybersicurezza (ACN). A coordinarlo Tommaso Calarco, professore ordinario di Fisica all’Università di Bologna. Una prima bozza del testo della Strategia è stata pubblicata a fine febbraio per una consultazione aperta che ha permesso di raccogliere suggerimenti e osservazioni per la stesura definitiva del Piano nazionale.
“La Strategia italiana per le tecnologie quantistiche è la nostra scelta di stare dentro le nuove sfide da protagonisti – spiega il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini –. L’Italia è capofila di una trasformazione epocale. Come MUR siamo orgogliosi di questo traguardo che è anche un formidabile punto di partenza. Abbiamo istituito il gruppo di lavoro, seguito passo per passo la redazione del Piano nazionale, ora siamo in pista, pronti a far meglio di chiunque”. La Strategia si inserisce nel più ampio impegno assunto dal Paese con la firma della European Declaration on Quantum Technologies da parte del Ministro Bernini. La dichiarazione conferma la volontà dell’Italia di intensificare gli investimenti in ricerca e innovazione e di sviluppare le competenze necessarie a supportare l’ecosistema quantistico europeo, riconoscendone anche il valore strategico in termini di sicurezza globale. La strategia italiana è anche in linea con gli obiettivi di medio e lungo periodo della Quantum Europe Strategy appena pubblicata, che porterà alla presentazione da parte della Commissione europea di una proposta di legge, un vero e proprio Quantum Act per la fine del 2025.
“Lo sviluppo delle tecnologie quantistiche sta acquisendo crescente rilevanza nel campo delle relazioni internazionali”, precisa il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sottolineando come le tecnologie quantistiche offrano significative opportunità in termini di crescita economica, innovazione industriale e competitività globale. Inoltre, una cooperazione scientifica e tecnologica basata su regole condivise deve contribuire a promuovere un cyberspazio aperto, stabile e sicuro. La Farnesina contribuirà ai lavori del ‘Comitato permanente tecnologie quantistiche’, che ha il compito di definire il rapido ed efficace avvio dell’attuazione della Strategia, in un contesto tecnologico e geopolitico in rapida evoluzione.
“Il Ministero della Difesa si trova oggi a fronteggiare minacce sempre più complesse, rese ancor più insidiose dall’evoluzione di tecnologie come l’intelligenza artificiale e il quantum computing. In questo contesto, la Strategia italiana sulle tecnologie quantistiche rappresenta uno strumento essenziale per rafforzare la resilienza del nostro sistema Paese, tutelare le infrastrutture critiche e garantire la sicurezza di cittadini, istituzioni e imprese. La partecipazione del Ministero della Difesa alla definizione di questa strategia è testimonianza della rilevanza che tali tecnologie rivestono per la sicurezza nazionale e per prevenire le minacce future, consolidando la nostra autonomia strategica”, così il Ministro Guido Crosetto. “Questa Strategia rende il nostro Paese più attrattivo per gli investimenti nelle nuove tecnologie abilitanti – sottolinea il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso –. Il calcolo quantistico, complementare ai supercalcolatori, sarà fondamentale per sfruttare appieno il potenziale dei data center e delle applicazioni di intelligenza artificiale, aprendo a nuove opportunità di crescita e innovazione per le nostre imprese”. Per il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione, Alessio Butti: “Con l’approvazione della Strategia, l’Italia conferma la sua ambizione di essere all’avanguardia nelle tecnologie quantistiche. Investimenti mirati e collaborazioni strategiche rafforzeranno il nostro ecosistema digitale, aprendo nuove opportunità per ricerca, industria e società”. “La Strategia segna un passo decisivo che rafforza la posizione italiana sulle tecnologie di frontiera e sul post quantum”, commenta Bruno Frattasi, Direttore generale di ACN. “Si tratta del primo passo verso l’attuazione di un vero e proprio ecosistema quantistico resiliente e sovrano, che favorisca la crescita delle start-up e, grazie al connubio con la ricerca scientifica, trasforma la scienza pionieristica in applicazioni pronte per il mercato”.

 

Rinnovabili, Asvis: in Italia è corsa a ostacoli

Nonostante la recente accelerazione delle installazioni da Fonti energetiche rinnovabili (Fer), l’Italia resta distante dal passo necessario per centrare gli obiettivi fissati a livello nazionale ed europeo. Il ritmo attuale non è sufficiente a garantire la decarbonizzazione del sistema energetico nei tempi previsti. Nel 2025, inoltre, le cose potrebbero peggiorare. Si tratta di un’analisi contenuta all’interno del “Renewable thinking 2025”, lo studio pubblicato da Cva – società impegnata nella produzione di energia pulita – e The European house Ambrosetti (Teha), che descrive lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia ricordando l’importanza delle Fer per il sistema Paese. Da un punto di vista della sicurezza energetica, per esempio, tra il 2008 e il 2023 la crescita della capacità installata da Fer ha contribuito a ridurre la dipendenza energetica complessiva del Paese, passata dall’82,8% al 74,8%. Inoltre, sotto l’aspetto economico le rinnovabili riducono i prezzi dell’energia e aumentano la competitività delle aziende: i dati del 2024 mostrano che nelle ore in cui solare ed eolico hanno fissato il prezzo sul mercato, il Prezzo unico nazionale (Pun) è sceso da una media di 108,52 €/MWh (Megawattora) a 76,94 €/MWh.
Lo scorso anno nel nostro Paese sono stati installati 6,6 GW (Gigawatt) di nuova capacità da fonti rinnovabili. Ulteriori 0,9 GW sono stati aggiunti da attività di revamping e repowering: la prima mira a ripristinare le prestazioni originali di un pianto (sostituendo componenti usurati o obsoleti); la seconda punta ad aumentare la potenza e l’efficienza dell’impianto (spesso tramite l’aggiunta di tecnologie più avanzate). Il totale è stato così di 7,5 GW, un +33% rispetto al 2023. Sul tema va segnalata la prestazione del fotovoltaico che con 6 GW di installazioni ha rappresentato circa il 91% delle nuove Fer del 2024. Ciò ha influenzato in modo positivo anche la crescita degli impianti “utility scale”, cioè su larga scala e di taglia in genere superiore a 1 MW (Megawatt), passati dal 13,7% del 2023 al 30,1% del 2024. Continua, invece, ad arrancare l’eolico: nel 2024 ha potuto contare “solo” su 0,6 GW di nuova capacità (0,4 GW nel 2023). Ma ciò non basta, siamo ancora lontani dal tasso di crescita necessario per conseguire gli obiettivi fissati al 2030. Obiettivi che ritroviamo nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) dove viene stabilito che il nostro Paese per soddisfare un fabbisogno complessivo di 131 GW di capacità rinnovabile dovrebbe installare 10,7 GW all’anno. Ritmo che consentirebbe di colmare un gap di oltre 54 GW (oggi la capacità di Fer si attesta intorno ai 76,6 GW).
A preoccupare, inoltre, ci sono gli ultimi dati a disposizione. Tra gennaio e maggio del 2025 sono state installate meno Fer dello scorso anno – 2,3 GW contro 2,6 GW -, un trend che, se confermato, potrebbe interrompere la crescita annuale delle rinnovabili fatta segnare in questo decennio.
Per capire quanto l’Italia stia sfruttando le sue capacità rinnovabili nello studio troviamo i risultati del Renewable thninking indicator (Rti). L’indicatore costruito da Teha valuta il grado di sfruttamento del potenziale rinnovabile effettivo di ciascuna regione italiana (considerando le tecnologie solari, eoliche e idroelettriche), tenendo conto delle specificità morfologiche, infrastrutturali e normative che caratterizzano ogni territorio.

A livello territoriale, l’indicatore Rti evidenzia profonde disuguaglianze tra le regioni italiane. Alcuni territori, come Piemonte, Lombardia e Abruzzo, hanno già messo a frutto oltre il 70% del proprio potenziale rinnovabile. Altri, invece, restano sensibilmente indietro. È il caso di Sicilia e Sardegna, ferme rispettivamente al 32% e al 35%, nonostante siano tra le regioni con le migliori condizioni climatiche e geografiche per lo sviluppo delle rinnovabili. Anche Liguria (29%) e Molise (48%) registrano livelli contenuti, riflesso di criticità locali, vincoli territoriali o assenza di una pianificazione efficace.
Per approfondire l’analisi, Teha ha poi sviluppato un secondo indicatore, focalizzato sulle due tecnologie che guideranno l’espansione nei prossimi anni: solare ed eolico. Anche qui il quadro è chiaro: a livello nazionale è stato valorizzato appena il 46,4% del potenziale disponibile. Spiccano positivamente gli esempi di Puglia, Lazio, Campania e Basilicata, tutte sopra la soglia del 50%. Meno confortanti, invece, i dati di Toscana (28%), Liguria (25%), Sicilia (37%) e Sardegna (34%). Inoltre, è stato stimato anche il potenziale contributo che ogni Regione può offrire al raggiungimento dell’obiettivo nazionale al 2030 grazie all’uso di solare ed eolico. Dall’analisi emerge che tre regioni, cioè Sicilia, Sardegna ed Emilia-Romagna, rappresentano aree strategiche: hanno sia un elevato contributo potenziale (rispettivamente 13,1%, 6,3% e 7,9% del totale nazionale), sia un basso livello di sfruttamento del proprio potenziale. In altre parole, il loro ruolo sarà decisivo per il successo della transizione energetica italiana. Ma che cosa blocca l’espansione delle Fer nel nostro Paese? Secondo lo studio la disomogeneità tra Stato e Regioni, i ritardi e le incoerenze tra le misure e le politiche energetiche, e gli iter autorizzativi complessi, sono i tre principali ostacoli alla transizione. Il primo caso sottolinea le storture presenti nella governance multilivello che interessa il mondo dell’energia italiano. Tale frammentazione istituzionale si traduce in una ripartizione delle competenze tra Stato e regioni dove, in alcuni casi – come la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia -, lo Stato detta i principi fondamentali mentre spetta alle regioni occuparsi degli aspetti applicativi. “In assenza di un coordinamento efficace, tale assetto ha generato disomogeneità nell’attuazione delle politiche energetiche, rallentando i processi decisionali e minando la coerenza nazionale”, si legge nel Rapporto “L’attuazione del Decreto aree idonee rappresenta un esempio emblematico di questa frammentazione. Nonostante la scadenza del dicembre 2024 per l’adozione delle relative Leggi regionali, a maggio 2025 più della metà delle Regioni risultava inadempiente. Inoltre, là dove le normative sono state definite, si riscontra spesso un disallineamento sostanziale rispetto alle linee guida nazionali, con criteri e vincoli che limitano fortemente la disponibilità di aree effettivamente idonee all’installazione di impianti Fer”.
Altro aspetto critico è segnato dalla gestione delle concessioni per l’energia idroelettrica. L’assenza di regole omogenea tra regioni ha avuto effetti negativi sia sui criteri di assegnazione delle gare, e sia sulle tempistiche legate alle strategie su investimenti e produttività. Un elemento particolarmente allarmante, basti pensare che l’86% delle concessioni risulta già scaduto o in scadenza entro il 2029, con le sole Lombardia, Piemonte e Provincia autonoma di Trento che concentrano quasi il 35% delle concessioni prossime alla scadenza.

Su ritardi e iter autorizzativi il caso più emblematico, invece, è quello del decreto Fer 2 pubblicato con oltre cinque anni di ritardo. Ma anche il decreto sulle aree idonee, strumento chiave per orientare gli investimenti in modo sostenibile, è arrivato con oltre due anni di ritardo. Situazione analoga per il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e quello sull’Agrivoltaico, entrambi posticipati di quasi due anni. Infine, il testo unico sulle Rinnovabili, atteso per agosto 2023, è stato approvato soltanto nel dicembre 2024. Si tratta di ritardi che hanno alimentato un clima di incertezza e limitato l’accesso agli incentivi, frenato la programmazione industriale e minato la credibilità del quadro normativo complessivo, a cui nel tempo si sono aggiunte anche contestazioni di legittimità costituzionale. Inoltre, il percorso per ottenere il via libera alla realizzazione di un impianto Fer prevede fino a 13 passaggi burocratici e coinvolge fino a cinque enti diversi, tra amministrazioni centrali, regioni, Soprintendenze e autorità locali. Tutto ciò fa dilatare ancor di più il tempo necessario a ottenere un’autorizzazione: per un impianto eolico si possono superare i 1.700 giorni, mentre per il fotovoltaico si sfiora quota 1.100. Numeri che pongono l’Italia ben al di sopra della media europea, dove le direttive comunitarie fissano un tetto massimo di 24 mesi per le autorizzazioni ordinarie e 12 mesi per quelle localizzate nelle cosiddette “zone di accelerazione”. Il Rapporto ha identificato i limiti che interessano il sistema elettrico italiano, in modo da determinare cosa cambiare per consentire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal pacchetto europeo “Fit for 55” e dal Pniec. Tra questi troviamo quelli strutturali. Lo scorso anno cinque zone di mercato – Calabria, Centro Nord, Sardegna, Sicilia e Sud – nelle ore in cui si è registrata una maggiore produzione di rinnovabili hanno fatto segnare una cessione netta di energia. Secondo le stime Teha, senza interventi sulla rete e sugli accumuli rallenteremo la transizione e non riusciremo a centrare il target del 63,4% di Fer nel mix elettrico entro il 2030 (al massimo arriveremo al 50%).
Inoltre, in base ai problemi fino a ora elencati, il Think tank renewable thinking ha individuato tre ambiti di policy strategici su cui è urgente intervenire per sbloccare il pieno potenziale delle fonti rinnovabili. Il primo nodo da sciogliere è dato dalla semplificazione delle procedure burocratiche: razionalizzare i procedimenti, uniformandoli a livello nazionale, consentirebbe di velocizzare le installazioni annue e aumentare significativamente la capacità produttiva rinnovabile. Il secondo ambito è l’incremento della produttività degli impianti: ciò può essere fatto attraverso il miglioramento delle infrastrutture e il potenziamento dei sistemi di accumulo, elemento sempre più cruciale in un sistema dominato da fonti non programmabili come il solare e l’eolico. Il terzo fronte riguarda il rafforzamento del quadro regolatorio: stabilità normativa, chiarezza delle regole e tutela degli investimenti sono condizioni indispensabili per attrarre capitali e garantire continuità agli operatori del settore.

Sardegna, Todde: 174 milioni dal Fsc per Cagliari

“Per troppo tempo la Sardegna ha visto risorse sprecate e occasioni mancate. Noi voltiamo pagina. In Giunta abbiamo approvato 174 milioni di euro per la Città Metropolitana di Cagliari, si tratta di risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC). Dalla rigenerazione urbana alla cultura, dai trasporti alla tutela ambientale, questi fondi ci permetteranno di costruire il futuro insieme a tutte le comunità del circondario – da Quartu Sant’Elena a Uta, da Pula a Sarroch, da Assemini a Sestu, da Monserrato a Decimomannu, da Selargius a Quartucciu, da Sinnai a Elmas – senza dimenticare la città di Cagliari.
Parliamo di: 45,5 milioni per la rigenerazione urbana; 35,4 milioni per il nuovo Palazzetto dello Sport di Cagliari (completamento entro il 2026); 24,3 milioni per cultura, patrimonio e paesaggio; 17,5 milioni per mobilità e trasporti; 13,8 milioni per ambiente e transizione verde; 4,6 milioni per transizione energetica e digitale. A questi si aggiungono altri interventi strategici, come l’adeguamento della strada Assemini-Sestu, la riqualificazione di complessi ERP a Cagliari, progetti per l’innovazione e la digitalizzazione, nuove infrastrutture irrigue per le aree rurali e azioni per la capacità amministrativa della Città Metropolitana. Sui fondi FSC siamo puntuali, stiamo trasformando ogni risorsa in progetti, ogni progetto in opportunità. È proprio questa la nostra idea di governo e lo facciamo senza sprechi, con programmazione, per dare nuovo slancio alla Sardegna.

 

 

 

Maria Cristina Carlini

Argomenti

Argomenti

Accedi