PROGETTO CORALE / 7

Lo spopolamento delle aree interne e la sfida di Rieti: opportunità, progetti, cantieri ma senza visione e una rete soft nessun hardware fa Rigenerazione

In questi giorni si fa un gran dibattere del Piano strategico nazionale delle aree interne (Psnai) 2021-2027 e dell’uso che esso fa del termine “irreversibile” riferito allo spopolamento dei Comuni marginalizzati, in particolare nel Mezzogiorno, andando persino a configurare una possibile strategia di “…accompagnamento in un percorso di spopolamento”.

Questo Diario di viaggio alla ricerca di iniziative di Rigenerazione Urbana non poteva dunque che spostarsi nell’area interna per eccellenza, precisamente la più interna di tutte, l’ombelico d’Italia: andiamo a Rieti!

08 Lug 2025 di Maria Cristina Fregni

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Comune del Lazio (206,46 km2 con 46.604 ab. nel 2020), capoluogo di provincia, Rieti è situata in una vasta e bellissima piana sulle due rive del fiume Velino, ai piedi di una serie di colline che garantiscono uno skyline unico e spettacolare.

Centro romano lungo la via Salaria, la città ebbe un ruolo importante anche in epoca medievale e rinascimentale: dai palazzi signorili a quelli del potere fino all’architettura religiosa, il centro storico di Rieti è ricco infatti di gemme architettoniche e artistiche, tra cui il Teatro Flavio Vespasiano, celebre per la sua straordinaria acustica.

L’economia reatina è legata principalmente al settore agroalimentare e, in misura minore, all’industria. Il turismo è un settore di punta dell’economia: oltre al pregevole centro storico, Rieti si trova sulla terza tappa del Cammino di San Francesco, che fa parte della Rete dei Cammini del Lazio ed è al centro del turismo religioso legato a monasteri, santuari e luoghi di culto.

Ma la città di Rieti è anche nota per la sua vocazione sportiva. Dal 1971 lo Stadio Raul Guidobaldi ospita il Meeting Internazionale Città di Rieti di Atletica Leggera durante il quale sono stati registrati ben otto record mondiali e 27 primati italiani. Dal 2013 Rieti ospita anche i Campionati Europei Junior di Atletica Leggera. Va ricordato inoltre quanto la città sia importante nel mondo del Volo a Vela: il locale aeroporto è ogni anno teatro di competizioni continentali e mondiali di valore assoluto. A soli 15 minuti di auto ci sono gli impianti sportivi del Terminillo, la “montagna di Roma”, che, dagli anni ’30, sciorina alterne fortune, con apprezzamenti e dissensi, come località montana per sci ed escursioni.

Infine, dal 1991 si svolge in città, nel Teatro Flavio Vespasiano, il Premio Internazionale Danza (PID) Città di Rieti, un concorso di danza classico e contemporaneo fondato dal reatino Piero Fasciolo, che è diventato un trampolino di lancio internazionale per giovani danzatori, offrendo borse di studio, contratti di lavoro e ammissioni in accademie europee e attirando sul territorio centinaia di ballerini e accompagnatori.

Questo abbinamento di storia, sport e arte farebbe immediatamente pensare a una città dinamica, vivace, attrattiva, immagine però destinata a essere spesso smentita se da visitatore ci si addentra nella esplorazione della città e del suo territorio.

Ci sono infatti servizi e attività commerciali di grande qualità, ma anche molte strutture ricettive datate o improvvisate e locali commerciali vuoti, i capolavori architettonici sono poco valorizzati, la sosta selvaggia abbastanza opprimente. Ma è il tessuto urbano a colpire maggiormente: l’accessibilità al centro storico la si potrebbe definire “difficile”, mentre la cura degli spazi pubblici minori è sicuramente migliorabile, sia per il visitatore occasionale che per il cittadino reatino e le sue attività quotidiane.

Le ragioni sono sicuramente molteplici, comuni a tante altre “aree interne” e riconducibili a un intreccio di fattori geografici, economici, amministrativi, culturali, prepotentemente esasperati dal periodo COVID. Le amministrazioni comunali reatine degli ultimi decenni sono comunque ben consapevoli di questo gap tra potenzialità della città e del territorio e suo attuale stato, tanto è vero che hanno fortemente investito nella progettualità per la ricerca di fondi per la Rigenerazione e la Riqualificazione urbana, ottenendo negli ultimi dieci anni oltre 20 milioni, tra finanziamenti statali, europei e regionali, per avviare interventi destinati a cambiare in modo significativo non solo l’aspetto, ma proprio il funzionamento e il dinamismo della città.

In questo contesto si colloca, prima di tutto, il progetto di Rigenerazione urbana di Città Giardino, interessante perché destinato in primis alla popolazione locale e non direttamente ai turisti. Localizzato in un’area alle porte del centro storico, oggetto spesso di segnalazioni di degrado, è al centro di interventi finanziati per 15 milioni con il PNRR, che mirano a migliorare la vivibilità e la sicurezza. I lavori, suddivisi in lotti, prevedono il rifacimento della pavimentazione stradale, la riqualificazione della viabilità, la realizzazione di nuovi marciapiedi e percorsi pedonali, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la sistemazione di alcune aree viarie e la valorizzazione delle aree verdi.

Rieti: lavori in corso a Cittàgiardino

Sono stati da poco avviati i lavori del terzo lotto, che si uniscono dunque a quelli degli stralci precedenti, e per la prossima estate il quartiere dovrebbe godere di percorsi efficienti e piacevoli, anche per la connessione facilitata al centro storico, aree verdi di sollievo alla calura estiva, nuovi spazi di aggregazione per la rigenerazione sociale. In questo senso, già precedentemente alcuni edifici-simbolo dell’area, come il Tribunale, erano stati oggetto, con finanziamenti FESR per il progetto “Linguaggi contemporanei tra presente, passato e futuro”, di interventi di street art, anche da parte di nomi illustri come Ozmo, finalizzati a connettere il patrimonio artistico del passato alle nuove generazioni.

A queste iniziative se ne aggiungono poi altre, destinate invece a valorizzare lo spazio pubblico del centro storico e a sostenere le imprese in esso collocate. E’ il caso del progetto Ri-centro, basato sui fondi del Piano Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQUA), destinati a sette progetti diversi, che, agendo in modo sinergico, dovrebbero mutare significativamente l’accessibilità e la fruibilità del centro storico reatino. Questi interventi includono la riqualificazione di Via Cintia, Via T. Varrone, Via Garibaldi, Largo Cairoli, Via S. Agnese, il restauro di Piazza Mazzini e Piazza Oberdan e la realizzazione di un hub del trasporto pubblico urbano presso la stazione dei treni. Inoltre, sono previsti interventi di recupero per edifici come Palazzo Javarroni e il Mercato Coperto, oltre al restauro del Circolo di lettura del Teatro Flavio Vespasiano e il recupero dell’ex Ospedale civile per la sede universitaria, su cui dopo torneremo.

Con un ulteriore finanziamento regionale il Comune punta poi al completamento della riqualificazione del centro storico, a partire dal rifacimento delle strade più centrali, il recupero di San Fabiano sempre con finalità sempre di sede universitaria e un grande investimento per attrezzare il tratto urbano del fiume Velino, oltre alla creazione di nuove aree parcheggio intorno al centro e una revisione complessiva del piano della sosta.

Infine, non si può non citare il recupero dell’ex mattatoio di Rieti, un progetto in corso nell’ambito del programma “Rieti 2020”, con l’obiettivo di trasformare l’area in un polo culturale chiamato “Casa della Cultura – Parco della Musica“. Il progetto prevede il recupero dell’edificio e la creazione di uno spazio per eventi, mostre e manifestazioni, con la realizzazione di una sala da concerto, spazi per laboratori, una sala lettura, e un punto ristoro, oltre a un’area esterna dedicata al parco, da integrare con la Cittadella dello Sport e altre opere di riqualificazione urbana. Il progetto esecutivo, il cui primo stralcio è stato redatto dalla RTP Integra Srl, Archam, Vespier Architects-Studio Techné, è stato approvato e sono stati stanziati 6,8 milioni di euro per l’intervento, che trasformerà un’area degradata in un luogo che ci si immagina pulsante di cultura e socialità, completando quel disegno di rivitalizzazione di un’area vasta a ridosso del centro cittadino già articolato negli interventi descritti in precedenza.

Come si vede, di carne al fuoco Rieti ne ha davvero tanta, tante iniziative, tanti fondi, tanti cantieri partiti o in fase di avvio, auspicabilmente interrelati all’interno di una strategia complessiva che prova a bilanciare istanze locali e vision sovralocale e interconnessa.

Tante sono anche le aspettative, soprattutto in relazione alla efficacia della Rigenerazione Urbana delle aree interne, per poter raccogliere dati utili a valutare la nuova Strategia Nazionale e capire se e come indirizzare le prossime linee di sviluppo.

Tante sono però anche le complessità che, a un occhio attento, rischiano di minare tutte queste lodevoli e interessanti iniziative. In primis, ci si chiede se il tessuto sociale e, soprattutto, imprenditoriale locale sia pronto e interessato a questo cambio di passo. Su strade, piazze, ponti e parchi nuovi devono affacciarsi negozi attivi, offerte di servizi moderni e competitivi. Sicuramente, la riqualificazione pubblica sarà un importante incentivo e un supporto, ma le imprese non possono essere lasciate sole in questa evoluzione, c’è bisogno di percorsi di accompagnamento e sostegno. E’ vero che è stato avviato il “Progetto Decoro“, che promuove iniziative per il recupero e il riutilizzo di vetrine di negozi sfitti, grazie alla collaborazione tra Confcommercio, Comune e la rete “Rieti C’Entro”. Ma ancora una volta si agisce soprattutto sullo spazio fisico e non sulla formazione e l’innovazione del contenuto offerto.

La revisione del piano della sosta e l’istituzione delle cosiddette “oasi blu”, ovvero aree interne o prossime al centro storico con parcheggi diventati a pagamento, sta causando fratture e dissapori, con il malumore di una porzione consistente di cittadini e commercianti, per i quali l’abitudine alla gratuità si è trasformata in una pretesa, per limitare la quale occorre una integrazione di politiche e strategie di natura gestionale, fiscale e di marketing.

Un altro elemento essenziale per gestire la complessità sarà poi il coordinamento: delle tempistiche dei cantieri, per evitare strade chiuse e luoghi inaccessibili proprio in concomitanza con le principali iniziative; delle varie manifestazioni, per non sovraccaricare il sistema in alcuni brevi periodi dell’anno e lasciare la città sguarnita di attrattori nei mesi restanti; dei servizi e delle strutture a disposizione, per far sì che ogni iniziativa diventi volano di valorizzazione per il contesto territoriale più ampio, attraverso una predisposizione e una gestione efficiente dei trasporti,  dell’ospitalità diffusa e del supporto al visitatore. Ma il coordinamento richiede persone dedicate, competenze, pazienza e non la rincorsa al “taglio del nastro”, richiede sinergia tra i soggetti coinvolti e voglia di mettersi in discussione e collaborare.

Per finire, la complessità richiede anche visione a lungo termine e stabilità dei soggetti e degli intenti, che si ottiene solo con la concertazione. Un grosso peso specifico, nell’efficacia dei progetti reatini, pare averlo l’Università, che solitamente porta giovani, idee e vitalità. Parliamo, in questo caso, della Sabina Universitas, un consorzio di sedi distaccate delle Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e dell’Università degli Studi della Tuscia, che nel 2022 contava poco più di mille iscritti, che ambisce a sostenere lo sviluppo del territorio con risposte formative specifiche alle esigenze locali. Un soggetto potenzialmente fertile per la rigenerazione, capace di portare contenuti nei contenitori, a patto di radicarsi davvero nel tessuto reatino e, contemporaneamente, puntare a settori di eccellenza e unicità per attrarre ricercatori e docenti di calibro sovralocale.

La sfida che attende gli amministratori e gli stakeholders locali è dunque ampia: benissimo aver raccolto tanti fondi e aver sviluppato tanti progetti di trasformazione integrati, adesso si tratta di immaginarne non solo la cantierizzazione, ma anche lo sviluppo della rete “soft” che deve alimentare gli interventi “hard” e far sì che essi possano costituire il sistema muscolo-scheletrico adeguato alle prestazioni della città rinnovata. Affinchè Rieti, città di artisti, atleti e danzatori, nonché Umbilicus italiae, possa dare corpo alla Rigenerazione delle aree interne con slancio, passione e tempestività.

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