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Dl Agricoltura, pressing Fi e Iv per attenuare il divieto di pannelli a terra

L’articolo 5 rimane appannaggio di Fratelli d’Italia. Tra giovedì e venerdì forte botta e risposta a distanza tra M5S e il primo partito di governo. Dai pentastellati ok agli emendamenti di Forza Italia, “sovrapponibili ai nostri”. Tante proposte di modifica anche da Iv, il caso Masaf-Pd in Emilia-Romagna

24 Giu 2024 di Mauro Giansante

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Quest’articolo 5 non s’ha da cambiare. Sembrano lontane le indiscrezioni di martedì scorso dopo la seduta della commissione Industria del Senato. Allora, infatti, si era ipotizzato di una interlocuzione tra i due ministeri, Mase e Masaf, per allentare il divieto iniziale di installazione dei pannelli solari sul suolo agricolo.

Dopo la pubblicazione degli emendamenti segnalati, però, la linea continua a rimanere quella di Fratelli d’Italia. Avanti col divieto. Dalle proposte dei relatori, tre, ecco invece la richiesta di eliminare il riferimento alla Dila, la dichiarazione di inizio lavori asseverata per la realizzazione e modifica di alcune tipologie di impianti per la produzione di impianti da fonti rinnovabili. Tra cui, appunto, i pannelli fotovoltaici a terra. Dall’articolo 6-bis del Decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28: “impianti fotovoltaici a terra: interventi che, anche se consistenti nella modifica della soluzione tecnologica utilizzata, mediante la sostituzione dei moduli e degli altri componenti e mediante la modifica del layout dell’impianto, comportano una variazione dell’altezza massima dal suolo non superiore al 50 per cento”.

Le proposte di Forza Italia

Le proposte di Forza Italia, che vanno nella direzione di un ammorbidimento del divieto di pannelli a terra, portano la firma per lo più del Senatore Adriano Paroli. Il quale, con la proposta 5.6 punta a riscrivere in toto il comma 1:

emendamento Paroli Dl Agricoltura

L’emendamento 5.21 (ma anche il 5.29), ad esempio, aggiunge ai casi esclusi dal divieto di installazione a terra quello dei “progetti che prevedano impianti agrivoltaici di cui alle lettere d) ed e) delle definizioni delle Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici, pubblicate dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica in data 27 Giugno 2022”. Tali linee fanno parte di un documento elaborato due anni fa dall’allora Mite, oggi Mase, con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), il Gse (Gestore servizi energetici), e la Rse (Ricerca sul sistema energetico). Un documento che descrive le caratteristiche minime e i requisiti che un impianto fotovoltaico dovrebbe possedere per essere definito agrivoltaico, sia per ciò che riguarda gli impianti più avanzati, che possono accedere agli incentivi Pnrr, sia per ciò che concerne le altre tipologie di impianti agrivoltaici, che possono comunque garantire un’interazione più sostenibile fra produzione energetica e produzione agricola. Sempre nella direzione di estendere le eccezioni al divieto, Paroli propone con l’emendamento 5.17 di modificare il comma 1 aggiungendo alla costituzione di comunità energetiche anche la finalità di autoconsumo. 

In un’altra proposta, si legge: “Al comma 1, capoverso 1-bis aggiungere, in fine, il seguente periodo: Sono inoltre esclusi dall’applicazione del primo periodo [cioè dal divieto di installazione, ndr] i progetti di impianti agrivoltaici con moduli collocati a terra nelle aree di cui alle lettere b) ovvero c-ter) n. 1) dell’articolo 20, comma 8, del decreto legislativo n. 199 del 2021, senza vincoli di altezza, che implementano soluzioni volte a non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale”.

E ancora, un’altra delle tante proposte di emendamento presentate, questa insieme al Senatore Roberto Rosso: “2-bis. Il comma 4-bis dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, è sostituito dal seguente: 4-bis. Per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, ferme restando la pubblica utilità e le procedure conseguenti per le opere connesse, il proponente deve dimostrare nel corso del procedimento, e comunque prima dell’autorizzazione, la disponibilità del suolo su cui realizzare l’impianto”. 

Infine, un ultimo esempio tra gli emendamenti forzisti: “Dopo il comma 2 aggiungere il seguente: 2-bis. In ogni caso, tutti gli impianti realizzati in aree agricole sono considerati manufatti strumentali all’attività agricola e sono liberamente installabili alle condizioni previste dall’articolo 11, comma 1-bis del decreto-legge 1°marzo 2022, n. 17 convertito con legge 27 aprile 2022, n. 34″.

Gli emendamenti di Iv

Ancor più tese ad alleggerire la durezza dell’impianto attuale dell’art.5, le senatrici Fregolent e Musolino di Italia Viva hanno presentato altrettante proposte di emendamento. Alcune, come la 5.45, coincidenti con quelle forziste per includere i progetti inclusi nelle Linee Guida del Mase sull’agrivoltaico. 

In un’altra proposta, invece, si estende il comma 2 sui progetti legati alla legislazione precedente al decreto. “Al comma 2, apportare le seguenti modificazioni: a) dopo le parole «procedure abilitative inserire le seguenti: di connessione alla rete; b) aggiungere, in fine, il seguente periodo: «La presentazione di una domanda per almeno una delle procedure abilitative di cui al periodo precedente abilita anche al prosieguo del procedimento autorizzativo, in tutte le fasi connesse, preordinate o consequenziali”.

Similmente, con il 5.80 viene proposto che si escludano dal divieto le procedure “per le quali, alla data di entrata in vigore della presente disposizione è stata presentata l’istanza di attivazione, nonché le relative procedure da avviarsi successivamente per l’ottenimento dei titoli necessari alla costruzione e all’esercizio degli impianti”.

Con l’emendamento 5.55, invece, Fregolent e Musolino propongono che non si applichi il divieto di installazione anche “in caso di progetti finalizzati a soddisfare i consumi di energia delle imprese industriali site sul territorio nazionale, realizzati, anche a distanza, dalle imprese medesime o da soggetti terzi con cui le stesse sottoscrivono contratti di approvvigionamento a termine per l’energia rinnovabile. Le aree di cui alla lettera b) del comma 8 di proprietà di soggetti pubblici sono offerte in concessione per le finalità di cui all’articolo 1 del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181 convertito con modificazioni dalla legge 2 febbraio 2024, n. 11”.

La fronda M5s-Fdi

Intanto, tra giovedì e venerdì si è consumata un a vera e propria fronda a distanza tra il Movimento 5 Stelle – titolare di altrettante proposte emendative alla norma sui pannelli sul suolo agricolo – e Fratelli d’Italia. “Il Governo dovrebbe valutare seriamente di riscrivere l’art. 5 del Dl agricoltura, attualmente in discussione in Commissione. Così com’è, blocca il fotovoltaico e compromette il raggiungimento degli obiettivi al 2030 di riduzione delle emissioni”, ha scritto giovedì in una nota il senatore M5S Antonio Trevisi. “Si tratta di un testo che genera una molteplicità di problemi interpretativi che già hanno allarmato non poco gli stakeholder delle rinnovabili, imprenditori che hanno investito tanto e che si vedrebbero preclusa la possibilità di realizzare gli impianti. La maggioranza ha oltretutto presentato emendamenti sovrapponibili ai nostri. Il che fan ben sperare che ci sia un passo indietro e si arrivi a un testo ragionevole e condiviso. Ci aspettiamo dunque che il Governo riformuli l’intero articolo, così come sembra dalle indiscrezioni emerse, e riveda i criteri applicativi affinché non ci siano illogiche limitazioni all’uso del suolo agricolo per il fotovoltaico su terreni agricoli non idonei per la coltivazione”.

Ma il riferimento di Trevisi agli “emendamenti sovrapponibili” della maggioranza erano, sono, quelli di Forza Italia, il partito di Pichetto Fratin. La linea dominante rimane quella del primo partito del governo, il presidente e relatore della commissione Industria è il Sen. Luca De Carlo (Fdi).

Proprio da Fratelli d’Italia, il deputato Gianni Lampis ha risposto a Trevisi: “Ha del paradossale apprendere che il Movimento Cinque Stelle in Parlamento, nello specifico il senatore Antonio Trevisi, pur di attaccare il Governo Meloni, rinnega addirittura l’operato della grillina Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna. Mentre da una parte Fratelli d’Italia ha ben chiaro sia a livello nazionale sia a livello locale che i terreni agricoli devono essere difesi dagli speculatori che vogliono invadere di pannelli fotovoltaici le campagne, dall’altra il Movimento Cinque Stelle getta finalmente la maschera, forse pensando che la distanza tra Roma e Cagliari renda i sardi ciechi all’evidenza”. Per Lampis, “chi preferisce invadere le zone rurali del fotovoltaico selvaggio sono sempre e solo i grillini che, intrisi di ideologia green, vogliono minare la qualità delle nostre produzioni agricole, vere eccellenze del settore primario italiano. Bene ha fatto il Ministro Lollobrigida prima e il gruppo consiliare di Fdi in Sardegna dopo a non praticare la politica cara ai Cinque Stelle – tenere un piede in due scarpe per assecondare la convenienza del momento politico in corso – chiedendo di proibire tutti gli impianti che mirano esclusivamente alla speculazione energetica e alla distruzione del suolo agricolo”.

Anche venerdì Fdi si è fatto sentire con il Senatore Giovanni Satta: “Si sta verificando un cortocircuito nel Movimento 5 Stelle a proposito dell’installazione di impianti fotovoltaici in Sardegna. Il senatore Antonio Trevisi che chiede al Governo di riscrivere l’articolo 5 del dl Agricoltura, al fine di implementare il fotovoltaico, rinnega infatti la posizione espressa dalla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde. La linea di Fratelli d’Italia e del governo Meloni è chiarissima: sì alla transizione ecologica, ma con raziocinio, dunque no al dogmatismo ambientalista che deturpa le campagne e minaccia la produzione agricola. Noi siamo coerenti, altri evidentemente cambiano invece idea a seconda della convenienza politica”.

Emilia-Romagna: il Masaf non risarcisce i danni dei pannelli

Non sono nuove, in effetti, le contraddizioni nel partito grillino. Già nel 2020 si parlava della distanza tra il gruppo M5S di Bruxelles, contrario ai pannelli sul suolo agricolo, e quello italiano favorevole come oggi. Tanto che lo stesso Governo Conte I incentivò le installazioni con procedura semplificata.

Intanto, a proposito di contraddizioni, il Masaf è stato accusato dalla Regione Emilia-Romagna di aver bocciato due emendamenti al decreto per stabilire i risarcimenti per danni climatici e contenimento dei parchi fotovoltaici su suolo agricolo. A incendiare il dibattito con il dicastero di Lollobrigida è stato l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, Partito Democratico. Il quale ha definito la bocciatura “un grave errore che va a impattare sul consumo di suolo fertile in Emilia-Romagna, e allo stesso tempo sceglie di non garantire liquidità alle imprese che hanno perso le produzioni. Una occasione persa per sostenere le imprese agricole pesantemente colpite dai danni provocati dai cambiamenti climatici e innalzare l’intensità di aiuto della piattaforma Agricat per le imprese che hanno subito le calamità. Spesso, tra l’altro, in territori colpiti poi nei mesi successivi dalle alluvioni del maggio 2023”. Mammi ha spiegato che “le gelate tardive hanno causato perdite produttive al comparto frutticolo nel corso della campagna 2023 fino all’80%, con il rischio che le filiere frutticole escano seriamente compromesse da tutti gli effetti dei cambiamenti climatici. Parliamo di una filiera strategica per il Paese e di migliaia di posti di lavoro. Le imprese agricole possono uscire da questa situazione che si profila sempre più complessa, solo se adeguatamente supportate anche a livello nazionale”. Per ribadire poi che “il rischio è che i parchi fotovoltaici possano diventare il nuovo paesaggio agrario dell’Emilia-Romagna”. La Regione rimane “ovviamente a favore delle energie rinnovabili ma non su suolo fertile agricolo: gli impianti possono tranquillamente essere posati su tetti, parcheggi, svincoli delle autostrade e altri luoghi”. Insomma, linea Lollobrigida. Ma è il Pd.

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