LA GIORNATA
Gli USA aprono sui dazi, il 9 luglio non è il d-day. Europa spaccata su Israele
- Il Pil Usa si contrae più del previsto, -0,5% nel primo trimestre
- Fondi Ue, Cdp lancia nuovi strumenti e sottoscrive il primo accordo con la Regione Basilicata per l’impiego di 100 milioni
- Infrastrutture, Salvini conferma tutte le 11 fermate della M5, ulteriori 20 milioni per M1 fino a Monza-Bettola
- Incontro Fs- consumatori, Isi : “focus su nodi critici e manutenzione”. Strisciuglio: “al lavoro sulla qualità del servizio anche con i cantieri”
- Industria, le medie imprese italiane superano Germania e Francia per produttività
- Assimpredil, Deleo nuovo presidente. De Albertis: si chiude il mio mandato, congratulazioni alla nuova squadra
IN SINTESI
L’annuncio è arrivato da Washington a tarda sera proprio mentre a Bruxelles stava per cominciare la cena di lavoro dei 27 leader dell’Unione europea per discutere, tra i vari temi all’ordine del giorno, dei rapporti tra USA ed Europa cominciare dai dazi. E sui dazi è arrivato il segnale di distensione in vista dell’imminente deadline del 9 luglio. “La scadenza potrebbe essere prorogata, ma è una decisione che spetta al presidente”, ha annunciato la Casa Bianca. In realtà, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, stando a fonti vicine al dossier, ha informato i leader dell’arrivo della controproposta americana sulle tariffe. Un documento che andrebbe a delineare “un accordo provvisorio” tra le controparti. In attesa di vedere gli sviluppi sul fronte dei dazi, la giornata di ieri ha registrato la spaccatura tra i leader europei su Israele. Al vertice il premier spagnolo Sanchez chiede la sospensione immediata dell’accordo tra Ue e Stato ebraico, denunciando che ‘a Gaza è in corso un genocidio’ e che ‘Israele sta violando l’articolo due sui diritti umani’. Sulla stessa linea Norvegia, Irlanda, Belgio, Olanda, Portogallo e Slovenia. ‘Chiediamo un embargo totale di armi da e verso Israele, sanzioni per il governo Netanyahu e il riconoscimento dello Stato di Palestina’, dice la segretaria Pd Schlein sintetizzando la posizione dei socialisti. Contrari Italia, Germania, Austria e Ungheria. Toccherà all’alto rappresentante Ue Kallas ‘proporre possibili misure’ in vista della riunione dei ministri degli Esteri di luglio.
Il Pil Usa si contrae più del previsto, -0,5% nel primo trimestre
Fondi Ue, Cdp lancia nuovi strumenti e sottoscrive il primo accordo con la Regione Basilicata per l’impiego di 100 milioni
Ampliare la capacità di spesa delle Pubbliche Amministrazioni velocizzando i processi di utilizzo delle risorse a disposizione e accrescendo i benefici per il territorio sul piano economico e sociale. Con questo obiettivo evolve il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti nella gestione dei fondi europei con una nuova forma di supporto tecnico-finanziario offerto agli Enti, in linea con quanto previsto dal Piano strategico. Un’operatività di CDP per la PA che debutta oggi con la sottoscrizione di una convenzione firmata dall’amministratore delegato di CDP, Dario Scannapieco e dal Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, e che consentirà di sviluppare un meccanismo virtuoso per la messa a terra degli stanziamenti della programmazione comunitaria a favore di PA e imprese. L’evoluzione del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti prevede che, su richiesta di Ministeri o Regioni, l’Istituto si possa attivare per gestire le risorse pubbliche accompagnando la singola PA titolare degli importi nelle diverse fasi dell’investimento, dalla selezione dei progetti all’utilizzo dei fondi, dal monitoraggio alle erogazioni a soggetti pubblici o imprese. CDP combinerà più opzioni, fra le quali l’utilizzo di propria finanza o la realizzazione di partnership con il sistema bancario, che potrà contribuire anche con forme di cofinanziamento.Nello specifico, con l’intesa sottoscritta oggi la Regione Basilicata affida a CDP circa 100 milioni di euro che rientrano nel Programma finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) per il ciclo 2021-2027. Cassa Depostiti e Prestiti, in accordo con la Regione e nel rispetto delle scelte di politica territoriale, destinerà parte delle somme in via diretta a Enti pubblici principalmente per interventi di efficientamento energetico, di promozione della mobilità urbana sostenibile e di innovative iniziative culturali, mentre la parte restante sarà indirizzata tramite il sistema bancario ad aziende locali per progetti dedicati all’avanzamento tecnologico e alla transizione energetica.
“Gli accordi siglati oggi – ha evidenziato Scannapieco – inaugurano una nuova modalità di servizio di Cassa Depositi e Prestiti a favore degli Enti, che ci consentirà di sviluppare ulteriori soluzioni volte a favorire l’efficace utilizzo delle risorse comunitarie. Rafforzando il nostro ruolo nella gestione dei fondi, in attuazione di una delle principali novità del Piano Strategico 2025-2027, avremo la possibilità di accelerare la realizzazione dei progetti nei territori e accrescere i benefici che ne derivano per il Paese. Ringraziamo la Regione Basilicata per essere stata partner apripista di questo nuovo modello di intervento”. Per Bardi, “la firma della convenzione con Cassa Depositi e Prestiti rappresenta un passo importante e concreto per rafforzare la capacità della Regione Basilicata di utilizzare in modo efficace e tempestivo le risorse europee e nazionali. Parliamo di strumenti che ci consentiranno di trasformare i fondi disponibili in interventi reali, utili e misurabili, a beneficio del nostro territorio e dei nostri cittadini. Grazie a questo accordo, potremo sostenere con maggiore forza le imprese lucane nei loro progetti di innovazione e modernizzazione, accompagnare gli enti pubblici locali in interventi di efficientamento energetico e mobilità sostenibile, e promuovere iniziative culturali che valorizzino la nostra identità e stimolino nuova economia. Ringrazio CDP e il suo Amministratore Delegato, Dario Scannapieco, per la fiducia e per la volontà di costruire insieme percorsi virtuosi. È un modello di collaborazione che rafforza la nostra Regione e ci consente di affrontare con maggiore efficacia le sfide della crescita, dell’occupazione e della coesione sociale”.
Infrastrutture, Salvini conferma tutte le 11 fermate della M5, ulteriori 20 milioni per M1 fino a Monza-Bettola
Si è conclusa al Mit la riunione sul prolungamento della M5, presieduta dal ministro Matteo Salvini e alla presenza di tutti gli amministratori interessati.
La riunione, concreta e in un clima molto collaborativo, ha riferito il Mit, ha fatto emergere alcune novità positive come gli ulteriori 20 milioni per il prolungamento della M1 fino a Monza-Bettola (capolinea di Cinisello Balsamo) e la conferma dell’integrale copertura delle risorse del prolungamento verso Baggio il cui contratto di appalto è di imminente sottoscrizione. A proposito di M5, Salvini è determinato a confermare tutte e undici le fermate, anche alla luce dell’impegno per alimentare il trasporto su ferro. Basti pensare ai 3,4 miliardi già stanziati per le Metropolitane di Milano, compresi i 915 milioni previsti proprio per la M5. Per la sola Lombardia, gli investimenti di competenza del Mit e già finanziati ammontano a 26 miliardi di cui 1,5 miliardi per le Olimpiadi.
Incontro Fs- consumatori, Isi : “focus su nodi critici e manutenzione”. Strisciuglio: “al lavoro sulla qualità del servizio anche con i cantieri”
Il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria e le interruzioni programmate, la sicurezza della rete e l’incremento dei servizi di assistenza clienti sono alcuni dei temi al centro dell’incontro che ha visto coinvolti a Roma i vertici del Gruppo FS e le principali associazioni dei consumatori. «Sicurezza, puntualità e investimenti sono i tre punti prioritari su cui lavorare» ha spiegato Aldo Isi nel corso del suo intervento. L’ad di RFI ha sottolineato come nel 2024 gli investimenti hanno raggiunto i 10 miliardi di euro con un incremento significativo rispetto ai 4,5 miliardi del 2018. «Ogni giorno ci sono 1.200 cantieri attivi che coinvolgono migliaia di lavoratori – ha proseguito Isi – e abbiamo lanciato anche un nuovo modello organizzativo per la manutenzione, con un focus su nodi critici e infrastrutture». Sul tavolo anche il Piano Estate 2025 di Trenitalia per garantire la mobilità dei passeggeri anche in presenza dei cantieri. «Stiamo lavorando per migliorare la qualità del servizio in estate e per garantire un supporto costante a tutti i passeggeri” ha precisato l’AD di Trenitalia Gianpiero Strisciuglio durante l’incontro, spiegando che «sono in corso attività manutentive straordinarie su tutta la flotta e un potenziamento sulle attività di gestione delle eventuali emergenze». Per rendere più tempestiva la comunicazione con i viaggiatori, il numero uno di Trenitalia ha ricordato l’iniziativa smart refund che velocizza i processi di rimborso e l’installazione di 250mila QR code a bordo dei treni per un accesso diretto a tutte le principali informazioni durante il viaggio. Obiettivo è dare un’assistenza sempre più personalizzata e in tempo reale: sarà esteso a tutti i passeggeri l’uso di un chatbot che consente una facile riprogrammazione del viaggio attraverso l’uso di WhatsApp. Focus anche sulla security con l’intervento dell’AD di FS Security Pietro Foroni. «Abbiamo implementato – ha evidenziato Foroni – nuove tecnologie di videosorveglianza a Milano Rogoredo e Firenze, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza nelle aree critiche attraverso sistemi di allerta automatizzati che riconoscono la presenza di estranei, oltre all’aver introdotto investimenti per rafforzare le infrastrutture vulnerabili». A chiusura dell’incontro il Chief Corporate Affairs e Communication Officer di FS, Giuseppe Inchingolo, ha ringraziato le associazioni dei consumatori per la collaborazione e il clima di cooperazione riconoscendo l’impegno comune a completare le opere in corso, preservando i viaggiatori. «Per il Gruppo FS – ha concluso Inchingolo – è prioritario informare in modo chiaro e trasparente i passeggeri, iniziando dai pendolari, per permettere loro di programmare con anticipo il viaggio o di rimodularlo in base alle proprie esigenze, offrendo delle valide alternative in caso di cantieri sulla linea. L’obiettivo principale è fornire un servizio di qualità ai cittadini investendo nel dialogo e nella collaborazione con associazioni e istituzioni».
Assimpredil, Deleo nuovo presidente. De Albertis: si chiude il mio mandato, congratulazioni alla nuova squadra
L’assemblea di Assimpredil Ance, l’associazione delle imprese edili e complementari di Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha eletto Giovanni Deleo nuovo presidente per il quadriennio 2025-2029. Succede a Regina De Albertis, che ha guidato l’associazione nel precedente mandato, dal 2021 al 2025. Giovanni Deleo, 57 anni, ingegnere, amministra la Deleo Srl, azienda con 57 anni di storia. Già vicepresidente con delega a Tecnologia e innovazione e coordinatore del gruppo di lavoro Bim in Ance, Deleo è attivo in Assimpredil Ance da circa 15 anni. “Mi sono candidato e accetto la presidenza con entusiasmo e responsabilità, consapevole del grande valore che ASSIMPREDIL Ance rappresenta oggi per centinaia di imprese che operano con passione e serietà in un territorio tra i più dinamici e complessi d’Europa”, ha dichiarato il neopresidente Deleo, che propone “un metodo basato su collaborazione e concretezza delle azioni. Un metodo che parte dall’ascolto attento delle esigenze delle imprese, si nutre del confronto con imprenditori, funzionari, amministratori e si misura sui risultati”. Particolare attenzione sarà dedicata all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità: “È necessario investire con decisione sulla digitalizzazione e rendere l’innovazione tecnologica accessibile anche alle realtà più piccole, sostenendo la ricerca e potenziando strumenti come il ‘Cantiere impatto sostenibile’. Il mio – spiega – è un invito a costruire insieme un’associazione ancora più forte, autorevole e vicina alle esigenze di ognuno di noi, orgogliosa di ciò che rappresentiamo. Un’Associazione che sia realmente la casa comune di tutti i costruttori di Milano, Lodi, Monza e Brianza”. Al nuovo presidente sono arrivate le congratulazioni della presidente uscente, Regina De Abertis. “Dopo 4 anni, si conclude il mio mandato alla Presidenza di Ance Milano. È stato un onore rappresentare le imprese in un tempo complesso ma ricco di sfide.Congratulazioni a Giovanni Deleo e alla sua squadra. Grazie a chi mi ha accompagnata in questo percorso”.
Industria, le medie imprese italiane superano Germania e Francia per produttività
Vincono il confronto con le concorrenti tedesche e francesi performando meglio su fatturato e occupazione, seconde solo alle spagnole, ma sul fronte della produttività non hanno rivali: è la fotografia delle medie imprese italiane che esprime il volto più competitivo dell’industria manifatturiera tricolore. Si tratta di una realtà d’eccellenza del nostro capitalismo familiare composta da 3.650 aziende, prevalentemente operanti nei comparti del made in Italy, che in dieci anni, tra il 2014 ed il 2023, ha registrato un aumento del 31,3% della produttività del lavoro, del 54,9% delle vendite e del 24,2% dell’occupazione, correndo allo stesso ritmo delle colleghe nazionali di medio-grande dimensione (+55,3%) e più speditamente dei gruppi maggiori (+42,1%). Per il 2025, le medie imprese prevedono di chiudere ancora in positivo con incrementi del 2,2% del fatturato totale e del 2,8% dell’export rispetto al 2024. Ma preoccupano la concorrenza low-cost – che interessa il 70% circa di queste imprese – il contesto geopolitico instabile e il caro energia. Restano ancora irrisolti altri due fattori limitanti ben noti: la pressione fiscale penalizzante per le medie imprese e il mismatch occupazionale, fardelli che potrebbero pesare sulla competitività. A frenare ulteriormente il potenziale delle medie imprese italiane si potrebbe aggiungere l’effetto dei dazi introdotti o minacciati dagli USA che sarebbe rilevante per il 30% circa di esse e, seppure con un impatto più contenuto, interessare un ulteriore 21,3%. Anche per questo il 52,6% di queste ambasciatrici del made in Italy auspica l’adozione di una politica commerciale europea contro la concorrenza sleale e il protezionismo di altri Paesi e il 31,2% una policy comune per la sicurezza energetica. È quanto emerge nel XXIV Rapporto sulle medie imprese industriali italiane e nel Report “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica per la creazione di valore nelle medie imprese industriali italiane” realizzati dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere presentati oggi a Genova. Le medie imprese rappresentano una componente strategica del tessuto produttivo nazionale: generano il 17% del fatturato dell’industria manifatturiera italiana, il 16% del valore aggiunto e il 14% sia delle esportazioni sia dell’occupazione complessiva. In Liguria, il 60% delle medie imprese è concentrato nell’area di Genova, dove realizzano un fatturato pari a 937 milioni di euro, corrispondente a circa il 61% del totale regionale. “Costi dell’energia e mismatch sono certamente un problema per le medie imprese industriali, che peraltro confermano anche quest’anno di essere un segmento altamente competitivo del sistema produttivo nazionale” ha detto Andrea Prete, Presidente di Unioncamere. “Speriamo che le incertezze del contesto internazionale non creino shock che penalizzino questi campioni del made in Italy”. “È dal post Covid che le medie imprese ravvisano la necessità di raggiungere una dimensione funzionale alla complessità del contesto. Si tratta di un obiettivo da perseguire con prudenza poiché comporta interventi organizzativi, manageriali e di governance, ma è certamente conforme ai nuovi scenari competitivi” – commenta Gabriele Barbaresco, Direttore dell’Area Studi Mediobanca. “Le medie imprese contribuiscono per il 45% all’export italiano e hanno una propensione ad esportare del 42%”, ha detto Giuseppe Molinari presidente del Centro Studi Tagliacarne che ha aggiunto “queste realtà produttive, con le loro elevate performance, sono la prova provata che quando il family business si organizza, anche dal punto di vista manageriale, e si apre alla competizione allargata, dà vita a un modello di successo per innovazione e produttività, anche nei confronti degli altri competitors”.
A Fincantieri nuova commessa dalla Marina Militare da 700 milioni per due unità Ppa
Fincantieri rafforza il proprio ruolo strategico nel programma di rinnovamento della flotta della Marina Militare con un nuovo contratto per la costruzione di due unità PPA -Multipurpose Combat Ship, che andranno a sostituire quelle cedute alla Marina indonesiana. L’integrazione del contratto, avviato con l’ultima “Legge Navale”, è gestita da OCCAR (Organisation Conjointe de Coopération en matière d’Armement) nell’ambito del Raggruppamento Temporaneo di Impresa (RTI), costituito tra Fincantieri, mandataria, e Leonardo, mandante. Per Fincantieri, il valore del contratto per le due nuove unità è di circa 700 milioni di euro, valore che include attività già realizzate per le precedenti unità successivamente cedute all’Indonesia. I due nuovi PPA -Multipurpose Combat Ship, in configurazione “Light Plus”, saranno costruiti da Fincantieri presso il Cantiere Integrato di Riva Trigoso e Muggiano, con consegne previste rispettivamente nel 2029 e nel 2030. Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, ha commentato: “Questo contratto conferma il valore strategico del programma, evidenziando la capacità del nostro Gruppo di rispondere con prontezza ed efficacia alle esigenze operative della Marina Militare. Le nuove unità rafforzano la filiera nazionale, garantendo continuità produttiva e stabilità occupazionale e contribuiscono a consolidare il ruolo dell’Italia come attore centrale nello scenario geopolitico globale della difesa, dove lo shipbuilding è sempre più elemento chiave di influenza e cooperazione internazionale”.
Accordo tra Eni e Bmw per la mobilità sostenibile
Eni e BMW Italia hanno siglato una Lettera d’Intenti (LOI) per lo sviluppo di iniziative congiunte a sostegno della transizione energetica
del settore del trasporto su strada. In particolare, l’accordo si pone l’obiettivo di integrare i biocarburanti in un’offerta sempre più ampia di servizi per la mobilità elettrica. L’HVO (olio vegetale idrogenato), il biocarburante diesel prodotto da Enilive e ottenuto al 100% da materie prime rinnovabili*,
rappresenta una soluzione già disponibile per contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti: può essere sin da ora utilizzato in purezza dalle motorizzazioni validate e viene distribuito attraverso le infrastrutture già esistenti. L’accordo si inserisce nell’attuale contesto del settore della mobilità interessato da una
profonda trasformazione, che coinvolge i produttori automobilistici così come gli operatori energetici, in risposta agli obiettivi di riduzione delle emissioni.
La LOI riguarda lo sviluppo di iniziative incentrate su tre pilastri: sostegno a una mobilità sostenibile basata sul principio di neutralità tecnologica e sulla sinergia tra le diverse soluzioni e vettori energetici disponibili, realizzazione di nuove proposte in ambito biocarburanti e ampliamento dell’infrastruttura per la mobilità elettrica , attraverso per esempio l’individuazione di potenziali aree in cui installare nuovi hub di ricarica On The Road di Plenitude con l’obiettivo di offrire alla clientela BMW una rete sempre più capillare. Nel dettaglio, tra gli ambiti di collaborazione, l’avvio di un potenziale test dell’HVO di Enilive
per i motori diesel di BMW e di campagne congiunte con Plenitude di marketing e di sviluppo della rete di ricarica elettrica. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha commentato: “Eni e BMW Italia, leader nei rispettivi settori, condividono tecnologia e know how per progredire in maniera sempre
più importante verso la decarbonizzazione dei trasporti. La nostra partnership rappresenta un esempio di sinergia tra produttore energetico e industria, con l’obiettivo di creare un ecosistema favorevole in grado di coniugare ricerca e sviluppo tecnologico, necessità del mercato e obiettivi di decarbonizzazione. Per compiere un percorso di transizione energetica di successo è indispensabile unire le forze per arrivare a incidere nei molteplici ambiti economici e industriali da decarbonizzare, con tutte le tecnologie e iniziative industriali sostenibili e a disposizione”. “Il nostro approccio – ha dichiarato Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di BMW Italia – è sempre stato basato sull’apertura tecnologica e sulla volontà di decarbonizzare attraverso tutte le tecnologie disponibili, purchè altamente efficienti. In questo senso siamo convinti che l’utilizzo dei biocarburanti come l’HVO in purezza sui
motori diesel sia una grande opportunità. E questo riguarda sia le nostre BMW nuove che il circolante fatto di circa 500.000 BMW in Italia, con impatti immediati sull’ambiente, fino a 90% di riduzione delle emissioni GHG. BMW è pronta per questa tecnologia già dal 2015 e siamo orgogliosi di lavorare con Eni e Enilive per promuovere i biocarburanti sul mercato, oltre che continuare a collaborare con Plenitude nell’area dell’elettrico, per quanto riguarda
le strutture di ricarica con offerte dedicate ai clienti che scelgono la nostra mobilità elettrica”.
Da Intesa SanPaolo e Sace 15 milioni di euro per la crescita di Pmp Pro-Mec
Intesa Sanpaolo e Sace sostengono i piani di crescita dell’azienda PMP PRO-MEC Spa, eccellenza a livello internazionale nel settore metalmeccanico, attraverso un finanziamento di 15 milioni di euro con Garanzia Growth di SACE. L’operazione rientra nell’impegno della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo – guidata da Stefano Barrese – a supporto degli investimenti delle PMI collegati agli obiettivi del PNRR. Grazie a questa soluzione finanziaria della durata di 10 anni, PMP PRO-MEC potrà migliorare la produzione e rimodulare la struttura del credito in coerenza con il nuovo piano di sviluppo che prevede il raddoppio della superficie produttiva nella sede italiana con investimenti complessivi pari a 34 milioni di euro. Garanzia Growth è la nuova soluzione di SACE che Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle imprese italiane per supportare gli investimenti a favore della crescita del Paese, su industria, innovazione tecnologica e digitale, servizi pubblici, nonché lo sviluppo dei mercati globali delle società di capitali, PMI, MidCap e Large Corporate. Grazie alla proficua collaborazione tra il Gruppo bancario e SACE, dal 2020 ad oggi sono stati già concessi finanziamenti per circa 23 miliardi di euro a supporto delle imprese italiane. PMP PRO-MEC è la principale azienda produttiva inserita in PMP Industries Spa, holding di un gruppo internazionale composto da 10 società con sedi, oltre che in Italia, in Bosnia, Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Malesia; il Gruppo è organizzato in 4 divisioni con fatturato consolidato di oltre 140 milioni di euro e più di 1000 dipendenti in tutto il mondo. PMO PRO-MEC si occupa di progettazione, industrializzazione, sviluppo e produzione di trasmissioni meccaniche a trazione idraulica o elettrica per macchine industriali. Dai primi anni 2000, ha cominciato ad affermarsi a livello internazionale in questi due settori come fornitore strategico di rilevanti gruppi industriali sia europei sia extra europei, divenendone un partner strategico. Attualmente è fra i leader di mercato mondiale con una produzione totale di decine di migliaia di riduttori prodotti per anno.
Fae Technology capofila del progetto di rigenerazione delle schede elettroniche
Fae Technology, gruppo industriale italiano quotato sul mercato Euronext Growth Milan di Borsa Italiana che opera nel settore dell’elettronica (il “Gruppo”), annuncia l’avvio del progetto ReLife4PCBA, finalizzato allo sviluppo di un sistema integrato per il recupero, la tracciabilità e la rigenerazione delle schede elettroniche. L’attività mira ad estendere la vita utile dei componenti e ridurre la generazione di rifiuti elettronici attraverso l’adozione di un modello circolare e interconnesso che combina infrastrutture fisiche e strumenti digitali. Qualora il riutilizzo non sia possibile, il progetto prevede l’introduzione di un processo di smaltimento smart volto al recupero di materie prime critiche di valore strategico – come oro, argento e rame – presenti nei circuiti. ReLife4PCBA è inserito all’interno del programma LIFE promosso dalla Commissione Europea, che ha sostenuto l’iniziativa con un cofinanziamento pari a 1,1 milioni di euro. Il progetto, di durata triennale, è frutto della collaborazione di FAE Technology – che opera quale capofila – con altre tre imprese bergamasche che condividono una visione comune sulla sostenibilità e sull’innovazione di processo. Si tratta nel dettaglio di Daze, società specializzata nella produzione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici e sistemi di efficientamento energetico, e Socaf, realtà che opera nella produzione, vendita, noleggio e assistenza di macchine per la pulizia, coinvolte in qualità di end user nella fase di impiego sul campo dei dispositivi; Ecomet Refining S.p.A., azienda specializzata nel recupero di metalli preziosi, riciclo e raffinazione di materie prime critiche dai rifiuti industriali ed elettronici, si occupa della gestione delle schede non recuperabili e del tracciamento dei materiali avviati a riciclo. ReLife4PCBA nasce per guidare la transizione verso una gestione sostenibile dei rifiuti elettronici, offrendo un’opportunità concreta in un contesto globale caratterizzato da volumi di scarti in continuo aumento e da una filiera del recupero ancora poco sviluppata. Il progetto punta a ridurre in modo strutturato questo impatto, dotando il sistema industriale, e in particolare il panorama delle Pmi, di uno strumento in grado di rigenerare le schede con la stessa affidabilità delle originali, grazie all’introduzione di test qualitativi e un sistema di certificazione interno. Un ulteriore punto di forza dell’iniziativa è il recupero di materiali ad alto valore dai circuiti elettronici dismessi, contribuendo così a ridurre la dipendenza da fonti esterne e a promuovere un uso più efficiente delle risorse. Si tratta pertanto della prima esperienza italiana capace di integrare competenze digitali e manifatturiere in un contesto territoriale, offrendo un servizio avanzato di ripristino funzionale delle schede elettroniche.
Eurostat: aumenta l’import di gas liquefatto, cala il petrolio
Nel primo trimestre del 2025, l’Ue ha importato prodotti energetici per un valore di 95,3 miliardi di euro, per un totale di 176,4 milioni di tonnellate. Rispetto al primo trimestre del 2024, il valore delle importazioni è leggermente aumentato dello 0,3%, mentre il volume è diminuito del 3,9%.
Uno sguardo più attento agli sviluppi annui del primo trimestre evidenzia un calo sia del valore (-11,9%) sia del volume (-8,0%) del petrolio importato.
Al contrario, il gas liquefatto importato ha registrato un forte aumento in valore (+45,3%) e in volume (+12,1%). Allo stesso tempo, il valore del gas naturale importato allo stato gassoso è aumentato (+19,0%), sebbene il volume sia diminuito (-12,1%).
Confrontando le medie mensili del primo trimestre del 2025 con quelle del 2024, le importazioni di oli petroliferi hanno registrato un calo del 9,4% in valore e del 7,1% in volume. Allo stesso tempo, si sono registrate notevoli variazioni per il gas naturale: le importazioni di gas liquefatto sono aumentate del 55,0% in valore e del 24,7% in volume, mentre le importazioni di gas allo stato gassoso sono aumentate del 6,4% in valore, ma sono diminuite del 13,8% in volume.
Nel primo trimestre del 2025, i principali partner per le importazioni di oli petroliferi dall’Ue sono stati gli Stati Uniti (15,0% delle importazioni in valore), la Norvegia (13,5%) e il Kazakistan (12,7%). La metà delle importazioni di gas naturale liquefatto proveniva dagli Stati Uniti (50,7% del valore totale delle importazioni), seguiti dalla Russia (17,0%) e dal Qatar (10,8%). Oltre la metà del gas naturale allo stato gassoso è stato importato dalla Norvegia (52,6%). Segue l’Algeria con il 19,4%, seguita dalla Russia con l’11,1%.
Digitalizzazione Pa, Zangrillo: oltre 260 semplificazioni e 350mila nuovi assunti
“Abbiamo superato l’obiettivo delle 260 procedure semplificate e a brevissimo porterò in Consiglio dei ministri un nuovo pacchetto di misure. Il dipartimento della Funzione pubblica è in linea con gli obiettivi previsti dal Pnrr che assegna il compito di semplificare 600 procedure entro giugno 2026, 200 entro il 31 dicembre 2024 e altre 50 entro il 30 giugno del 2025. Oggi siamo arrivati a conteggiare, e la Commissione europea già ce le ha riconosciute, 261 semplificazioni amministrative, per cui abbiamo pienamente raggiunto l’obiettivo contenuto nelle milestone del Pnrr. Credo che arriveremo a fine anno avendone più di 350 semplificate, andando moltre oltre gli obiettivi del Pnrr”.
Lo ha annunciato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, durante l’audizione in Commissione parlamentare per la semplificazione che si è svolta questa mattina a Palazzo San Macuto. “Nell’ultimo biennio abbiamo assunto 350.000 persone grazie alla digitalizzazione delle procedure di recluatmento della pubblica amministrazione. Nel 2024 abbiamo pubblicato 22.300 bandi, +233% rispetto all’anno precedente, e offerto 340mila posti di lavoro. Nei primi 5 mesi di quest’anno sono stati pubblicati già 7mila bandi e messi a bando 82mila posti di lavoro. Sul portale del reclutamento in Pa oggi sono iscritti più di 2 milioni di cittadini italiani e oltre il 50% di questi hanno meno di 40 anni”.
“Siamo intervenuti in settori strategici per cittadini e imprese come le telecomunicazioni, l’ambiente, la scuola, la sanità e la produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer). Abbiamo razionalizzato i controlli sulle attività economiche e le pratiche per avviare, sospendere o chiudere diverse attività artigiane. Risultati raggiunti anche sul fronte delle semplificazioni previste nel “Salva Casa” attraverso la modulistica standard a cui si aggiungono circa 80 milioni per l’interoperabilità dei sistemi di Suap e Sue”, ha precisato il ministro.
“L’approccio collaborativo instaurato con il Parlamento, le associazioni di categoria e le amministrazioni sarà fondamentale per continuare l’opera di semplificazione che abbiamo intrapreso. Siamo usciti dalla logica autoreferenziale per fare spazio al lavoro di squadra”, ha detto Zangrillo, ricordando anche le iniziative del dipartimento tra le quali “Facciamo semplice l’Italia”, che sta facendo tappa in tutte le Regioni, e la consultazione “La tua voce conta” aperta a cittadini e imprese per raccogliere idee e suggerimenti. “L’intelligenza artificiale sul lavoro sta avendo impatti potenziali e significativi sui modelli organizzativi. È uno strumento potente che può semplificare i processi burocratici riducendo i tempi di attesa dei nostri utenti. Il ricorso all’intelligenza artificiale può liberare le persone da mansioni standardizzate e ripetitve per dedicarle a questioni strategiche che la macchina non è in grado di risolvere. L’approccio è umanocentrico, consideriamo l’intelligenza artificiale come complementare e non sostitutiva dell’attività umana”.
“Semplificazione e digitalizzazione devono camminare insieme. Non basta introdurre nuove tecnologie: bisogna ripensare i processi in profondità, superando alcune logiche. Solo così potremo costruire una Pubblica amministrazione più moderna e in linea con le esigenze di cittadini e imprese”, ha concluso il ministro.
Aea, rinnovabili ed elettrificazione contro caro energia
Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea) pubblicato oggi, l’aumento delle fonti di energia elettrica rinnovabile in tutta l’Ue potrebbe ridurre i costi di produzione, migliorare l’indipendenza energetica e sostenere la transizione verso un’industria pulita. Allo stesso tempo – scrive l’agenzia Energia Oltre – è necessario accelerare l’elettrificazione del riscaldamento, dei trasporti e dell’industria per sostenere il futuro pulito e competitivo dell’Europa. Il rapporto dell’Aea ” Rinnovabili, elettrificazione e flessibilità: per una trasformazione competitiva del sistema energetico dell’Ue entro il 2030 ” rileva infatti che l’Unione europea ha già dimostrato la sua capacità di abbandonare i combustibili fossili, con un calo significativo delle emissioni di CO2 del settore elettrico negli ultimi decenni. Al contrario, i progressi nella decarbonizzazione del riscaldamento e dei trasporti, dove predominano il consumo di gas e petrolio, sono più lenti. Nel 2022, l’aumento dei prezzi del gas ha raddoppiato la spesa per le importazioni di energia nell’Ue, portandola al 4% del Pil. Il rapporto sottolinea che le energie rinnovabili, in particolare il solare e l’eolico, offrono un percorso sostenibile verso una maggiore indipendenza energetica. Investendo nella produzione nazionale di energia elettrica rinnovabile, unitamente a maggiori sforzi per migliorare l’efficienza energetica e delle risorse, gli Stati membri possono sostituire le volatili importazioni di combustibili fossili con fonti energetiche disponibili, più economiche e più pulite.
“Non si tratta solo di raggiungere gli obiettivi climatici. Passare a più fonti rinnovabili e all’elettrificazione rappresenta un’opportunità per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati. Ciò ridurrebbe i prezzi all’ingrosso dell’elettricità nel medio termine e rafforzerebbe la resilienza e l’autonomia strategica dell’Europa in un contesto geopolitico sempre più incerto”, ha commentato Leena Ylä-Mononen, Direttore esecutivo dell’Aea.
Un’analisi prospettica della rete elettrica europea rileva che i costi variabili di generazione dell’elettricità nell’Ue potrebbero ridursi fino al 57% rispetto ai livelli del 2023, se verranno rispettati i parametri di riferimento UE 2030 per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Nel lungo termine, ciò può tradursi in prezzi al consumo più bassi, mentre nel breve termine è probabile che i risparmi siano almeno in parte compensati dalle esigenze di investimento per una rete europea più flessibile e da altre spese nazionali. A tale riguardo, i risultati del rapporto indicano le energie rinnovabili e l’elettrificazione come una via verso una maggiore indipendenza energetica in Europa e verso il mantenimento di prezzi energetici sostenibili, contrastando l’influenza del gas importato sulla fissazione dei prezzi.
Per raccogliere i frutti del cambiamento, il rapporto individua tre priorità urgenti: Sbloccare i capitali per le energie rinnovabili: la capacità elettrica da fonti rinnovabili deve raggiungere il 77% della capacità installata totale entro il 2030 (rispetto a oltre il 50% di oggi). Quadri normativi e fiscali interessanti potrebbero sostenere un aumento degli investimenti a breve termine. Raddoppiare la flessibilità del sistema: reti intelligenti e interconnesse, soluzioni di risposta alla domanda e di accumulo devono essere implementate rapidamente per mantenere il sistema energetico costantemente in equilibrio. Rafforzare il coordinamento a livello dell’Ue: la cooperazione transfrontaliera in materia di infrastrutture e pianificazione è essenziale per bilanciare le disparità regionali, ridurre le inefficienze e massimizzare la resilienza del sistema energetico europeo. L’elettrificazione del riscaldamento domestico e industriale, alimentata da pompe di calore, e la profonda ristrutturazione degli edifici inefficienti saranno fondamentali per eliminare gradualmente i combustibili fossili già nel breve termine. Nell’industria, la prevedibilità nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, il principale strumento economico per affrontare le emissioni di questo settore, incentiverà ulteriori riduzioni delle emissioni. Nel settore dei trasporti, l’accelerazione dell’adozione di veicoli elettrici, combinata con infrastrutture per pedoni, ciclisti e trasporti collettivi, favorirà sia la decarbonizzazione che il risparmio per i consumatori. La relazione incoraggia inoltre gli Stati membri a coordinare gli sforzi politici e tecnologici. Ciò richiederà l’allineamento dei segnali di tassazione e di determinazione dei prezzi nell’intero sistema energetico e la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, che hanno raggiunto livelli record nel 2022-2023. Invertire la stagnante tendenza all’elettrificazione entro il 2030 richiede segnali economici più chiari da tutto il sistema energetico. Orientare le decisioni dei consumatori privati in materia di edilizia e trasporti richiederà probabilmente pacchetti di politiche più completi, oltre ai segnali di prezzo.
Oice, assegnati i premi ingegneria e architettura
Lunedì 23 giugno sera, nella splendida cornice di Villa Miani a Roma, con una partecipazione record di oltre 550 ospiti, si è tenuta la proclamazione dei vincitori della terza edizione dei Premi OICE dell’ingegneria e dell’architettura. Sono state 250 le candidature pervenute, 17 le società premiate, di cui 4 non associate Oice che hanno ricevuto l’iconico mattoncino Lego in segno di premio alle società e ai progetti. Il riconoscimento di Ceo dell’anno è andato ad Alfredo Ingletti di 3TI Progetti, Vice Presidente Oice e President Elected di Fidic e il premio come Migliore Progetto dell’anno è andato ad Artelia Italia per l’Ospedale di Parma.
Molto soddisfatto il Presidente dell’Oice, Giorgio Lupoi che così ha commentato la serata: “quest’anno abbiamo voluto organizzare questo evento abbinando alla terza edizione dei Premi OICE anche la celebrazione dei 60 anni dalla costituzione della nostra Associazione; è stata una bella festa che non ha precedenti nella storia dell’Associazione, partecipata da tanti colleghi e rappresentanti delle Istituzioni nella quale abbiamo dato lustro alle performance dell’ingegneria e dell’architettura organizzate, guardando anche al percorso che abbiamo fatto come Associazione, riassunto nel libro “60 anni di Oice: il racconto, i protagonisti e gli associati”. L’esito del lavoro dei giurati, che ringrazio vivamente per il tempo dedicato e l’impegno profuso, ha dato lustro ad una offerta di servizi di ingegneria e architettura che cresce e si qualifica sempre più sotto il profilo qualitativo, tecnico e professionale, in funzione anche delle richieste della committenza.”
San Siro, Giuli: “Verificherò decorrenza vincolo dei 70 anni”
“Lo stadio San Siro attualmente non è sottoposto a disciplina di tutela ai sensi del Codice dei beni culturale e del paesaggio né sotto il profilo monumentale né sotto il profilo paesaggistico. Ho utilizzato l’avverbio ‘attualmente’ poiché ai sensi degli articoli 10 e 12 del citato Codice gli immobili di proprietà pubblica, come lo Stadio San Siro, sono considerati vincolati ope legis in presenza di due requisiti non alternativi: devono essere opera di autori non più viventi; e la loro esecuzione deve risalire ad oltre settanta anni, indipendentemente dalla verifica dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico che può successivamente compiersi d’ufficio o su richiesta dei soggetti cui i beni appartengono”. Lo ha detto, nell’aula del Senato, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, rispondendo a un’interrogazione del M5s sull’apposizione di un vincolo di interesse culturale allo stadio “Giuseppe Meazza” di Milano.
“Verificherò tramite gli uffici competenti gli elementi che a detta degli interroganti farebbero risalire a prima del novembre 1955 l’utilizzo del secondo anello dello Stadio San Siro. Stante anche la vicinanza della data del compimento del settantesimo dalla costruzione, inviterò i medesimi uffici a fornire al più presto un parere definitivo, segnalando peraltro la necessità di stabilire in maniera univoca la data di decorrenza dei 70 anni”, ha aggiunto.
Assoesco compie 20 anni, settore da 12,2mld di ricavi
Si è tenuto ieri, nella cornice di Villa Torretta nel milanese, l’evento “20 anni di AssoEsco. Insieme per un futuro energetico più efficiente e sostenibile” nel corso del quale sono stati ripercorsi i vent’anni dell’Associazione che riunisce le Energy Service Companies (Esco) e gli operatori attivi nel settore della transizione energetica. Un settore da 12,2 miliardi di euro di ricavi, pari allo 0,6% del pil italiano, e oltre 30.000 persone impiegate e significative opportunità di crescita di cui si è discusso nel corso della tavola rotonda “Le Esco al centro della Transizione energetica: obiettivi e prospettive”. Costituita ufficialmente il 10 giugno 2005, con i primi 16 associati, in seguito alla liberalizzazione del mercato elettrico, in questi 20 anni l’Associazione ha accompagnato le aziende nello sviluppo di un settore in forte espansione e sempre più strategico nella transizione energetica e nella decarbonizzazione. A testimonianza del virtuoso percorso svolto, oggi AssoESCo conta oltre 100 aziende associate rappresentati oltre il 90% del fatturato del mercato.
“Un evento per ripercorrere il percorso svolto in questi 20 anni, ma soprattutto per riflettere insieme ai nostri associati e con il supporto di autorevoli presenze istituzionali sulle prospettive e opportunità del futuro. Sappiamo da dove arriviamo, riconosciamo cosa siamo diventati, abbiamo chiari gli obiettivi futuri. La domanda di servizi energetici offerti dalle Esco è in costante aumento, ma per programmare adeguatamente la crescita e gli investimenti degli operatori è necessario un quadro normativo chiaro e stabile”, ha affermato il Presidente di AssoEsco Giacomo Cantarella. L’intervento del Presidente di Arera Stefano Besseghini ha messo in luce il contesto sempre più complesso nel quale le Esco si stanno muovendo in termini di azione e di quadro normativo regolatorio: “chiarezza e stabilità regolatoria sono condizioni necessarie per rendere efficace l’azione delle Esco. Serve un ripensamento profondo degli strumenti per l’efficienza energetica, rifocalizzati sugli obiettivi attuali. In questo scenario, l’intelligenza artificiale può essere un fattore abilitante straordinario: una tecnologia capace di integrare sistemi frammentati e semplificare l’interazione tra tecnologie e utenti”. Sull’evoluzione del ruolo delle Esco si è concentrato l’intervento di Davide Valenzano, Responsabile Affari Regolatori del Gse, secondo cui “le Esco stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella transizione energetica adottando un crescente grado di complessità. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita di competenze e di affidabilità delle Esco, sempre più impegnate in progetti ad alto valore aggiunto e a elevata complessità tecnologica. Numerose sono le misure che vedono coinvolte le Esco, tra cui l’energy release, strategica per il sistema industriale nel suo percorso di decarbonizzazione”.
Made Competence Center si rafforza, arrivano sei nuovi partner
Sei nuovi partner entrano nel partenariato di MADE Competence Center, portando a 51 il numero complessivo degli attori coinvolti in un ecosistema che unisce imprese, università ed enti pubblici per accompagnare le imprese nel processo di transizione digitale e sostenibile.
I nuovi partner sono Axiante, con sede ad Agrate Brianza, affianca le imprese con l’obiettivo di aiutarle a rimanere competitive in uno scenario che cambia in qualità di business innovation integrator; CSolutions, PMI specializzata nella consulenza, progettazione e sviluppo di soluzioni RFID per il tracking e digitalizzazione dei prodotti e processi industriali; Ernst & Young, tra i leader globali nei servizi professionali, con una consolidata esperienza in ambito advisory, fiscalità, revisione e transaction; la milanese FifthIngenium, che abilita la trasformazione digitale tramite tecnologie immersive e connesse, come realtà aumentata, intelligenza artificiale, Internet of Things e Cloud Computing; Sharazad, azienda di Bassano del Grappa che accompagna le organizzazioni nell’evoluzione dei propri modelli di business attraverso la cultura dell’innovazione e la trasformazione organizzativa; Toshiba Tec Italia Imaging Systems, che fa parte dello storico Gruppo Toshiba specializzato sui sistemi di stampa (MFP e BCP) e che sta ora operando anche nell’ambito dell’Open Innovation con ‘Bralys’. Con questi nuovi ingressi, MADE rafforza ulteriormente la propria capacità di offrire soluzioni personalizzate, scalabili e orientate all’impatto, rispondendo in modo ancora più efficace alle sfide delle imprese italiane, sia per lo sviluppo di progetti di innovazione, sia per l’erogazione di corsi di formazione. Una crescita non solo numerica, ma soprattutto qualitativa, che amplia il ventaglio di competenze a disposizione delle aziende e consolida il ruolo di MADE come punto di riferimento per l’innovazione industriale.
L’ecosistema di MADE si fonda su una rete di aziende industriali e tecnologiche, quattro università (Politecnico di Milano, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi di Brescia, Università di Pavia,) e un ente pubblico, INAIL. Un network dinamico che, fin dalla sua istituzione nell’ambito del Piano Nazionale Industria 4.0, ha accompagnato centinaia di imprese – in particolare PMI – in percorsi concreti di innovazione, sostenibilità e crescita competitiva.
M.C.C.