La giornata
Nato, gli alleati investiranno il 5%. Meloni: “nessun euro tolto da altro”
- Mef: nel 2024 finanziati con i Bpt Green interventi per 11,6 miliardi, trasporti ed efficienza energetica
- Il Dl Infrastrutture in Aula alla Camera il 7 luglio, sarà posta la fiducia
- Casa, studio Uil: è emergenza affitti, nel 2024 costo medio +5,1% a 757 euro per 100 metri quadrati, record a Milano 1810 euro
- Cipess, Morelli: investiti altri 2 miliardi sulle strade con l’aggiornamento del programma Anas 2021-2025
- A2A con la francese Qarnot inaugura il primo data center con raffreddamento a liquido
IN SINTESI
“Gli alleati si impegnano a investire il 5% del Pil annuo nelle esigenze fondamentali di difesa e nelle spese relative alla difesa e alla sicurezza entro il 2035, al fine di garantire gli obblighi individuali e collettivi, in conformità con l’articolo 3 del Trattato di Washington”. E’ questo l’accordo sancito dalla dichiarazione finale del summit Nato ieri a L’Aja. Nel testo sparisce l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica. Esulta il presidente Usa Donald Trump: “l’impegno dell’aumento della spesa militare si chiamerà la dichiarazione de L’Aja, è una vittoria monumentale per gli Usa, perché portavamo un peso ingiusto, ma è anche una vittoria per l’Europa e la civiltà occidentale”, ha dichiarato al termine del vertice. “Non so se è merito mio ma penso che sia merito mio”, ha sottolineato. Per la premier Giorgia Meloni, è stato “un vertice importante anche per gli impegni che vengono assunti, sono impegni significativi, sono impegni sostenibili”. Parlando in un punto stampa al termine del vertice, Meloni ha voluto rassicurare sul fatto che il nuovo impegno di spesa sulla difesa non assorbirà risorse a scapito di altre priorità del Paese. “Per l’Italia – ha detto Meloni – si tratta di spese necessarie per rafforzare ovviamente la nostra difesa, per rafforzare la nostra sicurezza in un contesto che lo necessita ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo gia’ che non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del Governo a difesa e a tutela degli italiani”. “E’ una decisione – ha sottolineato ancora – che noi abbiamo preso con cognizione di causa, facendo le nostre valutazioni col Ministro dell’Economia, quindi io sono convinta che sia sostenibile, sono convinta che sia sostenibile per l’ampiezza delle spese, per il fatto che noi parliamo di un impegno a 10 anni, per il fatto che parliamo di un impegno che il 2029 si deve in ogni caso ridiscutere, per il fatto che non ci sono incrementi obbligati annuali per gli stati membri e questo consente anche di fare le scelte in base all’andamento della situazione in quel particolare momento, quindi c’è una flessibilità totale”. Meloni ha posto l’accento sul ruolo delle aziende italiane in questo percorso. “La mia priorità è farlo in Italia con aziende italiane. Dopodiché questo non dipende solamente da me, dipende dalla capacità delle nostre aziende di rispondere”, ha detto Meloni. “Ci sono dei casi nei quali noi abbiamo aziende nelle quali teniamo insieme diversi attori europei, nel caso di MBDA quindi ci sono già anche delle aziende di livello europeo, per me la priorità è spendere a livello nazionale e su questo sono concentrata. Dove non si potrà si spenderà a livello continentale ma sicuramente se l’obiettivo è quello di rafforzare la colonna europea della Nato e quindi rafforzare la sua capacità di produzione industriale è su quello che dobbiamo lavorare. Se ci mettiamo semplicemente a comprare all’estero non mi pare che risolviamo grandi problemi”.
Mef: nel 2024 finanziati con i Bpt Green interventi per 11,6 miliardi, trasporti ed efficienza energetica
Ammonta a 11,6 miliardi di euro il valore complessivo degli interventi finanziati attraverso le emissioni del BTP Green tenutesi nel 2024. E’ il dato che emerge dal “Rapporto 2025 su Allocazione e Impatto – BTP Green”, pubblicato dal ministero dell’economia e delle finanze. Questi interventi rientrano nelle categorie di spesa presenti nel “Quadro di riferimento per l’emissione di titoli di Stato green” e sono selezionate nel bilancio dello Stato. Le categorie sono: realizzazione di progetti per l’efficienza energetica, ammodernamento sostenibile nel settore trasporti, azioni a tutela dell’ambiente e della diversità biologica, interventi di prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare, la ricerca in materia di sostenibilità ambientale, nonché la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili. Il documento fornisce inoltre un’analisi dettagliata delle tipologie di spesa (agevolazioni fiscali, spese in conto capitale e spese correnti) e la loro ripartizione temporale nel quadriennio di riferimento 2021–2024. In particolare, nel periodo considerato, la principale voce di finanziamento è costituita dagli interventi effettuati nella categoria “trasporti”, che rappresenta il 40,5% del totale (pari a circa 4,7 miliardi di euro). Le risorse sono state destinate principalmente al potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, attraverso interventi di manutenzione, l’elettrificazione di tratte ferroviarie esistenti e la costruzione di nuove tratte di AV/AC. A questi si aggiungono investimenti per la promozione di altri mezzi di trasporto pubblico sostenibili e la realizzazione di metropolitane. Una quota pari al 34,9% (circa 4,1 miliardi di euro) è riservata alle misure di incentivazione fiscale per l’efficientamento energetico degli edifici, mentre alla tutela dell’ambiente e della diversità biologica (difesa del suolo e contrasto al dissesto idrogeologico, parchi e riserve naturali, infrastrutture idriche) è indirizzata una quota pari al 9,1% (circa 1,1 miliardi di euro). L’8,7% delle risorse (1 miliardo di euro circa) è dedicato a misure di prevenzione e controllo dell’inquinamento atmosferico, del suolo e delle acque interne e marine, nonché ad interventi di recupero ambientale e gestione integrata dei rifiuti. Infine, circa 650 milioni di euro, pari al 5,6%, sono destinati alla ricerca in materia di sostenibilità ambientale. L’impatto di queste misure consente di ridurre le emissioni di CO2 per quasi 40 milioni di tonnellate. Da un punto di vista socio-economico, gli interventi finanziati producono effetti in termini di prodotto interno lordo quantificabili in circa 17 miliardi di euro, corrispondenti a circa lo 0,8% del PIL italiano del 2024. Tale incremento della produzione dà luogo, inoltre, ad importanti effetti sulla domanda di lavoro, con una ricaduta occupazionale quantificabile in circa 262 mila posizioni di lavoro (ULA). L’analisi contenuta in questa edizione del Rapporto evidenzia che il 79% delle risorse è destinato ad attività conformi ai criteri di contributo sostanziale a uno o più dei 6 obiettivi ambientali della Tassonomia UE e circa il 60% delle risorse risulta anche conforme al principio del DNSH (Do No Significant Harm), ovvero che gli interventi a cui sono destinate non arrechino involontariamente nessun danno significativo agli altri rilevanti obbiettivi ambientali.
Il Dl Infrastrutture in Aula alla Camera il 7 luglio, sarà posta la fiducia
Il Dl Infrastrutture, ora all’esame in prima lettura delle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, arrivera’ nell’Aula della Camera per l’avvio della discussione generale il 7 luglio. Nella stessa giornata il Governo porra’ la questione di fiducia per l’approvazione del provvedimento. Il voto si terra’ martedi’, 8 luglio, dalle 14 (le relative votazioni sono programmate dalle 12,20). E’ quanto si e’ appreso al termine della conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Casa, studio Uil: è emergenza affitti, nel 2024 costo medio +5,1% a 757 euro per 100 metri quadrati, record a Milano 1810
Nel nostro Paese, il costo medio degli affitti è in netto aumento, soprattutto nelle grandi città, compromettendo sia il diritto all’abitare di dipendenti e pensionati, sia il diritto allo studio per gli studenti universitari. Più nel dettaglio, sono oltre 3,8 milioni i contratti di locazione stipulati per immobili destinati all’abitazione, di cui il 67,7% sono stati sottoscritti da persone che vivono con reddito da lavoro dipendente o da pensione. In Italia, nel 2024, il costo medio di un canone di affitto è stato di 757 euro mensili (9.084 euro annui), in aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente (444 euro in più all’anno). Una spesa che incide sul budget familiare, mediamente, per il 24,2%, con punte del 58% circa nelle grandi città. È quanto emerge da uno studio del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil, diretto dalla segretaria confederale Ivana Veronese, che ha elaborato i dati dell’Agenzia delle entrate (valori Omi), riguardanti il II semestre 2023 e il II semestre 2024. Si sono calcolati, quindi, i costi medi di locazione degli appartamenti di 100 mq circa, accatastati come abitazioni civili (A/2) ed economiche (A/3), e ubicati in zona semi centrale in 106 città capoluoghi di provincia. L’incidenza del costo del canone di affitto, invece, è stata calcolata sui dati Istat relativi alle condizioni di vita e reddito delle famiglie. Seguendo questa metodica, si sono ottenuti i risultati riportati nelle successive tabelle. In particolare, a Milano il canone di affitto ammonta a 1.810 euro medi mensili ed incide sul budget familiare per il 57,9%; a Roma si pagano mediamente 1.503 euro mensili, che incidono per il 48,1%; a Bolzano gli affitti ammontano a 1.433 euro mensili che incidono per il 45,8%; a Como 1.375 euro mensili, che incidono per il 44% e a Modena 1.358 euro mensili, che incidono per il 43,4%. Se, invece, si analizzano gli aumenti tra il II semestre del 2023 ed il II semestre del 2024, a Gorizia i canoni di locazione sono aumentati del 68,5%; a Savona del 27,3%; a Monza e Aosta del 26,8%; a Carrara del 26,7%. “È chiaro, dunque, che nel nostro Paese – ha commentato Veronese – si pone il tema dei costi dell’abitare, così come si pone il tema di adeguare i salari e le
pensioni al costo reale della vita. Nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito a un progressivo disinvestimento nell’offerta di abitazioni sociali, sostituite con forme di contributo diretto alle famiglie in difficoltà che vivono in affitto, con risorse tuttavia scarse, discontinue, non in grado di rappresentare una misura strutturale”. “L’accesso alla casa, come risposta a un bisogno primario, è innanzitutto un tema di diritto. Una corretta politica abitativa – ha aggiunto Veronese – deve affrontare sia le condizioni di emergenza sia i nodi strutturali. Da una parte occorre aumentare la dotazione finanziaria del fondo per il
sostegno agli affitti, quasi del tutto azzerato dall’attuale Governo, dall’altra serve introdurre un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica che non può essere limitato al “piano casa Salvini”, rivelatosi, infatti, una goccia nell’oceano.” “Per garantire il diritto alla casa crediamo serva ben altro a partire dai provvedimenti per affrontare il ‘caro affitti’ e il tema degli affitti brevi che rischiano di “dopare” il sistema delle locazioni. Vi è poi il tema dell’alto costo delle locazioni per gli studenti universitari che – ha spiegato Veronese – senza interventi, rischia di minare il diritto allo studio”. Al Governo chiediamo di rimettere al centro del dibattito politico il tema della casa, coinvolgendo in un confronto di merito il sindacato che finora è stato completamente ignorato dal Ministro Salvini”.
Infrastrutture, Mit: a breve incontro Salvini sul nodo di Bologna, nessun taglio alla linea Adriatica
È intenzione del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, invitare al Mit, già nei prossimi giorni, tutti gli interlocutori istituzionali interessati per risolvere il nodo di Bologna e fare il punto sulla mobilità emiliano-romagnola che da troppi anni attende risposte. A riferirlo è stato ieri il Mit. Sul dossier che riguarda la linea Adriatica, il dicastero ha anche precisato che questa non subirà tagli o ritardi di realizzazione: i 142,8 milioni destinati a Genova per consentire il rispetto dei paletti europei, saranno prontamente reintegrati senza causare perdite di tempo o problemi ai cittadini. Si tratta di una semplice operazione contabile, ha spiegato il Mit, che non incide sulle attività già intraprese da Rfi. “È un dossier seguito con massima attenzione dal Vicepremier e Ministro Matteo Salvini”, ha assicurato il Mit.
Cipess, Morelli: investiti altri 2 miliardi sulle strade con l’aggiornamento del programma Anas 2021-2025
Via libera dal Cipess all’aggiornamento 2025 del Contratto di Programma tra MIT e ANAS, con l’utilizzo delle risorse previste dalla Legge di Bilancio 2025 per un totale di 2,022 miliardi di euro. Lo rende noto il sottosegretario di Stato con delega al Cipess, Alessandro Morelli. “Quasi un miliardo di euro, pari al 48% del totale, sarà destinato alla manutenzione della rete stradale nazionale, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la qualità della viabilità per cittadini e imprese. Il restante delle risorse – aggiunge Morelli – servirà a coprire i maggiori fabbisogni di interventi in corso e a finanziare nuove opere già previste nel contratto 2021-2025, consentendo la pubblicazione di 15 bandi di gara entro il 2025 per oltre un miliardo di euro”. Tra gli interventi più rilevanti, si segnala un finanziamento di 37 milioni di euro per il Progetto Esecutivo relativo alla SS 20 – Nuovo tunnel del Colle di Tenda con le annesse opere accessorie, comprensive della presa della sorgente San Macario e dell’alesaggio della galleria storica sul lato italiano. La ricostruzione del Viadotto San Giuliano sulla SS 640 a Caltanissetta con un investimento di 72milioni di euro. In Lombardia la nuova galleria in variante sulla Gardesana Occidentale tra il km 86+567 e il km 88+800 sarà realizzata grazie a uno stanziamento di 49 milioni di euro, mentre in Veneto sulla SS 10 Padana Inferiore, verrà avviata la variante tra Cerea e Sanguinetto con 40 milioni di euro. Infine, il potenziamento funzionale del collegamento tra il Porto di Gioia Tauro e l’Autostrada A2, per un valore complessivo di 52 milioni di euro.
Il Cipess ha approvato l’ammodernamento di una parte importante della strada provinciale 415 Paullese, nelle Provincie di Lodi e Cremona, con la costruzione di un nuovo ponte e il raddoppio del numero delle corsie. “La copertura finanziaria del costo aggiornato è di 38 milioni di euro, a carico della regione Lombardia per circa 30,8 milioni di euro – spiega il senatore della Lega – e della Provincia di Cremona per circa 7,2 milioni di euro, senza ulteriori finanziamenti statali”. “Il progetto, che prevede il raddoppio della carreggiata dell’esistente infrastruttura per un tratto di circa 1,6 km a cavallo dell’attraversamento del fiume Adda, garantisce migliori condizioni di percorribilità e sicurezza ed era molto attesa dai cittadini”, conclude Morelli.
Trasporti, salta l’ok l’8 luglio al piano Ue delle rete ferroviaria alta velocità
Salta la presentazione del piano generale della rete ferroviaria europea ad alta velocità, inizialmente prevista per l’8 luglio. Questo quanto emerge dall’ultima agenda provvisoria dei prossimi collegi dei commissari Ue,
A2A con la francese Qarnot inaugura il primo data center con raffreddamento a liquido
Un nuovo data center che recupera energia termica da immettere direttamente in rete: è quello inaugurato da A2A nella centrale termoelettrica Lamarmora di Brescia. Il data center, progettato dalla società francese Qarnot, attraverso un avanzato sistema di raffreddamento a liquido consente di recuperare energia termica a temperature elevate, fino a 65 gradi centigradi, da immettere direttamente in rete per portare calore agli edifici. Il progetto rappresenta una delle prime applicazioni in Italia di recupero di calore dai data center, la prima in una rete cittadina con l’innovativa tecnologia di raffreddamento a liquido, e risponde a una sfida energetica globale: sfruttare il calore di scarto delle infrastrutture digitali, in continua espansione e fortemente energivore, per produrre energia termica utile per le città. A regime consentirà di soddisfare il fabbisogno termico di oltre 1.350 appartamenti, evitando l’emissione in atmosfera di 3.500 tonnellate di Co2 all’anno, equivalenti alla capacità di assorbimento di oltre 22.000 alberi. “La rapida diffusione dei data center e la crescente elettrificazione dei consumi richiedono importanti investimenti nelle reti elettriche. Ma apre anche una straordinaria opportunità per le città dotate di reti di teleriscaldamento: recuperare il calore di scarto dai server e trasformarlo in energia termica”, ha spiegato l’ad di A2A Renato Mazzoncini. “In Lombardia, con i progetti in pipeline, si stima che potrebbero essere riscaldati 150.000 appartamenti, semplicemente catturando quel calore residuo”, ha aggiunto Mazzoncini.
Aiuti di Stato, nuovo quadro sostiene industria pulita
La Commissione europea ha adottato oggi un nuovo quadro di aiuti di Stato a sostegno del Clean Industrial Deal (Cisaf), per consentire agli Stati membri di promuovere lo sviluppo di energia pulita, decarbonizzazione industriale e tecnologie pulite. Il Cisaf stabilisce le condizioni alle quali gli Stati membri possono concedere sostegno per determinati investimenti e obiettivi, in linea con le norme UE in materia di aiuti di Stato. Nell’ambito del quadro, la Commissione autorizzerà i regimi di aiuto introdotti dagli Stati membri per promuovere l’industria pulita, consentendo la rapida attuazione degli aiuti individuali. Il Cisaf sarà in vigore fino al 31 dicembre 2030, garantendo agli Stati membri e alle imprese una prevedibilità a lungo termine. Il Cisaf sostituisce il Quadro Temporaneo di Crisi e Transizione (Tctf), in vigore dal 2022. Il quadro semplifica le norme sugli aiuti di Stato in cinque aree principali: l’implementazione di energie rinnovabili e carburanti a basse emissioni di carbonio; riduzione temporanea del prezzo dell’elettricità per gli utenti ad alto consumo energetico, al fine di garantire la transizione verso un’elettricità pulita a basso costo; decarbonizzazione degli impianti produttivi esistenti; lo sviluppo della capacità produttiva di tecnologie pulite nell’Ue, e; la riduzione del rischio degli investimenti in energia pulita, decarbonizzazione, tecnologie pulite, progetti infrastrutturali energetici e progetti a sostegno dell’economia circolare.
Più in dettaglio, il framework consente quanto segue: Una “corsia preferenziale” per l’introduzione dell’energia pulita . Il nuovo quadro normativo prevede il sostegno sia alle energie rinnovabili che ai combustibili a basse emissioni di carbonio. Le energie rinnovabili sono essenziali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del Clean Industrial Deal. Il Cisaf introduce procedure semplificate per consentire la rapida introduzione di programmi per le energie rinnovabili. Anche i combustibili a basse emissioni di carbonio, come l’idrogeno blu e verde, svolgono un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni. Sostengono la transizione delle aziende nei settori “difficili da decarbonizzare”, dove opzioni più efficienti in termini energetici o economici non sono ancora praticabili. Le nuove norme sulle misure di flessibilità e sui meccanismi di capacità offrono agli Stati membri strumenti aggiuntivi per integrare le fonti di energia elettrica rinnovabili intermittenti (ad esempio, l’energia eolica e solare) nell’approvvigionamento energetico, garantendo al contempo ai consumatori un approvvigionamento elettrico affidabile. Il Cisaf definisce meccanismi di capacità basati sul “modello target”, in base ai quali gli Stati membri pagano i fornitori di energia elettrica per mantenere la capacità di riserva, che può essere ammessa all’approvazione “fast-track”. Altri progetti saranno valutati nell’ambito delle Linee guida per gli aiuti al clima, alla protezione ambientale e all’energia (Ceeag). Sostegno ai costi dell’elettricità per gli utenti ad alto consumo energetico. Gli Stati membri possono concedere un sostegno ai prezzi dell’elettricità alle imprese che operano in settori particolarmente esposti al commercio internazionale e fortemente dipendenti dall’elettricità per la loro produzione (utenti ad alto consumo energetico). Ciò consentirà agli Stati membri di ridurre i costi dell’elettricità per gli utenti ad alto consumo energetico che devono affrontare costi più elevati rispetto ai concorrenti in regioni con politiche climatiche meno ambiziose. In cambio del sostegno ai prezzi, le imprese saranno tenute a investire nella decarbonizzazione. Sostegno flessibile agli investimenti in tutte le tecnologie che portano alla decarbonizzazione o all’aumento dell’efficienza energetica. Il quadro consente di supportare un’ampia gamma di tecnologie di decarbonizzazione, quali l’elettrificazione, l’idrogeno, la biomassa, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio.
Il sostegno può essere concesso in base a: importi di aiuto predefiniti (per un sostegno fino a 200 milioni di euro); il divario di finanziamento; o una procedura di gara competitiva.
Sostegno alla produzione di tecnologie pulite. Il quadro consente agli Stati membri di sostenere gli investimenti in nuove capacità produttive per: tutti i progetti di produzione riguardanti tecnologie coperte dal Net-Zero Industry Act sotto forma di schemi, e; progetti di produzione in tecnologie a zero emissioni nette su base individuale quando necessario, per evitare che tali investimenti vengano dirottati fuori dall’Europa.
Il quadro prevede anche il sostegno alla produzione e alla lavorazione di materie prime essenziali per le tecnologie pulite. Per salvaguardare la coesione tra le diverse regioni d’Europa, gli Stati membri potranno fornire maggiore sostegno ai progetti nelle regioni meno avvantaggiate, definite nelle mappe degli aiuti regionali. Inoltre, il quadro consente agli Stati membri di stimolare la domanda di prodotti di tecnologie pulite offrendo incentivi fiscali, ad esempio consentendo alle aziende di dedurre più rapidamente dal loro reddito imponibile il costo degli investimenti in tecnologie pulite. Gli investimenti pubblici e privati devono collaborare per guidare la transizione verso un’economia decarbonizzata. Gli Stati membri possono adottare misure per ridurre il rischio degli investimenti privati in progetti contemplati dal quadro normativo, tra cui infrastrutture energetiche ed economia circolare. Il sostegno può assumere la forma di capitale proprio, prestiti e/o garanzie concessi a un fondo dedicato o a una società veicolo che deterrà il portafoglio di progetti ammissibili.
Ue, Eurostat: Consumo energetico nelle famiglie in calo per il secondo anno consecutivo
Nel 2023, le famiglie dell’Ue hanno consumato 9,6 milioni di terajoule di energia. Rispetto al 2022, si è registrato un calo del 5,6% rispetto ai 10,1 milioni di terajoule registrati. Si tratta del secondo calo consecutivo, dopo il picco storico registrato nel 2021: 11,0 milioni di terajoule. Sempre nello stesso anno, le famiglie, ovvero il settore residenziale, rappresentavano il 26,2% del consumo finale di energia nell’Ue. La maggior parte del consumo finale di energia delle famiglie nell’Ue era coperto da gas naturale (29,5%), elettricità (25,9%) e fonti rinnovabili e biocarburanti (23,5%). È quanto emerge dai dati Eurostat. Il principale utilizzo di energia da parte delle famiglie dell’Ue è stato il riscaldamento delle abitazioni (62,5% del consumo energetico finale nel settore residenziale), seguito dal riscaldamento dell’acqua (15,1%). Il riscaldamento di ambienti e acqua ha quindi rappresentato il 77,6% dell’energia finale consumata dalle famiglie nel 2023. L’illuminazione e gli elettrodomestici hanno rappresentato il 14,5% (questo esclude l’uso dell’elettricità per alimentare i principali sistemi di riscaldamento, raffreddamento o cottura), mentre la cottura il 6,5%. Le quote più basse sono state registrate negli altri usi finali (0,8%) e nel raffreddamento degli ambienti (0,6%).
Ue, intesa Consiglio e Parlamento per garantire riserve sufficienti a prezzi accessibili sul gas
Il Consiglio e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di modifica del regolamento sullo stoccaggio del gas, che estende di due anni gli obblighi esistenti degli Stati membri di avere gas a sufficienza in stoccaggio prima della stagione invernale. La modifica mira a ridurre l’esposizione dell’Ue ai prezzi volatili legati all’instabilità geopolitica dopo la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. L’accordo provvisorio stabilisce un obiettivo di riempimento del 90% e introduce ulteriori flessibilità per consentire agli Stati membri di adattarsi alle condizioni di mercato in continua evoluzione e di affrontare possibili manipolazioni del mercato. “L’accordo odierno rappresenta una vittoria strategica per la nostra sovranità energetica e la resilienza europea alle manipolazioni dei prezzi sul mercato del gas. Garantendo un sufficiente stoccaggio di gas prima dell’inverno, non solo proteggiamo i nostri cittadini e le nostre imprese da shock dei prezzi e interruzioni delle forniture, ma inviamo anche un chiaro messaggio che non saremo tenuti in ostaggio da pressioni energetiche esterne”, ha commentato Marzena Czarnecka, Ministro dell’Industria polacco. L’accordo raggiunto oggi aiuterebbe gli Stati membri a reagire rapidamente alle condizioni in continua evoluzione e a sfruttare le migliori condizioni di acquisto, garantendo al contempo la sicurezza dell’approvvigionamento di gas e il corretto funzionamento del mercato interno. In particolare l’accordo mantiene l’obiettivo vincolante esistente del 90% di stoccaggio di gas, ma offre flessibilità per raggiungerlo in qualsiasi momento tra il 1° ottobre e il 1° dicembre, invece dell’attuale scadenza del 1° novembre Il Consiglio e il Parlamento hanno convenuto che gli obiettivi intermedi di stoccaggio siano indicativi, per dare prevedibilità ai livelli di stoccaggio, lasciando al contempo sufficiente flessibilità ai partecipanti al mercato per acquistare gas durante tutto l’anno quando è più conveniente. Prossimi passi L’accordo provvisorio raggiunto con il Parlamento Europeo deve ora essere approvato e adottato formalmente da entrambe le istituzioni.
Cns: nel 2024 portafoglio lavori a 1,8 miliardi, target nuovo piano industriale 500 milioni di fatturato nel 2027
Un 2024 positivo per il Consorzio Nazionale Servizi (CNS): il bilancio si è chiuso con 408,6 milioni di ricavi, in crescita del 7,7% rispetto ai 379,3 del 2023. Il fatturato complessivo è di 413,6 milioni di euro. Positivo anche il dato del portafoglio lavori acquisiti, che a giugno 2025 ammonta a 1,8 miliardi.
I dati sono stati presentati nel corso dell’assemblea dei soci che si è riunita ieri a Bologna. In assemblea è stato presentato il nuovo piano industriale del Consorzio che prevede il raggiungimento di 500 milioni di fatturato al 2027, con un incremento significativo già per l’anno in corso: la previsione di fatturato per il 2025 è di 452 milioni di euro (+10,5%). I principali settori, in termini di ricavi, sono: ecologia, pulizie, gestione dei Cup e front office, energy e gestione impianti energetici. Le linee guida del nuovo piano industriale sono state presentate da Italo Corsale, presidente del Consiglio di Gestione di CNS.
“Ci muoveremo su tre grandi filoni strategici, a cominciare dalla valorizzazione dei nostri business tradizionali attraverso il miglioramento delle performance di gara – dichiara Corsale – Puntiamo a crescere in nuove aree, attraverso la realizzazione di progetti di partnership pubblico-privata per dare risposte ai bisogni delle persone e ad incrementare la nostra presenza nel mercato privato. Il piano è supportato da importanti investimenti e da un rapporto sempre più stretto con i soci, che avranno a disposizione strumenti per migliorare la propria efficienza e il proprio impatto su territori e comunità. Ci posizioniamo sempre più come un’organizzazione in grado di dare soluzioni innovative nella gestione di servizi complessi, grazie al rapporto stretto e al presidio dell’intera filiera produttiva. Integrata nel nostro modo di fare impresa c’è una idea, irrinunciabile, di sostenibilità che è pienamente coerente con la nostra natura cooperativa e i nostri valori mutualistici”. A supporto dell’implementazione del Piano Industriale 2025-2027 sono previsti investimenti sulla
digitalizzazione dei servizi e lo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale. In particolare, saranno sviluppati ulteriori moduli di Open Facility Management (OFM), la piattaforma proprietaria che consente, attraverso monitoraggi in tempo reale, un miglioramento dell’efficienza nella
gestione delle commesse e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse. Nel 2024 CNS ha partecipato a 159 gare: ha vinto nel 21,6% dei casi e si è classificato nei primi tre posti nel 36% dei casi, principalmente in forza dei risultati ottenuti sull’offerta tecnica. Attualmente il Consorzio ha in corso affidamenti di lavori a 99 dei 175 soci. Nel 2024 è continuata l’attività di confronto con le più note agenzie di rating ESG, che hanno assegnato al Consorzio valutazioni
positive in relazione alle proprie performance di sostenibilità e alla trasparenza delle informazioni comunicate agli stakeholder.
Alerion presenta il piano 2025-2028: raddoppio capacità produttiva installata e investimenti a 1,8 miliardi
Alerion punta a raddoppiare la propria capacità installata, con l’obiettivo di raggiungere circa 2,5 GW entro il 2028, di cui circa 1,8 GW in full ownership e circa 0,7 GW in partnership (equity recycling). Il target sarà distribuito prevalentemente tra Italia (circa il 65%) e Romania (circa il 30%), con una ripartizione tecnologica fortemente orientata verso l’eolico (circa l’80%), affiancato da una quota fotovoltaica pari a circa il 20%. E’ l’obiettivo fissato dal nuovo piano industriale 2025-2028 che il gruppo presenta oggi alla comunità finanziaria. Questo target risulta caratterizzato da un’elevata visibilità, in virtù dell’avanzato
stato di sviluppo del portafoglio progetti. A supporto di tale obiettivo, Alerion può infatti contare su circa 0,4 GW di impianti attualmente in fase di costruzione e su ulteriori 0,8 GW di asset già in stato “ready-to-build”, quindi prossimi all’avvio delle attività realizzative. A completare il portafoglio, oltre 7 GW di progetti in fase autorizzativa e di sviluppo, che confermano la solidità della pipeline e la capacità del Gruppo di sostenere un percorso di crescita equilibrato e sostenibile, anche grazie all’adozione di un piano di investimenti modulare e flessibile. Il piano prevede investimenti complessivi pari a circa 1,8 miliardi di euro nel periodo 2025–2028. La strategia di sviluppo si basa su un modello integrato che combina la proprietà diretta degli impianti (full ownership) con operazioni di equity recycling (partnership), finalizzate a liberare risorse da reinvestire nello sviluppo di nuovi
progetti. In questo contesto, è stato avviato un nuovo processo di equity recycling relativo a un portafoglio eolico di circa 400 MW, composto da impianti in esercizio, in costruzione e in fase di autorizzazione. Alerion ha affidato a Rothschild & Co l’incarico di advisor finanziario dell’operazione, il cui completamento è atteso entro la fine del 2025. Gli impatti economici e finanziari dell’operazione si rifletteranno sui bilanci 2025 e 2026.
Dal punto di vista industriale e finanziario, il piano prevede un significativo incremento della redditività: l’ebitda consolidato è atteso intorno ai 380 milioni di euro nel 2028. Nel 2025 si stima un ebitda consolidato pari a circa 200 milioni di euro. Nel perseguimento degli obiettivi delineati nel Piano Industriale, la disciplina finanziaria continuerà a rappresentare un principio guida fondamentale della strategia del Gruppo. Oltre alla robusta generazione di cassa derivante dagli impianti in esercizio, il finanziamento delle nuove iniziative sarà sostenuto anche dalle operazioni di equity recycling. In tale scenario, si stima che a fine 2028 l’indebitamento finanziario netto consolidato si attesterà intorno a 1,5 miliardi di euro.
Plenitude e Modine siglano un accordo per la realizzazione di un nuovo impianto fotovoltaico
Plenitude e Modine, multinazionale fondata nel 1916 e specializzata in sistemi e componenti per lo scambio termico, hanno siglato un accordo per la realizzazione di un nuovo impianto solare a Pocenia (Udine). Con una capacità installata di 1,585 MWp, l’impianto si stima genererà annualmente circa 1.8 GWh di energia elettrica e contribuirà ad alimentare un innovativo sistema per la generazione di energia termica e frigorifera presso gli stabilimenti di Modine. L’intervento prevede anche l’installazione di pompe di calore e caldaie a condensazione ad alta efficienza e di ultima generazione con una potenza complessiva rispettivamente di 5 MW e 4,6 MW e grazie alla formula contrattuale EPC (Energy Performance Contract) della durata di 10 anni,
permetterà a Modine di ottenere energia da fonti rinnovabili a un costo fisso, senza alcun investimento iniziale. Presso gli stabilimenti Modine di Pocenia (Udine) e San Vito al Tagliamento (Pordenone), Plenitude ha inoltre realizzato altri due impianti fotovoltaici rispettivamente da 2,5 MWp e 1,183 MWp.
Plenitude, società controllata da Eni, è presente in oltre 15 paesi del mondo con un modello di business che integra la produzione di energia elettrica da oltre 4 GW di fonti rinnovabili, la vendita di energia e di soluzioni energetiche a oltre 10 milioni di clienti ed un’ampia rete di 21.500 punti di ricarica per veicoli elettrici. Entro il 2028, la Società ha l’obiettivo di raggiungere 10 GW di capacità rinnovabile a livello globale. Modine è un’azienda globale con oltre cento anni di esperienza nello sviluppo di soluzioni per lo scambio termico impiegate negli impianti civili, industriali e mobili. Modine è fortemente impegnata nella sostenibilità, sviluppa tecnologie che riducono il consumo di energia e risorse, diminuiscono le emissioni e migliorano la qualità delle nostre vite.
Guidata dal motto “Engineering a Cleaner, Healthier World”, Modine aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite, confermando il proprio impegno verso pratiche etiche e responsabili.
Cni: in leggero calo gli immatricolati ai corsi di laurea in ingegneria ‘tipici’
In Italia circa due diplomati su tre si iscrivono ad un corso universitario: tra i ragazzi che hanno conseguito il diploma di maturità nel 2023, infatti, si stima che il 65% abbia proseguito gli studi iscrivendosi all’università, valore sostanzialmente in linea con quanto rilevato negli scorsi anni, ma ben distante dai valori registrati ad inizio anni 2000, quando circa tre diplomati su quattro proseguivano gli studi dopo la maturità. Tra i diversi gruppi disciplinari universitari, continuano a riscuotere un particolare successo i corsi di laurea in ingegneria, seppur con segnali contrastanti: se da un lato, infatti, i dati evidenziano da qualche anno un lieve calo di immatricolazioni nei corsi di laurea degli indirizzi industriali e dell’informazione, dall’altro si assiste ad una leggera ripresa per quanto riguarda i corsi del gruppo Ingegneria civile ed Architettura. Tuttavia, il dato che spicca è che il numero complessivo di immatricolati ai corsi di laurea in Ingegneria “tradizionali” o “tipici” da qualche anno è in leggera flessione, assestandosi per l’anno accademico 2023-2024 appena sotto i 49mila immatricolati, pari a circa il 15% di tutti gli immatricolati. E’ quanto emerge dal periodico rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. “I rapporti del nostro Centro Studi – osserva Domenico Perrini, Presidente del CNI – da alcuni anni riportano un calo strutturale del numero totale degli immatricolati rispetto a quanto eravamo abituati a vedere nei primi anni 2000. In questo periodo le immatricolazioni ai corsi di ingegneria hanno tenuto bene, ma il fatto che nell’anno accademico 2023-24 si registri una leggera flessione delle iscrizioni ai corsi di laurea in ingegneria “tipici” deve rappresentare per noi un campanello di allarme. E’ chiaro che anche il settore ingegneristico, tradizionalmente in buona salute, ha bisogno di trovare nuovi slanci. Come questo Consiglio sostiene da tempo, la strada maestra per offrire un maggiore appeal ai nostri studenti è
quella della laurea abilitante che, prevedendo un tirocinio, può mettere a disposizione del mondo del lavoro laureati in ingegneria già pronti a soddisfare le necessità dei datori di lavoro”. “Ciò che viene fuori dal rapporto è frutto principalmente della progressiva e veloce digitalizzazione della formazione universitaria – afferma Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI -. Si osservi, a tal proposito, che nell’anno accademico 2023-2024 i primi
quattro corsi in Ingegneria per numero di immatricolazioni appartengono ad atenei telematici. C’è da notare però che tra i diversi gruppi disciplinari universitari, i corsi di laurea in ingegneria continuano a riscuotere un particolare gradimento tra i diplomati delle scuolensuperiori che decidono di continuare gli studi universitari, seppur con segnali contrastanti. I dati, infatti, evidenziano da qualche anno un lieve calo di immatricolazioni nei corsi di laurea degli indirizzi industriali e dell’informazione; d’altro canto, si assiste ad una leggera ripresa per quanto riguarda i corsi del gruppo Ingegneria civile ed Architettura”.
Allargando l’osservazione all’intero universo dei potenziali Ingegneri, ossia tutti gli immatricolati che hanno intrapreso gli studi in una classe di laurea utile per l’accesso all’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di ingegnere e ingegnere iunior, il numero di immatricolati è sostanzialmente stabile rispetto agli ultimi anni e si aggira intorno alle 61mila unità. I corsi della classe L-9 Ingegneria industriale si confermano ancora una volta quelli che richiamano il maggior numero di studenti, sebbene in leggero calo rispetto all’anno accademico precedente (-4,6%). Aumentano gli immatricolati ai corsi in Ingegnera
dell’informazione (+4,7%), mentre appaiono in chiaroscuro i dati relativi al settore civile ed ambientale: continua a calare il numero di immatricolazioni nella classe L-7 Ingegneria civile ed ambientale (-5,4%), mentre si assiste ad un incremento delle immatricolazioni nella classe L-23 Scienze e tecniche dell’edilizia (+3,1%) e nella classe di laurea magistrale a ciclo unico LM-04cu Architettura ed ingegneria edile – architettura (+8.5%) a conferma del crescente
successo riscosso negli ultimi tempi da questo indirizzo di laurea. I corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura ed ingegneria edile-architettura
costituiscono un unicum nel panorama formativo ingegneristico in quanto sono organizzati come i corsi del vecchio ordinamento in 5 anni continuativi e forniscono un titolo di laurea che consente l’accesso agli Esami di Stato di abilitazione sia alla professione di Ingegnere che a quella di Architetto. Probabilmente è proprio questo duplice sbocco a decretarne il successo: un giovane che si iscrive ai corsi di laurea di questo tipo ha la possibilità di
orientarsi strada facendo su quale profilo professionale propendere, senza dover necessariamente escludere anche l’eventualità di una doppia iscrizione ad entrambi gli Albi. Negli ultimi 5 anni, il numero di immatricolati a questi corsi, dopo aver raggiunto il minimo storico nell’anno accademico 2018/2019 con soli 1.805 immatricolati, è progressivamente aumentato fino ad arrivare a quasi 2.800 nell’anno accademico 2023-24. In un panorama universitario italiano caratterizzato ormai da tempo da una predominante presenza femminile (il 56% di tutti gli immatricolati dell’anno accademico 2023-24 è di
genere femminile), anche i corsi di laurea in Ingegneria, da sempre a forte prevalenza maschile, stanno vedendo tra gli iscritti un sempre più consistente numero di donne. Oggi rappresentano il 28,1% del totale, il valore massimo mai rilevato. Il numero più consistente di donne (5.735) si iscrive ad un corso di laurea della classe L-9 Ingegneria industriale. In aumento le donne immatricolate in tutte le altre classi di laurea “tipiche”, in particolar modo nei corsi della classe L-8 Ingegneria dell’informazione che arrivano ad accogliere circa un terzo delle ragazze iscritte ai corsi di laurea in ingegneria. Rispetto all’universo maschile, le donne prediligono i corsi del settore civile ed ambientale, in particolar modo quelli della laurea a ciclo unico in Architettura e ingegneria edile architettura dove arrivano a costituire quasi i due terzi degli immatricolati. La componente femminile si rivela consistente anche nella classe L-23 Scienze e tecniche dell’edilizia (42,2%) e L-7 Ingegneria civile ed ambientale (32,6%). La presenza femminile si riduce invece a soltanto un immatricolato su quattro nei
corsi del settore industriale e dell’informazione. Infine, circa il 30% degli iscritti al primo anno di un corso in ingegneria è concentrato in soli quattro atenei (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università di Padova, Università Federico II di Napoli), ma si assiste ad un fortissimo aumento di iscrizioni nelle università telematiche tanto che, nell’anno accademico 2023-24, il numero di iscritti al primo anno presso l’Università telematica Mercatorum è addirittura superiore a quello rilevato presso l’Università La Sapienza di Roma e presso l’università di Bologna. Il processo di progressiva “digitalizzazione” della formazione universitaria per cui la formazione “a distanza” sta andando gradualmente a sostituire quella tradizionale in presenza sembra aver ormai
intrapreso una strada di non ritorno: basti pensare che nell’anno accademico 2023/2024 i primi quattro corsi in Ingegneria per numero di immatricolazioni appartengono ad atenei telematici e che per individuare il primo corso “tradizionale”, quello in Ingegneria informatica del Politecnico di Milano, bisogna scendere al quinto gradino.
Piano Mattei, Ecco think tank: serve modello non predatorio
Ieri mattina Ecco, il think tank italiano per il clima, ha organizzato un momento di confronto con rappresentanti delle istituzioni, della politica ed esperti, per comprendere la direzione strategica del Governo italiano nei confronti del continente africano. Un evento reso possibile grazie alla collaborazione con l’On. Sergio Costa, Vicepresidente della Camera dei Deputati, che ha ospitato l’evento all’interno della Camera dei Deputati. Il Vicepresidente Costa, nel suo intervento, ricordando la figura di Enrico Mattei, ha sottolineato la sua lungimiranza affermando che Mattei oggi avrebbe scommesso sulle energie rinnovabili come strumento di co-sviluppo, per garantire un accesso diffuso e non centralizzato all’energia, capace di generare sviluppo e stabilità e avrebbe compreso che la transizione verde non è solo una priorità ambientale, ma una leva strategica per ricostruire le relazioni tra Nord e Sud del mondo.
Giulia Giordano, Direttrice strategica Mediterraneo e globale ECCO, il think tank italiano per il clima, ha detto: “Gli impatti del cambiamento climatico vanno ben oltre la sfera ambientale, incidono sulla sicurezza idrica, alimentare, hanno un impatto diretto sulle nostre economie e sulla stabilità dei nostri Paesi. In contesti particolarmente fragili, il cambiamento climatico ha delle ripercussioni profonde. In Africa, ad esempio, agisce come moltiplicatore di rischi e minacce, alimentando disuguaglianze, tensioni sociali, dinamiche migratorie e anche nuovi conflitti. Per questo, è necessario superare i modelli del passato e puntare su uno sviluppo che crei valore aggiunto, rafforzi le economie locali e riduca la dipendenza esterna. È necessario anticipare l’economia del futuro, costruendo con l’Africa un partenariato fondato su resilienza e visione condivisa.”
Vera Songwe, Chair and Founder, Liquidity and Sustainability Facility, e Non Resident Senior Fellow, Global Economy and Development, Brookings, nel suo key note speech ha affermato: “Oggi tracciamo una nuova rotta per lo sviluppo globale, integrando crescita economica e sostenibilità ambientale. Il Piano Mattei rappresenta una proposta strategica e operativa per la cooperazione multilaterale. Investimenti in energia rinnovabile e infrastrutture resilienti sono essenziali per ridurre le emissioni e rafforzare le catene di approvvigionamento. Meccanismi di ristrutturazione del debito e regolamentazioni finanziarie adeguate sono prerequisiti per attrarre capitale. L’efficacia del piano dipenderà dalla velocità di implementazione e dall’allineamento con il Global Gateway europeo.” Anche Joseph Nganga, Inviato Speciale, Mission300; Vicepresidente per l’Africa, Global Energy Alliance for People and Planet intervenuto con un videomessaggio, ha lanciato un appello importante dicendo: “L’intelligenza artificiale unita all’ingegno africano può portare abbondanza e stabilità. Il Piano Mattei è un’occasione per investire in pace e sicurezza, aiutando l’Africa e proteggendo l’Italia. Servono soluzioni climatiche guidate dall’AI e politiche che favoriscano l’innovazione. Siate leader del cambiamento, per un futuro di prosperità condivisa.”
Nel confronto sul Piano Mattei è anche emersa la visione di un Corridoio IMEC non come semplice infrastruttura, ma come rete strategica tra India, Medio Oriente ed Europa, dal quale può trarre benefici anche l’Africa. L’Italia, Paese al centro del Mediterraneo, può svolgere un ruolo chiave in questo spazio “indo-mediterraneo”, ha ricordato nel suo intervento Francesco Maria Talò, Inviato Speciale dell’Italia per il Corridoio India-Medio Oriente-Europa. È, quindi, fondamentale superare approcci predicatori verso l’Africa e promuovere partenariati paritari. Le migrazioni, che hanno anche un legame con i cambiamenti climatici, richiedono una visione complessa e integrata. L’Italia, snodo del 20% del traffico marittimo mondiale, conferma così la sua rilevanza geopolitica.
Il successo del Piano Mattei, in conclusione, non dovrà passare solo attraverso l’investimento economico, ma anche e soprattutto attraverso un cambiamento di paradigma: un modello di cooperazione non paternalistico, non predatorio, ma costruito su rispetto, reciprocità e visione condivisa. Un indirizzo in questo senso è stato offerto da Confindustria Assafrica & Mediterraneo che, come ha spiegato il suo Presidente, Enrico Maria Bagnasco, lavora per facilitare l’ingresso e la presenza delle imprese italiane nei territori africani, seguendo come principi guida la sostenibilità, la cooperazione e sviluppo locale. Il Piano Mattei rappresenta una significativa opportunità per ridefinire i rapporti tra Italia e Africa su basi più eque e sostenibili. La chiave per il suo successo risiederà nella capacità di integrare le politiche climatiche, lo sviluppo economico e la cooperazione politica in un unico disegno strategico. Solo attraverso un approccio inclusivo e multilaterale sarà possibile promuovere la pace, la sicurezza e la crescita condivisa tra i due continenti. È però ora urgente tradurre le intenzioni in azioni concrete, coinvolgendo sia le istituzioni italiane che i partner africani e internazionali.
Oice: rinnovati gli organi associativi per il quadriennio 2025 – 2029
La 85a Assemblea degli Associati Ooice, tenutasi a Roma il 23 giugno 2025 ha rinnovato i seguenti organi associativi per il quadriennio giugno 2025-maggio 2029: Consiglio Generale, Collegio dei Probiviri e Collegio dei Revisori.
Zeliatech entra nel settore Hvac con una nuova partnership strategica con Olimpia Splendid
Zeliatech, distributore europeo di tecnologie sostenibili del Gruppo Esprinet, annuncia di aver siglato una nuova partnership con Olimpia Splendid, storica azienda italiana attiva dal 1956 nella produzione e commercializzazione di soluzioni per la climatizzazione, il riscaldamento e la ventilazione. Questa collaborazione permetterà a Zeliatech di compiere un ulteriore passo avanti nell’ampliamento della propria offerta in un settore chiave per la transizione energetica e la decarbonizzazione. L’accordo rappresenta, infatti, una tappa fondamentale per la crescita e l’espansione della divisione Smart Building dell’azienda, rafforzando l’impegno di Zeliatech verso l’innovazione e la sostenibilità. Grazie a questa strategica partnership tra Zeliatech e Olimpia Splendid, i clienti potranno avere accesso a numerosi vantaggi, quali l’accesso a un’ampia e completa gamma di soluzioni, quali pompe di calore aria-aria senza unità esterna, sistemi monosplit e multisplit, soluzioni portatili e pompe di calore aria-acqua. I clienti potranno, inoltre, beneficiare del supporto tecnico e consulenziale dei Solution Manager Zeliatech, che li affiancheranno nella progettazione e configurazione degli impianti Hvac, promuovendo al contempo tecnologie Made in Italy, efficienti e rispettose dell’ambiente. “Siamo orgogliosi di iniziare questo percorso con Olimpia Splendid,” ha dichiarato Giuseppe Monopoli, Business Manager – Smart Building di Zeliatech. Questa collaborazione ci consente di offrire soluzioni energetiche all’avanguardia, contribuendo in modo concreto alla diffusione di tecnologie sostenibili attraverso la nostra rete di partner commerciali. Grazie alla sinergia tra competenze, innovazione e visione strategica, puntiamo a promuovere un modello di sviluppo energetico più efficiente, responsabile e orientato al futuro.” “Nel panorama nazionale siamo orgogliosi di avviare una collaborazione con un partner già ben posizionato nel mondo delle rinnovabili e dei sistemi per l’efficienza energetica“ ha commentato Andrea Tugnoli, Direttore Vendite Professional di Olimpia Splendid. “Grazie alla nostra offerta di pompe di calore aria-aria e aria-acqua, con un focus particolare sulla gamma Unico – il nostro core business, interamente progettato e prodotto in Italia – possiamo supportare Zeliatech nel proporre soluzioni concrete e versatili per risolvere esigenze installative sia in ambito residenziale, commerciale e nel mondo dei data center“.
Ricerca, Confindustria premia 12 campioni dell’innovazione industriale
Confindustria ha assegnato il “Premio Imprese per Innovazione” a 12 aziende che si sono distinte per la capacità di investire in ricerca e sviluppo, contribuendo a rafforzare la competitività del sistema produttivo. Le vincitrici di questa XIV edizione sono: VDA Group (per la categoria Award); Attilio Carmagnani ‘AC’, Creative Words, Flash Battery, Greenenergy, IPM, Oerlikon Friction System, Tubettificio Robbiese (per la categoria Prize); Ericsson Telecomunicazioni, Faiveley Transport Italia, Giocamondo Study, GPS Standard (per la categoria Finaliste). Nel corso della cerimonia sono state conferite anche le menzioni speciali Formare per Innovare a Bayer e Imprese guidate da vertici under 40 a Tubettificio Robbiese. Il “Premio Imprese per Innovazione”, promosso da Confindustria, partecipa per la categoria “Industria e Servizi” al “Premio dei Premi”, istituito su mandato del Presidente della Repubblica. “Questo premio rappresenta uno strumento strategico per diffondere e consolidare la cultura dell’innovazione nelle imprese italiane.” – ha commentato Francesco De Santis, Vice Presidente di Confindustria per Ricerca e Sviluppo. “Le aziende che investono in ricerca e innovazione crescono in modo più solido e strutturato, affrontando le sfide future con maggiore visione e competitività. È così che si rafforza il sistema produttivo e il ruolo dell’Italia sui mercati globali”. Giunto alla XIV edizione, il Premio Imprese per Innovazione è rivolto alle aziende che introducono soluzioni innovative nei prodotti, nei processi e nei modelli organizzativi. È il primo in Europa ad adottare i parametri EFQM (European Foundation for Quality Management) ed è stato promosso da Confindustria in collaborazione con la Fondazione Giuseppina Mai, con il sostegno di Fondimpresa, il contributo di Cerved, IWS e Warrant Hub e il supporto tecnico di APQI – Associazione Premio Qualità Italia.
Infrastrutture, accordo Cisambiente-Anas per uso granulato di gomma e polverino
E’ stato firmato un Protocollo di Intesa tra Cisambiente Confindustria e Anas per promuovere l’impiego, nelle opere infrastrutturali, di granulato di gomma e polverino provenienti da pneumatici fuori uso – Pfu. La collaborazione prevede la definizione di linee guida su aspetti tecnici, la presentazione di proposte normative congiunte e attività di sensibilizzazione per veicolare l’informazione del settore. L’obiettivo è favorire l’utilizzo sistematico di questi materiali nelle infrastrutture, nell’ottica di sostenere la realizzazione di grandi opere a basso impatto ambientale, valorizzando il recupero di materie da rifiuti. Le miscele bituminose ottenute con l’aggiunta di gomma riciclata hanno dimostrato elevate capacità drenanti e caratteristiche di durabilità e resistenza alla deformazione, garantendo, quindi, sicurezza e riduzione dei costi di manutenzione ordinaria e straordinaria. “Anas, che gestisce oltre 32.000 km di strade e autostrade, ha fatto suo l’impegno per la sostenibilità – evidenzia l’Amministratore Delegato di Anas Claudio Andrea Gemme – Il Contratto di Programma 2021-2025 prevede investimenti per circa 44 miliardi di euro, con un focus sul potenziamento e la sicurezza della rete, incluse opere di mitigazione ambientale e l’uso di materiali riciclati. Abbiamo infatti avviato un percorso virtuoso per lo sviluppo di infrastrutture più sostenibili, in linea con gli obiettivi della Commissione Europea e in attuazione del recente decreto sui Criteri Ambientali Minimi (Cam). Stiamo sviluppando “strade intelligenti” per una mobilità green e portiamo avanti progetti di sensibilizzazione in collaborazione con istituzioni e realtà del settore. Il protocollo siglato con Cisambiente Confindustria ne è una chiara testimonianza poiché rappresenta un esempio concreto di come la sostenibilità possa tradursi in soluzioni tecniche innovative. L’utilizzo del granulo di gomma riciclata non solo contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale, ma migliora anche le prestazioni e la durata delle infrastrutture, aumentando la sicurezza e riducendo i costi di manutenzione. È una scelta responsabile che coniuga efficienza, innovazione e attenzione per l’ambiente, in linea con la strategia di sostenibilità di Anas e della Capogruppo Fs.”
“Il protocollo firmato con l’Ad di Anas Claudio Gemme dimostra concretamente come i nostri rifiuti rappresentino una preziosa risorsa – dichiara il Direttore Generale di Cisambiente Confindustria Lucia Leonessi – Da pneumatici fuori uso si recupera materia da reintrodurre nella produzione ed è proprio in quest’ottica che nasce la collaborazione con Anas sull’uso di materiali di seconda vita nelle infrastrutture. L’accordo siglato conferma l’attività di Cisambiente Confindustria al fianco delle aziende che investono nel riciclo e testimonia l’impegno per consolidare un modello di industria competitiva e capace di soluzioni avanzate e sostenibili. Gli pneumatici fuori uso, i Pfu, un tempo ammassati in aree del territorio, creando vere e proprie discariche abusive, oggi divengono materiali utili in molti ambiti, che possono essere impiegati in maniera innovativa per opere infrastrutturali. Ogni anno vengono prodotte migliaia di tonnellate di Pfu e una loro gestione efficiente ha significato strategico in termini ambientali ed economici, portando il comparto della gomma in prima fila per il recupero”. “La firma di questo protocollo rappresenta un autentico punto di svolta per il nostro settore – sottolinea Roberto Bianco, presidente di Greentire e alla guida di GommAmbiente, l’area di Cisambiente Confindustria che rappresenta e valorizza l’intera filiera dei rifiuti in gomma — Dopo molti anni in cui le applicazioni del granulo e del polverino di gomma si sono limitate a usi marginali e residuali rispetto alla potenzialità della produzione nazionale, la disponibilità di Anas a valutare l’utilizzo sistemico di questa materia nei propri cantieri, a partire dagli asfalti modificati, cambia completamente le prospettive. Parliamo di un impiego in grado, finalmente, di assorbire l’intera potenziale produzione italiana di gomma riciclata da Pfu, con benefici enormi non solo sul piano economico, ma soprattutto ambientale. Ogni anno in Italia si generano oltre 400.000 tonnellate di pneumatici fuori uso, di cui circa 240.000 tonnellate sono costituite da gomma: grazie a questo accordo, potremo destinare questa risorsa al recupero di materia. Ma non ci fermiamo qui. Oltre agli asfalti, questo protocollo apre la strada all’utilizzo del granulo e del polverino di gomma anche in dispositivi di sicurezza stradale come le barriere salva-motociclisti e barriere antirumore È un passo deciso verso un futuro più sostenibile, efficiente e sicuro per tutti.”
Accumuli, Anie: primo trimestre ’25 in netto rallentamento
Il settore dei sistemi di accumulo abbinati al fotovoltaico registra un netto rallentamento nel primo trimestre del 2025, con un calo del 44% nelle installazioni di sistemi con capacità inferiore ai 20 kWh rispetto allo stesso periodo del 2024. Questi i dati che emergono dall’aggiornamento del report “Osservatorio Sistemi di Accumulo” di Anie Federazione aderente a Confindustria che presenta il trend delle installazioni di energy storage in Italia registrati dal sistema Gaudì di Terna al 31 marzo 2025. A questa situazione si aggiunge la crescente preoccupazione di Anie Federazione riguardo al possibile mancato rispetto del principio di neutralità tecnologica nel nuovo meccanismo d’asta Macse proposto da Terna, che distingue tra sistemi di pompaggio idroelettrico e altri sistemi di storage. Secondo Anie, questa separazione rischia di penalizzare le batterie, attualmente la tecnologia più diffusa e competitiva, compromettendo così lo sviluppo di un settore già in difficoltà. Nel primo trimestre del 2025, il settore degli accumuli elettrochimici associati al fotovoltaico con capacità inferiore ai 20 kWh registra un netto rallentamento rispetto allo stesso periodo del 2024: -44% in termini di unità installate, -48% in capacità complessiva e -43% in potenza. Questo calo si somma alla dinamica negativa già osservata nella seconda metà del 2024, dopo la fine del superbonus e il ridimensionamento del settore residenziale. Anche il segmento C&I (Commercial&Industrial) continua a registrare una contrazione significativa: -66% in numerosità, -55% in capacità e -40% in potenza, sempre rispetto al primo trimestre 2024. Il comparto Utility Scale di media taglia (tra 1 e 10 MWh) mostra una dinamica positiva con riferimento al numero di installazioni (+267%), pur a fronte di una leggera flessione della capacità installata (-2%) e un calo della potenza (-36%), indice di una maggiore frammentazione dei progetti in questa fascia. In controtendenza, il segmento Large Utility Scale (oltre 10 MWh) continua a crescere con decisione: +200% in numerosità, +15% in capacità e +61% in potenza, segnalando un incremento del numero di impianti di grande taglia e una spinta decisa verso progetti di scala sempre maggiore. La crescita di questo segmento è fortemente legata ai meccanismi d’asta promossi da Terna. Finora, il Capacity Market ha rappresentato lo strumento principale di sostegno agli impianti di accumulo, ma ora l’attenzione del settore si concentra sul Macse la cui prima asta è prevista per settembre 2025. Si tratta di una grande opportunità per i sistemi di stoccaggio elettrico e, in particolare, per i Bess (Battery Energy Storage Systems) che nell’ultima asta del Capacity Market hanno fornito segnali di prezzo molto interessanti: la tariffa aggiudicata da un Bess di nuova costruzione, infatti, è stata identica a quella aggiudicata da una centrale termoelettrica a gas esistente. Nel frattempo, Terna ha avviato una consultazione pubblica sul metodo di calcolo dei fabbisogni per le aste successive, a partire da quella con consegna 2028, ipotizzando una suddivisione in due segmenti distinti: uno riservato ai sistemi di pompaggio idroelettrico, nuovi ed esistenti; ed uno dedicato ai soli nuovi sistemi di stoccaggio elettrico delle altre tecnologie, ivi incluse quelle dell’elettrochimico. “Tale scelta – afferma Raffaello Teani, Presidente del Gruppo Sistemi di Accumulo di ANIE Federazione – introdurrebbe una disparità tra tecnologie in grado di soddisfare le esigenze di sistema definite da Terna e che dovrebbero, pertanto, competere sullo stesso piano. Il principio della neutralità tecnologica è essenziale, per promuovere l’innovazione, garantire l’accesso al mercato a tutte le soluzioni valide e assicurare un approvvigionamento di prestazioni a costi contenuti per il sistema elettrico.”
Non sussistono per l’associazione motivazioni sufficienti per separare il fabbisogno tra i sistemi di pompaggi idroelettrici e quelli di accumulo elettrochimici. Sebbene i Bess abbiano caratteristiche diverse rispetto agli accumuli inerziali come i pompaggi, che invece non sono in grado di fornire servizi di regolazione ultrarapida di frequenza, Anie sottolinea che ai Bess vengono richiesti una serie di servizi di rete in grado di offrire un contributo assimilabile a quello dei pompaggi, come l’inerzia sintetica, la potenza di cortocircuito e il black start. Esistono già esperienze concrete all’estero in cui i Bess hanno dimostrato di poter fornire servizi di grid forming affidabili anche in condizioni critiche di sistema. Inoltre, l’Allegato A.79 del Codice di rete di Terna prevede già che i Bess forniscano tali servizi, l’evoluzione tecnologia poi consentirà in futuro di migliorarne le caratteristiche e di idearne di nuovi. Separare i fabbisogni rischierebbe, quindi, di compromettere la competitività dell’asta dei pompaggi, generando maggiori costi di sistema, considerato che le batterie rappresentano oggi la soluzione economicamente più vantaggiosa. Il forte sviluppo dei progetti Bess favorirà un’ulteriore riduzione dei costi nelle future procedure Macse, a differenza dei progetti di pompaggio, attualmente poco numerosi. Peraltro, la struttura del Macse si è finora basata su questo principio di neutralità tecnologica: modificarla potrebbe richiedere una nuova notifica del meccanismo alla Commissione Europea. Anie considera necessaria, invece, una distinzione tra impianti esistenti e nuovi nella definizione dei relativi premi a causa della differente struttura di prezzo. Tale distinzione, tuttavia, non dovrà basarsi su differenze tecnologiche, ma unicamente sul diverso profilo economico degli investimenti. Gli impianti già esistenti, infatti, con costi d’investimento più bassi, potrebbero accedere a un premio ridotto, in linea con una logica di contenimento della spesa pubblica e di efficienza allocativa delle risorse. Alla fine del primo trimestre 2025 risultano installati complessivamente 775.144 Sistemi di Accumulo (SdA) in Italia, per una potenza complessiva di 5.914 MW e una capacità massima di 13.682 MWh. La tecnologia al Litio continua a dominare il mercato, rappresentando il 99,7% del totale dei sistemi installati. La quasi totalità degli SdA (92%) appartiene alla fascia inferiore ai 20 kWh, con una netta prevalenza dei sistemi tra 10 e 15 kWh (37%) e tra 5 e 10 kWh (36%). Anche in termini di potenza, il 99% dei sistemi ha una taglia inferiore ai 20 kW, con il 92% sotto i 10 kW, confermando la predominanza del segmento residenziale. Per quanto riguarda la configurazione impiantistica, il 95% degli SdA è installato “lato produzione”, mentre il restante 5% è “lato post produzione”. La quasi totalità degli SdA (99,9%) è abbinata a impianti fotovoltaici e di questi il 98,9% è di tipo residenziale.
A livello regionale, la Lombardia si conferma al primo posto per numero di sistemi installati, con 133.918 SdA, per una potenza complessiva di 902 MW e una capacità di 1.892 MWh. Seguono il Veneto, con 93.669 sistemi (639 MW di potenza e 1.484 MWh di capacità), e l’Emilia-Romagna, con 71.948 sistemi (557 MW di potenza e 1.414 MWh di capacità). Nel primo trimestre del 2025 si registrano 39.894 nuove installazioni di sistemi di accumulo, per una potenza complessiva di 316 MW e una capacità di 636 MWh. Rispetto al primo trimestre del 2024 il calo è generalizzato:
-44% nel numero di impianti; -43% in potenza; -48% in capacità.
Analizzando la tipologia di configurazione, si conferma il trend degli ultimi anni: il 98% delle installazioni si colloca “lato produzione”, soprattutto tra gli impianti accoppiati al fotovoltaico nel residenziale; mentre la configurazione “lato post produzione” rappresenta solo il 2% delle installazioni in termini numerici. Tuttavia, osservando la distribuzione per potenza e capacità, il quadro cambia sensibilmente: il 61% della potenza e ben il 78% della capacità appartengono alla configurazione “lato post produzione”, a testimonianza della maggiore dimensione media di questi impianti. La configurazione “lato produzione” copre invece il 39% della potenza e il 22% della capacità. Dal punto di vista territoriale, tutte le regioni italiane registrano un calo nel numero di installazioni rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato analogo si rileva anche per capacità e potenza, ma con due eccezioni: Abruzzo: +38% della potenza installata e + 56% in capacità, grazie alla connessione di due impianti nella provincia di Chieti da 16,5 MWh e 6,45 MW rispettivamente. Lazio: +68% in potenza e +126% in capacità, trainato dalla realizzazione di un impianto stand-alone da 35 MW e 104 MWh, tra i più rilevanti installati nel trimestre a livello nazionale. Nel confronto con il trimestre precedente, i primi tre mesi del 2025 evidenziano una contrazione significativa delle installazioni: -46% nel numero di impianti, -36% in potenza e -41% in capacità. Si tratta di performance negative in linea con l’analisi tendenziale. Questo brusco rallentamento è in parte attribuibile alla progressiva concentrazione del mercato attorno ai grandi impianti. Inoltre, la riduzione del segmento residenziale ha reso il settore molto più volatile, con andamenti altalenanti legati all’effettiva realizzazione dei grandi progetti. Una dinamica già nota nel comparto delle energie rinnovabili, con cui il settore dello storage condivide caratteristiche e tendenze evolutive.
Utilitalia, 5 proposte per la gestione dei Pfas
Dall’eliminazione e sostituzione funzionale dei Pfas (composti chimici artificiali) in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili all’applicazione del principio “chi inquina paga”, fino all’identificazione di potenziali alternative, allo sviluppo di nuove tecnologie e al finanziamento di percorsi di transizione per l’industria e i gestori. Da Utilitalia, la federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, arrivano “5 proposte concrete per contribuire a risolvere le problematiche legate ai Pfas nel settore idrico e ambientale. La prima riguarda l’eliminazione e sostituzione dei Pfas in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili o che rilasciano Pfas a contatto con l’acqua: definire un orizzonte a medio-lungo termine per il divieto di produzione e commercializzazione fornirà un quadro normativo di stimolo anche all’industria per investimenti in soluzioni alternative. La seconda misura prevede l’applicazione del principio “chi inquina paga” in un contesto armonizzato a livello europeo, che porterebbe equità nella protezione della salute e dell’ambiente e incentiverebbe la ricerca a soluzioni più sostenibili. La terza proposta si concentra sulla ricerca di prodotti alternativi ai Pfas per prestazioni, sostenibilità per la salute e l’ambiente nonché la relativa disponibilità sul mercato. Lo sviluppo di nuove tecnologie nei sistemi di trattamento ha costi oggi non industrialmente sostenibili. Infine, secondo Utilitalia, “occorre sostenere anche finanziariamente i gestori dei settori idrico e ambientale insieme a percorsi di transizione per l’industria” anche perché la soluzione del problema “non può ricadere esclusivamente sugli operatori dei servizi idrici e ambientali”. La Direttiva europea sui Pfas del 2020 entrerà in vigore nel gennaio 2026 e “i gestori del servizio idrico – spiega il vice presidente di Utilitalia, Paolo Romano – hanno monitorato la loro presenza nelle acque che distribuiscono e avviato investimenti importanti per un controllo continuo prendendo provvedimenti caso per caso più opportuni per la tutela dei cittadini”.
Rifiuti, Conai: nel 2024 l’Italia ha riciclato il 76,7% degli imballaggi
Nel 2024 l’Italia ha riciclato il 76,7% degli imballaggi immessi sul mercato. Ossia circa 10 milioni e 700.000 tonnellate su un totale di oltre 13 milioni e 950.000 tonnellate. Una crescita di circa un punto percentuale rispetto al risultato 2023, quando le tonnellate di imballaggi riciclati sfioravano i 10 milioni e mezzo. In leggera crescita, nel 2024, anche i quantitativi di imballaggi riutilizzati. Già dal 2012 Conai ha promosso agevolazioni e semplificazioni per favorire l’uso di imballaggi pensati per durare nel tempo. Lo scorso anno, oltre un milione e 240.000 tonnellate di imballaggi riutilizzabili sono stati regolarmente dichiarati al Consorzio, in aumento di oltre 20.000 tonnellate rispetto al 2023. È la fotografia che, come ogni anno, Conai scatta sulla situazione della gestione degli imballaggi nel Paese presentando la sua Relazione generale. “I numeri raccontano un sistema efficiente, che ha saputo consolidare nel tempo una rete di collaborazione tra imprese, istituzioni e cittadini”, commenta Ignazio Capuano, presidente Conai, che aggiunge: “aver superato il 76% di riciclo degli imballaggi è un risultato importante, frutto di un lavoro di squadra, soprattutto se pensiamo che l’Europa ci chiede di raggiungere il 70% entro il 2030. Ma non possiamo fermarci qui. All’orizzonte ci attendono sfide complesse, come quelle legate alla direttiva Sup e all’implementazione del Regolamento europeo sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio. E naturalmente dobbiamo continuare a lavorare con le aziende per rendere sempre più diffuse le buone pratiche di ecodesign: è essenziale continuare ad affiancare il nostro tessuto imprenditoriale perché progetti e utilizzi imballaggi sempre più sostenibili e a ridotto impatto ambientale. Ma il mio auspicio è anche un altro: sempre più filiere di materiali devono entrare in flussi di economia circolare solidi e ben organizzati, non solo quelle dei packaging”.
Nel dettaglio, in Italia hanno trovato una seconda vita più di 435.500 tonnellate di acciaio; 62.400 di alluminio; 4 milioni e 605.000 di carta e cartone; 2 milioni e 314.000 di legno; 1 milione e 131.000 di plastica tradizionale e 47.500 di bioplastica compostabile, per un totale di 1 milione e 179.000 tonnellate; e quasi 2 milioni e 103.000 di vetro. Fra i balzi in avanti significativi, quello della filiera della plastica: nel 2024 è finalmente riuscita a superare il 50% di riciclo chiesto dall’Unione europea entro il 2025. Sommando ai numeri del riciclo quelli del recupero energetico, il totale di imballaggi a fine vita recuperati supera i 12 milioni di tonnellate: l’86,4% dell’immesso al consumo. “Meno del 15% degli imballaggi a fine vita non viene ancora recuperato nel nostro Paese» spiega Simona Fontana, direttore generale Conai. “Considerando che gli imballaggi rappresentano circa l’8% dei rifiuti totali prodotti in Italia, si tratta di una quota davvero marginale. Resta ancora molto da fare, in ogni caso. Il superamento del 50% di riciclo della plastica – che si unisce così a tutti gli altri materiali nel raggiungere in anticipo i target 2025 – è un traguardo incoraggiante, ma non può essere considerato un punto d’arrivo. È fondamentale continuare a investire nel potenziamento delle raccolte differenziate e nella creazione di una cultura sempre più diffusa di economia circolare: più della metà degli imballaggi riciclati, del resto, arriva proprio dalle raccolte urbane, frutto della collaborazione dei cittadini. Ma un altro strumento da potenziare è quello della diversificazione contributiva: applicando contributi ambientali modulati in base alla riciclabilità degli imballaggi in plastica e carta, dal 2018 abbiamo più che dimezzato la presenza di pack non riciclabili sul mercato. Per questo, da luglio di quest’anno, abbiamo reso più incisiva la diversificazione per i compositi a base carta legando il contributo all’effettiva riciclabilità certificata”. Un quadro in cui continua a giocare un ruolo importante il lavoro svolto con i Comuni, attraverso l’Accordo Nazionale con Anci. Nel 2024 sono stati quasi 7.400 i Comuni italiani che hanno stipulato convenzioni con il sistema consortile, affidandogli tutti o parte degli imballaggi provenienti dalle raccolte differenziate. Una copertura della popolazione italiana che ha raggiunto così il 97%. Gli imballaggi a fine vita conferiti dai Comuni al sistema Conai sono cresciuti nel 2024 in tutte le macroaree del Paese, soprattutto al Centro (+6,2%) e al Sud (+5,1%). Numeri in crescita anche al Nord (+2,7%), trainati soprattutto da un aumento di carta e bioplastica compostabile. “Il lavoro con i Comuni e la vicinanza al territorio rappresentano una delle chiavi fondamentali per il successo di una raccolta differenziata finalizzata al riciclo» afferma Fabio Costarella, vicedirettore generale Conai. «In alcune aree del nostro Paese possiamo ancora migliorare molto per raggiungere livelli di raccolta e di qualità comparabili a quelli delle realtà italiane più virtuose. È per questo che investiamo risorse ed energie in progetti mirati, capaci di coinvolgere le comunità locali e di creare una cultura diffusa del riciclo, ponendo l’attenzione anche ad aree di interesse Nazionale come i Siti Unesco. Solo attraverso una collaborazione tra tutti gli attori coinvolti nel ciclo integrato delle responsabilità potremo colmare le differenze e costruire un sistema di gestione dei rifiuti efficace e sostenibile per tutto il Paese”.
Pier Lorenzo Dell’Orco nuovo presidente designato di Proxigas
lI Consiglio Generale di Proxigas – Associazione nazionale industriali gas – ha eletto Pier Lorenzo Dell’Orco quale presidente designato dell’Associazione per il mandato 2025-2027. Il presidente designato dovrà ora individuare i Vicepresidenti che, in rappresentanza delle aziende associate, comporranno la sua squadra in vista dell’assemblea del 15 luglio che vedrà l’elezione del nuovo Consiglio di Presidenza e l’intervento di congedo del presidente uscente, Cristian Signoretto, giunto al limite dei mandati previsti dal sistema confindustriale. Già vicepresidente dell’Associazione con delega sulla distribuzione gas, Dell’Orco ha alle spalle un’esperienza trentennale nel mondo dell’energia, con ruoli di leadership sia nell’ambito delle infrastrutture che nel settore commerciale, fino alle sfide più recenti della digitalizzazione, dell’innovazione e della transizione ecologica. Dell’Orco è attualmente Amministratore Delegato di Italgas Reti S.p.A., Presidente di 2i Rete Gas S.p.A., la società recentemente acquisita, e di Italgas Newco, la sub-holding del gruppo che detiene le partecipazioni delle società greche di Enaon ed Enaon Eda, le società del Gruppo operanti in Grecia. L’ing. Dell’Orco è inoltre membro del governing board di Eurogas, l’associazione europea dell’industria del gas. Alla guida di Italgas Reti, primo operatore nazionale della distribuzione gas, Dell’Orco è uno degli attori di riferimento per l’integrazione con 2i Rete Gas, operazione che ha portato alla nascita del più grande player europeo del settore. Nel 2022 ha fatto parte del ristretto team che ha impostato e vinto la gara internazionale indetta dal governo greco per la privatizzazione delle società attive nella distribuzione gas del Paese. Il curriculum di Pier Lorenzo Dell’Orco è vasto e articolato: ruoli di rilievo in aziende energetiche di primaria importanza come Edison, Edipower e Sorgenia, azienda presso la quale è stato impegnato a vario titolo nel segmento commerciale e retail, assumendo, da ultimo, l’incarico di Direttore Mercato. Forte di una solida formazione accademica, che comprende un Executive Certificate in Management & Leadership presso la Sloan School of Management del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, l’ing. Dell’Orco ha esteso il suo impegno anche all’ambito accademico: è membro del Comitato di Consultazione del Dottorato in Energetica e dell’Advisory Board del Dipartimento per la Transizione Energetica e Digitale del Politecnico di Torino. Di recente è entrato a far parte dell’Advisory Board del Master DAOSan rilasciato dall’Università di Salerno in collaborazione con il Centro Alti Studi per la Difesa.
Idroelettrico, Regione Umbria: 3,6 milioni ai territori
La Giunta regionale ha approvato la delibera che assegna 3,6 milioni di euro ai comuni dei territori interessati dagli impianti di grande derivazione idroelettrica per il 2025. L’iniziativa, su proposta dell’assessore Thomas De Luca, basata sull’articolo 24 della legge regionale n. 1 del 6 marzo 2023 in recepimento dell’art. 12 del D. Lgs. 79/1999 così come modificato dal decreto legge n. 135 del 14 dicembre 2018 (Decreto semplificazioni 2019) voluto dall’allora governo Conte, stabilisce una quota pari al 35% della componente fissa dei canoni di concessione per le grandi derivazioni da destinare allo sviluppo e alla valorizzazione dei comuni interessati, alla promozione del territorio e al miglioramento della qualità di vita dei cittadini in quattro ambiti di intervento.
“La nostra legge regionale su iniziativa bipartisan – spiega l’assessore De Luca – è nata dal recepimento di una legge nazionale che ha regionalizzato le concessioni, permettendoci di attuare queste nuove possibilità. Una legge che è stata fortemente sollecitata dal sottoscritto nella scorsa legislatura. Un atto concreto per il territorio che dà seguito al nostro impegno di tanti anni di battaglie. Inoltre, dal prossimo anno supereremo la parcellizzazione della possibilità di spesa e amplieremo gli ambiti di intervento, comprendendo ad esempio il sociale e il contrasto alla povertà, perché sia i piccoli comuni sia quelli più grandi si trovano in difficoltà per vincoli assurdi sulla destinazione e sui progetti finanziabili”. I servizi regionali competenti per ciascun ambito di intervento dovranno definire i criteri per l’ammissibilità dei progetti e le modalità per la concessione dei contributi. Gli enti locali avranno tempo fino al 31 luglio 2025 per presentare le proprie proposte di programmi o progetti, salvo motivate richieste di proroga. Le risorse sono assegnate in quattro aree strategiche di intervento così ripartite:
– Manutenzione ordinaria, viabilità e trasporto pubblico locale: 600.000 euro
– Manutenzione straordinaria, adeguamento e costruzione di impianti sportivi: 1.850.000 euro
– Realizzazione grandi eventi e manifestazioni storiche: 647.000 euro
Aree idonee, Pichetto: revisione rapida decreto
Maria Cristina Carlini