La giornata
Teheran minaccia la CHIUSURA di Hormuz, strategico per petrolio e gnl
- Georgieva: l’incertezza geopolitica rallenta l’economia a livello globale e nell’eurozona
- Revisione prezzi, la Consulta dei servizi: “serve un segnale forte del Parlamento”. Ma per il Mit la soluzione è amministrativa : “una cabina di regia per un confronto”
- Costruzioni, Eurostat: ad aprile la produzione aumenta dell’1,7% su mese, del 3% su anno
- Agenzia delle Entrate – Assilea: nel 2024 cresce il mercato degli immobili non residenziali, +5,1%
- Terna e Microsoft: accordo su digitalizzazione, innovazione e sicurezza
IN SINTESI
Teheran minaccia la chiusura dello Stretto Hormuz se gli Usa dovessero entrare in guerra contro l’Iran a fianco di Israele. “Se il nemico criminale guidato dagli Stati Uniti volesse entrare ufficialmente in guerra con il nostro Paese dalla parte dei sionisti, naturalmente la Repubblica islamica dell’Iran, per fare pressione sugli americani e sui Paesi occidentali, ha il diritto legale di interrompere il commercio di petrolio senza ostacoli tra questi Paesi”, ha detto il parlamentare iraniano Ali Yazdih, secondo la Tass che cita l’agenzia iraniana Mehr. “La Repubblica islamica dell’Iran consente la libera navigazione nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz, purche’ non siano minacciati i suoi interessi vitali”, ha aggiunto Yazdih. La Tass cita anche le parole di Benham Saeidi, membro del Comitato per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano, secondo cui Teheran sta valutando la possibilita’ di chiudere lo Stretto di Hormuz in risposta alle azioni degli oppositori della Repubblica islamica. Lo Stretto di Hormuz è una rotta strategica per il trasporto di petrolio e Gnl. ‘Corridoio marittimo’ fra Iran e Oman, collega il Golfo Persico con il Golfo dell’Oman e il Mar arabico. La maggior parte del petrolio e del Gnl esportato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Iraq, Qatar e dallo stesso Iran passa da qui. Appena 33 chilometri nel punto più stretto, dallo Stretto di Hormuz nel 2024 sono passati in media 20 milioni di barili di greggio al giorno e il transito è stato cruciale per circa un quinto del commercio globale di Gnl, innanzitutto dal Qatar. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, Hormuz è “la via d’uscita dal Golfo per circa il 25% delle forniture di petrolio a livello globale” e la sua “chiusura, anche per un tempo limitato, avrebbe un impatto importante sul mercato del petrolio e del gas”. In passato non sono mancati casi di sequestri di petroliere da parte dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. Negli anni Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno cercato di trovare altre rotte per bypassare lo Stretto di HORMUZ, anche con la costruzione di oleodotti
Georgieva: l’incertezza geopolitica rallenta l’economia a livello globale e nell’eurozona
“Anche se ci sono alcuni segni di riduzione della tensione sui commerci, l’incertezza resta alta, si conferma che la politica commerciale e l’incertezza geopolitica stanno rallentando l’attivita’ a livello globale e nell’Eurozona’. Lo ha detto la managing director del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva che ha discusso con l’Eurogruppo le valutazioni Fmi sullo stato dell’area euro.
Lagarde: il partner commerciale per l’Europa è l’Europa stessa
“Le economie europee sono altamente aperte, il che significa che un mondo che si frammenta in blocchi commerciali rivali comporta rischi evidenti per la prosperita’”. Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde intervenendo a Kiev in Ucraina alla nona Conferenza annuale di ricerca sul tema dell’integrazione economica e finanziaria in un mondo turbolento e frammentato. “Il partner commerciale piu’ importante per l’Europa – ha sottolineato Lagarde – e’ l’Europa stessa: circa il 65% delle esportazioni dell’area dell’euro e’ destinato ad altri paesi europei, inclusi Regno Unito, Svizzera e Norvegia. Anche per l’Ucraina, l’Europa rappresenta il principale partner commerciale, con oltre il 50% degli scambi di beni nel 2024. Approfondendo i legami economici – rafforzando l’integrazione tra economie vicine – possiamo ridurre la nostra esposizione agli shock esterni. L’aumento degli scambi all’interno della nostra regione puo’ contribuire a compensare le perdite sui mercati globali”. “L’Ucraina si trova in un momento cruciale, deve affrontare le difficolta’ della guerra, la sfida della ricostruzione e l’opportunita’ di una piu’ profonda integrazione regionale. In un mondo segnato da realta’ geopolitiche in continuo mutamento, un’integrazione di questo tipo rappresenta una via chiara verso la ripresa e una prosperita’ duratura”. Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde intervenendo a Kiev in Ucraina alla nona Conferenza annuale di ricerca sul tema dell’integrazione economica e finanziaria in un mondo turbolento e frammentato. “La storia recente dell’integrazione regionale – ha detto Lagarde – mostra non solo i suoi immensi benefici, ma anche l’importanza di gestire i rischi di transizione attraverso solidi quadri normativi. Sottolinea inoltre la necessita’ di mantenere le riforme nel tempo, assicurando che i cittadini ne percepiscano i benefici. Sono fiducioso che l’Ucraina sapra’ realizzare appieno il proprio potenziale economico, trasformando i disordini di oggi nelle fondamenta di un futuro dinamico”.
Revisione prezzi, la Consulta dei servizi: “serve un segnale forte del Parlamento”. Ma per il Mit la soluzione è amministrativa : “una cabina di regia per un confronto”
La Consulta dei servizi ha ottenuto le prime risposte bipartisan della politica nella partita della revisione dei prezzi per gli appalti di servizi e forniture e intensifica il pressing sul Parlamento. A un mese dalla presentazione del Manifesto con il quale ben 19 associazioni in rappresentanza delle imprese e quattro rappresentanze della filiera dei servizi hanno chiesto di superare la “discriminazione” operata dal codice degli appalti tra lavori e servizi e di parificare le norme tra i due settori e introducendo sistemi obbligatori e continuativi di revisione prezzi, i primi risultati sono arrivati. Nel pacchetto di emendamenti al Dl Infrastrutture sostenuti, trasversalmente, da più partiti, è entrata anche la modifica delle regole sulla revisione prezzi per i servizi e le forniture. Ma il cammino non sembra in discesa dal momento che si attende il pronunciamento del Mef sul nodo della spesa dell’intervento. È quanto emerso ieri nell’evento pubblico organizzato dalla Consulta. “Dal Parlamento deve venire un messaggio forte e chiaro”, è il messaggio lanciato dal vicepresidente di Legacoop Produzione e Servizi. Il punto fermo è che i rappresentanti dei partiti intervenuti al dibattito sia dalla maggioranza Fi e FdI che dal l’opposizione Pd e M5S sono decisi ad andare avanti sostenendo la richiesta delle imprese. “Tutti i partiti, trasversalmente, si sono uniti per questo obiettivo fondamentale”, ha detto Erica Mazzetti di Forza Italia, promotrice dell’intergruppo parlamentare per gli appalti pubblici nei servizi. ”Anche noi l’abbiamo presentato e l’abbiamo segnalato. Spetta al Mit, sentito il Mef, dare parere favorevole”. Ma la linea del ministero di Porta Pia espressa dal capo ufficio legislativo, Elena Griglio, sembra chiudere le porte a un intervento normativo. “Siamo sempre stati aperti al confronto, abbiamo fatto un lavoro massacrante e la risposta è stata il Manifesto. Ma non lo dico per polemica”, ha esordito. Quello che è certo è che “non ci sono figli di serie A e figli di serie B”, ha assicurato Griglio secondo la quale “non è possibile mettere tutto in unico calderone” le diverse tipologie di contratti di servizi (quelli a lunga durata, quelli ad alta intensità di manodopera, quelli che risentono di più il costo di specifici di materiali). “La soluzione è sul piano amministrativo. Dobbiamo tener conto della specificità. Dobbiamo pensare a manuali operativi settore per settore”, ha indicato assicurando la disponibilità ad aprire una cabina di regia sulla revisione ordinaria con tutti i soggetti interessati. L’esponente Pd, vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, Andrea Casu, ha sottolineato la convergenza politica che si è realizzata sul tema della revisione dei prezzi. “Una revisione doverosa per mettere sullo stesso livello lavori e forniture. Non deve essere un’occasione persa, ē necessario introdurre questi elementi nella maniera migliore. C’è una sfida politica di tradurre questa necessità in un impegno normativo”. Per Massimo Milani, relatore del Dl Infrastrutture, l’emendamento presentato “è l’occasione giusta per porre il tema in termini di modifica normativa per trovare una soluzione soddisfa per tutti”. Come è noto, la vexata quaestio è relativa al regime differenziato per lavori e servizi. Con il correttivo al Codice appalti, infatti, il Governo ha migliorato la formula della revisione prezzi applicata ai lavori, prevedendo una franchigia del 3%, al di sotto della quale non si applica il meccanismo di recupero dell’inflazione, e una percentuale di recupero del 90% della parte restante. Per servizi e forniture, invece, la franchigia è rimasta al 5%, con una percentuale di recupero dell’80 per cento. Ieri, le imprese sono tornate a evidenziare si stiamo facendo carico di oltre il 65% degli aumenti legati all’inflazione, con ricadute sulla tenuta dei contratti attualmente in essere e hanno ribadito la necessità di rendere la revisione ordinaria uno strumento stabile e facilmente applicabile, affinché possa garantire l’equilibrio economico dei contratti. Le simulazioni presentate hanno messo l’accento sul fatto che l’attuazione delle proposte non genererebbe nuovi oneri per la finanza pubblica. Con una riduzione dal 5% al 3% e un incremento del riconoscimento economico dall’80% al 90%, la maggior parte delle risorse già accantonate dalle stazioni appaltanti rimarrebbe comunque inutilizzata. Lo stesso scenario si conferma per la revisione ordinaria, dove il 71% dei fondi resterebbe disponibile nelle casse pubbliche.
Costruzioni, Eurostat: ad aprile la produzione aumenta dell’1,7% su mese, del 3% su anno
Ad aprile scorso, rispetto al precedente mese di marzo, la produzione nel settore delle costruzioni, destagionalizzata, e’ aumentata dell’1,7% nell’area dell’euro e dell’1,4% nell’Ue, secondo le prime stime di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. A marzo la produzione nel settore delle costruzioni era diminuita dello 0,2% nell’area dell’euro e dello 0,3% nell’Ue. Ad aprile, a livello tendenziale, cioe’ rispetto ad aprile 2024, la produzione nel settore delle costruzioni e’ aumentata del 3% nell’area dell’euro e del 2,5% nell’Ue. Tra gli Stati membri per i quali sono disponibili dati, i maggiori incrementi mensili della produzione nel settore delle costruzioni sono stati registrati in Ungheria (+5,3%), Spagna (+4,3%) e Slovenia (+4,0%). I maggiori cali sono stati osservati in Repubblica Ceca (-5,0%), Danimarca (-0,9%) e Polonia (-0,8%). A livello tendenziale gli incrementi maggiori si sono registrati in Spagna (+14,7%), Bulgaria (+7%) e Belgio (+6,6%). I piu’ ampi cali sono osservati in Slovenia (-5,9%), Polonia (-4.3%) and Slovacchia (-2,1%).
Agenzia delle Entrate – Assilea: nel 2024 cresce il mercato degli immobili non residenziali, +5,1%
Torna a crescere nel 2024 il mercato degli immobili non residenziali. Nei segmenti uffici, negozi e produttivo (capannoni e industrie) si rilevano più di 73mila scambi, con un rialzo complessivo del 5,1%. Nel dettaglio, è il settore produttivo a far registrare l’aumento maggiore sul 2023, +6,5%, a seguire i negozi, +5,3%, e infine gli uffici, +2,9%. Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto immobiliare 2025. Immobili a destinazione terziaria, commerciale e produttiva, realizzato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate con la collaborazione di Assilea. Focus anche sul leasing immobiliare: nel 2024 sono stati stipulati 2.592 contratti per oltre 3 miliardi di euro (+5,3% in termini di valore). Negozi, compravendite in aumento – Il dato nazionale relativo al 2024 sfiora le 43mila unità scambiate, in aumento rispetto al dato del 2023 (+5,3%), circa 2.100 unità in più rispetto all’anno precedente. L’incremento maggiore (+6,8%), si registra nell’area del Nord Est, mentre al Nord Ovest la crescita degli scambi è del 5,7%. Segno positivo anche per il Centro (+4,6%) per il Sud (+5%) e per le Isole, dove la crescita è pari al 3,3%. Lo stock delle unità immobiliari censite nelle categorie C/1 e C/3, che comprende negozi e laboratori, conta nel 2024 quasi 2,5 milioni di unità sul territorio nazionale. Trend positivo per il mercato degli uffici – Nel 2024 sono quasi 626mila le unità immobiliari della tipologia uffici (corrispondenti alla categoria catastale A/10, uffici e studi privati) censite negli archivi catastali. Al Nord si concentra più della metà dello stock di uffici, quasi il 53%, nelle regioni del Centro si trova circa il 21%, mentre il restante 26% è ripartito tra Sud e Isole. Dopo la flessione del 2023, torna a salire il dato delle compravendite, che è pari a 13.633 unità scambiate, +2,9% rispetto all’anno precedente. A trainare la crescita è stato l’aumento delle compravendite al Centro (+6,3%), al Sud (+7,8%) e al Nord Est (+3,1%). In rialzo il settore produttivo – Il mercato delle compravendite del settore produttivo registra nel 2024 una nuova ripresa, con un tasso di variazione positiva media a livello nazionale pari al 6,5% rispetto all’anno precedente. A livello regionale, la Lombardia continua a confermarsi la regione con il maggior numero assoluto di scambi (4.565 unità compravendute), con un incremento nel numero di transazioni del 9,5%. Spicca il dato della Campania, in forte ascesa rispetto al 2023 (+11,2%). Per quanto riguarda il dato nazionale relativo allo stock (categorie D/1 e D/7), risultano censite negli archivi catastali 830.871 unità, di cui quasi il 60% ubicate nell’area del Nord e la parte restante distribuita tra Centro (17,7%), Sud (17,4%) e Isole (7,1%). Il leasing immobiliare – Nel 2024 sono stati stipulati 2.592 contratti, per un valore di oltre 3 miliardi di euro. Dopo il +0,5% registrato nel 2023, l’anno in esame ha chiuso con una crescita del +5,3% in termini di valore, a fronte di una ulteriore contrazione del numero di operazioni stipulate rispetto all’anno precedente (-5,1%, che segue il -13,8% del 2023). Il valore medio dei nuovi contratti è salito dai 1,05 milioni euro del 2023 ai 1,17 milioni del 2024 e una dinamica migliore si è registrata nel comparto degli immobili finiti, per le fasce d’importo più alte, con gli immobili di valore superiore ai 2,5 milioni di euro che crescono del +9,1%. Si segnala anche la maggiore propensione ad aumentare gli impieghi da parte delle società di leasing “top 5” nel comparto per volumi di stipulato. Anche il leasing immobiliare risulta essere particolarmente apprezzato soprattutto dalle PMI e dagli artigiani.
Terna e Microsoft: accordo su digitalizzazione, innovazione e sicurezza
Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna, e Brad Smith, vice chair & president di Microsoft, hanno firmato ieri a Milano un Memorandum of Understanding finalizzato allo sviluppo di iniziative strategiche per la trasformazione digitale dell’azienda che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale. L’accordo, che segna un ulteriore passo in avanti nella partnership avviata a ottobre 2024, stabilisce i termini per l’avvio di possibili collaborazioni su progetti e iniziative chiave per Terna. La collaborazione consentirà a Terna di adottare soluzioni innovative, grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, di piattaforme dati di ultima generazione e di infrastrutture digitali ibride. L’accordo riguarderà le seguenti aree: Intelligenza Artificiale, Terna ha già avviato la fase di sperimentazione di Microsoft 365 Copilot su un campione aziendale e sta lavorando per la futura applicazione di strumenti di Intelligenza Artificiale in altri ambiti chiave per l’operatività aziendale, quali ad esempio la manutenzione delle infrastrutture di rete e la gestione dei processi di procurement.
Sicurezza: Terna introdurrà un ulteriore tassello al programma di gestione delle minacce cyber tramite l’utilizzo di soluzioni di Intelligenza Artificiale e alla prevenzione della sicurezza della propria infrastruttura ibrida, sfruttando le caratteristiche di scalabilità e resilienza dei servizi di Microsoft. Progetti chiave: la collaborazione con Microsoft permetterà all’azienda di rafforzare le attività a sostegno delle startup nell’ambito del Terna Innovation Zone Tunisia – hub che promuove l’innovazione tecnologica in Africa gestito dal Gruppo italiano nell’ambito del Piano Mattei – e di favorire la formazione e lo sviluppo delle competenze nel settore energetico tunisino, in un’ottica di partenariato tra Italia e Tunisia. La digitalizzazione, l’innovazione e le nuove tecnologie hanno dunque un ruolo ancor più centrale nelle attività di Terna per gestire la crescente complessità del sistema elettrico e per abilitare la duplice transizione, energetica e digitale. Per questo motivo, con l’aggiornamento del Piano Industriale 2024-2028 presentato lo scorso marzo, l’azienda ha programmato di investire 2,4 miliardi di euro nella trasformazione digitale, con un incremento di oltre il 20% rispetto al precedente Piano.
“L’accordo siglato oggi con Microsoft, leader globale e partner di riferimento per il mondo dell’innovazione, rappresenta un concreto esempio di collaborazione trasformativa: insieme progetteremo soluzioni strategiche e innovative per il futuro di Terna. I servizi offerti da Microsoft consentiranno all’azienda di supportare l’esecuzione del Piano Industriale in quattro ambiti chiave: digitalizzazione, innovazione, sicurezza e sostenibilità”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia. “L’introduzione di soluzioni digitalizzate nei processi aziendali ci permetterà di continuare ad incrementare l’efficienza e la qualità delle attività di gestione del Sistema Elettrico Nazionale. Siamo orgogliosi, dunque, di poter contare su Microsoft come abilitatore del processo di cambiamento culturale e organizzativo già avviato, con tangibili impatti sulla produttività, sulla sicurezza e sull’innovazione”. “Terna svolge un ruolo importante e cruciale nell’economia italiana e nelle infrastrutture energetiche del Paese, e siamo orgogliosi di supportare il suo percorso di trasformazione digitale”, ha dichiarato Brad Smith, Vice Chair & President Microsoft. “Grazie alle soluzioni di Intelligenza Artificiale e sicurezza di Microsoft, Terna non solo migliora l’efficienza operativa, ma rafforza anche la propria resilienza digitale. Questa partnership riflette il nostro impegno condiviso verso l’innovazione, la sostenibilità e un uso sicuro e responsabile dell’IA per alimentare il futuro dell’energia”.
Ia, Urso: “L’Italia si candida a ospitare una delle 5 gigafactory Ue”
“L’Italia si candidera’ ad ospitare una delle 5 gigafactory sull’intelligenza artificiale che sono nel programma della Commissione Europea”. Lo ha annunciato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso intervenendo, al Mimit, alla seconda conferenza su Ai, etica e governance. “Noi abbiamo sin dall’inizio sviluppato un programma nazionale per l’intelligenza artificiale che ha visto innanzitutto un ruolo attivo da protagonista dell’Italia nell’elaborazione del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale” ha detto ancora Urso. “In campo nazionale – ha aggiunto – abbiamo realizzato un disegno di legge sull’intelligenza artificiale che e’ in corso di approvazione in Parlamento che ha indirizzato oltre un miliardo di euro per sostenere lo sviluppo delle start-up e di campioni italiani nel campo dell’intelligenza artificiale”.
Poste: il cda approva il progetto di incorporazione di Mlk Deliveries, prosegue progetto razionalizzazione controllate
Il consiglio di amministrazione di Poste Italiane ha approvato il progetto di fusione per incorporazione in Poste di MLK Deliveries, il cui capitale sociale e’ interamente e direttamente detenuto dalla stessa Poste Italiane. Il progetto di fusione e’ stato approvato ieri anche dal consiglio di amministrazione di MLK. L’operazione si inserisce nell’ambito del piu’ ampio progetto di razionalizzazione delle societa’ controllate nella funzione ‘Posta, Comunicazione e Logistica’ del Gruppo Poste Italiane, con l’obiettivo di standardizzare, evolvere e ingegnerizzare i processi di funzionamento in ambito Corriere Espresso e Pacchi. L’operazione – che verra’ successivamente sottoposta all’assemblea della societa’ incorporanda e al consiglio di amministrazione di Poste Italiane (come consentito dal relativo statuto), con l’applicazione delle semplificazioni previste dalla normativa per le operazioni di fusione di societa’ interamente possedute – spieghera’ la sua efficacia, aggiunge la nota, nel corso dell’esercizio 2025 e non comportera’ alcuna emissione di nuove azioni ne’ comunque assegnazione di azioni di Poste Italiane, socio unico di MLK.
Emilia-Romagna, Salvini firma il decreto per la nomina per il commissario della diga di Vetto
È stato firmato dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, per la nomina del Commissario straordinario per il completamento del progetto di fattibilità tecnico-economica e della progettazione esecutiva della diga di Vetto in Emilia-Romagna. Acquisite le firme del Ministro Giorgetti e del Sottosegretario Mantovano, il commissario designato, Stefano Orlandini, potrà intraprendere le sue attività commissariali. Si tratta di un dossier , fa sapere il Mit, seguito con grande attenzione dal Vicepremier e Ministro Matteo Salvini.
Tim punta sull’open innovation, al via una challenge per digitalizzare le infrastrutture del Paese
Intelligenza Artificiale, Internet of Things e sensoristica intelligente per rivoluzionare il futuro delle reti energetiche, idriche e stradali pubbliche e private. TIM punta sull’Open Innovation e lancia oggi la ‘TIM Smart Infrastructure Challenge’, l’iniziativa rivolta a startup, scaleup e aziende nazionali e internazionali per individuare soluzioni innovative a supporto della trasformazione digitale delle infrastrutture critiche del Paese. L’adozione di soluzioni basate sull’AI e l’IoT in questo ambito, rappresenta un importante motore di sviluppo dell’innovazione digitale che fa evolvere i modelli di business e risponde alle nuove sfide del mercato e del sistema infrastrutturale nazionale. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano il mercato italiano dell’IoT nel 2024 raggiunge un valore di 9,7 miliardi di euro, aumentando del 9% rispetto al 2023. In questo contesto, il settore dell’IoT applicato al monitoraggio infrastrutturale in Italia – energetico, idrico e smart roads – rappresenta un comparto strategico che, con l’utilizzo mirato delle nuove tecnologie, può contribuire a rinnovare le infrastrutture nazionali, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030: sostenibilità, resilienza e lotta al cambiamento climatico. La Challenge, che rientra nel programma di Open Innovation di TIM, favorisce l’attivazione di collaborazioni industriali con società innovative ad alto potenziale strategico ed è realizzata in collaborazione con Arduino, Cyber 4.0, eFM, EIT Digital, Intesa Sanpaolo Innovation Center, gli Osservatori 5G & Connected Digital Industry e Internet of Things del Politecnico di Milano e SOCOTEC Italia. L’iniziativa si avvale anche del supporto di Alaian – un’alleanza internazionale di operatori di telecomunicazioni dedicata all’Open Innovation a cui ha aderito anche TIM – per ampliare il coinvolgimento delle startup e realtà più promettenti e innovative a livello internazionale. L’obiettivo è quello di selezionare applicazioni in grado di accrescere ulteriormente l’efficienza, il monitoraggio anche predittivo e la sostenibilità dei sistemi di rete elettrica, idrica e di viabilità al fine di ottimizzare le prestazioni degli enti che operano in questi settori e migliorare la qualità del servizio a favore della collettività. Due gli ambiti chiave della sfida: Monitoraggio Infrastrutturale e Building & Energy Management System. Il primo riguarda le tecnologie avanzate per la diagnosi e controllo dello stato di salute di infrastrutture critiche e complesse, comprese elaborazioni di scenari simulati e previsionali per garantirne il funzionamento continuo, la pianificazione delle attività manutentive e di survey. Il secondo, che oltre agli edifici si rivolge a qualsiasi tipo di struttura che consumi energia per il proprio funzionamento, è rivolto alle applicazioni verticali per la rilevazione e analisi dei consumi energetici in scenari ad alta complessità, con l’obiettivo di ridurre sprechi, ottimizzare le risorse e migliorare l’efficienza operativa. Una giuria tecnica valuterà le proposte e premierà le soluzioni più innovative che potranno essere integrate nel portafoglio dei servizi di TIM Enterprise, la business unit del Gruppo dedicata alle aziende e alla Pubblica Amministrazione, oppure adottate dai Partner che parteciperanno all’iniziativa. Le candidature potranno essere inviate fino al 12 settembre 2025 attraverso la piattaforma di Open Innovation di TIM: gruppotim.it/smartinfrastructurechallenge.
Retimpresa: il concorso Rock crea connessioni, 10 progetti e oltre 900 imprese per l’innovazione
Si è concluso ieri, nella Giornata dell’Open Collaboration 2025, il concorso di RetImpresa “ROCK – Registry Open Contest for Knotworking”, giunto alla sua seconda edizione. Dieci i progetti coinvolti, focalizzati su settori strategici per la crescita del sistema industriale italiano, oltre 900 le imprese iscritte alla piattaforma Registry, il sistema di matching imprenditoriale di Confindustria. L’iniziativa, partita lo scorso 20 febbraio con il supporto di Piccola Industria e Giovani Imprenditori, ha messo al centro l’open innovation collaborativa tra grandi imprese, reti, Pmi, startup e attori del sistema associativo confindustriale. Alle connessioni in modalità digitale, si sono affiancati gli incontri di networking territoriale, da Nord a Sud, in collaborazione con le Confindustrie di Cuneo, Ancona, Napoli e Taranto, che hanno consentito di ricercare partner e competenze utili al raggiungimento degli obiettivi di ciascun progetto.
Nel corso della giornata sono stati premiati i dieci progetti ROCK, presentati da realtà associate a RetImpresa e suddivisi in quattro categorie – Formazione, Innovazione, Sostenibilità e Made in Italy –, che hanno affrontato temi strategici per la trasformazione del sistema produttivo, dalla formazione alla transizione ecologica e digitale, dalla sicurezza sul lavoro alla business continuity, all’innovazione nei processi HR fino alla promozione del made in Italy. Presenti alla premiazione i rappresentanti delle Istituzioni, del mondo accademico, finanziario e imprenditoriale. Tra questi, il Ministero degli Esteri, il Consolato d’Italia a Detroit, CDP, LUISS e realtà attive nella formazione e nella cultura d’impresa come Fondimpresa, Fondirigenti, SFC-Sistemi Formativi Confindustria, 4.Manager e APQI. Questa seconda edizione di ROCK si conferma, così, un format orientato all’innovazione collaborativa e alla trasformazione industriale, capace di far dialogare tecnologie e visione imprenditoriale all’interno di un ecosistema che valorizza il talento, i progetti di filiera e la capacità di agire insieme. Durante l’evento è stata proiettata un’anteprima della serie TV “The Perfect Pitch”, iniziativa realizzata da RetImpresa, Reputation Research e il Consolato d’Italia a Detroit, che racconta l’esperienza delle startup del settore mobilità sostenibile finaliste della prima edizione di ROCK, accompagnate negli USA in un viaggio che ha coniugato formazione, opportunità di business e momenti di intrattenimento.
“Il cuore di ROCK è la piattaforma Registry, che si è confermata un’infrastruttura digitale strategica per far incontrare in modo mirato domanda e offerta di innovazione”, ha dichiarato Fabrizio Landi, Presidente di RetImpresa. “Non è solo un luogo virtuale, ma un ambiente vivo dove le imprese possono presentare idee, costruire relazioni, accelerare progetti e trasformare le esigenze produttive in collaborazioni concrete. Registry dimostra che fare rete oggi significa anche saper usare gli strumenti giusti per creare impatto economico reale”. “Confindustria crede fortemente nel fare rete per generare valore competitivo e territoriale. ROCK incarna questa visione promuovendo l’innovazione nelle filiere e sostenendo le connessioni tra startup, PMI, grandi aziende e altri stakeholder strategici”, ha affermato Vincenzo Marinese, Vice Presidente di Confindustria per l’Organizzazione e i Rapporti con Territori e Categorie. “L’effetto moltiplicatore di ROCK è generato dalla molteplicità ed eterogeneità dei soggetti coinvolti, molti dei quali componenti strategiche del Sistema confederale. Confindustria, con RetImpresa e le Associazioni territoriali e settoriali del Sistema, mette a disposizione strumenti, piattaforme e know-how per sostenere questo nuovo paradigma, ma la sfida, ora, è scalare: portare queste pratiche collaborative in tutte le filiere, in tutti i territori, coinvolgendo sempre di più il nostro Sistema associativo: ROCK, infatti, non è un solo un evento, è un modello replicabile”.
Per Riccardo Di Stefano, Delegato del Presidente di Confindustria per Education e Open Innovation, “In un mondo in continua evoluzione, le imprese non possono più fare affidamento soltanto alle risorse interne per innovare: l’open innovation, con l’apertura a startup, università, centri di ricerca e altre imprese, è un cambio di paradigma necessario per restare competitivi. Proprio questo l’obiettivo del concorso ROCK – Registry Open Contest for Knotworking, che ha favorito il match domanda-offerta di innovazione nelle filiere nazionali, incentivando anche l’accesso a nuove competenze che spesso le aziende tradizionali non possiedono internamente. ROCK è, infatti, l’esempio concreto di un modello replicabile, che unisce idee, tecnologie e talenti. Le imprese manifatturiere che sapranno aprirsi al cambiamento saranno quelle che guideranno il futuro, e in giornate come questa ne abbiamo piena evidenza”.
Saipem si aggiudica da Sonatrach un contratto per l’esecuzione del Front End Engineering Design per il progetto Phosphate Integrated in Algeria
Saipem si è aggiudicata da Sonatrach un contratto di FEED (Front End Engineering Design), relativo al progetto Phosphate Integrated, per la produzione di fertilizzanti in Algeria. L’aggiudicazione del contratto è avvenuta attraverso un processo di dual FEED competitivo che prevede che l’attività di design sia condotta sia da Saipem che da un secondo operatore contendente. Sonatrach poi selezionerà la migliore soluzione tecnico-economica tra le due e provvederà all’assegnazione diretta del contratto EPC (Engineering, Procurement and Construction) per l’esecuzione dell’opera progettata. Il contratto dual FEED aggiudicato prevede la fornitura dei servizi di ingegneria di Front End per la progettazione di un nuovo complesso industriale, composto dalle infrastrutture minerarie per l’estrazione di fosfati site nell’area di Bled El Hadba e dalle unità di processo e da quelle ancillari a supporto della produzione di fertilizzanti nell’area di Oued Keberit. Lo scopo del lavoro include, inoltre, l’adeguamento del porto di Annaba per l’export dei prodotti e la costruzione dei tratti ferroviari che collegano gli impianti di estrazione e produzione alla linea ferroviaria principale. Si tratta del primo progetto integrato nel campo dell’estrazione mineraria e della produzione di fertilizzanti in Algeria che contribuirà a diversificare l’economia algerina e a rafforzare la posizione del Paese nel mercato globale dei fertilizzanti. Una volta in esercizio, gli impianti saranno in grado di estrarre 10 milioni di tonnellate di fosfati e di produrre 6 milioni di tonnellate di fertilizzanti all’anno. Saipem è presente in Algeria dal 1968 e ha realizzato nel corso del tempo infrastrutture per il trattamento ed il trasporto di idrocarburi, impianti di produzione di energia elettrica, oltre alla perforazione di pozzi petroliferi. L’aggiudicazione di questo contratto rappresenta, dunque, l’avvio di una nuova fase per Saipem in un Paese e con un cliente storicamente strategici per l’azienda. Inoltre, conferma il posizionamento di Saipem nel settore dei progetti integrati di fertilizzanti, grazie a una combinazione unica di competenze ingegneristiche e tecnologiche in ambito infrastrutturale e di processo.
Eni, Versalis: a Mantova avviato l’impianto demo Hoop® per il riciclo chimico delle plastiche
Versalis, società chimica di Eni, ha presentato ieri nello stabilimento di Mantova l’impianto demo di Hoop®, la nuova tecnologia proprietaria per il riciclo chimico dei rifiuti in plastica mista. Grazie a questa tecnologia, complementare al riciclo meccanico, si possono trasformare i rifiuti in plastica mista in materia prima con la quale si possono realizzare nuovi prodotti plastici idonei a ogni applicazione, comprese quelle per il contatto con gli alimenti e per l’imballaggio farmaceutico. Hoop® nasce da un progetto congiunto con la società italiana di ingegneria S.R.S. (Servizi di Ricerche e Sviluppo) che ha consentito di sviluppare una tecnologia innovativa che raggiunge i massimi livelli di resa nel recupero di materia e un’alta flessibilità rispetto alla carica alimentata. Ciò è reso possibile grazie alla combinazione di un reattore di pirolisi ad elevate performance termiche con le competenze di Versalis nella misurazione delle proprietà dei polimeri e di ottimizzazione dei processi di produzione attraverso sistemi di Intelligenza Artificiale. Il cantiere per la costruzione dell’impianto dimostrativo della tecnologia Hoop®, che occupa una superficie di circa 5.000 mq all’interno dello stabilimento, è iniziato a fine ottobre 2023 e nelle fasi di costruzione ha visto coinvolte oltre 25 imprese di diverse specialità con una presenza media giornaliera di circa 70 persone. Nelle scorse settimane sono stati completati con successo i primi test di produzione. L’impianto ha la capacità di gestire 6mila tonnellate di materia prima seconda e consentirà di validare la sua applicazione su scala industriale: nell’ambito del Protocollo di Intesa sul Piano di Trasformazione della Chimica Eni-Versalis, sottoscritto lo scorso marzo con il MIMIT, infatti, è prevista la realizzazione di un impianto da 40mila tonnellate, presso lo Stabilimento di Priolo, in Sicilia. Lo studio di fattibilità è già stato completato ed è in elaborazione la progettazione per l’avvio dell’iter autorizzativo. “Oggi diamo ulteriore concretezza e valore alla circolarità, una delle piattaforme su cui si basa il piano di trasformazione di Versalis – ha dichiarato Adriano Alfani, amministratore delegato di Versalis – e l’impianto Hoop® che inauguriamo è simbolo del percorso che lo guida, utilizzando la leva dell’innovazione per trasformare il nostro business attraverso le nuove iniziative industriali basate sulla circolarità, biochimica e specializzazione, verso una maggiore sostenibilità. Obiettivi di sostenibilità che noi puntiamo a declinare in tutte le sue 3 dimensioni: ambientale, sociale ed economica”. SC-HOOP è il nome del progetto Versalis per la realizzazione dell’impianto dimostrativo basato sulla tecnologia Hoop® a Mantova, l’unico progetto italiano su larga scala che si è aggiudicato, a fronte di 239 proposte presentate e di 41 vincitori totali, il bando 2023 per l’“EU Innovation Fund”*, fondo stanziato dalla Commissione Europea, dedicato a tecnologie innovative a bassa emissione di carbonio. Il brevetto è inoltre stato selezionato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per essere esposto tra le innovazioni italiane di successo sia per la mostra tematica ‘L’Italia dei Brevetti’ (a Roma da novembre 2024 a marzo 2025), sia per l’esposizione nel padiglione Italia all’Expo di Osaka.
Enac: Alexander D’Orsogna si insedia come nuovo direttore generale
Si è insediato ufficialmente ieri il nuovo direttore generale dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, Alexander D’Orsogna. La cerimonia si è svolta nella nuova sede di Roma alla presenza delle massime cariche istituzionali del settore, del presidente Pierluigi Di Palma, del viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi, del presidente della IX Commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni Salvatore Deidda, del capo di gabinetto del MIT Alfredo Storto, del consiglio di amministrazione Enac, del collegio dei revisori, dei dirigenti e del personale dell’Ente, a testimonianza dell’importanza e della condivisione del momento. Nel corso della cerimonia Rixi e Deidda hanno sottolineato il ruolo centrale che Enac svolge, a livello nazionale e internazionale, in una fase di profondo cambiamento del trasporto aereo, rilanciando l’impegno a collaborare in modo sinergico per uno sviluppo del settore che metta al centro sicurezza, innovazione e sostenibilità. “Le sfide che ci attendono richiedono visione, rigore e la capacità di rafforzare e consolidare il ruolo dell’Ente, che è presidio di legalità, sicurezza e garanzia dei diritti dei passeggeri”, ha spiegato D’Orsogna durante il suo discorso di insediamento “So di poter contare su un personale di altissima professionalità, vero motore dell’Enac, che ogni giorno lavora con competenza e passione per garantire un sistema aereo efficiente, sostenibile e riconosciuto a livello globale”. “La nomina del Dott. D’Orsogna – ha dichiarato Di Palma – rappresenta un investimento strategico per il futuro dell’aviazione civile italiana. La sua esperienza internazionale e il suo impegno nel promuovere una mobilità aerea moderna e sostenibile sono pienamente coerenti con la missione dell’Ente. Anche a nome del CdA, a lui va l’augurio di buon lavoro, certo che saprà guidare con visione e competenza la sfida dell’innovazione nel nostro settore”. D’Orsogna porta in ENAC una consolidata esperienza nel settore del trasporto aereo, maturata in Italia e all’estero. Formatosi presso l’Università LUISS di Roma con successivo MBA presso la BBS (Bologna Business School), in seguito ha ampliato le sue competenze a Torino e a Doha, in Qatar. Ha ricoperto incarichi di responsabilità in Alitalia-LAI e Alitalia-CAI, sia in Italia che in Europa, fino a ruoli apicali in Qatar Airways, Vueling e Volocopter, dove ha guidato lo sviluppo dell’Urban Air Mobility. Dal 2018 al 2022 è stato attivo nel sistema aeroportuale con Aeroporti di Puglia, prima di assumere l’incarico di Amministratore Delegato di Ancona International Airport. L’Enac si conferma così punto di riferimento per la sicurezza, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile del comparto dell’aviazione civile, in un contesto nazionale e internazionale sempre più dinamico e interconnesso.
Starching diventa società per azioni
Starching, società di architettura e ingegneria con oltre venticinque anni di esperienza nella progettazione integrata e nella gestione di progetti d’eccellenza, annuncia la trasformazione da S.r.l. in S.p.A. Il nuovo assetto conferma la volontà di Starching di rafforzare la governance, con una guida orientata a consolidare il posizionamento sul mercato, a supporto delle prossime fasi di crescita. «Questa trasformazione rappresenta un passo decisivo nel nostro percorso di crescita. Ci permette di rafforzare la solidità finanziaria e sostenere l’espansione su scala nazionale e internazionale, continuando a investire in ricerca, tecnologie e capitale umano», dichiara Marcello Cerea, co-founder di Starching. Parallelamente si è definito il consiglio di amministrazione della società, che vede l’ingresso di un nuovo membro – Paolo Colombo – che si aggiunge agli attuali componenti: Maria Paola Pontarollo (socio fondatore), Marcello Cerea (socio fondatore), Mauro Angeletti (socio), Andrea Alloni (socio). Pertanto, dal 17 giugno 2025, la nuova denominazione sociale è Starching S.p.A., mentre la nuova sede legale è in Via Elia Lombardini 13, 20143 Milano.
La quota di energia elettrica da fonti rinnovabili diminuisce all’inizio del 2025
Nel primo trimestre del 2025, il 42,5% dell’elettricità netta prodotta nell’Ue proveniva da fonti energetiche rinnovabili . Rispetto al primo trimestre del 2024, ciò rappresenta un calo di 4,3 punti percentuali (pp) (dal 46,8%). Il significativo aumento della produzione di elettricità da fonte solare (da 40,9 TWh nel primo trimestre del 2024 a 55 TWh nel primo trimestre del 2025) non è stato sufficiente a compensare la diminuzione della produzione idroelettrica ed eolica (da 260,5 a 218,5 TWh nello stesso periodo).Tra i paesi dell’Ue, nel primo trimestre del 2025 la Danimarca ha registrato la quota più elevata di energie rinnovabili nell’elettricità netta prodotta, pari all’88,5%, seguita da Portogallo (86,6%) e Croazia (77,3%). Le quote più basse di energie rinnovabili sono state registrate in Repubblica Ceca (13,4%), Malta (14,4%) e Slovacchia (15,1%).
In 19 paesi dell’Ue, la quota di fonti energetiche rinnovabili nella produzione netta di energia elettrica è diminuita nel primo trimestre del 2025 rispetto al primo trimestre del 2024, determinando significative variazioni nella classifica. Ciò è dovuto alla diminuzione della produzione idroelettrica ed eolica. I cali maggiori sono stati registrati in Grecia (-12,4 pp), Lituania (-12,0 pp) e Slovacchia (-10,6 pp). La maggior parte dell’elettricità generata da fonti rinnovabili nel primo trimestre del 2025 proveniva da energia eolica (42,5%), idroelettrica (29,2%) e solare (18,1%), seguite da combustibili rinnovabili (9,8%) e da energia geotermica (0,5%).
Energia, 465 miliardi in elettronica di potenza al 2030
La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è destinata ad aumentare del 79% entro il 2030, segnando una svolta verso la decarbonizzazione. Tuttavia, questa transizione energetica, per essere competitiva e sicura, richiede un adeguato sviluppo dell’elettronica di potenza, che rappresenta l’intelligenza del sistema energetico del futuro. Fondamentale per la gestione dei flussi energetici, per l’efficienza operativa delle infrastrutture e per un uso ottimale delle risorse rinnovabili, l’elettronica di potenza è anche un asset strategico per evitare che una dipendenza energetica e tecnologica si trasformi in una dipendenza anche sulla sicurezza. A fare il punto è l’analisi “Le tecnologie net-zero per la competitività e la sicurezza dell’Europa”, realizzata da TEHA Group (The European House – Ambrosetti), presentata al Technology Forum 2025, il principale appuntamento sui temi della ricerca, dell’innovazione e dell’impresa, organizzato a Stresa da TEHA Group.
Nei prossimi 5 anni l’Europa investirà 1.550 miliardi di dollari per sostenere le energie rinnovabili, lo stoccaggio e le reti, con una quota significativa, stimata tra i 310 e i 465 miliardi di dollari, che sarà destinata proprio all’elettronica di potenza. L’Europa si conferma inoltre leader globale nel settore, seconda al mondo (preceduta dalla Cina con 58,3 miliardi di dollari) per export con un valore di 19,6 miliardi di dollari, ma emergono segnali preoccupanti: l’import di tecnologie cresce più rapidamente dell’export (+162% rispetto a +103%), accentuando squilibri competitivi di natura geopolitica, come aiuti di stato e dumping.
“A fronte di un mercato interno in forte crescita e di una concorrenza “geostrategica”, diventa urgente – sottolinea il rapporto – aggiornare la Politica Energetica Europea, introducendo una revisione normativa incisiva che valorizzi il mercato interno e sostenga le imprese europee. Una strategia di questo tipo, oltre a garantire la sicurezza energetica e tecnologica, potrebbe invertire il trend commerciale, generando fino a 705 miliardi di dollari di valore aggiunto tra il 2026 e il 2030, e rendendo l’elettronica di potenza il pilastro fondamentale per una transizione energetica sostenibile e competitiva”.
Vi è inoltre un importante aspetto di sicurezza da considerare. “L’elettronica di potenza – rileva TEHA Group – rappresenta l’intelligenza del sistema elettrico e il suo sistema di difesa rispetto ad attacchi cibernetici sempre più frequenti in un contesto di guerre ibride. Non controllare queste tecnologie significa esporsi a dei rischi di sabotaggio (cosiddetti Deny of Service) che, nel caso dei sistemi energetici, corrisponde alla possibilità di innescare blackout duraturi in grado di mettere in crisi i nostri sistemi economici, sociali e democratici”.
“Per garantire la competitività, la sostenibilità e la sicurezza dell’Unione Europea, è fondamentale riconoscere l’elettronica di potenza come una tecnologia chiave per affrontare le sfide della transizione verde e della decarbonizzazione – sottolinea Alessandro Viviani, associate partner e head of GreenTech Hub di TEHA Group –. Il processo di elettrificazione, guidato dalla crescita del 45% delle rinnovabili in Europa tra il 2010 e il 2022, richiede un profondo cambiamento del sistema elettrico. Inoltre, in un contesto internazionale sempre più instabile, è necessario declinare gli obiettivi UE di decarbonizzazione in strategie che rafforzino la competitività delle filiere tecnologiche e riducano le dipendenze strategiche. Prioritizzare le proprie filiere tecnologiche significa costruire ecosistemi forti e inclusivi, garantendo crescita sostenibile, stabilità sociale e soprattutto indipendenza strategica. Solo con una governance unitaria e visione condivisa l’Europa potrà riaffermare la propria leadership globale, mettendo la tecnologia al servizio del progresso, della sostenibilità e della sicurezza dei cittadini”.
Dall’elettronica di potenza fino a 705 miliardi di valore aggiunto – L’elettronica di potenza è il cuore tecnologico della transizione energetica e la tecnologia abilitante fondamentale per il funzionamento dei futuri sistemi energetici. Sebbene spesso invisibile agli utenti finali, svolge un ruolo determinante lungo tutta la catena del valore dell’energia, agendo come l’infrastruttura intelligente che gestisce ogni fase del flusso elettrico: dalla generazione allo stoccaggio, dalla trasmissione all’uso finale. In un contesto in cui l’elettrificazione rappresenta il pilastro dell’evoluzione industriale dell’UE, il ruolo strategico dell’elettronica di potenza diventa ancora più evidente: senza di essa, un sistema energetico sostenibile e innovativo non sarebbe possibile. Proprio per questo, – si legge nel rapporto – l’Unione Europea sta investendo significativamente in questo settore e, tra il 2026 e il 2030, si stima che in media saranno destinati tra i 62 e i 93 miliardi di dollari all’anno alle tecnologie di elettronica di potenza nel settore energetico. Inoltre, negli ultimi dieci anni (2013-2023), le importazioni europee di tecnologie legate all’elettronica di potenza sono aumentate molto più delle esportazioni, con un disavanzo di 28,8 miliardi di dollari. Uno squilibrio che mette in evidenza una debolezza strutturale: pur essendo la seconda economia mondiale per export, l’Europa non coglie pienamente le opportunità sul mercato interno, favorendo una crescente dipendenza da fornitori esterni, in particolare dalla Cina, il cui export verso l’UE è cresciuto del 83% negli ultimi dieci anni.
Secondo un’analisi di TEHA Group, un cambio di paradigma nelle catene di fornitura dell’elettronica di potenza potrebbe invertire questa tendenza, con una riduzione del 70% delle importazioni e un aumento del 50% delle esportazioni, generando fino a 705 miliardi di dollari di valore aggiunto cumulato nei Paesi dell’UE27 tra il 2026 e il 2030. Si tratta di un valore tre volte superiore alla crescita prevista del PIL europeo tra il 2024 e il 2025 (243 miliardi di dollari) e potrebbe essere raggiunto senza ulteriori spese pubbliche, ma che richiede un intervento strategico che rafforzi la leadership tecnologica europea, per ridurre la dipendenza da Paesi terzi.
Una “Total Security” per difendersi dalla concorrenza e dipendenza cinese – La Cina rappresenta il principale concorrente globale nel settore delle tecnologie per la transizione energetica. Tra il 2015 e il 2022, il Paese ha sostenuto direttamente il comparto elettrico con sussidi pari a 1,2 miliardi di dollari, accompagnati da politiche di supporto mirate a tutte le filiere tecnologiche correlate. Inoltre, gli investimenti cinesi in ricerca e sviluppo sono stati 3,2 volte superiori rispetto a quelli dell’Unione Europea. Questo approccio non solo ha contribuito a ridurre significativamente i costi delle tecnologie, ma ha anche rafforzato la capacità delle imprese cinesi di innovare e anticipare i trend di mercato, consolidando un vantaggio competitivo che rischia di rendere obsolete molte soluzioni europee. Basti pensare che nel mercato degli inverter fotovoltaici la Cina domina con 9 aziende tra le prime 10 al mondo, rappresentando il 76% del commercio globale. Il rischio, però, è quello di generare una sovrapproduzione in alcune tecnologie: si stima infatti che la domanda interna cinese prevista per il 2030 risulterà inferiore rispetto alla capacità produttiva pianificata, suggerendo che una parte consistente della produzione sarà destinata all’export, aumentando ulteriormente la pressione competitiva sulle industrie europee. Si rende quindi necessario per l’UE – evidenzia il rapporto – il rafforzamento delle capacità produttive e delle catene di approvvigionamento: non è solo una questione economica, ma una priorità strategica per la sicurezza, la competitività e l’autonomia tecnologica dell’Europa. Per questo, sottolinea la ricerca firmata TEHA Group, per assicurare il futuro dell’UE è indispensabile investire in un approccio di Total Security, che integri le dimensioni militari, economiche, tecnologiche ed energetiche e garantisca la protezione delle infrastrutture critiche europee. Tutelare e rafforzare la filiera europea dell’elettronica di potenza deve essere una priorità strategica per l’Unione Europea, per favorire la transizione energetica e per mettere in sicurezza le infrastrutture energetiche su cui si fonderà l’Europa di domani.
Le proposte TEHA per dare centralità alla filiera europea dell’elettronica di potenza – Per garantire un futuro competitivo e sicuro all’Europa, è fondamentale risolvere le incongruenze tra la normativa vigente, come il Net Zero Industry Act (NZIA), e la rinnovata agenda politica europea, che punta a coniugare sostenibilità, competitività e sicurezza strategica. In questo contesto, TEHA propone un insieme di azioni atte a valorizzare la filiera dell’elettronica di potenza, così da renderla un pilastro della transizione energetica e della sicurezza dell’Unione Europea.
Posizionare l’elettronica di potenza al centro del dibattito europeo sulla green transition: La proposta mira a rafforzare la competitività del mercato europeo, promuovendo il riconoscimento dell’elettronica di potenza come leva strategica per la transizione verde. Sebbene queste tecnologie svolgano un ruolo cruciale nelle infrastrutture energetiche, garantendone intelligenza, operatività ed efficienza, il quadro normativo attuale (incluso il Net-Zero Industry Act) non ne valorizza pienamente il potenziale. Si propone pertanto di aggiornare la normativa europea per includere esplicitamente l’elettronica di potenza tra le tecnologie strategiche, al fine di sostenere lo sviluppo industriale interno e ridurre gli squilibri competitivi rispetto ad altri attori globali. In parallelo, l’introduzione di criteri ESG obbligatori per l’accesso al mercato europeo rappresenterebbe uno strumento utile per rafforzare la sostenibilità e la sicurezza delle filiere, premiando gli operatori più responsabili.
Riconoscere il ruolo strategico dell’elettronica di potenza per la sicurezza europea: La seconda proposta sottolinea la necessità di integrare il contributo delle infrastrutture energetiche e delle tecnologie associate all’interno degli obiettivi del «White Paper for European Defence – Readiness 2030». Questo approccio di Total Security è essenziale per ridurre la dipendenza strategica dell’UE da tecnologie chiave estere, abbassando la soglia del 50% prevista dal NZIA per garantire una maggiore resilienza nelle aste. Inoltre, TEHA propone di avviare un dibattito a livello europeo sull’inclusione di criteri no-price, come resilienza, sostenibilità e cybersecurity, nei meccanismi di supporto, con particolare attenzione ai sistemi di accumulo.
Infine, TEHA invita le imprese europee del settore a unirsi in una call to action condivisa per valorizzare il know-how tecnologico del continente, rafforzare la competitività industriale e difendere la sicurezza delle infrastrutture critiche, sempre più centrali per il futuro dell’Europa.
Packaging, l’Italia avanza verso gli obiettivi green grazie all’e-commerce
L’e-commerce si conferma un motore fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e ambientale dell’Italia. Il settore ha prodotto un impatto complessivo pari a 150,1 miliardi di euro* – di cui 88,6 miliardi di euro di valore aggiunto – che equivale al 7% del Prodotto Interno Lordo italiano, registrando una crescita del 6,6% rispetto all’anno precedente**. Questo valore si suddivide in tre componenti principali: 58,9 miliardi di euro di ricadute dirette derivanti dalle attività degli online seller; 50 miliardi di euro di ricadute indirette, ovvero l’apporto economico dei fornitori e dei servizi a monte e a valle; e 41,2 miliardi di euro di ricadute indotte, cioè gli effetti positivi sul resto del sistema economico.
Questo è quanto emerge dalla nuova edizione dello studio “L’e-commerce crea valore per l’Italia”, realizzato da Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia, in collaborazione con Althesys, società indipendente di consulenza strategica e ricerca economica. Il rapporto, presentato in occasione del convegno “La Rete del Valore del Commercio Digitale per l’Italia e l’Unione Europea” – tenutosi oggi presso Spazio Europa a Roma – analizza l’intero comparto delle vendite online, con un focus sulla capacità dell’e-commerce di generare ricchezza, benessere diffuso e sostenibilità lungo tutta la filiera produttiva e distributiva nazionale.
“L’e-commerce è oggi uno dei settori più dinamici e ad alto potenziale dell’economia italiana: il digitale equivale al 7% del PIL nazionale, con ricadute positive e crescenti su occupazione, innovazione e sostenibilità del sistema fiscale. Le imprese mostrano potenziale di crescita, resilienza e capacità di reagire anche nei momenti più critici, grazie a modelli collaborativi e a un forte lavoro di rete. Il concetto stesso di rete del valore è dimostrato dall’andamento aggregato di questi ultimi dieci anni: il sistema crea crescita al di là delle fluttuazioni di breve periodo. L’impresa singola si rafforza proprio perché è parte di una filiera strutturata e interconnessa, che tiene insieme competenze, occupazione, fiscalità, export e innovazione”, commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “Questo settore ha bisogno di politiche pubbliche che sostengano strategicamente un ecosistema capace di produrre valore e di creare un contesto che favorisca l’export, proprio in un momento in cui la rete del valore consente di adattarsi agilmente alla rapidità con cui mutano le nuove barriere. La vera sfida è quella della digitalizzazione delle PMI, che rappresentano il cuore del nostro tessuto imprenditoriale. Dobbiamo formarle, accompagnarle e farle crescere, anche sul mercato internazionale.”
“I risultati dello studio di Netcomm in collaborazione con Althesys evidenziano non solo che l’e-commerce è un settore molto dinamico che continua a crescere, ma anche che porta ricadute diffuse sul sistema socio-economico italiano. Benefici per i consumatori, acceleratore della crescita delle PMI, elemento abitatore delle esportazioni, sono alcuni dei fattori che contribuiscono a creare valore condiviso per il nostro Paese. Il comparto costituisce uno straordinario moltiplicatore per l’economia italiana: a un euro di valore aggiunto degli online seller ne corrispondono tre di benefici per il sistema, coinvolgendo quasi il 7% degli occupati in Italia”, afferma Alessandro Marangoni, CEO di Althesys e Presidente dello Shared Value Institute.
Dalla ricerca emerge chiaramente il dato strutturale sul moltiplicatore del valore: ad ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal comparto e-commerce, ne corrispondono tre di benefici per l’intero sistema economico italiano, tra ricadute dirette, indirette e indotte. Si tratta di un indicatore che evidenzia la forte capacità dell’e-commerce di attivare valore lungo tutte le maglie del sistema produttivo, confermando la natura interconnessa e sistemica del commercio digitale.
Il contributo fiscale complessivo prodotto dalla filiera raggiunge i 44 miliardi di euro, pari al 7,7% delle entrate fiscali italiane nel 2023, confermando il ruolo determinante dell’e-commerce nel sostenere la spesa pubblica e il benessere collettivo.
L’e-commerce e la sua filiera hanno coinvolto direttamente e indirettamente 1,8 milioni di lavoratori in Italia compreso l’indotto, in crescita del 15% tra il 2022 e il 2023, e pari al 6,8% degli occupati in Italia, e hanno contribuito a generare un totale di 40,3 miliardi di euro di salari lordi nella sola filiera (+13,8% rispetto al 2022). Di questi, 1,17 milioni di lavoratori sono impiegati direttamente nella value chain del commercio digitale: 310.000 nei comparti dei fornitori, 542.000 tra retailer, brand e marketplace, e 319.000 nei servizi di logistica, consegna e pagamento.
La creazione di valore è ben distribuita tra le diverse fasi della filiera. La componente a monte – che comprende fornitori di servizi informatici, consulenza, marketing e componentistica – ha generato 35,5 miliardi di euro, pari al 23,7% del valore complessivo. La fase centrale, costituita dagli online seller, ha prodotto il maggior impatto con 79 miliardi di euro, pari al 52,6% del totale. Infine, la fase di supporto alle attività di vendita online, come logistica e pagamenti digitali, ha generato 35,6 miliardi di euro, corrispondenti al 23,7%. Questi dati dimostrano la natura estesa e inclusiva dell’e-commerce, che attiva risorse, competenze e investimenti in comparti eterogenei e complementari.
Dal lato dei consumatori, i dati evidenziano che nel 2024 il 44,3% degli italiani sopra i 14 anni ha effettuato almeno un acquisto online, con un aumento di dieci punti percentuali rispetto al 2019. Il commercio elettronico ha consolidato il proprio ruolo non solo per il risparmio di tempo e l’ampiezza dell’offerta, ma anche per la trasparenza e la competitività dei prezzi.
Dal punto di vista del capitale umano, il settore sta contribuendo in maniera significativa alla qualificazione del lavoro, attraverso l’adozione di contratti collettivi nazionali, la formazione continua e programmi aziendali di upskilling digitale, che stanno promuovendo l’innovazione dei profili professionali e la resilienza dell’occupazione lungo tutta la filiera.
L’e-commerce sta assumendo un ruolo guida anche nella promozione di modelli di consumo circolari e sostenibili. L’introduzione di soluzioni logistiche a basso impatto ambientale, come i veicoli elettrici e il packaging riciclabile, ha contribuito in modo significativo alla riduzione delle emissioni di CO2. Oggi, la maggioranza degli imballaggi utilizzati nella logistica e-commerce è costituito da cartone ondulato, e l’Italia si sta già preparando al raggiungimento degli obiettivi del nuovo Regolamento UE 2025/40, che prevede il 40% di packaging riutilizzabile entro il 2030.
Reti, l’Europarlamento approva le proposte di modernizzazione
Il Parlamento europeo approva le proposte volte a modernizzare la rete elettrica dell’Ue, rafforzarne la resilienza, integrare le energie rinnovabili e semplificare le autorizzazioni per raggiungere gli obiettivi energetici dell’Ue. Lo afferma la plenaria di Strasburgo in una relazione approvata con 418 sì, 112 no e 45 astensioni. Il testo chiede l’attuazione del piano d’azione dell’Ue per la rete e sottolinea la necessità di investimenti significativi e di miglioramenti infrastrutturali per modernizzare e aumentare la capacità di trasmissione transfrontaliera. Il 2 giugno la Commissione europea ha pubblicato un documento di orientamento e proporrà un pacchetto europeo sulle reti entro la fine del 2025.
La relazione chiede norme e procedure più chiare ed efficaci per attrarre investimenti privati – oltre ai finanziamenti pubblici – e garantire che le tariffe di rete riflettano i costi reali. Si sottolinea inoltre la necessità di investimenti per affrontare le strozzature della rete e prevenire la riduzione deliberata della produzione di energia rinnovabile a causa dei limiti di capacità.
I parlamentari evidenziano l’importanza di una pianificazione più europea per collegare confini, settori e regioni, e affermano che le fonti di energia rinnovabile devono essere meglio integrate nelle reti elettriche e che dovrebbero esserci più interconnessioni transfrontaliere. Infine, secondo la plenaria garantire l’accettazione da parte dell’opinione pubblica e una comunicazione efficace con i cittadini è fondamentale per il successo dell’attuazione dei nuovi progetti di rete.
Clean Industrial Deal: Pe, combinare azione clima e competitività industrie
La banca per la decarbonizzazione industriale e il piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili sono strumenti fondamentali per la competitività e la resilienza dell’industria europea. Lo afferma la plenaria di Strasburgo del Parlamento Ue in una risoluzione non legislativa – passata con 381 voti favorevoli, 173 contrari e 13 astensioni – sul Clean Industrial Deal. Il testo sottolinea la necessità di combinare azione per il clima e competitività industriale.
Riguardo alla neocostituita banca per la decarbonizzazione industriale, i deputati fanno presente che gli investimenti dovrebbero basarsi sull’impatto sulle emissioni di carbonio, sulla scalabilità e sulla sicurezza delle forniture. Il Parlamento evidenzia poi la necessità di stimolare la domanda attraverso appalti pubblici e privati e chiede che il mercato Ue venga protetto dalla concorrenza sleale e dal dumping di sovraccapacità produttiva industriale da Paesi terzi. I parlamentari fanno presente inoltre l’importanza di un Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) efficace nel contesto dell’eliminazione graduale delle quote gratuite nel Sistema di scambio di quote di emissione (Ets).Nella risoluzione viene affrontata l’importanza della semplificazione normativa e la necessità di snellire le procedure autorizzative per sostenere la transizione e gli sforzi di innovazione delle piccole imprese. La plenaria vuole semplificare le domande di finanziamento, ridurre gli obblighi di rendicontazione e accelerare i progetti di piccola entità. Chiede inoltre la creazione di una giustificazione economica per gli assorbimenti permanenti di carbonio nelle prossime revisioni legislative, poiché la gestione del carbonio, compresa la cattura, lo stoccaggio, il trasporto e l’utilizzo, potrebbe essere necessaria per i settori difficili da decarbonizzare.
I deputati sostengono anche il piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili e le misure sulla domanda per potenziare le infrastrutture energetiche transfrontaliere e completare l’unione dell’energia. “La frammentazione attuale del controllo normativo e della pianificazione degli investimenti tra gli Stati membri ostacola l’integrazione e l’elettrificazione”, affermano con una nota. Si invitano infine gli Stati membri, gli operatori dei sistemi di trasmissione e la Commissione a fare di più per promuovere lo scambio transfrontaliero di elettricità.
Sostenibilità: Itelyum presenta il bilancio 2024
Itelyum, leader nella gestione sostenibile e nel riciclo dei rifiuti industriali, ha presentato il suo Bilancio di Sostenibilità 2024, che conferma il suo ruolo centrale come motore dell’economia circolare e come pilastro nella decarbonizzazione e nel recupero delle risorse idriche. In un contesto globale sempre più complesso e dinamico, il Gruppo conferma una crescita robusta e un impegno costante in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG).
Tra i principali highlights spiccano: 516 migliaia di tonnellate di CO2 evitate grazie ai processi circolari attivati per i clienti: Un tasso di circolarità dell’86%, in crescita del 2% rispetto al 2023; Una riduzione del 3% delle emissioni dirette e indirette (Scope 1 e 2), grazie principalmente a un’efficienza energetica sempre più affinata; Una diminuzione del 2% delle altre emissioni inquinanti rispetto al 2023; Un aumento del 7% della forza lavoro, con 1540 dipendenti al 31 dicembre 2024; Un incremento del 3% della presenza femminile in posizioni manageriali; Un aumento dell’11% del numero di ore di formazione procapite nel corso dell’ultimo anno, a testimonianza dell’investimento nelle competenze specialistiche.
L’impegno di Itelyum in termini di sostenibilità si riflette anche nelle rigorose attività di controllo e di gestione interna a garanzia di pratiche etiche e trasparenti lungo tutta la catena del valore.
“Siamo fieri di presentare il Bilancio di Sostenibilità 2024 in un momento cruciale per la nostra crescita e innovazione – dichiara Marco Codognola, Amministratore Delegato di Itelyum -. Il nuovo quartier generale di Milano è il cuore pulsante di questa evoluzione, un luogo pensato per favorire collaborazione, sviluppo delle competenze e creatività. Il lavoro quotidiano di quasi 1600 collaboratori in 52 sedi tra Italia e estero è la vera forza che ci consente di guidare la transizione verso un sistema industriale più sostenibile e resiliente”.
Il Gruppo conferma oggi il suo impegno a trasformare i modelli produttivi industriali verso soluzioni sempre più circolari, come dimostrano le acquisizioni avvenute nel primo semestre 2025 di Holding Gestione Ambiente S.p.A. e Specialacque srl con relative controllate, che rafforzano significativamente la presenza nel trattamento dei rifiuti liquidi.
“Siamo impegnati nel trattamento delle acque, nel disinquinamento e nella purificazione, investendo continuamente in tecnologie di riciclo avanzate – continua Codognola -. Questa è la nostra missione: proteggere l’ambiente e sviluppare un’economia circolare sempre più efficiente e responsabile”.
Alle ultime acquisizioni si aggiungono importanti sviluppi su fronti strategici: Finanziario, con l’emissione obbligazionaria da 725 milioni di euro nel mese di marzo, a conferma della fiducia degli investitori; ricerca e sviluppo, con il riconoscimento a livello europeo per il progetto di recupero delle terre rare; mercato, con l’ottenimento di certificazioni ISCC PLUS su alcuni dei propri prodotti, a garanzia di una filiera responsabile.
Maria Cristina Carlini