COSTRUIRE IL LAVORO

‘Costruzioni Migranti’ tra Lavoro, IA e Cittadinanza: un operaio su 3 è straniero, non adeguatamente inquadrato il 59%

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Difatti un operaio su tre è straniero, lavorando prevalentemente al nord Italia. La maggioranza ha un’età compresa tra i 26 e i 45 anni, il 58,8% non è adeguatamente inquadrato (dati Cnce ottobre 2022-settembre 2023). Un quadro complesso, composto da realtà eterogenee, differenti l’una dall’altra, ma con un sommerso di sfruttamento, tema recentemente affrontato nella XII Assemblea nazionale della Fillea Cgil dal nome “Costruzioni Migranti, tra Lavoro e Cittadinanza”, che si è tenuta a Brescia.

I Paesi che “contribuiscono” a questo costante afflusso di nuova manodopera straniera nei cantieri italiani sono l’Albania, l’Egitto, la Romania e il Marocco, per poi essere ‘convogliati’, attraverso un percorso non privo di impedimenti, verso i cantieri soprattutto del Nord Italia, che occupa la maggior parte di essi.

ANALISI – Da questo scenario si ha una visione privilegiata della “reazione a catena” che ha come suo punto d’inizio il sempre maggiore coinvolgimento di migranti nel settore edile e le loro condizioni di lavoro, che per natura tendono a rimanere sommersi. Il 58,8% di essi si presenta come operaio dalla scarsa esperienza nella professione, dirimente per accedere a salari e condizioni di lavoro più equi. E così ci troviamo davanti a dati che indicano una età media dei migranti nel settore tra i 26 e i 45 anni e una retribuzione spesso non adeguata alla mole e agli orari di lavoro. Un altro effetto della catena è forse il più preoccupante: la scarsa esperienza nel settore espone i lavoratori a rischi per la loro incolumità e quella dei loro colleghi. Rischi che nel 2023 per 176 lavoratori nell’edilizia si sono trasformati in incidenti mortali (dati Cnce ottobre 2022-settembre 2023). Dietro i dati però, c’è il costante impegno di chi cerca di fare emergere le condizioni di lavoro difficili che i migranti, e non solo, si trovano affrontare. Quindi su 700mila impiegati nel settore, infatti, ne provengono dall’estero 267mila, ovvero il 38% della forza lavoro totale. Tra questi, oltre ai paesi dell’est Europa prevalgono quelli del nord Africa, con quote significative provenienti da Egitto, Marocco e Tunisia, da cui provengono oltre 60mila operai. Tra i paesi in crescita, si notano nuovi ingressi da Pakistan, Gambia, Ghana e Brasile, nonostante le percentuali rimangano ancora sotto il 3% del totale dei lavoratori nati all’estero. I dati evidenziano le fragilità del lavoro migrante nel settore sono quelli relativi ai livelli di inquadramento.  Gli operai stranieri costituiscono la maggioranza della fascia più bassa e fragile della piramide edile. Sono al 60% non specializzati, di primo livello: è l’unico dei quattro livelli di inquadramento dove la quota straniera supera quella dei lavoratori nati in Italia. Salendo con le fasce la forbice si inverte e si allarga sempre di più: nel caso degli operai specializzati di quarto livello, dove le retribuzioni possono essere più alte anche del 50%, il rapporto diventa di uno straniero ogni quattro italiani.

Da qui il rilancio della sfida dei referendum, che lavoro e cittadinanza li tengono insieme. “Per noi la legalità è un mezzo estensivo di diritti e giustizia sociale valido per tutti. I migranti affrontano diverse sfide: orari lunghi, esposizione a rischi per salute e sicurezza oltre a discriminazione, difficoltà a integrarsi nella società locale” afferma il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco.

“Servono politiche di integrazione che possano aiutare a ridurre la vulnerabilità dei migranti e prevenire il caporalato, come ad esempio l’abolizione della Bossi-Fini. Le diverse vertenze che stiamo seguendo, ultima e recentissima la Giuliani Arredamenti (dove dopo oltre 100 ore di sciopero i sindacati hanno ottenuto la stabilizzazione di 84 operai in somministrazione, dimostrano che dobbiamo intervenire e il referendum rappresenta un primo passo, un’ottima occasione”.

Inoltre, “Vogliamo iniziare un percorso per costruire insieme diritti, tutele e cittadinanza per i migranti nuova forza lavoro del nostro Paese, considerando la legalità come strumento estensivo di diritti e giustizia sociale per tutti e tutte. Abbiamo deciso come Fillea Cgil con il massimo impegno di tutti di riprendere le assemblee sul tema delle politiche migratorie con l’augurio che questo appuntamento possa tracciare la via di un percorso strategico e di supporto reale ei lavoratori migranti. I temi di cui parleremo in queste giornate sono questioni che dobbiamo assumere tutti come prioritari, del resto si legano perfettamente al nostro agire contrattuale e al rinnovato impegno sui temi della legalità, della lotta alle mafie e del contrasto al lavoro nero e irregolare”.

“Il contesto storico attuale ci consegna, a livello globale, uno scenario politico di inasprimento e disumanizzazione complessiva delle politiche migratorie, a fronte di un incremento dei conflitti e in generale delle criticità economiche, climatiche, politiche, le cui responsabilità non sono estranee all’Europa, che accentuerà sempre più la vulnerabilità dei soggetti in cerca di protezione, aumentando la mobilità forzata di chi lascia il proprio paese di origine come unica opportunità di sopravvivenza”, scrive nella relazione il segretario generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco.

“Le destre sovraniste tendono sempre piu’, come strategia di ampliamento del consenso, ad alimentare la rappresentazione dell’invasione e della sostituzione etnica, mentre i dati messi a disposizione dal Dossier Statistico Immigrazione 2024 ci dicono che a fine 2023 i migranti forzati in Europa erano 8.4 milioni, pari al 7.2% del totale mondiale. La vera emergenza dunque è quella umanitaria che si consuma nei paesi di origine, nei paesi partner dei vari accordi di esternalizzazione delle frontiere come Libia e Tunisia e lungo le principali rotte migratorie, interessate sempre più da respingimenti forzati, rimpatri e barriere materiali ed amministrative opposte all’attività delle organizzazioni non governative”.  E ancora, “Secondo i recenti dati messi a disposizione dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) almeno 8.938 persone hanno perso la vita lungo le rotte migratorie nel 2024: il numero più alto mai registrato in un solo anno. Tuttavia si tratta di un dato parziale, in quanto non comprensivo delle migliaia di sparizioni e di decessi non documentati. In Italia i circuiti di accoglienza istituzionale sono stati pesantemente impoveriti e svuotati delle funzioni di supporto alla persona e all’integrazione ed ormai anche i richiedenti asilo ne sono esclusi. Riscontriamo fenomeno di criminalizzazione delle persone straniere e di chi è loro solidale, la profilazione etnica, la prospettazione dell’emergenza rappresentano gli obiettivi principali del Governo sia in termini di aggressione mediatica che di inasprimento delle norme, mentre le pratiche di sfruttamento dei lavoratori stranieri, quelle realmente criminali, coinvolgono sempre più ampie porzioni di tutti i settori dell’economia, nell’incapacità totale delle istituzioni di produrre misure adeguate a porre fine a, questa sì, un’altra vera emergenza. Si tratta delle stesse istituzioni che di fronte alla morte di Satnam Singh ed al crollo dell’Esselunga di Firenze hanno risposto con la patente a punti, la sicurezza di carta.

  1. IA. “Il settore delle costruzioni vive una fase di profonda trasformazione. Nuovi cicli produttivi, nuovi materiali e attenzione senza precedenti all’ambiente costruito – precisa Di Franco – L’intelligenza artificiale al servizio della digitalizzazione, dell’automazione e di una nuova pianificazione offre nuove traiettorie che riconfigurano il settore. Efficientamento dei processi, stampa 3d e intelligenza artificiale orientata alla produzione in serie spingono verso una edilizia industrializzata che produrrà effetti su tutta la filiera. Queste trasformazioni avvengono nel mentre cambia la popolazione attiva sia in edilizia che negli impianti fissi. I lavoratori migranti sono già la maggioranza in molte aree del Paese. Non parliamo più di un fenomeno ma di una realtà che dai temi contrattuali a quelli organizzativi impone nuove sfide, su cui siamo già in ritardo. Un settore che corre sull’innovazione ma che arretra sui diritti rischia di generare un modello produttivo perdente che non produrrà nessun valore aggiunto. Utilizzare come elemento competitivo lo sfruttamento della manodopera migrante sta già producendo concorrenza sleale ed un arretramento complessivo dei diritti di tutti i lavoratori. Lo abbiamo visto nella vertenza Giuliani arredamenti, probabilmente l’emblema di questa distorsione dei fattori produttivi”.

“L’assemblea di Brescia è stata la giusta occasione per riprendere le fila di un tema urgente per futuro e crescita di questo Paese. La sfida più grande della tornata referendaria è riuscire ad attraversare il mare dell’astensionismo e approdare al quorum, necessario per validare l’esito della consultazione.  Pertanto vogliamo proseguire un percorso, nutrito e arricchito dai nostri lavoratori. Servono politiche di integrazione che possano aiutare a ridurre la vulnerabilità dei migranti e prevenire il caporalato, come ad esempio l’abolizione di leggi come la Bossi-Fini. Le diverse vertenze che stiamo seguendo, ultima e recentissima la Giuliani Arredamenti, dimostrano che dobbiamo intervenire e il referendum rappresenta un primo passo, un’ottima occasione, anche per questo l’8 e il 9 giugno dobbiamo andare a votare i referendum”.

FILLEA CGIL
di FILLEA CGIL

Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini

La FILLEA – Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini – è la categoria della CGIL che organizza – e ne difende i diritti collettivi ed individuali – le lavoratrici ed i lavoratori dei vari comparti che compongono il vasto settore delle “costruzioni”: edilizia, cemento, laterizi, lapidei, legno-arredo, comprese alcune produzioni di nicchia, piccole come numero di addetti ma note ed apprezzate in tutto il mondo per la straordinaria qualità del prodotto, tra cui ricordiamo gli interni in legno della nautica e dei camper, la produzione del sughero, il restauro, il cotto toscano. E’ stata fondata il 15 agosto 1886 a Genova la Federazione Muraria. E’ la data d’inizio di un percorso complesso e affascinante, fatto di lotte e conquiste, che arriva fino ai giorni nostri.
La FILLEA è il più grande sindacato italiano delle costruzioni, fa parte della Federazione europea e mondiale dei lavoratori edili e del legno (FETBB e BWI), collabora con associazioni italiane ed internazionali sui temi della difesa dei diritti e della salute dei lavoratori, della lotta per la legalità e contro sfruttamento ed il caporalato, per il giusto inquadramento e per maggiore formazione e professionalità, in particolare nel settore dell’edilizia, contro gli infortuni sul lavoro e per salari più giusti, contro ogni forma di precariato e discriminazione. È tra i soci fondatori di uno dei più antichi e importanti sistemi mutualistici di tutela delle lavoratrici e lavoratori, molti dei quali dipendenti di piccole e piccolissime aziende: le Casse Edili, le Scuole Edili e i Comitati Territoriali per la salute e sicurezza (CPT).

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