Sostenibilità
Inwit INVESTE altri 1,5mld al 2030 per la digitalizzazione delle torri telco
Secondo i numeri contenuti nello studio realizzato da Ambrosetti, nel decennio 2015-2024 la condivisione di torri di telecomunicazione mobili ha permesso di risparmiare suolo e risorse materiali ed energetiche, limitando la costruzione di infrastrutture digitali aggiuntive evitando l’emissione di oltre 2,5 milioni di tonnellate di CO₂. Solo lo scorso anno, il gruppo guidato da Diego Galli ha destinato il 30,5% dei propri ricavi a nuovi investimenti (+11,2% sul 2020). Impatto da oltre 27 milioni sul settore delle costruzioni.
IN SINTESI
Nel mare magnum e parecchio mosso del Pnrr, se è vero che anche la digitalizzazione procede al ralenti dall’altro lato dal 2025 al 2030 soltanto Inwit investirà un miliardo e mezzo per migliorare e accelerare lo sviluppo infrastrutturale nel comparto delle telecomunicazioni. Un bottino che si va ad aggiungere agli 1,4 miliardi stanziati dal 2015 allo scorso anno, di cui solo per il 2024 è stato allocato al 71% sulla transizione blu. Numeri e programmi importanti, dunque, che nel tempo dovranno fare i conti col problema italiano della messa a terra dei progetti, in termini di spesa e rendicontazione effettive. Cioè, le criticità emerse dal bollettino Openpolis-Assonime di marzo scorso.
Ma il lavoro portato avanti da Inwit è importante anche sul fronte ambientale-energetico, con la condivisione di torri di telecomunicazione mobili che ha consentito di risparmiare suolo e risorse materiali, limitato la costruzione di infrastrutture digitali aggiuntive ed evitato l’emissione di oltre 2,5 milioni di tonnellate di CO₂, equivalenti a quelle di 1,7 milioni di voli intercontinentali Roma – New York. In termini di costi non pervenuti agli operatori, invece, parliamo di 15,8 miliardi nel decennio scorso. Inoltre, secondo le rilevazioni Teha, nei cinque anni successivi alla separazione tra servizi e infrastrutture il pil è cresciuto in media di 1,6 punti percentuali e la crescita dell’occupazione ha registrato un differenziale positivo di 1,4 pp.
Impatto da oltre 27 milioni sulle costruzioni
Sul sistema Italia, Inwit ha generato un impatto complessivo di circa 1,3 miliardi di euro nel solo 2024 ed un impatto cumulato nel periodo 2020-2024 pari a 5,3 miliardi di euro. Solo lo scorso anno, il gruppo ha generato un Valore Aggiunto diretto pari a 969,1 milioni di euro, con un tasso di crescita medio annuo dell’+11,7% nell’ultimo quinquennio. A questo contributo si aggiunge quello derivante dall’attivazione della filiera di fornitura e subfornitura nazionali (Valore aggiunto indiretto, per oltre 261 milioni) e dai consumi attivati per effetto delle retribuzioni pagate per la quota parte relativa agli acquisti (Valore Aggiunto indotto, per oltre 40 milioni). Guardando ai singoli settori, i benefici indiretti hanno riguardato lo scorso anno la manifattura (58,3 milioni di euro), le telecomunicazioni (53,8 milioni di euro), le costruzioni (27,4 milioni di euro), le attività professionali e tecniche (24,8 milioni di euro) e il commercio (23,3 milioni di euro), per un totale di 302 milioni di euro. Questa ricaduta indiretta e indotta si riflette anche a livello geografico, con effetti significativi in Lombardia (84,9 milioni di euro), Lazio (47,9 milioni di euro) e Veneto (44,1 milioni di euro).
Sul fronte occupazionale, invece, il gruppo ha sostenuto un totale di circa 3.200 posti di lavoro in Italia, con un moltiplicatore occupazionale pari a 9,7x: per ogni dipendente diretto, vengono attivati ulteriori 8,7 posti di lavoro lungo le filiere economiche collegate. Particolarmente significativo è che la quota di donne occupate in INWIT è del 40% sul totale, un valore superiore sia alla media settoriale che italiana. Le regioni maggiormente coinvolte sono Lombardia, Lazio e Veneto, seguite poi da Piemonte, Abruzzo, Campania e Puglia.
Una torre almeno in otto comuni su dieci
Sempre a livello geografico, Inwit vanta attualmente oltre 25mila torri: almeno una nell’82% dei Comuni, con una densità media di una torre ogni 3 km nelle aree rurali e ogni 500 metri nei centri urbani ad alta densità abitativa. Il Piano Italia 5G del Pnrr prevede nuove infrastrutture digitali in 1.385 aree a fallimento di mercato e allo scorso anno, al 2024 Inwit conta almeno una propria torre in oltre il 70% dei comuni italiani classificati dall’Istat a elevata vulnerabilità sociale ed economica. Cioè, i 3.160 Comuni che ospitano circa 23,2 milioni di residenti, pari a oltre il 91% della popolazione che vive in aree svantaggiate. In tali territori, nel 2024, l’azienda ha attivato più di 1.800 nuove ospitalità, dimostrando un impegno concreto nel garantire accesso a servizi digitali essenziali anche nelle zone più fragili.
Guardando, ancora, alle aree montane, rurali e interne, si conta un tasso di presenza infrastrutturale rispettivamente del 62,1%, 67,1% e 67,6% dei comuni. Sono quindi 7 milioni di residenti montani, 12,2 milioni di abitanti nelle aree rurali e 11,5 milioni nelle cosiddette aree interne i cittadini coinvolti. Il prossimo obiettivo, invece, condiviso con Anci, Uncem, Presidenza del Consiglio e Infratel è portare infrastrutture in 900 comunità montane e interne in digital divide, semplificando i processi autorizzativi e accelerando i tempi di realizzazione previsti dal Piano Italia 5G – Pnrr.
Al 2030 obiettivo 60MWp da fotovoltaico
Guardando agli obiettivi energetici e ambientali, Inwit ha toccato un risparmio – nel quinquennio 2020-2024 – equivalente al fabbisogno annuo di oltre 11.000 famiglie italiane e le emissioni evitate hanno superato le 86.860 tonnellate di CO₂, equivalenti all’assorbimento annuo di circa 766.000 alberi.
C’è poi il target sul fotovoltaico: tra il 2021 e il 2024 il numero di impianti installati è cresciuto di oltre 20 volte, raggiungendo una potenza cumulata di circa 3 MWp per un totale di 650 impianti e una produzione di circa 2.986.071 kWh (consumi di oltre 1.100 famiglie italiane). E secondo il Piano Industriale 2030, Inwit punta a raggiungere una produzione aggiuntiva di circa 60 MWp da fotovoltaico, superando la copertura del 90% del fabbisogno energetico con nuovi investimenti in efficienza energetica e nell’acquisto e autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un ulteriore segno del legame fra transizione verde e digitale.