RINVIATO IL DL INFRASTRUTTURE
Palazzo Chigi e le tensioni nella maggioranza stoppano Salvini sulle polizze decennali postume. Passi avanti (piano) sulla rigenerazione urbana

MATTEO SALVINI MINISTRO
Slitta l’approvazione del decreto legge Infrastrutture confezionato dal ministro Salvini e bloccato proprio quando doveva andare al Consiglio dei ministri ipotizzato per ieri. Tutto rinviato, il Cdm si terrà forse la prossima settimana. C’è bisogno di ulteriori approfondimenti sul testo, è la versione ufficiale: superate le molte obiezioni mosse nelle settimane scorse dalla Ragioneria generale dello Stato, ora sarebbe anche Palazzo Chigi a chiedere chiarimenti a Salvini su alcune norme di modifica del codice degli appalti, in particolare quella che riduce il limite minimo di indennizzo del 20% per le polizze decennali postume.
Questione delicatissima visto che queste polizze coprono i rischi di danni causati da errori nella realizzazione dell’opera per i dieci anni successivi al collaudo. E sono in molti a essersi chiesti – anche a Palazzo Chigi – quale urgenza ci fosse a modificare questa norma che finora nessuno aveva pensato di mettere in discussione. Tanto più che il ministro Salvini ha finora tenuto una rigorosissima posizione di difesa del codice degli appalti dalle molte richieste di modifica e si è sempre attestato su una linea fortemente conservativa del testo diventato operativo il 1° luglio e poi corretto una sola volta con il correttivo di fine 2024.
Ma la delicatezza di una decisione su questo tema – che impatterebbe in termini di riduzione di costi assicurativi per l’appaltatore di opere di importo superiore ai due miliardi come il Ponte sullo Stretto ma allo stesso modo ridurrebbe le garanzie e le tutele per la stazione appaltante – non è l’unico tema che ha consigliato un rinvio del decreto legge. C’è anche un tema politico, in questo momento sono fortissime le tensioni nella maggioranza, anche in relazioni a questioni che governa o dovrebbe governare direttamente il ministro Salvini.
Uno di questi temi è Genova – che va al voto il 25 maggio per le comunali – dove qualche nervosismo crea la normina proposta da Salvini di Matteo Paroli a Presidente dell’Autorità portuale del Mare Ligure occidentale. Tensioni recenti anche sull’appalto della Diga Foranea con i sette cassoni già depositati sul fondo che sono stati considerati “non collaudabili” e sarebbero da sostituire secondo il viceministro leghista Rixi, mentre il presidente della Regione Bucci sostiene che andrebbero comunque salvati.
Sempre con Salvini l’altro elemento di forte tensione, in questo caso con Forza Italia, è la legge sulla rigenerazione urbana in discussione all’ottava commissione del Senato, che il partito guidato da Antonio Tajani considera una priorità assoluta, mentre la Lega sta cercando di smontare pezzo a pezzo con una serie di emendamenti presentati dalla senatrice Minasi e con le resistenze del Mef a reperire risorse per il fondo nazionale previsto dalla stessa legge e per eventuali sconti fiscali che pure si stanno ipotizzando. La legge è ormai bloccata da tre mesi, proprio da quando si doveva passare al voto degli emendamenti. Una riunione di maggioranza, martedì sera, ha evitato rotture e ha consentito di fare qualche piccolo passo avanti, ma le questioni da affrontare sono numerose e complicate e non sembra proprio esserci uno spirito unitario nel centro-destra. In testa alle questioni da risolvere proprio quella delle risorse per il Fondo nazionale su cui Salvini e Giorgetti si riservano di dare una risposta nei prossimi giorni.
L’impressione è che le due questione in qualche modo si intreccino e che il via libera al provvedimento di Salvini, sia pure con qualche inevitabile correzione, vedrà la luce quando si sarà fatta almeno un po’ di chiarezza sul percordo della legge sulla rigenerazione urbana.