IL CONVEGNO

Appalti, digitale GARANZIA di algoritmi giusti per l’applicazione di Ia

Alla vigilia dello sbarco in Consiglio dei ministri del decreto infrastrutture, a Palazzo Spada si sono confrontati tanti interlocutori del mondo dei contratti pubblici per capire quanto possono essere ampie le maglie della digitalizzazione anche in questo settore. Tra le chiavi di lettura più comuni, quella per cui questo processo deve riguardare tutte le fasi dell’opera dalla progettazione all’esecuzione.

13 Mag 2025 di Mauro Giansante

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Completa, consapevole, trasparente. La digitalizzazione negli appalti può e deve proseguire sulla base di questi pilastri. Se n’è parlato ieri a Palazzo Spada nel convegno di presentazione del libro scritto a sei mani da Anna Corrado, Elena Griglio e Gabriella M. Racca (di cui avevamo scritto ieri qui). E a mettere in fila le chiavi di lettura dibattute dai tanti relatori protagonisti è stato il presidente dell’Anac, Giuseppe Busìa. Per il quale, facendo ordine, “sono quattro le lezioni che arrivano dalla digitalizzazione”. La trasformazione multipla che ne scaturisce, il coinvolgimento di tutto il ciclo vita dell’opera, gli effetti per le stazioni appaltanti e gli operatori economici, gli effetti per l’applicazione dell’intelligenza artificiale.

Guardandoli uno ad uno, allora, il carattere multitrasformativo del processo digitale negli appalti fa sì che “i cambiamenti li osserveremo progressivamente, dal risparmio dei costi alla semplificazione e l’accelerazione per le stazioni appaltanti e gli operatori economici”, ha spiegato il numero uno dell’Anticorruzione. “La digitalizzazione, poi, non è e non sarà solo del procedimento ma riguarderà tutto il ciclo vita delle opere. Questo garantisce concretezza, rispetto dei diritti, legalità”. Il terzo fattore, invece, è quello per cui “questo processo non è un capitolo a sé ma un presupposto per le stazioni appaltanti e uno strumento di qualificazione per capirne l’operato, offrendo loro nuovi servizi”. Per Busìa, la trasparenza è il prerequisito della riuscita di questa filiera, “per una maggior qualità”. I numeri del 2024, ricordati dal presidente di Anac, parlano chiaro con oltre un milione di affidamenti digitalizzati nei primi mesi rispetto ai 47mila del passaggio dal 2022 al 2023. Quarto punto: “non bast scrivere una legge”, ha ammonito ancora Busìa. Parlando di un cambiamento circolare che riguarderà anche le autorità indipendenti come Anac stessa.

Ma gli effetti di tutto questo processo agevoleranno l’applicazione e l’operato dell’intelligenza artificiale anche in questo settore. “Perché con il digitale si raccolgono dati e informazioni puliti che alimentano gli algoritmi dell’Ia”, ha spiegato Giuseppe Busìa. “Dati che sono puliti, esatti e quindi sempre più preziosi da utilizzare”. Perché, ha ribadito, “al centro rimangono sempre le persone, da tutelare. Ma gli algoritmi vanno avanti e questa è anzitutto una sfida culturale”.

Da qui, ulteriori sette lezioni finali. “Occorre parlare al plurale di intelligenze artificiali, perché ci sono tanti algoritmi”, ha spiegato. Due: Servono dati esatti da fornire. Tre: la sperimentazione non finisce mai. Quattro: “Non bisogna delegare a fornitori esterni, occorre istruire le amministrazioni” nell’uso di queste tecnologie e del digitale. Poi, c’è il tasto valoriale da preservare, ed è per Busìa un “problema tecnico e politico”. Che, magari, verrà affrontato in Europa visto che “ora siamo nella fase ascendente delle direttive comunitarie. Dobbiamo guardare all’Ue.” Il tutto, però, mantenendo la collaborazione: “è il vero fil rouge per governare la digitalizzazione”. Altre vie, insomma, non sembrano esserci.

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