IL RAPPORTO ASVIS

Sostenibilità STRATEGICA per l’Italia: può valere +1,1% sul Pil al 2035 e +8,4% al 2050. Enrico Giovannini: “Accelerare la transizione blu e verde con investimenti, le costruzioni possono crescere del 6,9% in dieci anni”

07 Mag 2025 di Mauro Giansante

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Sostenibilità STRATEGICA per l’Italia: può valere +1,1% sul Pil al 2035 e +8,4% al 2050. Enrico Giovannini: “Accelerare la transizione blu e verde con investimenti, le costruzioni possono crescere del 6,9% in dieci anni”

Competitività e sostenibilità non sono in contraddizione, anzi. Sono due leve che, insieme, possono trainare la crescita dell’Italia nei prossimi decenni. Come? Secondo gli scenari di Asvis – l’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile – contenuti nel nuovo rapporto di primavera, accelerare la transizione digitale e ambientale (blu e verde) può portare un pil più alto dell’1,1% al 2035 e dell’8,4% nel 2050, con dinamiche positive per l’industria, l’agricoltura e i servizi, disoccupazione più bassa, riduzione del debito pubblico, nonostante l’aumento degli investimenti. Tale accelerazione doppia implicherebbe, ad esempio, azioni per rallentare il riscaldamento globale, per puntare sull’innovazione e l’aumento dell’efficienza energetica, contribuendo anche a ridurre la spesa per i danni ambientali e ad aumentare le entrate fiscali.

 

 

I settori in crescita: costruzioni a +6,9% nel 2035

Per il direttore scientifico dell’alleanza, Enrico Giovannini, “rispetto allo scenario di base, il valore aggiunto della manifattura resterebbe invariato nel 2035, ma crescerebbe del 9,3% nel 2050; quello dei servizi aumenterebbe dello 0,5% nel 2035 e del 5,9% nel 2050; quello delle costruzioni del 6,9% e del 18,2%; quello dell’agricoltura resterebbe stabile nel 2035, ma crescerebbe del 7,1% nel 2050; quello delle utilities del 13,9% nel 2035 e del 52,6% nel 2050 (con la ricomposizione a favore della generazione e distribuzione di energia elettrica da rinnovabili)”.

In termini aggregati, dice il rapporto, il comparto industriale vedrebbe il valore aggiunto aumentare dell’1,7% nel 2035 e del 14,9% nel 2050, un valore maggiore di quello che sperimenterebbe la Germania nello stesso periodo. Anche per i servizi si registrerebbe un risultato complessivamente positivo, visto che presentano una bassa intensità energetica, che li rende più protetti dai costi della transizione energetica e dalla debolezza della spesa dei consumatori.

Imprese, quasi il 50% impegnate in economia circolare

Sul fronte delle imprese, chi investe in sostenibilità vede aumentare la produttività, la competitività e la solidità finanziaria. Ad esempio, dice Asvis, se il 34,5% delle pmi e il 73,8% delle grandi imprese sono già impegnate in attività di tutela ambientale, quelle manifatturiere sostenibili registrano una produttività più alta del 5-8% rispetto alle altre.

Ancora: quasi il 50% delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica di economia circolare con risultati finanziari migliori, maggiori investimenti e minore indebitamento. Il 92% delle imprese familiari e l’89% delle non familiari riconosce che integrare la sostenibilità nel business porta benefici, a partire dalla reputazione e fiducia nel brand: per questo è tra gli obiettivi prioritari dei prossimi tre anni.

“Nel 2023 abbiamo sostenuto oltre 4.000 programmi di investimento legati ai temi della sostenibilità, che hanno generato oltre 10 miliardi di investimento e hanno goduto di circa 2 miliardi e mezzo di agevolazioni. I progetti che quotidianamente analizziamo, soprattutto quelli legati al mondo delle startup e più in generale delle nuove imprese giovanili e femminili, hanno una sempre maggiore attenzione a questi temi”, ha detto ieri Luigi Gallo, Responsabile Incentivi e Innovazione di Invitalia.

Gli scenari

Rispetto agli obiettivi 2030, il nostro Paese procede ancora troppo lentamente. Come si vede dai grafici qui sotto, gli indicatori compositi elaborati dall’Asvis mostrano peggioramenti rispetto al 2010 per sei Goal: 1 (povertà), 6 (acqua e sistemi igienico-sanitari), 10 (disuguaglianze), 15 (ecosistemi terrestri), 16 (governance) e 17 (partnership). Miglioramenti molto contenuti, meno di un punto all’anno, si registrano per sei Obiettivi: 2 (cibo), 7 (energia pulita), 8 (lavoro e crescita economica), 11 (città sostenibili), 13 (clima) e 14 (ecosistemi marini). Guardando ai 37 obiettivi quantitativi tratti da strategie ufficiali nazionali e europee, anche sulla base delle previsioni al 2030: per otto è possibile raggiungere o avvicinarsi all’obiettivo (il 21,6%); significativamente per sette si registra un andamento discordante tra il lungo e il breve periodo (il 21,6%); miglioramenti più consistenti si evidenziano per quattro Goal: 3 (salute) 4 (educazione), 5 (genere) e 9 (innovazione). Unico Goal con un aumento superiore al punto all’anno è quello relativo all’economia circolare (12). per ventidue non si raggiungerà l’obiettivo (il 59,5%).

 

 

Ma l’unica opzione è accelerare sulla transizione. Per Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis, “l’inazione ha costi crescenti, mentre investire nella sostenibilità conviene, perché aumenta la redditività delle imprese e genera benessere sociale”. Eppure, a livello globale le sfide del clima e delle condizioni sociali continuano a tenere sulle spine anche Italia ed Europa. Per Asvis, nello scenario “Transizione Tardiva”, le conseguenze per l’economia italiana sarebbero decisamente negative con un pil inferiore a quello tendenziale del 2,4% nel 2035. Nello scenario “Catastrofe Climatica”, nel 2050 si ridurrebbe del 23,8%, con una tendenza all’ulteriore peggioramento nella seconda parte del secolo. Ecco perché, conclude il rapporto, serve un Piano di Accelerazione Trasformativo (Pat), che era stato già promesso dall’Italia in sede Onu nel 2023.

 

 

 

 

 

 

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