Le proiezioni macroeconomiche

Bankitalia taglia le stime del Pil, a RILENTO gli investimenti

Alla luce della nuova guerra commerciale, arriva anche dalla Banca d’Italia il taglio delle stime di crescita dell’economia italiana: nel 2025  è prevista una crescita dello 0,6% con una revisione al ribasso di due punti percentuali rispetto alle ultime proiezioni di dicembre. A sostenere la crescita sono in consumi. Stentano gli investimenti che risentono delle incertezze di questa fase.

06 Apr 2025 di Maria Cristina Carlini

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Anche la Banca d’Italia taglia  le stime di crescita dell’economia italiana. Le nuove previsioni di Palazzo Koch  sono arrivate nel venerdì nero delle borse mondiali, affondate dall’offensiva commerciale dell’Amministrazione Trump. Come spiega l’istituto centrale le nuove proiezioni per il triennio 2025-2027,  sono basate sulle informazioni disponibili al 28 marzo per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 2 aprile per i dati congiunturali. Incombe “un’incertezza particolarmente elevata” , avverte Bankitalia , che “deriva dall’evoluzione delle politiche commerciali”. Lo scenario previsivo presentato include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti. In particolare, l’analisi non considera l’impatto di possibili misure ritorsive da parte dell’Unione europea e delle altre economie; non si considerano inoltre le possibili ricadute degli annunci sui mercati internazionali.

Fatte queste doverose premesse, in questo scenario il prodotto aumenta dello 0,6% nell’anno in corso dallo 0,8% delle precedenti proiezioni di dicembre,  dello 0,8% nel prossimo rispetto a 1,1% e dello 0,7% nel 2027 rispetto a 0,9%.  Ma questa crescita asfittica già di per sé e ora così esposta alle turbolenze della guerra dei dazi su cosa può contare? La risposta di Bankitalia è chiara. A sostenere la crescita è soprattutto l’espansione dei consumi , che hanno un tasso di crescita superiore al Pil – 1% nel 2025, 1,2% nel 2026 e 1,2% nel 2027 – favorita dalla ripresa del reddito disponibile reale. Di contro, quello che emerge con altrettanta chiarezza  è che, sicuramente, non può contare sullo slancio degli investimenti. Le ultime proiezioni tratteggiano un quadro  ancora carico di ombre pur in presenza di alcuni segnali più positivi, la cui tenuta sarà tutta da verificare proprio alla luce dell’incertezza che incombe. Gli investimenti fissi lordi sono previsti in crescita dello 0,6% nel 2025, dello 0,4% nel 2026, dello 0,6% nel 2027. Le proiezioni dello scorso dicembre, mostravano un dato decisamente peggiore per il 2025 -0,5% mentre per il 2026 la crescita era più marcata con +1,2%. Il dato per il 2027 rimane in linea con la nuova stimaci +0,6%.

Nel dettaglio, ad accusare il colpo sono soprattutto gli investimenti in beni strumentali, la cui crescita viene ridimensionata dalle ultimo stime:1,1 nel  2025, 1,8% nel 2026 e 0,7% nel 2027 mentre nella proiezione di dicembre, veniva, rispettivamente, stimato nel triennio in considerazione un aumento del 2,7%, 3,6% e 1,4%. Più roseo  – ma si fa per dire- appare ora  il quadro degli investimenti nelle costruzioni: +0,2% nel 2025, -0,8% nel 2026, +0,4%. Questi dati confrontano con le stime di dicembre che erano tutte con il segno meno: -3,3% nel 2025, -1,1% nel 2026, -0,4% nel 2027.

“Gli  investimenti beneficiano delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ma sono penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali e dai perduranti effetti del venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale”, avverte Bankitalia.  “Gli investimenti – spiega ancora Bankitalia – si espanderebbero in misura contenuta. La spesa in costruzioni, sebbene frenata dalla rimozione degli incentivi all’edilizia residenziale, beneficerebbe della finalizzazione dei progetti finanziati con i fondi del PNRR. L’investimento in beni strumentali risentirebbe dell’incertezza generata dal maggiore protezionismo, i cui effetti sarebbero tuttavia più che compensati quest’anno dallo stimolo derivante dagli incentivi connessi con i programmi Transizione 4.0 e 5.0”.

Anche dalla Banca d’Italia arriva, dunque, un nuovo campanello d’allarme sul debole apporto degli investimenti che dovrebbe, invece ,essere una leva fondamentale della  crescita dell’economia anche e soprattutto perché è dal maggiore impulso agli investimenti può arrivare una spinta al recupero di produttività, tallone d’Achille dell’economia italiana m anche europea rispetto ai principali competitor mondiali.

Secondo Bankitalia, poi, la progressiva trasmissione alle condizioni di finanziamento della riduzione dei tassi di interesse eserciterebbe un impatto positivo soprattutto nel prossimo biennio. Le esportazioni risentirebbero in misura significativa degli effetti dell’incremento dei dazi da parte degli Stati Uniti, rimanendo pressoché stagnanti nell’anno in corso e tornando a crescere gradualmente nel prossimo biennio, seppure in misura inferiore a quella della domanda potenziale di beni e servizi. La Banca d’Italia mette poi in guardia dai rischi di un rialzo dei prezzi al consumo. L’inflazione potrebbe subire, specie nel breve termine, pressioni al rialzo derivanti da un aumento ritorsivo dei dazi da parte della UE. D’altro canto, il forte deterioramento della domanda determinato da un impatto più marcato dell’irrigidimento delle politiche commerciali eserciterebbe effetti di segno opposto, che tenderebbero a prevalere verso la fine del triennio di previsione.

 

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