LA GIORNATA

Macron: “Ancora sanzioni a Russia”. Divisione sui soldati a Kiev

  • La Ue risponde a Trump:  “massimo impatto dai controdazi”
  • Pnrr, Foti: “attivato il 92% del Piano, raggiunto il 54% degli obiettivi totali”
  • Piano Mattei, incontro Italia-Ue per rafforzare la collaborazione con l’Africa
  • Ansfisa:  nel 2024 rafforzati i monitoraggi sulle infrastrutture, monitorati 3000 chilometri di strade e autostrade, ispezionati 1000 treni
  • Conti pubblici, l’Upb invia al Mef i rilievi al quadro macroeconomico tendenziale del prossimo documento programmatico

27 Mar 2025

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“Putin finge soltanto di negoziare, le sanzioni contro la Russia restano”. Ad annunciarlo è stato il presidente francese, Emmanuel Macron, al termine del vertice di Parigi con i ‘volenterosi’ sull’Ucraina. Niente unanimità, invece, sull’invio di soldati come peacekeeper. Presente la Giorgia Meloni. L’incontro, ha riferito Palazzo Chigi, “ha permesso di ribadire l’impegno dei partner europei e occidentali per una pace giusta e duratura, che necessita del continuo sostegno all’Ucraina e di garanzie di sicurezza solide e credibili che il Presidente del Consiglio ha riaffermato debbano trovare fondamento nel contesto euroatlantico, anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall’articolo 5 del Trattato di Washington”. Sono ipotesi su cui  Macron “ha sollevato con interesse l’opportunità di un approfondimento tecnico, che il Presidente Meloni ha accolto con favore”. Nel corso della riunione i Leader hanno anche discusso l’importanza di una efficace attuazione e monitoraggio del cessate il fuoco, su cui si sta facendo spazio un possibile ruolo delle Nazioni Unite, in linea con la posizione del Governo italiano. Il Presidente del Consiglio ha, inoltre, indicato come sia ora importante poter estendere il cessate il fuoco parziale alle infrastrutture civili, come le scuole e gli ospedali, con l’obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco totale. Ribadendo che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno, Meloni ha sottolineato l’importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per fermare il conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina, auspicando il coinvolgimento di una delegazione americana al prossimo incontro di coordinamento.

La Ue risponde a Trump:  “massimo impatto dai controdazi”

Contromossa dell’Unione europea ai dazi imposti dall’Amministrazione Trump: Bruxelles ha annunciato l’arrivo di controdazi su una lista di prodotti ‘ben selezionati per provocare il massimo impatto nei confronti degli Stati Uniti e ridurre al minimo l’impatto sull’economia dell’UE’, fa sapere la Commissione. “Siamo pronti a salvaguardare i nostri interessi economici e se necessario daremo una risposta ferma, proporzionata, robusta, ben calibrata e tempestiva a qualsiasi misura ingiusta e controproducente da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato un portavoce della Commissione europea. “La priorità è trovare una soluzione negoziata, una soluzione che vada bene per entrambe le parti, per l’Ue e per gli Usa, una soluzione che rafforzi le nostre relazioni commerciali ed economiche, che sono di gran lunga le più preziose e importanti al mondo: vogliamo costruire queste relazioni, non distruggerle”, ha continuato. L’Ue “non vorrebbe dover imporre contromisure alle importazioni statunitensi”, ritenendo che questo non sia utile a nessuno, e sia un autolesionismo economico interattivo da parte degli Stati Uniti”, ha aggiunto.

Pnrr, Foti: “attivato il 92% del Piano, raggiunto il 54% degli obiettivi totali”

Il Pnrr si appresta a imboccare gli ultimi tornanti. Manca poco di un anno alla scadenza di giugno 2026 e il Governo mostra grande ottimismo. Anzi di più, rivendica il primato italiano rispetto ai traguardi tagliati e obiettivi raggiunti rispetto agli altri Paesi Ue con Il 92% dell’intero piano attivato.  Nella relazione approvata  ieri dalla cabina di regia sul Pnrr e pronta per l’invio alle Camere, la premier Giorgia Meloni sottolinea che l’Italia è in testa per numero di obiettivi conseguiti, per risorse ricevute e per numero di richieste di pagamento formalizzate e incassate. Il ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti,  ha illustrato il lavoro svolto dal Governo nel secondo semestre 2024. “Con il pagamento della settima rata l’Italia confermerà il primato europeo nell’avanzamento del Piano, con 140 miliardi di euro ricevuti, corrispondenti al 72% della dotazione complessiva e, in termini di performance, con 337 obiettivi conseguiti, pari al 54% degli obiettivi totali programmati. Dalla Relazione, con riferimento all’avanzamento fisico delle misure, emerge che circa il 92% dell’intero Piano risulta attivato, in fase di attivazione o in chiusura, con una spesa in costante aggiornamento che si è attestato – al 31 dicembre 2024 – a 63,9 miliardi di euro, superando il 52% delle risorse finora ricevute. Massima attenzione è garantita alla Quota Sud, con 59,3 miliardi di euro destinati al Mezzogiorno, pari al 40,8% delle risorse territorializzabili. Ora è il momento delle responsabilità. L’attività proseguirà nei prossimi mesi e vedrà il Governo Meloni, le amministrazioni, le prefetture, i soggetti attuatori e tutte le istituzioni preposte produrre il massimo sforzo per raggiungere gli obiettivi inseriti nelle ultime tre rate del Piano, anche attraverso un suo eventuale aggiustamento. Verranno salvaguardate tutte le risorse richieste per la crescita economica e sociale dell’Italia, con effetti positivi nella vita reale dei cittadini e delle imprese”.

Nel corso della Cabina di regia sono stati anche evidenziati i principali interventi normativi adottati a sostegno dell’attuazione del PNRR e dettagliatamente illustrati nella Relazione. Si tratta, in particolare, del decreto-legge n. 19/2024 che ha portato i soggetti attuatori ad aggiornare i dati sulla piattaforma ReGiS, ha rafforzato la governance delle azioni antifrode e ha visto la piena operatività di oltre cento cabine di coordinamento presso le Prefetture, rendendo più efficace il raccordo tra la Struttura di missione PNRR, la Cabina di regia, le Amministrazioni centrali e i Soggetti attuatori, per assicurare la risoluzione delle criticità legate alla realizzazione delle opere. Inoltre, è stato illustrato il decreto-legge n. 113/2024 che consente di accelerare i trasferimenti delle risorse finanziarie sino al 90%, al fine di andare incontro alle esigenze di liquidità manifestate dall’ANCI e dagli stessi soggetti attuatori durante le riunioni delle citate cabine di coordinamento. Nella Relazione al Parlamento si evidenzia, inoltre, che dei 145,3 miliardi di euro di risorse PNRR territorializzabili e destinati al Sud, il Governo Meloni ha destinato al Mezzogiorno 59,3 miliardi di euro, pari al 40,8% del totale delle misure territorializzabili.

“Il Governo, le Amministrazioni titolari, le Prefetture e tutti i soggetti attuatori continueranno a lavorare, con costanza e determinazione, per portare a compimento tutti gli investimenti e le riforme. Lo faremo con lo stesso rigore, la stessa passione e lo stesso spirito di abnegazione che ci hanno permesso di diventare un modello in Europa nell’attuazione del PNRR. Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma i risultati raggiunti finora ci rendono orgogliosi e ci spronano a fare sempre meglio. Nell’interesse dell’Italia e degli italiani”, ha assicurato Meloni.

Intanto, la Corte dei Conti segnala criticità nonostante i progressi. tra queste, il rinvio di spese programmate per il biennio 2023-2024 (circa 2,4 miliardi di euro) e la redistribuzione della spesa nel 2025 e 2026. Concentrare la spesa sugli ultimi due semestri del piano rende complesso centrare il risultato finale, considerando che alla decima rata sono già collegati ben 177 obiettivi. La Corte è anche preoccupata per le carenze di personale negli uffici di rendicontazione e controllo, che hanno rallentato le verifiche di spesa, e per il mancato aggiornamento dei dati sulla piattaforma ReGiS da parte di alcune amministrazioni. In termini di avanzamento fisico delle misure, le Missioni 1 (digitalizzazione), 2 (transizione ecologica) e 3 (infrastrutture e mobilità) registrano una spesa compresa tra il 37% e il 40% delle risorse assegnate, mentre le Missioni 4 (istruzione), 5 (inclusione e coesione) e 6 (salute) mostrano un progresso più limitato, rispettivamente del 25%, 14% e 27%.

Piano Mattei, incontro Italia-Ue per rafforzare la collaborazione con l’Africa

L’Italia e l’Unione europea hanno organizzato ieri  un evento, a livello alti funzionari, per rafforzare la collaborazione con l’Africa. Lo rende noto Palazzo Chigi. L’evento è servito come piattaforma per delineare e coordinare ulteriormente gli sforzi nell’attuazione del Piano Mattei per l’Africa dell’Italia e dell’iniziativa Global Gateway (GG) dell’UE – due strategie complementari progettate per promuovere partenariati su misura che rispondano alle esigenze specifiche delle Nazioni africane. Coinvolgendo attivamente il settore privato, entrambe le strategie mirano a promuovere investimenti sostenibili e a sfruttare competenze all’avanguardia, allineandosi alle priorità condivise dall’Italia e dall’UE per raggiungere la sicurezza economica insieme al continente africano. L’evento ha riunito oltre 400 partecipanti, tra cui alti funzionari del governo italiano, dell’UE, delle nazioni africane, degli Stati Uniti, leader del settore privato e rappresentanti di organizzazioni internazionali. Le discussioni si sono concentrate sui settori chiave in cui il Piano Mattei e Global Gateway collaborano, come l’energia, le infrastrutture fisiche e digitali e la catena di approvvigionamento del caffè. L’evento ha sottolineato come gli approcci “Sistema Italia” e “Team Europe” possano fornire soluzioni europee di alta qualità, rafforzando i partenariati con le nazioni africane e gettando le basi per una collaborazione più profonda in futuro.

Ansfisa:  nel 2024 rafforzati i monitoraggi sulle infrastrutture, monitorati 3000 chilometri di strade e autostrade, ispezionati 1000 treni

Nel 2024, Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture stradali, ha rafforzato il monitoraggio delle infrastrutture, attraverso l’ottimizzazione dei processi e l’introduzione di metodologie più efficaci per incrementare i controlli e concentrare presidio e verifiche dove gli interventi sono più funzionali a sollecitare sia il monitoraggio, sia la riduzione dei livelli di rischio. Un’evoluzione basata sulla rimodulazione dei processi e dell’organizzazione, che ha consentito all’Agenzia di portare alla crescita tutti gli indicatori di performance. Lo sottolinea l’Agenzia in occasione della presentazione ieri della relazione annuale. Le ispezioni, solo parlando di strade e autostrade, ad esempio, sono aumentate notevolmente, con oltre 800 opere ispezionate e più di 3.000 km di rete monitorata, con un incremento del 400%, anche grazie all’organico che si sta potenziando. Nel frattempo, si è completata la classificazione della sicurezza stradale, secondo la Direttiva Europea, primo passo verso un’analisi delle prestazioni di sicurezza della rete stradale italiana principale. Questo inquadramento complessivo rappresenta uno strumento importante anche nell’ottica della programmazione gli investimenti. Il settore ferroviario, al centro degli investimenti del PNRR e sotto la lente per i numerosi interventi di manutenzione e sviluppo previsti, è stato fortemente impegnato nei controlli con circa 1.000 treni ispezionati e 8.000 elementi verificati, tra cui convogli ad alta velocità e treni regionali, ma anche nelle attività di certificazione di sicurezza per imprese e di autorizzazione veicoli e soprattutto nella costruzione del quadro normativo in cui regolamentare immissioni in linea e circolazione, oltreché sulle linee turistiche, anche per i treni a idrogeno. Dopo l’emanazione delle linee guida, nei giorni scorsi è stata rilasciata la prima autorizzazione per l’esecuzione delle prove che riguardano i tren che viaggeranno su Brescia-Iseo-Edolo di Ferrovie Nord e Trenord. Anche il settore del trasporto a impianti fissi e vincolati ha subito un imponente aggiornamento di regole e procedure, con la finalità di strutturare un sistema di controllo sulle prestazioni degli impianti, sul loro stato effettivo, sulla effettiva efficienza e completezza dei requisiti tecnici per autorizzare e mettere in servizio gli impianti. Per la prima volta il 2024 ha visto ultimare tutte le attività di competenza di ANSFISA relative a controlli e autorizzazione degli impianti fissi, come seggiovie e funivie, in tempo utile per l’avvio della stagione sciistica invernale. Autorizzate poi nuove tratte metropolitane, in contesti urbani fortemente antropizzati come Napoli, Catania e Milano. Tutti collegamenti molto attesi dalla cittadinanza.

Ansfisa spinge anche sulla leva dell’innovazione e della digitalizzazione per contribuire a sviluppare un sistema di monitoraggio integrato del patrimonio infrastrutturale italiano con cui valorizzare i dati sullo stato delle infrastrutture, anche a seguito delle ispezioni effettuate, e fornire un supporto alle decisioni per individuare le priorità di intervento. L’utilizzo di tecnologia avanzata e intelligenza artificiale rappresenta una leva su cui far crescere la capacità di intercettare tempestivamente anomalie su strade, ferrovie e ponti, e sollecitare eventuali interventi manutentivi o misure compensative per la sicurezza. “Nel 2024 – ha dichiarato Domenico Capomolla, Direttore di ANSFISA – ci siamo concentrati molto sul miglioramento dell’organizzazione della struttura e delle attività, e questo ci ha consentito sicuramente di superare intoppi e disfunzioni e di incrementare molto il lavoro di ispezione e monitoraggio, con una presenza più forte anche sul territorio. Ringrazio per questo anche il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con cui lavoriamo a stretto contatto, definendo insieme le priorità. Adesso, dobbiamo continuare a potenziare l’organico e a puntare su innovazione e digitalizzazione per guardare al futuro con l’impegno di rafforzare ulteriormente il nostro sistema di sorveglianza e contribuire allo sviluppo delle iniziative strategiche per il Paese.”

“Grazie al lavoro di Ansfisa – ha dichiarato Edoardo Rixi, Viceministro al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – stiamo rafforzando la vigilanza su viadotti, gallerie, linee ferroviarie e infrastrutture critiche, per prevenire rischi e garantire standard sempre più elevati. La sicurezza dei collegamenti è una priorità strategica per il Paese e continueremo a lavorare per consolidare un sistema di vigilanza efficace, al passo con le esigenze di
mobilità e sviluppo”. Rixi ha ricordato la “mole di investimenti da 300 miliardi messi in campo per la manutenzione ordinaria e straordinaria e per la realizzazione di nuove opere” : “siamo in un momento di forte rigenerazione infrastrutturale che rafforza la sicurezza” ma, ha aggiunto, “mantenere un sistema logistico efficiente è un fattore di crescita e contro la deindustrializzazione”. Importante è l’innovazione: “abbiamo una rete molto complessa , con oltre 20 mila ponti e una rete ferroviaria di quasi 17 mila chilometri. Abbiamo bisogno di incrementare la capacità di analisi, Stiamo digitalizzando i processi con l’utilizzo anche dell’intelligenza artificiale per fare un’analisi previsionale sul sistema manutentivo nazionale”.

Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli, quelli di Ansfisa, “sono numeri importanti – dice il Sottosegretario di Stato che sottolineano i risultati raggiunti nel 2024. L’Agenzia è diventata ormai un punto di riferimento nazionale nel garantire la sicurezza delle nostre infrastrutture ferroviarie, stradali, autostradali e degli impianti fissi. Anche l’accordo tra Ansfisa e la Società Stretto di Messina, per il futuro monitoraggio del Ponte, evidenzia come l’Agenzia, accanto all’azione operativa di controllo, rivolga il suo costante impegno alla cultura della sicurezza, fondamentale soprattutto a partire dai più giovani. L’Italia ha bisogno di infrastrutture sicure, resilienti, moderne. Ma per renderle tali – conclude Morelli – ha ancora più bisogno di competenze pubbliche solide, autorevoli, indipendenti. Ansfisa è tutto questo, e il Governo è determinato a sostenerne lo sviluppo”.

 

Italferr, intesa con Ansfisa per la manutenzione delle infrastrutture italiane

La competenza tecnica e tecnologica delle società del Gruppo FS al servizio della sicurezza delle infrastrutture italiane. E’ questo l’obiettivo dell’intesa tra Italferr e Ansfisa, annunciato ieri dall’ad della controllata delle Ferrovie, Dario Lo Bosco, in occasione della presentazione della relazione annuale dell’Agenzia. Il proocollo d’intesa è stato firmato nei giorni scorsi. «Italferr rappresenta l’orgoglio dell’ingegneria ferroviaria italiana e con questa intesa stiamo mettendo a disposizione la nostra competenza, per la sicurezza dei ponti e delle infrastrutture ferroviarie», ha evidenziato nel suo intervento Lo Bosco. «Stiamo lavorando molto nel campo della diagnostica predittiva per migliorare la qualità e la sicurezza delle opere e la loro percezione. Questo ha un riflesso importante anche nel campo della safety e della sicurezza sul posto di lavoro, verso il grande obiettivo di infortuni zero».

 

Conti pubblici, l’Upb invia al Mef i rilievi al quadro macroeconomico tendenziale del prossimo documento programmatico

L’Ufficio parlamentare di bilancio, nel quadro della procedura prevista nel protocollo d’intesa col ministero dell’Economia e delle finanze in vista della
predisposizione del prossimo documento programmatico del Governo, ha trasmesso ieri i propri rilievi relativi al quadro macroeconomico tendenziale provvisorio inviato dal MEF lo scorso 19 marzo. L’iter si concluderà la settimana prossima, con l’invio della lettera che riporta gli esiti della
procedura di validazione del quadro macroeconomico tendenziale. Sulla base di quanto stabilito dalle attuali norme italiane ed europee, l’UPB è chiamato a una valutazione indipendente delle previsioni macroeconomiche contenute nei documenti programmatici del Governo. La procedura è finalizzata a limitare il rischio che previsioni eccessivamente ottimistiche sull’andamento dell’economia possano pregiudicare la credibilità dei
conti pubblici. Il processo di validazione si attua secondo modalità concordate con il MEF e si articola in quattro
fasi: trasmissione dal MEF all’UPB del quadro macroeconomico,  eventuale formulazione di rilievi da parte dell’UPB,  eventuale invio da parte del MEF all’UPB della versione modificata del quadro macroeconomico, validazione finale dell’UPB, che può essere positiva o negativa. Le lettere di validazione sono pubblicate sul sito web dell’UPB dopo la trasmissione da parte del Governo al Parlamento del documento programmatico a cui si riferiscono.

Ue, Manfredi e Gualtieri incontrano il commissario Serafin in vista prossimo quadro finanziario pluriennale

In vista della definizione del prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea, si è svolto ier presso la sede dell’Anci un incontro tra il commissario europeo delegato al Bilancio, contrasto alle frodi e pubblica amministrazione, Piotr Serafin, il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi e il sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri. Come fa sapere Anci, “nel sottolineare il ruolo strategico di città e comuni nei prossimi programmi di investimento dell’Unione Europea, sono state poste all’attenzione del commissario Serafin e della delegazione a seguito le proposte dell’Anci su temi prioritari per i Comuni, quali la questione abitativa, la transizione green, la rigenerazione urbana, e sulla necessità, in tema di gestione ed erogazione dei fondi, di modalità che consentano maggiore flessibilità, semplificazione e l’accesso diretto ai finanziamenti”.

Ponte sullo Stretto, ieri vertice con Salvini e Pichetto

Riunione tecnica al MIT tra il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, insieme agli uffici di entrambi i dicasteri. Presente anche l’Ad della Società Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci. Oggetto dell’incontro operativo le prossime attività rispetto al collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, il Ponte sullo Stretto di Messina. Ciucci ha parlato di “importante incontro”: “abbiamo effettuato un monitoraggio delle attività svolte, di quelle in corso e i prossimi passi in vista dell’approvazione del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina da parte del CIPESS”, ha riferito in un’intervista tv.  “Prevediamo nella seconda metà del 2025 l’avvio dei cantieri. I primi lavori riguarderanno la viabilità alternativa e le opere propedeutiche richieste dalle amministrazioni comunali, al fine di evitare fin dall’inizio delle attività ogni impatto dei cantieri sul territorio”. Ciucci ha inoltre ribadito: “Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è stato studiato come nessuna altra opera al mondo. Ponti sospesi sono stati già stati costruiti in zone con una capacità di generare terremoti molto più forti rispetto a quella dello Stretto di Messina, come ad esempio Turchia, Giappone e California. Questo perché i ponti sospesi, come il ponte sullo Stretto di Messina, possiedono una naturale insensibilità alle azioni sismiche grazie alla loro intrinseca estraneità alle frequenze tipiche dei terremoti”.

 

Eni e Saipem estendono l’accordo di collaborazione nella bioraffinazione

Eni e Saipem hanno esteso l’accordo di collaborazione sottoscritto tra le due società nel novembre del 2023 volto a unire le rispettive competenze e specializzazioni in campo industriale per nuovi progetti di interesse di Eni. L’intesa riguarda in particolare la realizzazione di nuove bioraffinerie, la conversione di raffinerie tradizionali in bioraffinerie e, più in generale, lo sviluppo di nuove iniziative di Eni nell’ambito della trasformazione industriale.
Attraverso questo accordo Eni, in linea con il proprio obiettivo di decarbonizzazione dei processi e dei prodotti, intende sviluppare ulteriormente la propria capacità di bioraffinazione attraverso lo sviluppo di nuove iniziative per la produzione di biocarburanti sia in ambito aviazione (SAF, Sustainable Aviation Fuel) sia per la mobilità terrestre e marittima (HVO, Hydrotreated Vegetable Oil). Al contempo, Saipem rafforza ulteriormente le proprie competenze distintive nell’ambito della bioraffinazione e della decarbonizzazione. In linea con l’accordo, Eni ha assegnato di recente a Saipem un contratto per l’avvio delle attività di ingegneria di dettaglio, servizi di approvvigionamento e acquisto delle apparecchiature critiche per il potenziamento della bioraffineria Enilive di Venezia, a Porto Marghera. Il progetto prevede l’incremento di capacità dell’impianto, dalle attuali 400mila
tonnellate/anno a 600mila e a partire dal 2027, anche la produzione di biocarburante sostenibile per l’aviazione (SAF). Sempre nell’ambito dell’accordo, Eni ha assegnato a Saipem, nel mese di novembre 2024, un contratto per la conversione della raffineria di Livorno in bioraffineria con una capacità di 500mila tonnellate di carica biogenica: il progetto prevede l’applicazione della tecnologia EcofiningTM, sviluppata da Eni e Honeywell UOP, per la produzione di biocarburanti idrogenati HVO. L’impianto di Livorno sarà realizzato in modo tale da permettere, con opportune modifiche tecniche, un eventuale successivo upgrading per la produzione di SAF. Sia per il progetto di Livorno che per quello di Venezia, Saipem ha svolto anche tutte le attività di ingegneria propedeutiche alla fase esecutiva quali gli Studi di Fattibilità ed i Front End Engineering Design. Il valore complessivo di entrambi i contratti è attualmente pari a circa 320 milioni di euro. Eni, attraverso la controllata Enilive, ha oggi una capacità produttiva in ambito
bioraffinazione pari a 1,65 milioni di tonnellate/anno e l’obiettivo è di incrementarla a oltre 5 milioni entro il 2030. Eni è stata la prima compagnia al mondo a convertire due raffinerie tradizionali, a Venezia Porto Marghera e a Gela, in bioraffinerie per la lavorazione di materie prime di scarto, come oli esausti da cucina, grassi animali, residui dell’industria agroalimentare e oli vegetali. Saipem, in qualità di Engineering, procurement service and Construction Management contractor, ha infatti già seguito il progetto di conversione della bioraffineria di Venezia e in parte, per la sola ingegneria, anche di quella di Gela, e ha pertanto maturato competenze distintive nell’ambito di soluzioni per la riduzione dell’impronta carbonica di impianti nuovi ed esistenti. Attraverso questa collaborazione Eni e Saipem confermano inoltre l’impegno per una trasformazione che valorizzi l’intera filiera energetica, coinvolgendo tutti i fornitori interessati dai progetti nell’alleanza di sistema Open-es, per un rafforzamento della competitività dell’industria italiana.

 

Rapporto Cyber Index PMI: serve una maggiore diffusione della cultura dei rischi pmi

E’ necessaria una maggior diffusione e promozione della cultura dei rischi cyber tra le organizzazioni aziendali di piccole e medie dimensioni. E’ questo il dato principale che emerge dal Rapporto Cyber Index Pmi 2025, presentato ieri  presso la sede di Confindustria, che misura lo stato di consapevolezza in materia di gestione dei rischi cyber delle aziende italiane di piccole e medie dimensioni. Cyber Index PMI, realizzato da Generali e Confindustria, con il supporto scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano e con la partecipazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, evidenzia e monitora nel tempo il livello di conoscenza dei rischi cyber all’interno delle organizzazioni aziendali e le modalità di approccio adottate dalle stesse per la gestione di tali rischi. Le 1.005 PMI coinvolte nel Rapporto raggiungono complessivamente un valore medio di Cyber Index di 52 su 100 (il livello di sufficienza è 60 su 100), in crescita di 1 punto percentuale rispetto al 2023. Cyber Index PMI è elaborato sulla base di tre diverse dimensioni: l’approccio strategico, la capacità di comprendere il fenomeno e le minacce (identificazione), l’introduzione di leve per mitigare il rischio (attuazione). Il Rapporto evidenzia come, seppur vi sia una crescente attenzione sulla materia, manchi un vero e proprio approccio strategico che preveda la definizione di investimenti e la formalizzazione di responsabilità da parte della popolazione aziendale italiana, con un punteggio medio di 54 su 100 (+ 2% vs. 2023). Sebbene le leve di attuazione siano maggiormente sviluppate, con un valore di 57 su 100 (+1% vs. 2023) le PMI hanno difficoltà nello stabilire priorità, perché mancano le azioni di identificazione corrette che permettano di approcciare il tema in maniera più oculata e consapevole, con un punteggio medio di identificazione 45 su 100 (+ 2% vs. 2023). I rispondenti, rappresentativi dell’intera popolazione di PMI italiane, possono essere raggruppati in 4 livelli di maturità:  il 15% è considerato maturo: ha un approccio strategico alla materia, è pienamente consapevole dei rischi ed è in grado di mettere in campo le corrette leve di attuazione con iniziative che riguardano persone, processi e tecnologie; il 29% può essere definito consapevole: è in grado di comprendere le implicazioni dei rischi cyber ma con una capacità operativa spesso ridotta per poter agire correttamente; il 38% è informato: non pienamente consapevole dei rischi cyber e degli strumenti da mettere in atto, ha un approccio «artigianale” il 18% può essere definito principiante: poco consapevole dei rischi cyber e con una quasi nulla implementazione delle misure di protezione. A fronte di un panorama di riferimento per la sicurezza informatica che sta vivendo un momento delicato, dal 2018 al 2023 è stato rilevato un aumento del 79% degli attacchi gravi di dominio pubblico a livello mondiale, l’evoluzione delle tecniche di intelligenza artificiale e l’avvento della GenAI rappresentano un fattore determinante per la cybersicurezza delle organizzazioni: miglioreranno la capacità di proteggere gli asset informatici e informativi e contribuiranno a intensificare ulteriormente la minaccia. Inoltre, NIS2 – la direttiva europea che mira a stabilire una strategia comune di cybersecurity per tutti gli Stati membri, elevando i livelli di sicurezza dei servizi digitali su scala europea – rappresenta un nuovo strumento per sensibilizzare sul tema anche le piccole e medie imprese, contribuendo a migliorarne la postura di sicurezza.

Fondazione Cdp lancia il bando “Per l’Italia del Futuro”: 5 milioni per le iniziative

Fondazione Cdp, ente non-profit fondato da Cassa Depositi e Prestiti, lancia il bando “Per l’Italia del futuro”. Grazie a risorse per circa cinque milioni di euro, l’iniziativa mira a finanziare progetti in tre ambiti strategici per la crescita sostenibile del Paese: promozione e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale, inclusione sociale e sostegno alla ricerca scientifica. Il Bando, che prende il via nell’ambito delle diverse iniziative collegate alla celebrazione dei 100 anni dei Buoni Fruttiferi Postali, intende sostenere progetti di portata nazionale che rispondano in modo rigoroso e mirato ad una delle tre tematiche individuate, garantendo un approccio innovativo, sostenibile e capace di generare effetti significativi per il Paese. Le iniziative dovranno essere avviate entro il mese di settembre 2025 ed avere una durata compresa tra i 12 e i 24 mesi, sia attraverso proposte che prevedano lo sviluppo di nuove progettualità sia mediante il potenziamento di iniziative già in corso. Il Bando è rivolto esclusivamente a enti del Terzo Settore (ETS) iscritti al Registro Unico Nazionale Terzi Settore e Onlus con specifiche caratteristiche che spaziano da una comprovata esperienza nella gestione di progetti di rilievo nazionale con budget superiori a 2 milioni di euro fino a una riconosciuta e documentata expertise negli ambiti indicati.

Paesaggio, De Maio (Inarcassa): bene semplificare, ma si tutelino i professionisti

Nel corso dell’audizione di mercoledì in Senato sul ddl riguardante la revisione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, la Fondazione Inarcassa, punto di riferimento di oltre 175.000 ingegneri e architetti liberi professionisti, ha fornito importanti osservazioni sulla necessità di semplificare le procedure amministrative e, attraverso la razionalizzazione del sistema delle autorizzazioni, garantire una omogeneità e uniformità interpretativa delle decisioni assunte dalle Sopraintendenze nell’ambito delle politiche di tutela del patrimonio paesaggistico e culturale. Andrea De Maio presidente di Fondazione Inarcassa ha dichiarato: “la revisione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio è una opportunità fondamentale per creare un sistema di regole più chiaro per i professionisti del settore. La scarsa chiarezza delle norme produce in veri e propri corti circuiti interpretativi che hanno l’effetto di scaricare sui liberi professionisti responsabilità civili e penali non dovute. Noi liberi professionisti dell’area tecnica siamo chiamati a svolgere un ruolo fondamentale al servizio della collettività e contribuiamo con la nostra attività alla tutela del paesaggio e dei beni culturali, per questo chiediamo al legislatore di intervenire per risolvere questi elementi critici, necessari a svolgere nel migliore dei modi il nostro ruolo. Sosteniamo la semplificazione delle procedure, ma è cruciale che essa non vada a discapito della qualità e della uniformità delle decisioni in materia di tutela paesaggistica. È necessario un equilibrio tra innovazione e conservazione, ad esempio per quanto concerne una distribuzione più razionale delle competenze amministrative tra Stato e regioni, che non sia ostacolo all’attività edilizia e urbanistica sulla quale operano i professionisti dell’area tecnica”. Tra le principali proposte avanzate dalla Fondazione, c’è l’introduzione del silenzio-assenso nelle autorizzazioni paesaggistiche, con la possibilità di estendere a 60 giorni il termine entro il quale le Soprintendenze devono esprimere il parere. Secondo la Fondazione, questa misura sarebbe essenziale per evitare il rallentamento delle pratiche e per dare maggiore certezza ai professionisti. Inoltre, la Fondazione ha insistito sulla necessità di coordinare le attività delle Soprintendenze a livello nazionale, per garantire un’applicazione uniforme delle normative sul territorio. Un altro punto cruciale è l’aggiornamento dei Piani Paesaggistici Regionali (PPR), che oggi risultano obsoleti e contribuiscono a rallentare i procedimenti. Sul fronte delle demolizioni e ricostruzioni in zone vincolate, la Fondazione ha chiesto maggiore chiarezza e coerenza nelle interpretazioni legali. È infatti fondamentale semplificare il processo, evitando pareri contrastanti e riducendo il rischio di contenziosi, in modo che le pratiche possano procedere in maniera più efficiente. Fondazione Inarcassa, da sempre impegnata nella difesa e promozione della libera professione, continuerà a monitorare attentamente l’evoluzione del disegno di legge, per assicurarsi che le modifiche legislative siano efficaci nel migliorare le condizioni di lavoro degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti.

Green, Duferco lancia progetto formativo con l’Università Mohammed VI del Marocco

Un importante passo avanti nella cooperazione industriale e formativa tra Italia e Marocco. Sono questi i presupposti del nuovo progetto formativo
tra il Gruppo Duferco e l’Università Mohammed VI Politecnica di Ben Guerir (UM6P), che ha preso ufficialmente il via. Al centro di questa collaborazione, iniziata con i primi tirocini a Genova, vi sono le tematiche delle energie rinnovabili e dell’idrogeno verde, settori strategici per una transizione energetica sostenibile. Il presidente di Duferco, Antonio Gozzi, ha recentemente inaugurato questa partnership con una visita all’Università Mohammed VI, durante la quale ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “L’Energia nel Mediterraneo: Opportunità e Sfide”agli studenti dell’ateneo. Nel suo intervento, Gozzi ha sottolineato l’importanza del Mediterraneo come hub energetico, evidenziando il ruolo cruciale della cooperazione tra Nordafrica ed Europa. “Ritengo fermamente che il futuro risieda qui, in Africa, un continente giovane e dinamico, mentre l’Europa affronta le sfide legate all’invecchiamento demografico”, ha dichiarato Gozzi. “La cooperazione industriale tra paesi come il Marocco e l’Italia rappresenta un’opportunità unica per costruire sinergie che rafforzino le nostre economie”. Il progetto, iniziato oltre un anno fa ha già visto i suoi primi frutti con l’avvio di uno stage per due neolaureati in ingegneria dell’UM6P presso la sede di Duferco Engineering a Genova. Si tratta di un’esperienza formativa pionieristica, che offre a giovani talenti marocchini l’opportunità di acquisire competenze direttamente nel secondo paese industriale d’Europa.
I primi due studenti stanno ora completando il loro percorso di formazione e, nei prossimi mesi, il programma si amplierà con l’arrivo di altri cinque giovani talenti, due ragazze e tre ragazzi. Questi saranno impiegati in tre aziende del Gruppo: due in Duferco Engineering, due in Duferco Energia e uno in Duferco Mobility. “Sono convinto che questa collaborazione possa fungere da ponte tra due economie e culture, favorendo uno scambio reciproco di competenze e opportunità”, ha continuato Gozzi. “Auspico che questa iniziativa possa estendersi ai giovani di entrambi i paesi, permettendo loro di vivere esperienze professionali di valore. La comprensione reciproca, il rispetto delle diversità culturali e la condivisione degli obiettivi sono le fondamenta su cui costruire il nostro futuro”.  Questo progetto formativo, unico nel suo genere per un’azienda italiana, è sostenuto dalla Regione Liguria e dall’Ambasciata Marocchina e prevede per gli studenti vitto, alloggio e un compenso mensile per tutta la durata dello stage. La collaborazione con l’Università Mohammed VI, la più prestigiosa del Marocco e citata anche nel Piano Mattei come punto di riferimento per l’istruzione superiore nel Paese, rappresenta un ulteriore riconoscimento dell’approccio innovativo di Duferco nel creare sinergie tra industria e formazione.

 

A Roma secondo Tavolo Tecnico dell’Osservatorio Oimce sull’ecodesign

Si è tenuto mercoledì a Roma il secondo Tavolo Tecnico del 2025 dell’Osservatorio Italiano Materie Prime Critiche Energia – OIMCE, dal titolo “Il potenziale dell’ecodesign per il recupero e riciclo delle materie prime critiche”, organizzato da WEC Italia e Assorisorse in collaborazione con Enea. L’incontro ha riunito la constituency multi-energy e multi-stakeholder dell’Osservatorio e di ENEA per approfondire il ruolo strategico dell’ecodesign nella gestione sostenibile delle risorse critiche. I critical raw materials rappresentano un nodo centrale nella transizione energetica e digitale, e ripensare i prodotti sin dalla fase di progettazione – secondo i principi dell’ecodesign – consente di favorirne il recupero e il riciclo, riducendo sprechi e impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita. “Con questo incontro i membri di Oimce hanno avuto l’occasione di confrontarsi sulle molteplici opportunità offerte dall’ecodesign. La necessità è quella di sfruttare ogni occasione utile al fine di recuperare materie prime critiche, per salvaguardare la competitività dei comparti industriali e ridurre le dipendenze, allo stesso tempo avendo cura per l’ambiente nei principi di economia circolare che fanno acquisire nuova vita” – ha dichiarato il Coordinatore dell’Osservatorio, Giuseppe Montesano. “Dalle consultazioni tenute nell’ambito dei lavori del Tavolo Nazionale Materie Prime Critiche, e in particolare dal gruppo di lavoro ‘Ecodesign ed Ecoprogettazione’ coordinato da ENEA” – spiega Roberta De Carolis, ricercatrice del Dipartimento Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei Sistemi Produttivi e Territoriali di Enea e membro del Comitato Scientifico di OIMCE – “emerge un potenziale non del tutto espresso per l’ecodesign. Infatti, anche se esistono diverse tecnologie per la sostituzione e/o la riduzione delle materie prime critiche nei prodotti – queste incontrano ancora difficoltà nell’affermarsi sul mercato, per ostacoli di tipo normativo ed economico, che il nostro Paese deve superare per vincere le sfide richieste dalle recenti disposizioni europee sul tema materie prime”. L’incontro, moderato dal Coordinatore dell’Osservatorio Giuseppe Montesano, si è aperto con i saluti di Claudia Brunori, Direttrice del Dipartimento Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei Sistemi Produttivi e Territoriali e Simona De Iuliis, responsabile della Sezione Supporto Tecnico Strategico del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di Enea. È seguito quindi l’opening speech di Daniela Claps, responsabile della Sezione Supporto Tecnico Strategico del Dipartimento Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei Sistemi Produttivi e Territoriali di Enea, focalizzato sul Regolamento Ecodesign attualmente in vigore e le sue prospettive, con particolare riferimento alle ricadute sul tema materie prime critiche. L’incontro è stato quindi chiuso da Laura D’Aprile, Capo Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Durante il confronto è emersa l’importanza di un approccio integrato e trasversale, in grado di mettere a sistema competenze diverse: in questa direzione, Oimce si conferma in prima linea nel promuovere una visione coordinata e sistemica per la gestione delle materie prime critiche. La sfida della transizione energetica e digitale richiede non solo soluzioni per le criticità attuali, ma anche uno sguardo proattivo sul futuro, con tecnologie e infrastrutture in grado di accompagnare l’industria, sostenute anche da fondi specificamente destinati al settore. È infatti fondamentale proporre già oggi risposte pronte per affrontare gli scenari futuri legati alla crescente penetrazione tecnologica e all’uso dei Crm.

In questo contesto, la neutralità tecnologica, l’accettabilità sociale e un approccio terzo e oggettivo ai fatti rappresentano principi essenziali per guidare le scelte politiche e industriali. La normativa gioca un ruolo centrale: il Crm Act introduce misure specifiche per la circolarità dei materiali, mentre l’ecodesign si conferma leva chiave per la sostenibilità, considerando che l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto si determina già in fase di progettazione. È quindi fondamentale puntare su prodotti durevoli, aggiornabili e circolari. In questa direzione, strumenti come il passaporto digitale rappresentano un’opportunità concreta per certificare la qualità e la tracciabilità dei prodotti. Ulteriori sviluppi normativi sono attesi a breve: il Joint Research Centre ha individuato una lista di prodotti prioritari da regolamentare, con particolare attenzione a quelli intermedi per il loro elevato contenuto di CRM, e già nel 2027 è prevista l’adozione dei primi requisiti normativi. Le strategie di circolarità assumono un ruolo strategico anche nel contenimento dei fabbisogni di materie prime critiche, rafforzando la resilienza industriale. Il tavolo di lavoro ha ribadito l’importanza di un approccio collaborativo che favorisca la condivisione di competenze, il supporto normativo, il coordinamento delle politiche a livello europeo e il contrasto alle pratiche illegali. In questo scenario complesso, anche il cosiddetto “trilemma” – ambientale, sociale ed economico – emerge come elemento centrale da bilanciare per una transizione giusta e sostenibile in ambito CRM. È stata inoltre sottolineata la necessità di irrobustire le basi scientifiche delle metodologie Lca (Life Cycle Assessment).

 

 

 

Maria Cristina Carlini

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