In attesa del decreto attuativo

Conto alla rovescia tra le INCERTEZZE per le nuove polizze ‘Cat Nat’

Dopo che il decreto Milleproroghe ha confermato la scadenza del 31 marzo, per l’entrata in vigore dell’obbligo per le imprese di assicurarsi su eventi calamitosi, si attende ora pubblicazione del decreto attuativo che dovrà chiarire tutti i dubbi e le incertezze sulla puntuale applicazione della norme, dagli ambiti applicativi alle sanzioni. La ratio della norma è quella di rendere il sistema resiliente di fronte a eventi catastrofali, grazie a iniezioni di liquidità, a condizione che i tempi siano certi e rapidi

16 Feb 2025 di Maria Cristina Carlini

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Una certezza: scatta il 31 marzo prossimo l’obbligo delle imprese di assicurazione dalle calamità naturali. Diversi dubbi e incertezze: quelli relativi alle modalità di applicazione. Molte proteste: quelle delle imprese che puntavano su una proroga e sostengono che la tempistica è inattuabile e, per questo, chiedono che il governo intervenga in sede di maxi-emendamento. Non si presenta certo in discesa l’entrata in vigore della nuova norma perché se, con il ‘niet’ del governo alle richieste di slittamento dei termini,  il Dl Milleproroghe conferma il termine (già prorogato) di fine marzo, ora l’attesa è tutta puntata sulla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo interministeriale atteso entro la fine di febbraio. Un fondamentale passaggio, questo, perché  “Il dado è tratto, siamo partiti ma ci sono aspetti rilevanti per dare attuazione” alla norma, come ha detto il segretario generale dell’Ivass Stefano De Polis in occasione del convegno studi, organizzato nei giorni scorsi, dalla Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza, su “L’assicurazione dei rischi catastrofali”.

L’obbligo assicurativo sulle cosiddette ‘cat nat’, per i danni causati da eventi quali i sismi, le alluvioni, le frane, le inondazioni e le esondazioni,  è stato introdotto dall’articolo 1 – commi da 101 a 111 – della legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023), e si applica a tutte le imprese sia con sede legale in Italia che ad imprese con sede legale all’estero ma con stabile organizzazione in Italia, tenute all’iscrizione in Camera di Commercio, mentre  sono invece escluse dall’obbligo assicurativo le imprese agricole (ex all’art. 2135 del codice civile cui si applica la disciplina del Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole causati da alluvione, gelo-brina e siccità) e le imprese i cui beni immobili risultino gravati da abuso edilizio o costruiti in carenza delle autorizzazioni previste, ovvero gravati da abuso sorto successivamente alla data di costruzione. Come ha chiarito l’articolo 1 bis (comma 2) del collegato fiscale  l’oggetto della copertura assicurativa prevista dalle polizze è riferito ai beni (terreni e fabbricati, impianti e macchinari, nonché attrezzature industriali e commerciali) iscritti nello Stato patrimoniale a qualsiasi titolo impiegati per l’attività di impresa, con esclusione di quelli già assistiti da analoga copertura assicurativa, anche se stipulati da soggetti diversi dall’imprenditore che li impiega. A dare la cifra della portata di questa norma sta il fatto che l’inadempimento dell’obbligo di assicurazione viene considerato nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche e la polizza costituisce un requisito per poter partecipare a gare pubbliche.

Ma, come si è detto, ci sono aspetti problematici che il decreto attuativo dovrà chiarire. C’è il nodo legato a una più compiuta precisazione di eventi assicurabili. Sisma, alluvioni, esondazioni ma come si collocano, ad esempio, le bombe d’acqua che non sono alluvioni o esondazioni? Oppure, quello delle frane. “E’ facile dire frane. Ci sono montagne e colline in smottamento da 20 anni ma la frana deve essere un evento impovviso”, ha osservato De Polis. Altre questioni da chiarire sono, tra le altre, quelle legate alle sanzioni oppure ai beni in affitto o usufrutto.

Molte le incertezze, dunque. Ma il punto fermo è che la norma rappresenta la prima risposta specifica dell’ordinamento assicurativo ai temi del cambiamento climatico. “Questo obbligo ha attivato lo sviluppo di sinergie tra pubblico e privato”, ha affermato De Polis sempre nella sua relazione al  convegno. Il riferimento è all’autorizzazione a Sace a concedere una copertura fino al 50% degli indennizzi, fino un massimo di 5 miliardi di euro. “Questo differenzia questo schema rispetto ad altri a livello europeo dove la mano pubblica è molto più pesante. L’obiettivo è quella della capacità del sistema di essere resiliente. La norma rappresenta un importante contributo alla stabilità perché l’immediata liquidità di finanziamenti è fondamentale per la ripresa delle aree colpite. Questo richiede che le coperture siano adeguate e proporzionate ai rischi effettivi delle aziende e soprattutto” che “i tempi di erogazione siano certi e celeri”. Comunque, “va bene l’assicurazione come copertura ma l’assicurazione deve promuovere la prevenzione e la mitigazione dei rischi. Parte un processo importante per il futuro  macroeconomico di Italia ed Europa. Non solo interventi ex post ma una nuova cultura improntata alla prevenzione e mutualizzazione. La ratio è quella di assicurare al sistema economico la sua pronta ripartenza” dopo eventi calamitosi. Inoltre, “solo l’ampia diffusione della copertura tra le imprese potrà limitare i rischi di selezione avversa, cioè che si assicurino solo le imprese collocate in aree rischiose” e potrà anche permettere il contenimento dei prezzi” delle polizze.

Per il direttore generale dell’Ania, Dario Focarelli, “bisogna fare di tutto per far diventare più efficace e migliorare la mutualità” nella gestione dei rischi e delle conseguenze delle grandi catastrofi naturali.  Siamo di fronte a un “un tema che nessuno affronta più da solo e sempre più diventerà un tema europeo”. Focarelli ha ricordato che il numero di fenomeni naturali gravi in Italia è raddoppiato negli ultimi 40 anni con danni economici sensibilmente più elevati rispetto a quelli di altri paesi. Nonostante questo, in Italia, solo il 6% delle abitazioni e il 5% delle imprese sono assicurate contro i rischi Cat Nat. Molto elevata è anche l’esposizione del settore assicurativo ai rischi catastrofali. Nel solo 2023, per gli eventi alluvionali (in Emilia Romagna, Toscana e Marche) le assicurazioni hanno pagato danni per 800 milioni mentre nello stesso anno per i danni da eventi atmosferici (bombe d’acqua, grandinate) le compagnie hanno rimborsato un totale di 5 miliardi. In Italia, “non c’è dubbio che il problema si concentra sulle piccole imprese che sono la struttura del nostro sistema produttivo”, ha osservato.

Si spiega così la sollevazione delle organizzazioni delle imprese, da Cna a Confcommercio, che c’è stata quando la Commissioni Affari Costituzionali del Senato ha respinto gli emendamenti per un’ulteriore proroga dell’entrate in vigore dlel’obbligo. Si calcolano almeno 4 milioni di micro, piccole, medie e grandi imprese.

Intanto, nell’ultimo bollettino economico, pubblicato il 13 febberaio, la Bce dedica un ampio capitolo all’impatto economico degli eventi alluvionali. “Oltre agli effetti devastanti per la società e all’improvvisa interruzione dell’attività economica, l’impatto complessivo degli eventi meteorologici estremi nel medio e lungo periodo può essere significativo, in particolare nel contesto di un clima che sta cambiando. Innanzitutto, mentre i costi nel breve periodo sono generalmente limitati ai danni e alle interruzioni causati dagli eventi stessi nell’immediato, le variazioni degli investimenti, dell’offerta di lavoro e della produttività potrebbero potenzialmente prolungare gli effetti economici. In secondo luogo, gli eventi meteorologici estremi sono spesso relativamente circoscritti localmente, inducendo dinamiche migratorie che possono rallentare una possibile ripresa economica. Infine, gli effetti di tali eventi eccezionali dipendono dalle condizioni climatiche iniziali. Con il cambiamento climatico che altera le temperature medie e l’andamento delle precipitazioni, le conseguenze economiche di eventi di questo genere nell’arco del ciclo economico potrebbero peggiorare in futuro. Le alluvioni possono incidere sull’economia dal lato sia dell’offerta sia della domanda, rendendo incerto l’impatto complessivo sull’inflazione. Le interruzioni dell’offerta e delle infrastrutture possono aumentare i costi per le imprese e incoraggiarle a innalzare i prezzi”.

“La copertura assicurativa e lo sviluppo economico – sottolinea la Bce –  sono fondamentali per consentire alle economie europee locali e regionali di sfruttare i meccanismi di condivisione dei rischi che possono contribuire ad alleviare i danni economici locali. Le caratteristiche economiche e istituzionali che presentano una forte correlazione con il reddito, quali i vincoli finanziari, la qualità della governance e le infrastrutture pubbliche, potrebbero incidere sui risultati economici di lungo periodo, Tassi di copertura assicurativa più elevati possono velocizzare la ricostruzione e ridurre l’impatto a lungo termine delle inondazioni”. Ma rileva la Bce, “in Europa solo un quarto dei danni legati al clima è attualmente coperto da assicurazioni, con una quota inferiore al 5 per cento in alcune economie. La BCE, insieme all’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance and Occupational Pension Authority, EIOPA), ha recentemente delineato una potenziale soluzione a livello di Unione europea per sostenere l’offerta di coperture assicurative contro le catastrofi, basandosi sulle esistenti strutture nazionali e dell’UE”.

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