L'AUDIZIONE ALLA CAMERA

Data Center, le Regioni: includere le aree industriali DISMESSE

“Sono un grande problema per il territorio, attraverso una riqualificazione delle aree e semplificazioni normative”, hanno detto i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in audizione davanti alla commissione Trasporti della Camera, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti delega al Governo per la disciplina dei centri di elaborazione dati. Iaria (M5S): “In arrivo una proposta di legge ulteriore per realizzare i data center con permesso di costruire convenzionato”

08 Gen 2025 di Mauro Giansante

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Estensione dei contributi, delle aree e degli investitori. L’agenda tracciata dalle Regioni (e le Province autonome) sui Data Center è chiara. Ieri, in audizione alla Camera dei Deputati (Commissione Trasporti), i rappresentanti della Conferenza hanno analizzato le tre proposte di legge attualmente depositate per la disciplina dei centri di elaborazione dati. “L’impianto delle proposte di legge – hanno ammonito – potrebbe arrecare delle sovrapposizioni di competenze tra istituzioni, c’è una certa conflittualità tra il ruolo dell’Agcom e dell’Acn”.

Data Center, le Regioni chiedono di includere le aree industriali dismesse per riqualificarle

“Chiediamo – hanno chiesto quindi Regioni e Province – che i beneficiari dei contributi previsti non siano solo gli enti locali ma anche enti territoriali, includendo così anche le Regioni. Gli 8mila Comuni che spesso sono piccoli e hanno un grosso problema di personale non riescono a utilizzarli e a mettere a terra progetti. Noi ci proponiamo come ente intermedio di essere registi di questa attività, per cui vorremmo che questi contribuiti venissero rivolti alle regioni”. In secondo luogo, “proponiamo poi l’utilizzo di aree industriali dismesse, che sono un grande problema per il territorio, attraverso una riqualificazione delle aree e semplificazioni normative”.

Sul fronte degli investimenti, poi, secondo i rappresentanti degli enti “in questo momento, in cui si parla di sovranità digitale e si fanno polemiche eccessive sull’arrivo di grandi imprenditori stranieri, abbiamo bisogno che ci siano grandi imprenditori che investono nel nostro Paese. Guai a pensare che la sovranità digitale si estrinsechi nel non far entrare nuovi imprenditori. Le politiche future devono essere fatte attraverso nuova possibilità digitale”.

In arrivo una pdl per autorizzare i Data Center con permesso di costruire convenzionato

Rispondendo alle sollecitazioni, il deputato M5S Antonino Iaria ha anticipato i punti di una nuova proposta di legge in arrivo sul tema, ben accolta dalla Conferenza delle Regioni e Province. “Nella pdl che vorremmo abbinare – ha detto Iaria – c’è l’autorizzazione dei Data Center con permesso di costruire convenzionato anziché con variante urbanistica. Purché ci sia sempre una convenzione con il Comune, un minimo di integrazione paesaggistica e la possibilità di analisi di allacciamento alle reti di teleriscaldamento se esistenti o di una convenzione con le società di gestione dell’energia”.

I problemi normativi e di competitività

Quanto alla regolamentazione dei Data Center, altri allarmi sono arrivati dai rappresentanti di Aruba. “Esistono potenziali rischi dovuti al fatto che il settore finora è stato normato con strumenti legislativi precedenti alla nascita” degli stessi. “Gli strumenti esistenti non sono adeguati. In particolare si possono creare problemi di competitività per le imprese che costruiscono data center, che rischiano di rimanere tagliate fuori nella validazione dei progetti per i criteri utilizzati oggi per le valutazioni di impatto ambientale. Occorre quindi una revisione sul tipo di analisi ambientale da fare sui data center per essere veramente competitivi”.

“Il data center è una delle tipologie di industrie più pulite che esistono, è percepito come la nuova industria del carbone mentre il nostro ruolo è fare in modo che si consumi meno energia possibile per garantire il servizio. L’unico rischio di carattere ambientale – hanno aggiunto – è quello relativo ai generatori di emergenza, ma sono macchine che stanno spente e si accendono nel momento in cui abbiamo un problema, generalmente vengono usati per meno di 8 ore l’anno”. Tra i rischi maggiori, c’è – alle norme attuali – “quello di incentivare una costruzione di piccoli data center fuori controllo, perché al momento sotto alcune soglie non si fanno valutazioni ambientali, e quello di centralizzare la presenza di data center in aree specifiche del Paese, come accaduto a Milano. Dobbiamo imparare dagli errori europei ed evitare la saturazione verificatasi a Francoforte o Parigi, incentivandone la costruzione in aree meno attrattive, sgravando anche la rete elettrica da un eventuale sovraccarico”.

Infine:  “È un’ottima idea quella della cabina di regia. C’è però un problema di fondo che dobbiamo cercare di evitare, relativo al fatto che si tratta di un mondo nuovo, di una tipologia di industria che nel nostro Paese è ancora relativamente sconosciuta. Molto spesso chi è chiamato a valutare e a dare giudizi, anche con gli strumenti esistenti che non sono adeguati, non ha un background di competenze tecniche specifiche e puntuali, che invece servono”.

 

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