L'editoriale

Appalti, Pnrr, case green, testo unico edilizia, legge urbanistica, rigenerazione urbana e umana: tutte le sfide del 2025

Nell’agenda dell’anno nuovo ci potrebbe stare un correttivo-bis entro aprile per risolvere il nodo dei servizi. Salvini pensa anche alla riforma della legge urbanistica. Meglio una riflessione sul testo unificato per la rigenerazione urbana, per cui serve anche un laboratorio nuovo

01 Gen 2025 di Giorgio Santilli

Condividi:
Appalti, Pnrr, case green, testo unico edilizia, legge urbanistica, rigenerazione urbana e umana: tutte le sfide del 2025

CAMERA, AULA, VOTO

Il 2025 si apre ancora con le code delle tensioni sul correttivo appalti: per chiudere la battaglia non sono bastati la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e l’entrata in vigore alla data del 31 dicembre (si veda qui il testo del decreto legislativo 209/2024). Il Governo ha fatto un lavoro che complessivamente si può considerare positivo, al netto del pervicace atteggiamento anti-concorrenziale su procedure negoziate e settori speciali che sarà scontato con criticità gravi appena si esaurirà la spinta del Pnrr.

Serve un minicorrettivo-bis entro aprile?

Qualcosa si può ancora migliorare entro aprile con un minicorrettivo-bis, possibilità ulteriore prevista dal codice 36. Ma parliamo di dettagli, le partite importanti sono definitivamente chiuse. Sui lavori alla fine un equilibrio complessivo è stato raggiunto (sempre al netto della concorrenza), mentre qualcosa certamente va sistemato nel settore dei servizi, soprattutto sulla revisione prezzi. Il rischio, altrimenti, è di frenare o paralizzare alcuni comparti strategici, come, per esempio, quello delle mense.

Esaurite queste code sul codice appalti, le partite vere del 2025 saranno però altre.

Per Foti la sfida della revisione Pnrr di febbraio

La prima è il Pnrr. Nel corso dell’anno, via via fino alla fine, capiremo che quota – sicuramente non il 100% e neanche l’80% – porteremo a compimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. I ritardi sono molto più importanti di quanto dicano i dati ufficiali, ma l’occasione da non perdere per aumentare di molto quella quota è la seconda megarevisione generale del Pnrr Italia, attesa per febbraio o, al più tardi, per la primissima primavera.

È l’ultima carta da giocare e anche la prima vera partita del neoministro, Tommaso Foti. Con gli auguri di un buon anno e di buon lavoro, non gli si può che consigliare una operazione trasparenza che è l’unica via per porre rimedio ai guasti e ai ritardi e recuperare credito. Bisogna chiamare a raccolta tutte le forze del Paese per fare il possibile e oltre: le imprese hanno già dimostrato di esserci, a condizione che la Pa marci. Bisogna rafforzare le task force Pnrr svuotate da assenza di prospettive post-2026 e retribuzioni insufficienti se confrontate alle ampie responsabilità concentrate nel tempo.

L’altra via, quella di un rinvio del termine del giugno 2026, è nelle mani di giochi politici europei su cui oggi nessuno è in grado di fare previsioni attendibili. Oggi constatiamo solo che quella strada perde quota.

Le altre tre partite fondamentali del 2025 si chiamano efficientamento energetico, riforma delle regole per l’edilizia privata, rigenerazione urbana.

I tre fronti sono autonomi ma con intrecci notevoli fra loro. Implicano tutti una chiara direttiva pubblica e un forte coinvolgimento dei privati. Il compito primario del governo è dare rapidamente segnali chiari su tutti e tre i fronti per favorire una predisposizione positiva dei soggetti privati. Non c’è tempo da perdere se si vuole definire uno scenario credibile per il dopo-2026 che non può essere di certo soltanto il Ponte sullo Stretto.

Basta ambiguità sull’efficientamento energetico

Sull’efficientamento energetico il governo semplicemente dovrebbe mettere fine a un atteggiamento ambiguo e demagogico sulla direttiva Case verdi (Energy Performance of Building Directive, EPBD). Occorre mettere fine subito ai giochi delle tre carte fra ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (MASE), Palazzo Chigi e partiti della maggioranza a sparare sulla direttiva e contemporaneamente predisporre documenti tecnici ufficiali per Bruxelles in cui si dice e non si dice oppure si fa un passo avanti e due indietro verso gli obiettivi fissati da Bruxelles. E a mettere fine alla melina deve essere Palazzo Chigi: indichi al più presto una posizione chiara su cosa si è disposti a fare e cosa si vuole contestare politicamente, nella consapevolezza che un percorso di investimenti privati facilitati da strumenti agevolativi chiari va comunque avviato, che risorse pubbliche vanno definite spingendo anche il Mef a fare la propria parte, che alcune battaglie molto mirate a Bruxelles (come il reperimento di fondi europei) possono e devono essere fatte. È possibile parlare chiaro senza pregiudicare queste battaglie? Non solo è possibile, è doveroso e più utile che continuare a tenere il tema fuori dell’agenda politica.

Riforma del TU edilizia: conta il metodo

Sulla riforma del testo unico dell’edilizia poco c’è da dire ancora e molto da fare. L’impegno del ministro Salvini e del governo a fare una riforma profonda e chiara nel senso della semplificazione entro il 2025 non ha bisogno di ulteriori parole. Bisogna passare rapidamente ai fatti, resi ancora più urgenti dalla crisi Milano che il salva-Milano non riuscirà a risolvere. Inutile farsi illusioni: come ha spiegato bene Salvatore Di Bacco nella sua rubrica “Il labirinto oscuro dell’edilizia” su questo giornale a una crisi di sistema si risponde con provvedimenti di sistema, indipendentemente dal fatto che alcuni primi passi (come il salva-Milano) fossero urgenti e possano essere utili.

La strada della riforma del Dpr 380/2001 è tracciata e si tratta di capire su quale percorso – e con il contributo di chi – Salvini vorrà muoversi. Legge delega e poi decreto legislativo? E poi, quale testo, redatto da chi?

Il testo che fu messo a punto tre anni fa da una commissione insediata dall’ex ministro Giovannini è ormai largamente superato nel merito dagli eventi; ma quel metodo di una commissione con tutti i più importanti stakeholder fu utilissimo per trovare uno straordinario e larghissimo consenso di cui ci sarebbe bisogno anche oggi per ripartire.

Il proposito segreto di Salvini: riformare la legge urbanistica

Prima di arrivare alla partita davvero strategica per il 2025, la definizione di un quadro normativo e la creazione di modelli condivisi di intervento di una nuova rigenerazione urbana, vale la pena fare un accenno tra parentesi a un tema che finora non è uscito alla ribalta delle cronache: l’intenzione che avrebbe il ministro Salvini di varare una legge di principi per la riforma urbanistica.

Non ci sono elementi di merito per valutare ancora, ma certamente questo proposito, confidato a pochissimi, se sarà confermato, merita un grande incoraggiamento. Se di riforme di sistema parliamo e abbiamo bisogno, dobbiamo tener conto che nessun testo unico dell’edilizia e nessuna legge sulla rigenerazione urbana spot avranno successo e cambieranno in positivo il quadro nazionale senza una riforma della legge urbanistica. Capiamo bene che nell’analisi costi-benefici politici i rischi di avviare un lavoro così profondo sono molto alti, ma l’ambizione di tentare può davvero aprire una fase nuova. Anche di allargamento del consenso, obiettivo decisivo perché questo apparato funzioni.

Veniamo alla rigenerazione urbana. Fra i molti sottotitoli che si è dato DIARIO DIAC fin dalla nascita, sei mesi e mezzo fa, uno dei più ambiziosi è quello di essere il “giornale della rigenerazione urbana”, costruito su tre gambe.

Il racconto di tre filoni di progetti di rigenerazione

La prima gamba è il racconto giornalistico dei singoli interventi che oggi sostanzialmente fanno capo a tre filoni (i Pinqua inseriti nel Pnrr, i progetti del festival “Città in scena” curato da Ance e Mecenate 90, gli interventi di Sistemi urbani e più in generale del mondo Fs). Lo sforzo qui è di dare voce a tutto quanto già accade nel campo della rigenerazione urbana. Questa gamba fondamentale del nuovo scenario c’è, sia in termini qualitativi che quantitativi, come conferma il rapporto dell’Ifel “Città rigenerate” (di cui abbiamo dato conto con questo articolo).

Nuovo laboratorio cercasi per rigenerazione umana

Dopo il racconto di quel che accade, la seconda gamba è un apporto di analisi, laboratorio, sperimentazione: estrapolare dai singoli interventi strumenti innovativi, pezzi di modelli virtuosi, nomi e titoli nuovi, riflessioni dei soggetti coinvolti, ricerca di nuovi attori, ricerca di nuove alleanze fondamentali, capacità amministrative e imprenditoriali da far coinvolgere, il grande ruolo del terzo settore e della cultura, una logica nuova in cui la rigenerazione umana sia la vera chiave di investimento e di sviluppo.

Nessuno ha ancora raggiunto risultati apprezzabili da questo lavoro di laboratorio che deve portare a un bilancio e a un puzzle armonico, anche se le esperienze citate e altre esperienze innovative che pure abbiamo raccontato, come Estramoeniaadi Ambrogio Prezioso a Napoli, già tracciano una strada.

Anche noi, con il lavoro che svolgiamo quotidianamente e con la rubrica di Emilia Martinelli “Rigenerazione umana” che abbiamo lanciato a inizio dicembre, vogliamo dare il segno della strada nuova da cercare, mettendo insieme saperi, conoscenze e mondi che in passato non si sarebbero parlati.

Legge sulla rigenerazione: serve una pausa

Rigenerazione urbana vuol dire anche e soprattutto, per l’agenda politica 2025, la terza gamba, l’approvazione della legge oggi all’esame del Senato.

Si è rinviato il voto sugli emendamenti all’ottava commissione del Senato, sotto la pressione delle scadenze natalizie tradizionali (legge di bilancio) e specifiche (correttivo appalti).

E forse è stato un bene perché è molto diffusa tra gli stakeholder e gli osservatori la sensazione che il testo unificato messo a punto dal senatore Roberto Rosso, da cui l’esame ripartirà, dia alcune risposte importanti, ma non tutte, e soprattutto che ci sia ancora bisogno di sciogliere nodi, definire meglio scelte strategiche e quadro economico, chiarire obiettivi di fondo, dare coerenza e un filo unitario a parti oggi contraddittorie, evitare di confondere strumenti con obiettivi, come succede frequentemente nel caso della demolizione e ricostruzione.

Gennaio sarà un primo momento utile, ma prima di percorrere una strada in un tema tanto complesso è bene chiarire le contraddizioni e riempire i buchi.

Argomenti

Argomenti

Accedi