LE AUDIZIONI SUL CORRETTIVO APPALTI ALLA CAMERA
Architetti e ingegneri: concorsi di progettazione in due fasi, Bim dal 2026 a 500mila euro. Assorup: strutture di supporto
La richiesta di fissare subito una soglia più bassa per la digitalizzazione dei progetti dal 2026 arriva dal Consiglio nazionale degli ingegneri e dalla Rete delle professioni tecniche. Sui concorsi alla tradizionale posizione del Cnappc si associa il sostegno del Cni. L’associazione dei Rup guidata da Daniele Ricciardi avanza anche una proposta che susciterà polemiche considerando le polemiche di questi giorni: fornire un elenco dei contratti equivalenti con valore orientativo. Unanimità nella richiesta che gli incentivi siano ammessi anche per i dirigenti. Sull’equo compenso gli Ingegneri chiedono un’ulteriore limatura dei ribassi.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e la capa del suo ufficio legislativo, Elena Griglio
Si comincia a definire un quadro chiaro delle richieste di modifica del correttivo appalti che arrivano al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, dagli stakeholder. Queste richieste transiteranno per i pareri delle commissioni parlamentari di Camera e Senato prima di approdare al Paalazzone di Porta Pia. Ieri è stata la volta delle professioni tecniche e di Assorup di avanzare le loro proposte, alcune delle quali entreranno certamente fra le richieste prioritarie.
Dai Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti, in particolare, è stata riproposta la battaglia per tornare al concorso di progettazione a due fasi al posto del concorso a una fase, previsto dal codice appalti, che comporta almeno due gravi penalizzazioni: innalza enormemente i costi di partecipazione alla competizione e, conseguentemente, sfavorisce drasticamente giovani professionisti e piccole strutture. Per gli architetti questa è una battaglia tradizionale, mentre è significativo che in questa occasione anche gli Ingegneri abbiano voluto dare un supporto sostanziale su una questione che generalmente li trova più freddi.
Il Consiglio nazionale degli Ingegneri avanza altre due richieste degne di essere sottolineate. La più importante – condivisa con la Rete delle professioni tecniche guidata da Armando Zambrano – è la proposta che sia fissata fin da subito per il 1° gennaio una soglia di 500mila euro per le opere che dovranno essere progettate in Bim. Un modo per dire che la digitalizzazione è un processo che deve andare avanti speditamente e senza interruzioni. In altri termini, che l’innalzamento della soglia da 1 a 2 milioni per il 2025 (con sostanziale dimezzamento della platea delle opere interessate) sia solo un fatto momentaneo e non una mutilazione permanente del processo di diffusione delle tecnologie digitali della progettazione.
L’altra richiesta sembra più una posizione di bandiera che di sostanza: sull’equo canone il Cni chiede una ulteriore limatura dei ribassi, riducendo dal 35% al 30% la quota dell’offerta su cui può intervenire il ribasso. Vale la pena di ricordare che a inizio settimana il presidente dell’Anac Busìa aveva sostenuto la tesi opposta, lamentando che “la formula utilizzata nel correttivo comporta un appiattimento verso il basso”. Né l’una né l’altra posizione sembrano però in grado di intaccare il solido e “ragionevole compromesso” (l’espressione è proprio dell’Anac) trovato da Salvini sulla questione.
Importante ieri anche l’audizione di Assorup che ha posto all’attenzione quattro questioni. Una è strettamente di categoria: istituire la previsione di una struttura tecnica di supporto al Rup. Un’altra è condivisa con tutti gli intervenuti: consentire che siano dati gli incentivi tecnici anche ai dirigenti. Un’altra questione è (almeno in apparenza) di ordine tecnico e riguarda la richiesta di inserire il calcolo dei compensi per i membri del Consiglio consultivo tecnico nell’allegato V.2 e non in altra disciplina normativa.
La proposta che più farà discutere, perché impatta pesantemente sulla questione oggi più incandecscente dell’intero correttivo, il rapporto fra contratto di lavoro prevalente e contratti equivalenti, getta ulteriore benzina sul fuoco chiedendo che siano forniti (ma non si capisce da chi) “elenchi di contratti equivalenti, con valore orientativo”. Evidente che la proposta è soprattutto una richiesta di aiuto che arriva dalla base dei Rup, oggi in grandissima difficoltà nel districare la materia, ma l’effetto della proposta – nonostante il richiamo di Assorup alla necessità di tutelare i lavoratori – è di legittimare i contratti equivalenti che Ance e sindacati confederali chiedono di fatto di sopprimere, considerando lo spazio potenziale che viene loro lasciato un sostanziale assalto al contratto nazionale e al sistema delle bilateralità, a partire dalle casse edili.