RIGENERAZIONE URBANA

Panci (Oar): basta titoli edilizi, conta la QUALITA’ delle opere e gli impatti

Secondo il presidente degli Architetti di Roma e provincia, “oggi le esigenze sono cambiate, occorre uscire dall’impasse per cui attendiamo prima la giurisprudenza che la norma tecnica. Il tema vero non è ragionare sulle singole norme, che spesso peccano di poca chiarezza e di mancata integrazione l’una con l’altra, bensì il peso degli interventi e gli effetti sul patrimonio esistente”. Bene il salva-casa e il salva-Milano “ma è necessario un testo organico”, ha ribadito Alessandro Panci a Diario Diac raccontando i temi del convegno alla Casa dell’Architettura di Roma sulle frontiere della rigenerazione urbana.

28 Nov 2024

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Le città italiane alle prese con una trasformazione epocale. “La rigenerazione urbana porta con sé tante frontiere” normative e culturali. Alessandro Panci, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia le sviscera per bene a Diario Diac raccogliendo i frutti del convegno organizzato ieri alla Casa dell’Architettura, Le nuove frontiere della Rigenerazione Urbana alla luce della recente giurisprudenza.

Salva-casa, Panci: “Bene la direzione del governo ma serve riforma organica

“Siamo partiti dal codice degli appalti fino alle varie riforme del Testo unico dell’edilizia, è in corso quello sulla rigenerazione del Lazio, c’è il Piano casa nazionale, il piano città di Roma. Sono tutti argomenti legati tra loro, il tema è il territorio”, dice Panci. Partendo dal salva-casa, “rimangono alcuni aspetti non chiariti, manca una giurisprudenza e le circolari esplicative”. Perché è una normativa che “ricade su un territorio normato da leggi regionali o comunali, perciò fino a che non vengono recepite non possono essere applicate”. E poi, secondo il presidente dell’Oar, “il paradosso è che in alcune Regioni il salva-casa è più restrittivo delle leggi regionali vigenti. Non amplia la casistica ma la riduce”. La posizione degli Architetti a riguardo non muta: “Occorre andare verso alcune direzioni che fortunatamente il governo ha recepito e intrapreso. Ma serve un testo unico organico”, ribadisce Panci.

Salva-Milano, serve chiarezza sull’applicazione delle norme

Guardando al caso Milano, invece, “che riguarda non solo Milano, il problema è la non chiarezza della norme: troppe norme si sovrappongono e vanno in contrasto tra loro. E a seconda della situazione si interpretano diversamente. Così, si danneggiano noi tecnici, che non sappiamo cosa indicare e consigliare, i nostri committenti, poi i cittadini e imprenditori. Sono loro che investono nelle città”. Per Alessandro Panci, dunque, occorre “chiarezza nell’applicazione della norma. Ne va del futuro edilizio dei nostri spazi dove vogliamo evitare degrado e mancata risposta dei tessuti edilizi alle esigenze che nel tempo cambiano. Servono strumenti più snelli, normative più legate alla vita che viviamo quotidianamente”.

Il problema delle norme odierne, infatti, è che “ristrutturazione edilizia è sia la conversione di una finestra in porta-finestra sia la demolizione e ricostruzione con forma, sagoma e sedime diverse di interi edifici”, avverte il presidente degli Architetti romani al nostro giornale. “E allora è normale che se si parla di ristrutturazione in un ambito così vasto la difficoltà a capire perché con lo stesso titolo edilizio si possono attuare interventi così diversi tra loro”. Per Panci, quindi, “da un lato c’è l’eccessivo irrigidimento di una norma piccola, dall’altro l’eccessiva facilitazione di un’opera grande. Se continuiamo a ragionare in titoli edilizi, aggiungendone di nuovi, rendiamo più complessi gli interventi sotto il profilo procedurale ma l’obiettivo è realizzare cose di qualità”.

Una rigenerazione culturale e poi urbana

“Dovremo cercare di cambiare questo ragionamento, così il dare definizione su tutti i titoli edilizi. Dobbiamo superarlo, essere in condizione di avere iniziative in comunicazione o segnalazione e altre che richiedono autorizzazione”, dice Panci avviandosi alla conclusione dei suoi ragionamenti. “Non è importante comprendere se trasformo una finestra in porta finestra, perché il tema vero è che se ne faccio mille di questi interventi avrò un certo impatto, se ne faccio solo uno su un edificio di 5mila metri quadrati ne avrò un altro”. Ecco perché “dobbiamo comprendere il peso degli interventi su ciò che esiste oggi. Serve un sistema flessibile per superare davvero tutti i cavilli normativi. E’ un cambiamento serio e profondo culturale”.

Guardando ancora, per concludere il cerchio, a quanto fatto nelle ultime modifiche “aver inserito in un testo unico dell’edilizia addirittura aspetti come vepa e pergo-tende evidenzia le difficoltà di uffici, legislatori e avvocati. Lì c’è un problema di fondo, non è importante dire come devo fare vepa, pergo-tende perché altrimenti si innescano altri meccanismi. Dobbiamo semplicemente dire che intervengo e valuto l’impatto del mio intervento. Perdiamo anni e anni per ottenere un titolo edilizio, ciò che abbiamo fatto fino a oggi per arrivare a questo complesso normativo oggi si trova di fronte a un contesto cambiato con altre esigenze e le norme che abbiamo non sono più adeguate, le viviamo con estrema difficoltà. Serve uscire da questa impasse per cui occorre prima conoscere la giurisprudenza che la norma tecnica”. La politica pian piano lo sta capendo, la rivoluzione culturale per rigenerare le nostre città va però fatta tutti insieme.

Red. Diac

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