Le AUDIZIONI SUL CORRETTIVO

La mina dell’assalto al contratto unico e alle CASSE EDILI. Brancaccio: “Inadeguati e insufficienti i parametri per valutare le tutele analoghe”

28 Nov 2024 di Giorgio Santilli

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La mina dell’assalto al contratto unico e alle CASSE EDILI. Brancaccio: “Inadeguati e insufficienti i parametri per valutare le tutele analoghe”

Federica Brancaccio, presidente Ance

Non soltanto il correttivo al codice appalti equipara i contratti firmati dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative a contratti firmati da associazioni la cui rappresentatività potrebbe essere anche del tutto marginale, con la foglia di fico che questi contratti alternativi debbano avere “tutele analoghe”, ma per giunta le “tutele analoghe” sono valutate in base a criteri poco oggettivi. Sta esplodendo il tema dell’attacco al contratto nazionale dell’edilizia e ieri la presidente di Ance, Federica Brancaccio, intervenendo in audizione alla Camera sulle modifiche al codice appalti, ha rincarato la dose, trovando altre ragioni per cui la norma proposta dal correttivo proprio non va bene. “I parametri per la valutazione dell’equivalenza economica dei contratti collettivi riportati nell’allegato – sostiene la memoria dell’Ance – non risultano essere adeguati e sufficienti per una effettiva comparazione che, tra l’altro, permette anche uno scostamento marginale dagli stessi”.

Il riferimento di Ance è all’articolo 4 dell’allegato I.01 che prevede, qualora l’impresa faccia riferimento nella sua offerta a un contratto diverso da quello nazionale definito come “applicabile” (quello cioè stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative), una valutazione da parte della stazione appaltante dell’equivalenza dei contratti collettivi proposti nell’offerta.

Il comma 2 dell’articolo 4 indica, in particolare, le voci della retribuzione che dovrebbero essere considerate dalle stazioni appaltanti per svolgere la valutazione di equivalenza “economica” dei contratti. Qui è il punto-chiave: la norma individua soltanto “le componenti fisse della retribuzione globale annua” che sono, in particolare: a) retribuzione tabellare annuale; b) indennità di contingenza; c) elemento distinto della retribuzione (EDR); d) eventuali mensilità aggiuntive; e) eventuali ulteriori indennità previste.

L’Ance chiede invece che la valutazione economica tenga conto “di tutte le tutele offerte dai contratti collettivi nazionali di settore”, comprendendo quindi anche la “relativa contrattazione integrativa territoriale”, e soprattutto che la valutazione delle tutele normative riconosca a pieno e senza sconti (ammessi dall’articolo in questione) la disciplina relativa alla bilateralità. Questa disciplina si esplica – dice Ance – “nell’ambito della normativa antimafia, della legalità e della regolarità di impresa, della erogazione di prestazioni economiche, normative e di welfare per i lavoratori”. Con tali enti bilaterali, inoltre, “sono anche garantite fondamentali prestazioni in materia di formazione e sicurezza, nonché quelle proprie della previdenza e della sanità integrative”. L’Ance ricorda infine che “si tratta di Enti paritetici basati sul presupposto della terzietà rispetto agli specifici interessi di parte”.

Volendo trarre una sintesi, appare chiara la preoccupazione di Ance – pienamente condivisa dai sindacati confederali – che il correttivo appalti, consentendo “scostamenti”, sia pure “marginali”, alle tutele garantite dalla bilateralità, si risolva in un attacco al sistema delle casse edili che tutte queste tutele garantiscono. Consentendo in gara scostamenti rispetto a questi contributi si potrebbero porre le basi per la costruzione di sistemi alternativi o per il ricorso ad altre forme di tutela previste dal mercato privato (per esempio polizze assicurative) per garantire forme di protezione solo apparentemente analoghe. Tanto più, dicono i costruttori, che a rischiare di essere pregiudicate sono la regolarità e la sicurezza del lavoro.

Le preoccupazioni di Ance e sindacati si inseriscono in un contesto che ha visto, lo scorso settembre, la nascita di Conflavoro Costruzioni, nuova organizzazione imprenditoriale del settore edile, che ha annunciato – in un comunicato del 5 settembre scorso – di costituirsi proprio “per rivoluzionare il settore con una piattaforma contrattuale alternativa a quella attuale che ruota completamente intorno al complesso e costoso sistema delle casse edili”. Il cambiamento di rotta annunciato dal presidente Luciano Angeli avverrebbe quindi firmando “il primo contratto collettivo per l’edilizia che non prevede la cassa edile, su cui lavoriamo da due anni”.

Sulla questione aveva usato parole ancora più dure Alessandro Genovesi, ex segretario generale della Fillea Cgil e neosegretario confederale della Cgil con delega agli appalti pubblici. Per Genovesi “tra le modifiche più pericolose proposte dal Governo: il rinvio ai codici Ateco per indicare i Ccnl da applicare e non alla reale attività svolta; equivalenze automatiche tra Ccnl, che hanno però tutele economiche e normative diverse e in molti casi inferiori, criteri così vaghi per definire la reale rappresentatività dei soggetti firmatari; l’indebolimento delle clausole sociali e dell’obbligo di applicare lo stesso Ccnl tra lavoratori in appalto e lavoratori in subappalto”. Siamo in presenza – aveva aggiunto Genovesi – non solo di una palese violazione dei principi e delle tutele previste dalla legge delega 78/2022 e dall’attuale Codice, ma di un attacco ai lavoratori e alle loro organizzazioni senza precedenti che renderanno anche più difficile il compito delle stazioni appaltanti e delle pubbliche amministrazioni, con un’esplosione di contenziosi e vertenze”.
Quindi, la richiesta all’esecutivo. “Il governo – aveva detto Genovesi – si fermi come sostanzialmente chiesto da tutte le organizzazioni sindacali ascoltate in Commissione alla Camera e apra un tavolo di confronto serio con le organizzazioni realmente rappresentative, assumendo la qualità e la difesa dei salari, dei diritti dei lavoratori, della salute e sicurezza come stella polare”. Senza fare alcun nome o riferimento esplicito ad alcuna organizzazione, Genovesi aveva concluso invitando il governo a “non cedere alle pressioni di lobbisti, consulenti vari, sindacati gialli”.

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