La giornata
Unicredit su Bpm SPIAZZA Giorgetti (che parla di golden power)
- Rfi-Svimez: sulla linea Napoli-Bari un valore aggiunto di 4,4 miliardi di euro e 62 mila posti di lavoro
- Salvini: “A fine mandato ci sarà una rete ferroviaria all’altezza”
- Eni e Msc firmano un protocollo per lo sviluppo di iniziative congiunte su sostenibilità e transizione energetica
- Orsini: “Allungare la scadenza del Pnrr”
- Terna: nei primi 10 mesi 6 GW di nuova capacità rinnovabile, superato il dato dell’intero 2023
IN SINTESI
Il ‘risiko’ bancario irrompe anche sulla scena politica. La mossa di Unicredit che ha lanciato un’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi di euro sulla totaliotà di azioni di Banca Bpm ha colto tutti di sorpresa anche perchè i riflettori, da settimane, sono puntati oltreconfine sulla tedesca Commerzbank. Una mossa che mina l’operazione per la costituzione di un terzo polo bancario. Pronta la reazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: l’operazione dell’istituto guidato da Andrea Orcel è stata “comunicata ma non cordata col governo. “POi vedremo, come è noto esiste la golden power. Il Governo farà le sue valutazioni, valuterà quando Unicredti invierà la sua proposte per le autorizzazione del caso”. Intanto, sul fronte del ddl Bilancio, Giorgetti ha spiegato che “gli incarichi difficili sono sempre quelli del ministero dell’Economia”. Il titolare del Mef ha risposto con queste parole a chi gli chiedeva, a margine di un’audizione alla Camera, dell’esito del vertice di maggioranza che si è svolto domenica sera a casa della premier, Giorgia Meloni. Giorgetti è stato incaricato di verificare le possibili coperture a eventuali proposte migliorative alla manovra che proporrà il Parlamento. “Ci stiamo lavorando”, ha detto.
Rfi-Svimez: sulla linea Napoli-Bari un valore aggiunto di 4,4 miliardi di euro e 62 mila posti di lavoro
Un valore aggiunto pari a 4,4 miliardi di euro e 62mila posti di lavoro come impatto economico della realizzazione della nuova linea ferroviaria Napoli – Bari. sono questi i principali risultati di uno studio, frutto della collaborazione tra Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno) e Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) sull’impatto della nuova infrastruttura in corso di realizzazione al Sud, inserita nel Rapporto Svimez 2024. “Con la realizzazione della nuova linea Napoli – Bari – ha commentato l’amministratore delegato e direttore generale di RFI- tracciamo una rotta per supportare il rilancio del Mezzogiorno. L’impegno di RFI è teso a cambiare le abitudini di mobilità e a dare un impulso decisivo per le economie locali. Un valore che si concretizza non solo nella creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche nella spinta allo shift modale in linea con gli obiettivi climatici europei”. Per il direttore generale della SVIMEZ Luca Bianchi, “l’analisi svolta in collaborazione con RFI fa emergere il potenziale trasformativo di un intervento che mette in connessione due regioni tra le più dinamiche del Sud. Questi progetti contribuiscono ad un nuovo modello di sviluppo, in grado di coniugare crescita dei territori, valorizzazione delle competenze e sostenibilità”. Nel dettaglio, la nuova linea AV/AC Napoli – Bari, dall’investimento complessivo di oltre 6 miliardi di euro, ha un impatto diretto e indiretto sul valore aggiunto di oltre 3,9 miliardi di euro, con circa 53mila posti di lavoro a tempo pieno generati. Considerando anche gli effetti indotti, il valore aggiunto attivato dal progetto sale a 4,4 miliardi, con un impatto occupazionale di 62 mila addetti. I settori maggiormente interessati sono l’ingegneria civile, i servizi legati alla progettazione, le altre costruzioni, la fabbricazione di prodotti in metallo e i servizi di vendita all’ingrosso. La linea Napoli – Bari è un’infrastruttura strategica che permetterà di mettere in comunicazione il Sud Italia con le più importanti regioni del Centro-Nord e dell’Europa, estendendo i benefici dell’Alta Velocità al Mezzogiorno e contribuendo al rilancio competitivo del Paese. Il programma di investimenti prevede la realizzazione di una nuova linea a doppio binario tra Napoli e Foggia, con maggiore capacità di trasporto e velocità di 200-250 km/h, che consentirà una riduzione significativa dei tempi di percorrenza per i viaggiatori: due ore tra Napoli e Bari, tre ore tra Roma e Bari e quattro ore tra Roma e Lecce/Taranto. In conseguenza dello shift modale, si stima una riduzione delle emissioni medie annue di circa 141 mila tonnellate di Co2, equivalenti alle emissioni di 638mila camion che percorrono la tratta Napoli – Bari. Le ricadute positive non sono esclusivamente economiche e l’investimento rappresenta un esempio concreto delle potenzialità dello shift modale in termini di riduzione delle emissioni del settore dei trasporti e lotta al cambiamento climatico.
Salvini: “a fine mandato ci sarà una rete ferroviaria all’altezza”
“Mi faccio carico di accuse e polemiche, perche’ so che alla fine del mandato ci sara’ una rete ferroviaria all’altezza del nostro Paese”. Ad assicurarlo è stato, ieri a Milano, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini parlando dal palco dell’evento Italia Direzione Nord’ promosso dalla Fondazione Stelline alla Triennale di Milano. “E’ chiaro che ci sia qualche disservizio, nonostante il lavoro enorme che fanno i tecnici di ferrovie dello stato di Trenitalia e di Rfi”, ha detto il vicepremier.
Eni e Msc firmano un protocollo per lo sviluppo di iniziative congiunte su sostenibilità e transizione energetica
Orsini: “allungare la scadenza del Pnrr”
La scadenza per realizzare i progetti del Pnrr va allungata. A ribadirlo è stato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, parlando all’assemblea di Confindustria Belluno Dolomiti. Una cosa che “speriamo che venga fatta immediatamente con la nomina di Raffaele Fitto (a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue) e’ che il Pnrr possa essere allungato’, ha detto Orsini. “Cosa cambia se rimane ferma la data di restituzione se io devo finire i lavori nel 2026 o nel 2027? L’importante e’ che vengano fatti bene”, ha sottolineato il presidente di Confindustria per il quale ‘il rischio e’ che, con la data che abbiamo inserito oggi, ci siano solo piccole manutenzioni all’industria, invece noi abbiamo bisogno di creare nuove imprese, nuove industrie e soprattutto di fare si’ che l’industria sia piu’ produttiva. Per fare questo serve piu’ tempo’.
Terna: nei primi 10 mesi 6 GW di nuova capacità rinnovabile, superato il dato dell’intero 2023
Nel mese di ottobre il fabbisogmo di energia elettrica in Italia è stato pari a 25,5 miliardi di kWh, valore stazionario rispetto a ottobre 2023 (+0,2%). Tale risultato è stato raggiunto con giorno lavorativo in più (23 invece di 22) e una temperatura media mensile di 1,4°C inferiore a quella di ottobre dello scorso anno. Il dato della domanda elettrica, destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario e temperatura, porta ad una variazione dello 0,6% rispetto a ottobre 2023. A livello territoriale, la variazione tendenziale di ottobre è risultata positiva al Nord (+1%), pressoché stazionaria al Centro (-0,2%) e negativa al Sud e Isole (-1,4%). Nei primi dieci mesi dell’anno, il fabbisogno nazionale è in crescita del 2,3%, rispetto al corrispondente periodo del 2023 (+1,4% il valore rettificato). L’indice Imcei (Indice Mensile dei Consumi Elettrici Industriali) elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali delle imprese cosiddette ‘energivore’, ha fatto registrare una diminuzione del 2,3% rispetto ad ottobre 2023. Con dati destagionalizzati e corretti dall’effetto calendario, la variazione non cambia. In particolare, positivi i comparti della cartaria, metalli non ferrosi, siderurgia e alimentare. In flessione chimica, mezzi di trasporto, cemento calce e gesso, ceramiche e vetrarie e meccanica. In termini congiunturali, la variazione della richiesta elettrica destagionalizzata e corretta dagli effetti di calendario e temperatura è di +0,5%. In leggera flessione la variazione congiunturale dell’indice IMCEI (-0,5%). L’indice Imser (Indice Mensile dei Servizi), che Terna pubblica sulla base dei dati dei consumi elettrici mensili forniti da alcuni gestori di rete di distribuzione (E-Distribuzione, UNARETI, A-Reti, Edyna e Deval), ha fatto registrare, nel mese di agosto 2024, una variazione positiva del 7,6% rispetto ad agosto 2023. In particolare, pressoché tutti i comparti hanno registrato variazioni positive ad eccezione di informazione e comunicazione e trasporto e magazzinaggio che hanno registrato una variazione negativa. Il dato positivo del settore dei servizi rappresenta una crescita ormai organica e consolidata, mentre l’andamento dei consumi elettrici industriale appare stazionario negli ultimi due anni. Tornando al bilancio mensile di Terna, lo scorso mese la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’83,7% dalla produzione nazionale e per la quota restante (16,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. Il valore del saldo estero mensile risulta pari a 4,2 TWh, il 12,8% in meno rispetto a ottobre 2023. A livello progressivo, da gennaio a ottobre 2024, l’import netto è in aumento dell’1,6% rispetto ai primi dieci mesi del 2023.
In dettaglio, la produzione nazionale netta è risultata pari a 21,5 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 41,2% della domanda elettrica (era 35,3% a ottobre 2023). Inoltre, nei dieci mesi del 2024 le fonti rinnovabili hanno coperto il 42,8% del fabbisogno, rispetto al 37% dello stesso periodo del 2023. In diminuzione la fonte termica (-6%): prosegue il calo della quota di produzione a carbone, -30,1% rispetto allo stesso mese del 2023. In aumento la fonte idrica (+55,9%) e fotovoltaica (+1,4%); per quanto riguarda la fonte idrica, permane una sostanziale differenza tra il Nord e il Centro Sud del Paese in termini di disponibilità della risorsa, mentre l’incremento della produzione del fotovoltaico (+30 GWh) è dovuto al contributo positivo dell’aumento di capacità in esercizio (+507 GWh) che ha compensato il minor irraggiamento (-477 GWh). In diminuzione la fonte eolica (-26,5%, a causa della scarsità di vento) e geotermica (-4,8%).
Da gennaio a ottobre 2024 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 6.042 Mw (di cui 5.482 MW di fotovoltaico). Tale valore è superiore di 1.489 MW (+33%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e supera il dato dell’intero 2023, pari a circa 5.800 MW. Al 31 ottobre in Italia si registrano 75,2 GW di potenza installata da fonti rinnovabili, di cui, nel dettaglio, 35,8 GW di solare e 12,9 GW di eolico. Da questo mese il rapporto mensile ospita una sezione dedicata alla variazione netta di capacità rinnovabile installata con dettaglio regionale. Rispetto a quanto previsto dal DM Aree Idonee (21 giugno 2024), i target fissati per il quadriennio 2021-2024 sono stati raggiunti con due mesi di anticipo (16.238 MW di capacità installata rispetto al target di 16.108 MW), seppur in un contesto non omogeneo a livello territoriale. A partire dal mese di ottobre sarà inoltre possibile consultare all’interno del rapporto mensile i dati relativi ai sistemi di accumulo. Da gennaio a ottobre 2024, la potenza nominale degli accumuli in esercizio è aumentata di 1.740 MW. Al 31 ottobre 2024 si registrano in Italia circa 707.000 installazioni che corrispondono a 11.783 MWh di capacità e 5.186 MW di potenza nominale, di cui 864 MW utility scale. Nel dettaglio, nei primi dieci mesi dell’anno la potenza nominale dei sistemi di accumulo in alta e altissima tensione è aumentata di 616 MW.
Lane (Bce): “le raccomandazion di Draghi e Letta sono di primaria importanza”
L’economia dell’area euro potrebbe affrontare meglio gli shock ciclici se vi fosse un miglioramento del tasso di crescita tendenziale. A tal fine, le raccomandazioni contenute nei rapporti Letta e Draghi sono di primaria importanza per la banca centrale, inclusa un’agenda piu’ ambiziosa per l’unione dei mercati dei capitali”. E’ quanto ha detto il capo-economista della Bce Philip Lane intervenendo a un evento organizzato dalla Banca d’Inghilterra presso King’s College di Londra.
Accordo tra Seco e Hitachi Energy per una nuova linea di prodotti della famiglia utility Smart box
Seco, azienda attiva nelle soluzioni tecnologiche end-to-end per la digitalizzazione industriale, e Hitachi Energy, gruppo attivo nel settore dell’energia sostenibile, hanno siglato un accordo per lo sviluppo di una nuova linea di prodotti all’avanguardia, all’interno della famiglia Utility Smart Box, volti a facilitare una comunicazione e una gestione dei dati fluida e continua tra le infrastrutture delle utility. Seco, si legge in una nota, guidera’ la progettazione e lo sviluppo della nuova linea di prodotti, curando l’integrazione delle proprie soluzioni hardware basate su processori IoT Qualcomm. Seco si occupera’ anche “della produzione e della fornitura dei prodotti finiti a Hitachi Energy, che dal canto suo “contribuira’ con la propria expertise per garantire che i prodotti finali rispondano alle esigenze e agli standard del mercato”. Questa collaborazione strategica prevede inizialmente la produzione di oltre 200mila dispositivi nei prossimi anni.