Il minibonus tardivo non fa una politica per la casa. Nessun segnale per il dopo-2026

16 Ott 2024 di Giorgio Santilli

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Il minibonus tardivo non fa una politica per la casa. Nessun segnale per il dopo-2026

CAMERA, COMMISSIONE BILANCIO RIUNITE, AUDIZIONE MINISTRO GIORGETTI

Una manovra di piccolo cabotaggio a dispetto delle pretese del nuovo patto europeo che chiederebbe piani di sviluppo strategico a sette anni, con una forte attenzione agli investimenti. La detrazione sulle ristrutturazioni nelle prime case mantenuta al 50% (anziché al 36%) è l’ennesima misura incomprensibile, una specie di contentino al popolo dei bonus che il ministro dell’Economia Giorgetti avversa in tutti i modi (anche con le rivalutazioni catastali ad hoc). Non sposta nulla, non è fondativa di alcuna politica, non racconta nessuna strategia. Niente. Mancia populista pura. Anche se qualcuno potrà dire: meglio di niente.

Manca qualunque visione per la crescita, manca qualunque politica per la casa, mancano i fondi per la rigenerazione urbana previsti dalla legge in discussione al Senato, manca qualunque segnale che si voglia puntare sugli investimenti. Coerenti a un messaggio ambiguo sul green deal e sull’efficienza energetica, non ci sono né piani né misure capaci di guardare avanti.

Alle richieste pressanti che arrivano dall’intera economia – e soprattutto dall’economia che vive degli e sugli investimenti – di cominciare a costruire un quadro per il dopo-2026 il governo non dà nessuna risposta perché non ha risposte, impegnato com’è a evitare il disastro sul fronte del Pnrr.

Dalle indiscrezioni uscite ieri, il quadro è desolante. Speriamo soltanto – lo speriamo fortemente – di essere smentiti oggi da tante buone notizie che ci racconterà in conferenza stampa il ministro Giorgetti. A lui darci quella prospettiva che al momento non siamo riusciti a cogliere.

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