Rigenerazione urbana
Coima guarda al futuro con i “sogni” di 130 giovani, tra inclusione e sostenibilità. Catella: città infrastrutture sociali e ambientali
In occasione del 50esimo anniversario, la società ha festeggiato con l’evento ‘Inspiring cities’ ospitato nell’ex Scalo di Porta Romana, simbolo del cambiamento e della trasformazione di Milano. Protagonisti i giovani delle principali università di Roma e Milano che hanno raccontato il loro modello di città di qui ai prossimi 50 anni. Catella: “Una riflessione sulle città intese come infrastrutture ambientali e sociali”.
Da un luogo simbolo della rigenerazione urbana a Milano, il Villaggio Olimpico per i Giochi invernali del 2026, situato nel cantiere dell’ex scalo di Porta Romana, prendono forma i sogni per quelle che saranno le città del futuro. Nuove visioni e modelli urbanistici intessuti di innovazione, sostenibilità, benessere, collaborazione, inclusività. E’ guardando al futuro che Coima Sgr, la società specializzata nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari, ha festeggiato i suoi 50 anni di attività con l’evento ‘Inspiring Cities’, ospitato, appunto, nel Villaggio Olimpico dove l’ex Squadra Rialzo, un tempo officina dedicata alla riparazione dei treni, per la prima volta è stata aperta al pubblico, riunendo 130 studenti da 13 università, rappresentanti delle istitutuzioni e accademico, oltre ai numerosi architetti che negli anni hanno collaborato con Coima. Là dove prende forma la Milano che verrà, con l’opera in capo al fondo Porta Romana, promosso e gestito da Coima e partecipato da Covivio, Prada Holding e Coima Esg City Impact Fund, che al termine della manifestazione olimpica, sarà convertita nello studentato in edilizia convenzionata più grande d’Italia con oltre 1700 posti letto, sono stati i giovani i protagonisti, con le loro idee e progetti, ispirati da un sogno.
L’evento è stato concepito come parte integrante di Inspiring Cities, il format ideato da Coima che prevede, oltre al concorso di idee “University Hackathon for Inspiring Cities” – che si è svolto il 5 ottobre scorso – un libro edito da Skira e curato da Fulvio Irace e un questionario di prossimo lancio, con l’obiettivo di avviare un confronto aperto e volto a stimolare la riflessione di cittadini, studenti e opinion leader sui modelli ideali e resilienti di città – intesa come luogo di comunità e di civiltà – in grado di rispondere ai principali trend che caratterizzeranno il prossimo futuro. L’Hackathon, aperto a tutte le università e istituzioni AFAM, ha ottenuto la partecipazione di 13 università pubbliche e private: otto di Milano – Politecnico di Milano, Università Luigi Bocconi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Humanitas, Università di Comunicazione e Lingue IULM, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca e Università Vita- Salute San Raffaele – e cinque di Roma – Roma Policlinico Universitario Campus Bio-medico, Università LUISS, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Università degli Studi di Roma Tor Vergata; e Università degli Studi Roma Tre. Per ognuno degli atenei che hanno aderito al concorso di idee, 10 universitari sono stati chiamati a raccontare il proprio sogno, proponendo nuovi modelli urbani, di comunità, di lavoro, e a immaginare la civiltà che verrà, in un’ottica di collaborazione di pensione tra le due maggiori città italiane, avendo come orizzonte temporale i prossimi 50 anni. I giovani under 30, di età media 24 anni, appartengono a più di 50 corsi di laurea afferenti a oltre 10 diversi ambiti disciplinari: Architettura, Comunicazione e Marketing, Economia e Management, Filosofia, Giurisprudenza, Ingegneria, Medicina, Psicologia, Scienze dell’educazione, Biologia, Fisica, Scienza Politiche, Lettere.
A spiegare e a sintetizzare lo spirito di questa iniziativa è stato Manfredi Catella, founder e ceo di Coima. “Nel pensare al nostro cinquantesimo anniversario, è stato naturale pensare ai prossimi 50 anni insieme a giovani che hanno un patrimonio maggiore di futuro. Abbiamo voluto chiamare a raccolta i giovani, tramite i rettori e i docenti delle più grandi università del Paese e creando una collaborazione simbolica tra Roma e Milano per invitarli a una riflessione sulle città intese come infrastrutture sociali e ambientali fondamentali per il futuro”, ha detto Catella. “Le squadre sono state composte con la massima libertà per stimolare un pensiero olistico e non limitato a specifici ambienti disciplinari. Anche la scelta del luogo in cui ospitiamo questi ragazzi, che ci presentano i loro sogni di città del futuro è significativo: un quartiere pensato per e dedicato alla gioventù, che accoglierà prima gli atleti delle Olimpiadi invernali 2026 e poi gli studenti, in quello che sarà il più grande studentato d’Italia”.
Al termine dell’esposizione dei lavori dei ragazzi, Ferruccio Resta, presidente della Fondazione Politecnico di Milano e della Fondazione Bruno Kessler, ha annunciato le squadre finaliste e il team vincitore dell’Hackathon: la squadra vincitrice è l’Università Vita-Salute San Raffaele con il sogno Organism; la seconda classificata è l’Università degli Studi di Milano con il sogno Pluralism; la terza è l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata con il sogno SymbioCity.
Ma cosa raccontano questi sogni? Quello della squadra vincitrice narra di città del futuro che “non sono solo luoghi, ma organismi viventi e respiranti in cui ogni individuo si sente libero di essere sé stesso. Le strade sono le vene e le arterie di questo organismo, che pulsano di vita e collegano ogni parte, assicurando che ogni persona, come una singola cellula, riceva tutto il nutrimento di cui ha bisogno per crescere. Il cuore della città batte al ritmo dei sogni e delle aspirazioni dei suoi abitanti. Camminando per i suoi quartieri, si percepisce l’energia di persone che vivono con passione, trovando spazio per le proprie inclinazioni, scoprendo la propria vera essenza. Nel 2054, la città non è solo efficiente: è viva. Il calore umano di una città costruita intorno all’idea di comunità, dove ogni azione è finalizzata al benessere dell’individuo e, quindi, della collettività”. L’architetto che ha accompagnato la squadra, Bernardo Fort-Brescia dello studio Arquitectonica, ha parlato delle lezioni da Miami e Milano. “Dopo la Seconda guerra mondiale, i costruttori di città di tutto il mondo si sono innamorati di un particolare modello urbano. Ispirandosi ai concetti di pianificazione modernista, immaginarono un paesaggio di funzioni rigidamente segregate: un luogo in cui vivere e lavorare si sarebbero svolti in zone discrete, collegate da nastri autostradali. Da questa visione è nato il distretto commerciale contemporaneo: da Los Angeles a Parigi, i politici hanno creato enclavi di soli uffici, piene di alti grattacieli di vetro e poco altro. Ma nell’economia globale post-Covid, questo modello non funziona più. Con gli uffici vuoti e i costi degli alloggi in aumento, gli sterili quartieri commerciali di ieri devono diventare i quartieri densi, percorribili e a uso misto di domani. Come dimostrano i recenti sviluppi a Milano e Miami, il futuro delle città dipende dal connubio tra l’architettura innovativa e sostenibile del XXI secolo e una tradizione urbanistica che precede di molto il XX”.