Cominciano a diffondersi i Piani comunali del Verde ma la strada per garantire consistenza e qualità è ancora lunga. Valore etico e valore economico

27 Mar 2025 di Paola Reggio

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La presenza del verde urbano è molto importante nelle città poiché, grazie alle sue molteplici funzioni contribuisce a renderle più vivibili e più resilienti nei confronti degli impatti dei cambiamenti climatici, operando sul versante della biodiversità, favorendo una migliore qualità della vita da parte degli abitanti e degli users, migliorando l’assetto idrogeologico della città. Nel contesto urbano, le aree verdi possono rappresentare l’unica occasione di contatto con la natura di un’ampia fascia di popolazione. Dalle statistiche ISTAT sull’ambiente urbano sono Trento, Bolzano, Isernia, Sondrio e Monza ad avere una maggiore incidenza del verde rispetto alla superficie comunale ma i capoluoghi delle aree metropolitane come Roma, Milano e Torino emergono comunque per estensione dal patrimonio verde.

 

 

Sebbene il verde sia presente nelle città italiane, la strada da percorrere per arrivare a pianificare la consistenza e la sua qualità attraverso un Piano Comunale del Verde (PCV) è ancora lunga. La prima causa di questa difficoltà è di carattere normativo. I PVC sono strumenti volontari e non cogenti ovvero non obbligatori per i comuni. Come mostra il quaderno ISPRA 33/2024 “Piani Comunali del Verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita? ad oggi i comuni dotati di PCV sono pochissimi: fino al 2022 solo 11 dei 106 Comuni capoluogo di provincia italiani avevano approvato un PCV, la maggior parte dei quali dopo il 2020. Un secondo motivo è che non è facile pianificare il verde urbano. Un’infrastruttura verde (e blu) per essere efficace e duratura deve conciliare la valorizzazione del patrimonio esistente e con la sua implementazione attuata con le piante giuste, al posto giusto e con le cure giuste.

Secondo gli obiettivi fissati dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030 tutte le città con più di 20.000 abitanti dovranno dotarsi per quella data di un piano di inverdimento urbano. Ciò ci da la misura di quanto le città italiane abbiano ancora da fare. Sulla base die dati ISTAT le città più attive su questo tema sono prevalentemente emilano-romagnole grazie ad una più consolidata scuola di pianificazione urbana connessa ai temi dell’adattamento e della mitigazione. Si pensi ad esempio, all’esperienza ormai consolidata di SBAM!” – Scuola di progettazione Bioclimatica per l’Adattamento e la Mitigazione -il percorso nato per approfondire il tema della progettazione e rigenerazione urbana di spazi pubblici per il cambiamento climatico, organizzate da ANCI Emilia-Romagna in collaborazione con AESS (Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile) attiva dal 2022 nella formazione ed informazione di tecnici ed amministrazioni su tutto il territorio nazionale.

I Piani del Verde oltre a prevedere la cura del verde esistente e alla progettazione futura, promuovono una visione integrata nella pianificazione urbanistica generale, finalizzata alla gestione sostenibile del territorio. Tali strumenti hanno l’obiettivo principale di valorizzare il capitale naturale presente nelle città, ma abbracciano molteplici obiettivi secondari tra i quali la cura della persona, l’integrazione sociale e lo sviluppo economico. I meccanismi messi in campo per arrivare a raggiungere tali obiettivi sono molteplici e possono spaziare dalla tutela dei beni all’incentivo fiscale, ma in ogni caso sono supportati e veicolati da meccanismi di coinvolgimento attivo di stakeholders nella definizione del nuovo assetto del verde urbano.

Tra le città medie che offrono spunti stimolanti emerge Livorno che punta ad una città più verde sulla base del principio più ampio di socialità. Il caso di Livorno è interessante da molti punti di vista: l’infrastruttura verde (e blu) è per tutti i cittadini espressione di equità, disponibilità, diritto arboreo e riconoscimento degli alberi-habitat. Il Piano del Verde (PdV) viene approvato con Delibera del Consiglio Comunale n. 157 del 2023 come strumento strategico, per il medio-lungo periodo, pensato in stretta relazione con il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e con il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).

Sistema delle Greenway del PdV di Livorno

 

Definitivamente tramontata l’anacronistica presunzione secondo la quale uomini, vegetali e animali rappresentino altrettanti separati compartimenti in reciproca competizione tra loro, si va sempre più affermando un principio olistico che vede nella città il luogo della convivenza. Proprio la convivenza, infatti, diviene la misura della qualità urbana attraverso il principio detto della One health. Secondo questo principio la ‘salute’ dei cittadini in senso lato, cioè il loro benessere fisico e mentale, è inestricabilmente legata a quella degli animali e a quella dell’ambiente cui, evidentemente, concorre anche la vegetazione; anzi, è proprio all’aumentare quantitativo e qualitativo di una delle componenti che le altre ne traggono implicito beneficio. Il Piano delinea alcuni principi di equità cui la pianificazione possa attenersi: – Il principio del ‘3-30-300’ che prevede che ciascun cittadino possa vedere dalla propria finestra almeno 3 alberi, che ogni quartiere abbia almeno il 30% di copertura arborea e, infine, che ogni cittadino non debba percorrere più di 300 metri dalla propria abitazione o luogo di lavoro per raggiungere una zona verde; – il principio del diritto arboreo ovvero la carta dei diritti degli alberi, un «manifesto programmatico» per favorire un rapporto di reciprocità tra uomini e natura, secondo cui gli uomini introducono le specie vegetali – erogatrici di servizi ecosistemici – per accrescere il proprio benessere e, d’altra parte, devono rispettare i diritti «inalienabili» degli alberi. I diritti degli alberi vengono articolati in otto punti:  Diritto a tempo e spazio adeguati, Diritto ad adeguate condizioni del sito di radicazione, Diritto all’autodeterminazione della forma,  Diritto alla crescita sottrattiva, Diritto al riciclo di sé stessi, Diritto al compimento del ciclo vitale, Diritto alla dignità del fine vita, Diritto a narrare ed essere narrati. – Il principio di riconoscimento degli alberi-habitat e dei cool-spot come espressione del principio di equità. il piano prevede spazi e diritti anche per gli animali che vanno dal corridoio ecologico evocato dalle green way agli alberi-habitat, esemplari che per vetustà, dimensioni e complessità anatomica o morfologica esprimono attrattività nei confronti di altri esseri viventi.

La finalità del PdV è interpretare le attuali esigenze del contesto territoriale, sociale, economico e culturale cui si riferisce, accogliendo il passato e lo reinterpretandolo in chiave evolutiva. La concretezza non deve però trasformarsi in rigidità e, per questo, il PV del restare pronto ad accogliere le suggestioni che dovessero rivelarsi conformi ai suoi principi ispiratori. Tra gli obiettivi per il futuro Livorno punta a cose molto concrete. Ad esempio parla di defiscalizzazione rivolta ai privati in funzione dei servizi ecosistemici offerti dal verde di loro proprietà. Gli alberi svolgono una molteplicità di funzioni, genericamente esprimibili in termini di servizi ecosistemici, la cui ricaduta sulla collettività esula dalla proprietà degli stessi. In termini qualitativi e quantitativi tali funzioni dipendono dal benessere degli alberi stessi, ovvero dal livello di cura e manutenzione cui sono sottoposti. In questo senso potrebbero essere attivati dei processi di valutazione dei servizi ecosistemici stessi attraverso l’applicazione di specifici protocolli già oggi riconosciuti e validati a livello internazionale.

Grazie a queste valutazioni potrebbe essere facilmente calcolato il contributo di ogni singolo privato possessore di parchi o giardini al benessere pubblico, valutando forme di riconoscimento ancora una volta basate su forme di defiscalizzazione o altre soluzioni indirette. Tale riconoscimento sarebbe basato sulla qualità dei processi di cura e manutenzione degli alberi finendo per rappresentare un elemento premiante nei confronti delle buone pratiche. La cura del verde urbano, dunque, è oggi cura del benessere del cittadino interpretato in senso olistico che diventa parte fondamentale dello sviluppo urbano in una prospettiva di medio e lungo periodo. Pensare città più sane e più resilienti serve a ridurre i rischi e di conseguenza a contenere le previsioni di spesa per le cure degli abitanti e le manutenzioni della città stessa.

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