L'ASSEMBLEA DI UTILITALIA

Le utilities: FLOP patente a punti. “La formazione sia più personalizzata”

Il vicepresidente Luca Dal Fabbro ha ricordato che la transizione ecologica, energetica e digitale e le ricadute in termini di sicurezza saranno oggetto di negoziazione nei rinnovi dei Ccnl previsti per il 2025. Sulla sicurezza, “il cuore del problema è dato dal fattore organizzativo. Le statistiche mostrano che nel settore dei servizi ambientali, le imprese associate a Utilitalia rasentano un andamento infortunistico migliore rispetto alle imprese non associate, dimostrando che la stabilità degli affidamenti e delle concessioni, rispetto alla frammentazione del ciclo produttivo in appalti, giova ai livelli di salute e sicurezza dei lavoratori”. Per il numero uno della federazione, Filippo Brandolini, “la qualificazione degli appaltatori, l’assetto organizzativo e la prevenzione sono i tre fattori abilitanti su cui insistere”. Forte, infine, la richiesta di stabilizzare le concessioni.

05 Dic 2024 di Mauro Giansante

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“La patente a punti è uno strumento che non ci aiuta, un’occasione perduta per qualificare le imprese che in appalto lavorano per il nostro sistema”. La sentenza arriva netta anche (in coda ad altre critiche prodotte da ottobre a oggi) dal mondo delle utilities. Ieri, all’assemblea generale di Utilitalia ne hanno parlato i vertici della federazione, Filippo Brandolini e Luca Dal Fabbro. Per Brandolini, “basta guardare agli ultimi incidenti sul lavoro: le vittime avevano già superato l’età della pensione. C’è troppo ricorso a professionalità anziane”.

La strada da percorrere per il presidente deve passare invece per tre fattori abilitanti: anzitutto, “un assetto organizzativo stabile e protettivo per i lavoratori. Ne stiamo parlando molto e penso a due fondamentali come la stabilità delle concessioni e le dimensioni di impresa. I livelli di prevenzione vanno programmati bene, vanno superate le gestioni comunali con appalti di breve durata perché non consentono di garantire qualità e di investire su salute nel lavoro”. Il secondo fattore è la “necessità di qualificazione degli appaltatori”. E’ qui che arriva la stoccata alla patente a punti: “Occorre controllare, qualificare e valutare le imprese che operano”. Come? Terzo fattore: “lavorare sulla prevenzione anziché solo sulle sanzioni, l’organizzazione di imprese come i Mog danno maggiori certezze e sono fondamentali”.

Le sfide di Utilitalia e la richiesta di confermare le concessioni

Per Dal Fabbro, intervenuto con la relazione d’apertura, la transizione ecologica ed energetica rappresenta oggi una delle sfide più urgenti e complesse per il nostro sistema economico e sociale. Però, le aziende devono non solo adattarsi alle nuove tecnologie, ma anche rivedere le proprie strutture organizzative per garantire stabilità e crescita a lungo termine.

Ecco perché – ha spiegato in assemblea Dal Fabbro – è cruciale promuovere modelli di affidamento concessorio a lungo termine, che offrano stabilità, essenziale per realizzare investimenti significativi e rispettare i tempi imposti dai target europei e nazionali. Questo approccio consente anche di promuovere una cultura imprenditoriale solida e radicata, coinvolgendo l’industria nello sviluppo di competenze specifiche, che è uno degli aspetti segnalati nel Rapporto Draghi “Il futuro della competitività Europea”. Dal Fabbro, ancora sulle concessioni, ha aggiunto che le statistiche dicono che la durata apprezzabile delle concessioni e le dimensioni aziendali sono fattori decisivi nel miglioramento dei livelli di sicurezza dei lavoratori.

L’urgenza di una formazione continua e nuove competenze

Per fare la doppia transizione, verde e blu, serve anche una visione strategica sulla formazione di competenze emergenti, oltre che sulla produttività del lavoro. Questi elementi, secondo Luca Dal Fabbro, comportano la necessità di percorsi di sicurezza sul lavoro adeguati alle nuove professionalità e alle esigenze di maggiore produttività. Utilitalia, in questo senso, non può ignorare questi temi, soprattutto considerando il ruolo di firmatari di quattro Ccnl di categoria: gas-acqua, elettrici, ambiente e funerari. Nel 2025 ci saranno i rinnovi di questi contratti. Sulle condizioni di lavoro, come noto, pesano sia le lacune nelle procedure di manutenzione degli impianti sia la poca compatibilità tra lavoratori e nuove tecnologie (ad esempio, il dover lavorare in altezza per installare pannelli solari o turbine eoliche) e quindi serve formazione continua e aggiornamento delle competenze. 

Affrontare il climate change, qualificare gli appaltatori e favorire il ricambio

Ci sono poi da considerare gli effetti dei cambiamenti climatici anche sull’operato di imprese come le utilities. Per Dal Fabbro, questi nuovi rischi richiedono un adattamento dei protocolli di sicurezza e una pianificazione del lavoro per evitare le ore e le stagioni più pericolose. È necessario, secondo il vicepresidente, adottare un approccio integrato alla sicurezza sul lavoro, che tenga conto delle nuove tecnologie della transizione energetica e delle condizioni ambientali in rapido cambiamento. Concretamente? Investire in tecnologie di monitoraggio, come sensori per rilevare variazioni climatiche o perdite di gas, e pensare a una strategia integrata prevenzionistica che tuteli la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Ma il cuore della prevenzione è l’organizzazione. Il vanto di Utilitalia raccontato da Dal Fabbro è che le statistiche Inail collocano la federazione a livelli di tutela superiori rispetto alla media del settore industriale. Le statistiche mostrano che nel settore dei servizi ambientali, le imprese associate a Utilitalia presentano un andamento infortunistico migliore rispetto alle imprese non associate, dimostrando che la stabilità degli affidamenti e delle concessioni, rispetto alla frammentazione del ciclo produttivo in appalti, giova ai livelli di salute e sicurezza dei lavoratori, ha aggiunto. 

Capitolo qualificazione degli appaltatori. E’ un tassello fondamentale per Utilitalia perché le tragedie recenti in Italia riguardano entrambi i tipi di appalti pubblici e privati e mettono in evidenza la crescente destrutturazione delle filiere produttive private, che porta a un lavoro più precario e insicuro man mano che si scende lungo la catena produttiva. Ragionare in termini di qualificazione significa contrastare la logica del ribasso e non limitarsi poi a invocare solo l’inasprimento delle sanzioni penali. La federazione, ha spiegato Dal Fabbro nella relazione, sta sperimentando con Inail l’indice Rsp (rating sinistrosità e prevenzione), che, se implementato per legge, consentirebbe alle aziende di verificare ex ante l’affidabilità degli appaltatori e subappaltatori, almeno per quanto riguarda le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro.

Infine, c’è il tema demografico e generazionale. Per Utilitalia servono nuove strategie per gestire il passaggio generazionale e garantire che le competenze specifiche non vadano perse. Nelle utilities ciò è cruciale perché conta molto la continuità delle competenze per il buon funzionamento dei servizi. I due percorsi illustrati da Dal Fabbro, allora, sono quelli di reskilling e up skilling del personale, accompagnati dalla formazione erogata dai Fondi interprofessionali per la formazione continua.

Lo stato dell’arte

Utilitalia oggi vanta 104.169 Ccnl di addetti di imprese associate (che sono 408). Secondo l’ultimo rapporto della federazione sulle utilities nella doppia transizione, nel 2023, per quanto riguarda la digitalizzazione, gli investimenti sono stati 589 milioni (+40% rispetto al 2022). Quanto a salute e sicurezza sul lavoro, invece, il 64% delle aziende monitora i near miss (gli incidenti mancati) e il 71% adotta sistemi certificati di gestione della sicurezza sul lavoro.

Serve una formazione personalizzata, competenze e non logica oraria

Tanti gli spunti arrivati anche dagli altri interventi ospitati sul palco di Utilitalia ieri. Le docenti di Roma Tre Ciucciovino e Giovannone, ad esempio, hanno confermato i rischi formalistici (e le lacune sostanziali) del tema della formazione nell’era della patente a punti. Che viene valutata come troppo basilare perché richiede ciò che una impresa già dovrebbe rispettare e avere. Meglio il Rsp.

Ciò che occorrerebbe fare è uscire dalla logica della formazione misurata in ore e valutarla in termini di competenze. Ecco perché va implementato un approccio personalizzato della formazione e dall’analisi del contesto organizzativo e operativo condizionato anche dall’elemento tecnologico. La svolta, in questo senso, potrebbe essere l’accordo Stato-Regioni perché estende anche al datore di lavoro l’obbligo formativo, introduce l’obbligo sistematico di apprendimento e attestazione (da formazione in ore a formazione a esito), un approccio per processi (pianificazione, attuazione e controllo) e la formazione per la sicurezza diventa formazione professionale.

 

 

 

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