OGGI LA CONFERENZA A ROMA

La via green e sostenibile per la ricostruzione dell’UCRAINA. Ance: pronti a fare la nostra parte con partnership, fondamentale è il coordinamento

Il fabbisogno per la ricostruzione dell’Ucraina è stato stimato intorno ai 500 miliardi di euro. I settori più colpiti sono l’edilizia residenziale, con oltre il 13% del patrimonio abitativo distrutto o danneggiato e più di 2,5 milioni di famiglie coinvolte, e i trasporti e le infrastrutture. Alla vigilia della Conferenza di Roma, l’Ance ha ospitato l’evento  “The Green Reconstruction of Ukraine”, un confronto tra istituzioni e imprese: la scommessa è ricostruire con soluzioni innovative e sostenibili e realizzare un nuovo modello dell’edilizia europea

09 Lug 2025 di Maria Cristina Carlini

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La via green e sostenibile per la ricostruzione dell’UCRAINA. Ance: pronti a fare la nostra parte con partnership, fondamentale è il coordinamento

Una ricostruzione che non sia meramente una restituzione dello status quo ante ma occasione  per ricostruire meglio, nel rispetto dei principi dell’adesione all’Unione Europea, adottando soluzioni innovative e sostenibili, rafforzando le istituzioni statali e locali, integrando la pianificazione della ripresa nei bilanci a medio termine e investendo nel capitale umano e nella coesione sociale. Nell’inferno della guerra in corso, è arduo parlare di opportunità e difficile è proiettare lo sguardo verso il futuro. Eppure, nonostante tutto, questa opportunità esiste e parla proprio di una ricostruzione ‘green’ per l’Ucraina, con le imprese di costruzione italiane ed europee pronte a fare la loro parte nell’ottica di un nuovo modello di edilizia.  E’ stato questo  il principale messaggio arrivato dell’evento organizzato da Ance, Fiec (la federazione europea dei costruttori), Eic (European internazionali contractor)  e Cbu (Confederation of builder of Ukrain) che si è svolto ieri, alla vigilia della Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina che si tiene a Roma oggi e domani.  “The Green Reconstruction of Ukraine — Challenges, Opportunities and Case Studies for Ukraine’s Green Reconstruction” è il titolo del convegno, ospitato nella sede dell’Ance, che è stato l’occasione di un confronto tra le istituzioni, ucraine e moldave, della Ue, e imprese.

Secondo il quarto Rapid Damage and Needs Assessment, pubblicato congiuntamente dal Governo ucraino, dalla Banca Mondiale, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite, al 31 dicembre 2024 il costo totale della ricostruzione ammonta a 506 miliardi di euro. Il danno diretto accumulato ha raggiunto i 170 miliardi di euro. I settori più colpiti sono l’edilizia residenziale, con oltre il 13% del patrimonio abitativo distrutto o danneggiato e più di 2,5 milioni di famiglie coinvolte, e i trasporti e le infrastrutture, con danni diretti pari a 18,1 miliardi di euro e oltre 25.000 km di strade e più di 340 ponti danneggiati o distrutti e circa il 50% della rete ferroviaria nelle aree prossime al fronte compromessa. Dei 506 miliardi di euro per la ricostruzione, si stima un fabbisogno di almeno 81 miliardi di euro per il settore abitativo, 75 miliardi per i trasporti e 12,6 miliardi solo per lo smaltimento delle macerie. La guerra ha inoltre compromesso profondamente il mercato del lavoro ucraino: sfollamenti, distruzione delle infrastrutture e crisi economica hanno privato milioni di persone di un’occupazione stabile, soprattutto nelle aree vicine al fronte. Di qui l’urgenza di investire nella creazione di posti di lavoro dignitosi, nello sviluppo delle competenze e nella riqualificazione della forza lavoro. Nel 2025, l’Ucraina ha già stanziato 7,12 miliardi di euro (con l’aiuto dei donors internazionali), ma rimane un deficit di finanziamento di 9,62 miliardi. Alcuni bisogni (pari a oltre 12,6 miliardi di euro) sono già stati soddisfatti grazie a partenariati pubblico-privati, ai contributi della diaspora e agli investimenti diretti di imprese, soprattutto nel settore dell’energia distribuita. L’UE, attraverso l’Ukraine Investment Framework, si è già attivata per attrarre investimenti e facilitare l’integrazione dell’Ucraina nel Mercato Unico Europeo.

E’ in questo quadro che viene tracciata, dunque, la nuova rotta del percorso della ricostruzione. Una ricostruzione che parla di sostenibilità, di economia circolare, di innovazione, i principi che, come è stato ricordato, sono già alla base della collaborazione tra la Ance e la Cbu, contenuti nel protocollo siglato  nel 2022. “La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio: c’è un aggressore e un aggredito. La ricostruzione alla quale vogliamo contribuire deve partire dal presupposto che l’Ucraina è Europa”, ha detto Gaetano Vecchio, vicepresidente dell’Ance,  aprendo i lavori. “Ance vede nel Paese una naturale possibilità di sviluppo delle nostre competenze. Il nostro è un sistema fatto di piccole e medie imprese e quando vanno all’estero l’approccio è di collaborazione e non di invasione,  come invece fanno i grandi colossi, quindi con partnership locali. La ricostruzione è un luogo nel quale possiamo contribuire in maniere importante sia nelle infrastrutture che nell’ingegneria civile e lo possiamo fare con le nostre controparti: è questo che fa la differenza tra gli italiani che operano all’estero rispetto agli altri”.

“Ricostruire in modo migliore è una necessità”, ha sottolineato Olga Yukhymchuk, vice primo ministro per la Protezione dell’Ambiente e Risorse naturali dell’Ucraina, in videocollagamento. L’impegno di Kiev è quello di creare un quadro normativo “che ci aiuti a portare avanti gli investimenti strategici all’insegna di principi di trasparenza. Occorre tornare allo stato pre guerra ma anche andare avanti sulla strada dello sviluppo sostenibile e del Green Deal”. Inoltre, di fronte “all’emorragia di forza lavoro nel settore delle costruzioni la priorità fondamentale è quella della formazione”, ha detto. “Ricostruiamo insieme, possiamo essere più forti ma più verdi e più puliti”.

Ma ricostruire non è solo “una questione di ingegneria e di cemento ma di fiducia”, per  Kjetil Tonning, chairman della “Task Force Ukraine” congiunta Fiec-Eic. “La ricostruzione non è solo riparare quello che è stato distrutto, occorre ricostruire in linea con i valori della Ue. In questa prospetta, allineare le infrastrutture agli standard europei è fondamentale. Se vogliamo mobilitare l’esperienza europea, dobbiamo mettere in pratica procedure chiare e forti, processi di prequalificazioni severe, gare pubbliche, tolleranza zero contro la corruzione, un quadro trasparente e credibile”.

Ci sono progetti già attivi sul territorio martoriato dal conflitto, i cui case study sono stati presentati ieri,  come a Karchiv e a Tetiiv. Si tratta di progetti che puntano a realizzare edifici efficienti sotto il profilo energetico, che valutano se e cosa preservare di ciò che è stato distrutto, e cosa costruire ex novo. Ma soprattutto vogliono riconnettere gli edifici con la comunità creando corti e giardini per promuovere il senso di appartenenza tra i cittadini. Ma non trascurano la questione della sicurezza con la realizzazione di bunker.

Concludendo i lavori, Piero Petrucco, il presidente della Fiec, la Federazione dell’industria europea delle costruzioni, e vicepresidente dell’Ance, ha sottolineato come la ricostruzione sostenibile dell’Ucraina non sia solo un’impresa tecnica, ma un progetto umano. “Non siamo solo costruttori di strade o edifici – ha dichiarato – ma abilitatori della ripresa, della coesione sociale, della resilienza”. Petrucco ha sottolineato l’importanza del coordinamento, della fiducia e delle partnership tra attori ucraini ed europei, tra pubblico e privato, tra donatori e implementatori. Ricostruire significa anche costruire fiducia nelle istituzioni, in procedure trasparenti e in un futuro sostenibile. “Usciamo da questa sala non solo informati, ma ispirati – ha concluso – a trasformare le idee in azione, a superare insieme gli ostacoli, e a contribuire a una ricostruzione che sia davvero verde, equa e europea”.

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