PREVISTO UN FONDO DA 144 MILIONI
Stazioni carburanti green con BONUS su spese e volumi. Ma la riforma slitta
Le misure partiranno dal 2025, previste anche le linee guida su come effettuare la dismissione degli impianti. Grazie a un fondo ad hoc sono previste coperture per le spese fino al 50% e per un massimo di 60mila euro. Sono previste, poi, semplificazioni per l’istallazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici e indicazioni sulla distribuzione di biocarburanti in purezza, biometano per autotrazione e altri carburanti alternativi. I moniti delle associazioni e le proteste dei benzinai: “E’ la più incauta e peggior riforma”
 
		
	IN SINTESI
Slitta il via libera dal Consiglio dei Ministri al disegno di legge del Ministero del Made in Italy e del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per riformare le stazioni di rifornimento. L’obiettivo era ed è gestire il passaggio in senso green degli impianti a partire dal 2027, quando dovranno diventare esclusivamente punti di ricarica dei veicoli elettrici. “Servono ulteriori approfondimenti”, è quanto emerso a margine della riunione di governo.
Nel testo sono previste coperture per i lavori fino al 50% delle spese e un bonus spazio del 10%. Per gli impianti che invece andranno a scadenza con il proprio titolo autorizzativo c’è l’obbligo di smantellamento delle attrezzature. Previste, però, procedure semplificate per la dismissione fino a fine 2026. Secondo il testo approvato, però, sono fatti salvi i casi in cui per le stesse aree esistano o vengano sottoscritti specifici accordi o atti della pubblica amministrazione in merito al loro ripristino. Oltre alla dismissione, per gli impianti in dismissione vigerà “l’obbligo di smantellamento delle attrezzature e l’accertamento dell’eventuale inquinamento ai fini della bonifica ambientale del sottosuolo, oltreché la riduzione in pristino delle superfici pubbliche e demaniali occupate dagli impianti relativi, salva contraria disposizione contenuta negli atti autorizzativi, ovvero salvo in subentro di altro titolare”.
Nelle aree già sedime di impianti dismessi e in quelle adibite a stazione di ricarica in forza del progetto dicui all’articolo 6, è riconosciuto, in sede di rilascio del titolo edilizio per nuova costruzione o ristrutturazione di un edificio esistente, anche a uso commerciale, un bonus volumetrico del 10 per cento, fermo restando il rispetto delle norme in materia di distanze minime tra edifici e distanze minime di protezione del nastro stradale, nei casi previsti e disciplinati dagli strumenti urbanistici comunali, e fatte salve le aree individuate come zona A dal decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444.
L’obiettivo della misura, dunque, è chiaro. Favorire il passaggio dalla distribuzione di benzina-diesel-gasolio a quella di elettricità per le batterie delle auto. Ecco perché da inizio 2025 “non possono essere rilasciate autorizzazioni per impianti che non prevedano la distribuzione di almeno un altro vettore energetico per autotrazione alternativo ai combustibili fossili come definiti dall’art.2 comma 4 del Regolamento (Ue) 2023/1804 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 settembre 2023 sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, che abroga la direttiva 2014/94/Ue”.
Come effettuare la dismissione
La dismissione è effettuata mediante “a) la messa in sicurezza dell’impianto medesimo e l’isolamento delle matrici nel sito interessato attraverso la rimozione delle infrastrutture fuori terra non funzionali alla nuova stazione di ricarica di veicoli elettrici; b) la rimozione dei fondami e degli eventuali prodotti residui presenti nei serbatoi afferenti all’impianto; c) l’inertizzazione dei serbatoi interrati dei carburanti dismessi e delle relative condotte”. Inoltre, precisa l’articolo 7, “nelle aree già sedime di impianti dismessi e in quelle adibite a stazione di ricarica in forza del progetto di cui all’articolo 6, è riconosciuto, in sede di rilascio del titolo edilizio per nuova costruzione o ristrutturazione di un edificio esistente, anche a uso commerciale, un bonus volumetrico del 10 per cento, fermo restando il rispetto delle norme in materia di distanze minime tra edifici e distanze minime di protezione del nastro stradale, nei casi previsti e disciplinati dagli strumenti urbanistici comunali”.
Inclusi anche biocarburanti e carburanti alternativi
Quanto all’installazione di colonnine elettriche, appunto, fino al 31 dicembre 2027 l’istanza per l’occupazione del suolo pubblico e per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica e delle relative opere di connessione alla rete di distribuzione sul suolo pubblico si intenderà accolta qualora, entro trenta giorni dalla data di presentazione dell’istanza stessa, non sia stato comunicato un provvedimento di diniego da parte dell’ente proprietario della strada.
Al fine di accelerare la transizione dei trasporti stradali verso la decarbonizzazione, ai titolari di impianti stradali di distribuzione carburanti di benzina e gasolio per uso autotrazione aperti al pubblico, che convertono i propri impianti, entro il 31 dicembre 2027, in stazioni dedicate alla ricarica di veicoli elettrici con potenza pari o superiore a 90 kilowatt per singola infrastruttura, è riconosciuto un contributo finalizzato alla dismissione dell’impianto e alla correlata apertura della stazione di ricarica. Il contributo di cui al primo periodo è riconosciuto nella misura massima del 50 per cento delle spese sostenute, fino a un importo massimo di 60.000 euro per le spese per gli interventi di dismissione di cui al comma 2 e per l’installazione delle infrastrutture di ricarica e delle relative opere di connessione alla rete elettrica, ivi compresi le cabine elettriche di immissione e prelievo e gli impianti di accumulo asserviti ai dispositivi di ricarica e i relativi cavidotti e/o elettrodotti.
Capitolo biocarburanti e carburanti alternativi. Secondo il ddl, “per contribuire alla sensibilizzazione dei cittadini verso l’utilizzo di biocarburanti che favoriscono la decarbonizzazione del settore dei trasporti, i titolari di impianti stradali e autostradali, aperti al pubblico, di distribuzione carburanti di benzina, gasolio, gas di petrolio liquefatti (Gpl) e di gas naturale per uso autotrazione diano informativa ai consumatori circa la disponibilità nel punto vendita di biocarburanti in purezza attraverso idonea evidenziazione del prodotto biologico distribuito”. Non solo, l’informativa dovrà includere anche l’eventuale offerta di altri carburanti alternativi di ultima generazione (idrogeno rinnovabile, verde, e-fuels).
Sono previste semplificazioni per l’istallazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici finalizzata alla trasformazione e disposizioni per l’informativa ai consumatori sulla distribuzione di biocarburanti in purezza, biometano per autotrazione e altri carburanti alternativi. In quest’ultimo caso “al fine di contribuire alla sensibilizzazione dei cittadini verso l’utilizzo di biocarburanti che favoriscano la decarbonizzazione del settore dei trasporti, i titolari di impianti stradali e autostradali, aperti al pubblico, di distribuzione carburanti di benzina, gasolio, gas di petrolio liquefatti (Gpl) e di gas naturale per uso autotrazione danno informativa ai consumatori circa la disponibilità nel punto vendita di biocarburanti in purezza attraverso idonea evidenziazione del prodotto biologico distribuito. I titolari degli impianti di cui al primo periodo danno, altresì, informativa ai consumatori dell’offerta di altri carburanti alternativi di ultima generazione, quali, a titolo esemplificativo, idrogeno da fonte rinnovabile e e-fuels, nel momento della loro commercializzazione nel punto vendita”. Slitta, come anticipato, dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2026 la previsione sugli impianti oggetto di chiusura che possono adottare procedure semplificate per la dismissione (art. 10).
Arriva il Fondo per la trasformazione della rete
Detto delle coperture, il ddl prevede l’istituzione di un “Fondo per la trasformazione della rete carburanti verso la mobilità elettrica” da 47 milioni all’anno per 2025, 2026 e 2027. Queste risorse saranno gestite da Acquirente Unico in convenzione con il Mase. Oneri a carico del Fondo per un massimo del 3% della sua dotazione. Come da art.11, a essi “, si provvede nei limiti di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2027 mediante utilizzo dei proventi di cui all’articolo 23 del decreto legislativo 9 giugno 2020, n. 47, e nei limiti di 7 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2027, per le premialità da riconoscere ai sensi dell’articolo 6, comma 6, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 22, comma 3, del decreto-legge 1° marzo 2022,n. 17, convertito con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 34”.
Le critiche delle associazioni e della politica
“Siamo favorevoli a riconvertire la rete distributiva e a razionalizzarla, a condizione che non siano introdotti sottobanco vincoli alle aperture attraverso un giro di vite delle autorizzazioni amministrative. La riforma deve aumentare la concorrenza, non ridurla”, ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Lamentando però la mancanza nel testo di misure “dirette” per i consumatori. Commentando la bozza pre-Consiglio, le associazioni di settore come Faib, Fegica e Figisc/Anisa avevano definito la riforma come “la più incauta e peggiore” da quando c’è il rifornimento dei veicoli. Critiche pesanti per la norma che obbligava la pubblicizzazione del differenziale fra prezzo self e servito e per il fatto che “si precarizzano i contratti che saranno applicati a discrezione delle compagnie senza alcuna contrattazione della parte economica e normativa: finti contratti di durata quinquennale che possono essere disdettati con 90 giorni di preavviso. Quindi contratti che, nella realtà, durano 90 giorni. Per le bonifiche, invece, basta cambiare il nome alla procedura di compatibilità ambientale: sarà così sufficiente inertizzare i siti degli impianti dismessi (premiando i titolari con circa 70.000 €di soldi pubblici) per essere green e ricostituire la verginità del terreno. Ovviamente ai Gestori espulsi andrà un premio di consolazione (max. 20.000 €, in funzione degli anni di contratto residui). La Categoria che ha sempre ricercato il confronto con un Governo che, però, non aveva alcuna intenzione di avviarlo, si è vista sbattere in faccia tutte le porte che potevano favorire un’intesa onorevole (come peraltro dimostrato dalla presentazione, bipartisan, di interrogazioni ed OdG nelle aule parlamentari). Alla Categoria non resta altra strada che la contrapposizione dura al disegno del Governo ricercando, con i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione le necessarie convergenze. Appena assegnato il ddl al ramo del Parlamento individuato, le Federazioni di rappresentanze dei Gestori fisseranno iniziative sindacali e tempi e modalità di svolgimento di un’azione di chiusura di tutti gli impianti. Stradali ed autostradali con manifestazioni nel territorio (anche nel corso della prossima campagna elettorale per le regionali)”.
Positivi, invece, Unem e Assoutenti. “Il ddl mira ad un sistema autorizzativo sempre più qualificato, così come introduce premialità per la dismissione degli impianti carburanti e la loro trasformazione in stazioni dedicate alla mobilità green, non solo elettrica ma aperta a tutti i carburanti alternativi. Ha anche il merito di fare chiarezza e normare le varie forme contrattuali per garantire piena legalità nella rete carburanti”, ha scritto in una nota l’Unione. Mentre l’associazione degli utenti: “Le linee essenziali del provvedimento vanno nella direzione da noi auspicata, perché prevedono misure tese a migliorare la distribuzione degli impianti sul territorio e aumentare i profitti degli operatori – spiega il presidente Gabriele Melluso -. Gli incentivi per la trasformazione degli impianti in stazioni dedicate alla mobilità green e le misure in favore dei carburanti bio rappresentano un importante passo verso l’ambiente e la sostenibilità. Con la razionalizzazione nel comparto della distribuzione dei carburanti si incrementa la capacità commerciale degli impianti, e per questo ci aspettiamo benefici diretti sia per i prezzi di benzina e gasolio alla pompa, sia per i listini al dettaglio dei prodotti trasportati, considerato che l’88% della merce in Italia viaggia su gomma. E proprio sul fronte dei prezzi, se da un lato con la riforma della rete si completa un processo iniziato oltre trent’anni fa, dall’altro manca ancora chiarezza sulla formazione dei listini prima dell’arrivo alle pompe, dalla fase di estrazione alla vendita negli impianti, indispensabile per garantire che i costi della benzina siano più allineati all’andamento del petrolio. Oggi così non è e il mercato del Platts risulta ancora fortemente influenzato da fenomeni speculativi. Le aziende partecipate dallo Stato che operano nel settore dei carburanti potrebbero guidare il processo di trasparenza sui reali costi di produzione” – ha concluso Melluso.
Sul fronte politico, dal Pd si sono mosse altrettante critiche alle misure previste dal Mimit. “Il testo è un disastro e sembra costruito apposta contro gli operatori e i consumatori arrivando alla follia dell’eliminazione della differenza tra il prezzo del carburante servito e quello self che avrà effetti diretti e negativi sui bilanci degli italiani. Il ministro Urso tradisce tutti gli impegni presi in questo anno e mezzo in cui le associazioni sono state letteralmente prese in giro e viene meno agli impegni presi con il parlamento con il voto delle risoluzioni. Nessuna attenzione poi per le bonifiche e nessuno strumento credibile di razionalizzazione e nessun accompagnamento alla transizione energetica. Peggio ancora sul versante dei rapporti di lavoro nel settore con il via libera ai contratti d’appalto che aprono la strada a precarizzazione e ulteriore illegalità. Anche nel settore della distribuzione dei carburanti gli annunci di Urso rimangono solo annunci”. Così Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione Attività produttive di Montecitorio.
 
				